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— Tortura?

— Se preferite. È totalmente obbediente alle persone alle quali è stato condizionato a guardare come suoi superiori; totalmente distruttivo verso quelle che gli è stato ordinato di distruggere. Non esiste nulla, in quella sua meravigliosa testolina, che sia lontanamente simile a un super-ego.

— È… — cominciò lei, e si stupì delle proprie parole — bello. — Gli occhi dalle lunghe sopracciglia nere, con le palpebre che parevano sul punto di sollevarsi tremanti, le larghe mani appoggiate alle cosce nude, le dita semi-arricciate, quasi volessero allargarsi o tramutarsi in un pugno. La luce sembrava nebbiosa contro la sua pelle abbronzata e quasi traslucida. — E dite che non è un modello, ma veramente vivo?

— Oh, più o meno. Ma ora è immerso completamente in qualcosa di simile alla trance yoga, o all’ibernazione di una lucertola. Potrei attivarlo per voi ma mancano solo dieci minuti alle sette. Non preferite raggiungere gli altri che ci attendono a tavola?

Lei distolse lo sguardo dalla figura dietro il vetro e fissò il viso scuro e liscio del barone. La mascella, sotto la guancia leggermente concava, sembrava ondulare sul proprio cardine.

— È come il circo — disse Rydra. — Ma ora sono più vecchia. Andiamo. — Fu necessario un preciso atto di volontà per offrirgli il suo braccio. La mano del barone era come carta assorbente, e così leggera che lei dovette trattenersi a forza dal ritrarre il braccio.

4

— Capitano Wong! Sono felicissima di conoscervi.

La baronessa le tese la mano paffuta, di uno strano colore grigio-rosa che ricordava qualcosa non del tutto bollito. Le sue spalle rotonde e lentigginose reggevano le spalline di un abito da sera abbastanza elegante intorno alla sua figura grassa ma ugualmente grottesco.

— Abbiamo così poche distrazioni, qui ai Cantieri, e quando si riceve la visita di una personalità talmente illustre… — Lasciò terminare la frase in quello che avrebbe voluto essere un sorriso estatico, ma il peso delle sue guance lo trasformò in una smorfia porcina e rigonfia.

Rydra strinse le soffici dita malleabili per il minimo tempo consentito dall’educazione e ricambiò il sorriso. Ricordava che da bambina si era sempre sentita obbligata a non piangere quando la punivano. Ma dover anche sorridere era troppo. La baronessa assomigliava a un enorme, soffocato, vacuo silenzio. I leggeri movimenti muscolari del viso, quelle comunicazioni rivelatrici che lei era solita usare nelle conversazioni dirette, nella baronessa risultavano soffocate dal grasso. Anche se la sua voce usciva dalle labbra pesanti con stridenti piccoli strilli, era come se entrambe parlassero attraverso due coperte.

— Ma il vostro equipaggio! Volevamo che venissero tutti. So che un equipaggio completo consiste di ventuno persone. — Alzò un dito in segno di condiscendente disapprovazione. — E siete venuti soltanto in diciotto.

— Ho pensato che i membri discorporati potessero restare sulla nave — spiegò Rydra. — Sarebbe necessario un equipaggiamento particolare per parlare con loro, e ho temuto che potessero turbare gli altri ospiti. In fondo, non sentono bisogno di compagnia e non mangiano.

“Ora stanno mangiando agnello arrosto per cena, e tu andrai all’inferno per aver detto una bugia” pensò Rydra… in dialetto Basco.

— Discorporati? — La baronessa si dette qualche colpetto sull’intricata acconciatura lucida di lacca. — Volete dire morti? Oh, ma è naturale. Non ci avevo assolutamente pensato. Vedete come siamo isolati in questo nostro mondo? Farò togliere i loro posti.

Rydra si chiese se il barone non avesse in funzione qualche rivelatore per discorporati, poi la baronessa si chinò verso di lei e le sussurrò in tono confidenziale: — Il vostro equipaggio ha incantato tutti! Vogliamo andare?

Con il barone alla sua sinistra e la baronessa alla destra, Rydra si mosse dalle bianche pietre dell’atrio verso la sala.

— Ehi, capitano! — urlò Calli galoppando verso di loro dall’altra estremità della sala. — Bel posticino, questo, vero? — Fece con i gomiti un gesto circolare verso la folla alle sue spalle, poi sollevò il suo bicchiere per mostrarne le dimensioni. Si leccò le labbra e annuì. — Lasciate che vi offra qualcuno di questi, capitano. — Le mostrò nell’altra mano una manciata di sandwich, di olive ripiene di fegato e di prugne avvolte nel prosciutto. — C’è un tizio che ne ha un vassoio pieno e che gira da quelle parti. — Accennò di nuovo con un gomito alle sue spalle. — Signora, barone… — scivolò con gli occhi ai padroni di casa… — posso offrirne qualcuno anche a voi? — Poi si infilò un sandwich in bocca e lo fece seguire da un sorso dal bicchiere. — Uhmm.

— Aspetterò finché non li riporteranno dalle nostre parti — rispose la baronessa.

Divertita, Rydra lanciò un’occhiata alla sua ospite, ma captò soltanto un sorriso di proporzioni smisurate. — Spero che vi piacciano.

Calli inghiottì. — Molto. — Poi aggrottò le sopracciglia, fece passare la lingua sui denti e scosse il capo. — All’infuori di quelli così salati con il pesce. Non mi vanno per niente, signora. Ma tutto il resto è una bomba.

— In confidenza… — la baronessa si sporse verso Calli, mentre il sorriso si scioglieva in una risatina chioccia — …nemmeno a me sono mai piaciuti quelli salati!

Il suo sguardo si spostò su Rydra e poi sul marito, con un sospiro di ironica rassegnazione. — Ma oggi siamo tutti tirannizzati dai nostri approvvigionatori, cosa possiamo farci?

— Se a me non fossero piaciuti — esclamò Calli alzando la fronte con determinazione — gli avrei detto di non portarne più!

Là baronessa lo fissò con le sopracciglia inarcate. — Ma sapete che avete perfettamente ragione? È proprio quello che farò! — E guardando il marito: — È proprio quello che farò la prossima volta, Felix.

Un cameriere si accostò con un vas.soio colmo di bicchieri.

— Questi sono troppo piccoli per voi, capitano — borbottò Calli, e volgendosi al cameriere: — Trovane uno grande come il mio.

Rydra scoppiò in una risata. — Mi dispiace, Calli, ma stasera dovrò comportarmi come una signora.

— Sciocchezze! — gridò la baronessa. — Anch’io ne voglio uno grande. E ora lasciatemi riflettere; ho messo il bar da qualche parte, ma dove?

— L’ultima volta che l’ho visto era là, — le indicò Calli.

— Siamo qui per divertirci, stanotte, e nessuno riuscirebbe a farlo con bicchieri come quelli. — La baronessa si impadronì del braccio di Rydra e si voltò al marito. — Mi raccomando, Felix. Cerca di essere socievole. — Poi si allontanò con Rydra. — Quello è il dottor Keebling. La donna con i capelli ossigenati è la dottoressa Crane, e quello è mio cognato Albert. Ve lo presenterò più tardi. Sono tutti colleghi di mio marito. Lavorano con lui su quelle cose spaventose che vi ha mostrato in cantina. Vorrei che ncn si tenesse in casa quella sua collezione privata. È macabro. Ho sempre paura che una di quelle orribili cose salga fin qui nel bel mezzo di una notte e ci tagli la testa. Ma penso che voglia continuarla a causa di nostro figlio. Lo sapevate? Abbiamo perso il nostro piccolo Nyles… credo che siano già otto anni. Da quel momento Felix si è immerso completamente nel suo lavoro. Ma temo che si tratti di una scusa troppo facile, non è vero? Capitano Wong, ci trova terribilmente provinciali?

— Per nulla.

— Eppure dovreste. Ma in fondo, voi non conoscete bene nessuno di noi. Oh, quei giovanotti che arrivano qui con le loro lucide e smisurate fantasie. Non fanno altro per tutto il giorno che trovare modi diversi di uccidere. È una società terribilmente placida, la nostra. E perché non dovrebbe esserla? Quegli orribili progetti vivono solo dalle nove alle cinque. Eppure, io penso che questo ambiente faccia qualcosa alle nostre menti. L’immaginazione dovrebbe essere impiegata per qualcosa di diverso dal progettare sempre omicidi, non credete?