— Senz’altro. — In lei cresceva l’interesse per quella donna.
Ma proprio allora furono fermati da un assembramento.
— Che cosa succede? — domandò la baronessa. — Sam, cosa stanno facendo lì dietro?
Sam sorrise e fece un passo indietro; Rydra e la baronessa si infilarono al suo posto.
— Teneteli indietro! — Rydra riconobbe la voce di Lizzy. Qualcun altro si mosse e allora riuscirono a vedere. I ragazzi della Guida avevano recintato uno spazio di quasi tre metri e ora sembravano fare la guardia. Al centro del cerchio, inginocchiati, c’erano Lizzy e altri tre ragazzi che, dagli abiti, sembravano di Armsedge. — Quello che dovete capire — stava dicendo Lizzy — è che tutto sta nel polso. — Lanciò una biglia col pollice, e la pallina ne colpì prima una, poi un’altra; la prima che era stata colpita ne andò a colpire una terza.
— Ehi, fallo ancora!
Lizzy raccolse un’altra biglia. — Solo una nocca contro il pavimento, così si può farla proiettare. Ma soprattutto è il polso.
La pallina partì, colpì, colpì e colpì. Cinque o sei persone applaudirono. Rydra era fra di loro.
La baronessa si toccò il seno. — Un colpo incantevole! Davvero incantevole! — Poi diede un’occhiata alle spalle. — Oh, devi proprio vederlo, Sam. Sei tu l’esperto balistico, no? — Lievemente imbarazzata, si girò verso Rydra e ripresero insieme a muoversi fra la folla. — Ecco. È per questo che sono così felice che voi e il vostro equipaggio siate venuti qui stasera. Ci avete portato una ventata piacevole e fresca, di un sapore che non conoscevamo.
— Parlate di noi come se fossimo un’insalata. — Rydra rise. Nella baronessa l’appetito non era così minaccioso.
— Oso dire che se rimarrete qui a lungo, correrete davvero il rischio di essere divorati. Ci avete portato qualcosa di cui noi eravamo affamati.
— E di cosa si tratterebbe?
Arrivarono al bar, poi si girarono con i loro bicchieri. Il viso della baronessa sembrò diventare di colpo duro. — Be’, voi… voi siete arrivati, e noi abbiamo immediatamente incominciato a imparare delle cose, cose su di voi, e in fondo su noi stessi.
— Non capisco.
— Prendete quel vostro Navigatore. Gli piacciono i bicchieri grandi e tutto quanto all’infuori delle acciughe. Be’, è già molto più di tutto quello che io so sulle preferenze di chiunque altro in questa sala. Se si offre Scotch, loro bevono Scotch. Se si offre tequila, loro bevono tequila. E solo un momento fa ho scoperto… — scosse il capo — …che è tutta questione di polso. Non me ne ero mai accorta prima.
— Eppure stiamo tutti parlando.
— Sì, ma solo voi dite le cose importanti. Quello che vi piace, quello che non vi piace, come fare certe cose… Desiderate davvero essere presentata a tutte quelle persone che pensano soltanto a uccidere la gente?
— In realtà no.
— Lo immaginavo. E non ho intenzione di imporvi una cosa simile. Però, ci sono tre o quattro persone che penso vi piacerebbero. Vedrò di presentarvele prima che ve ne andiate. — E si infilò nella folla.
“Maree” pensò Rydra. “Oceani. Correnti di iperstasi. I movimenti della folla in una sala sconfinata.” Si lasciò andare alla deriva.
Trovò una scala a spirale, nell’angolo in cui la massa la sospinse. Allora si mise a salirla, fermandosi una sola volta a osservare la gente sotto di lei. In cima c’era una porta socchiusa, e una leggera brezza le sollecitò la pelle. Uscì all’aperto.
Nel cielo il viola era stato sostituito da un artificioso colore purpureo venato di nubi bianche. Presto la cupola cromatica del planetoide avrebbe simulato la notte. Ciuffi di vegetazione spuntavano dalla ringhiera metallica. A un’estremità del terrazzo, i viticci avevano completamente invaso la pietra bianca.
— Capitano?
Ron, un’ombra sfiorata appena dalle foglie, sedeva in un angolo della balconata abbracciandosi le ginocchia. “La sua pelle non è d’argento” pensò lei “eppure ogni volta che lo osservo è come se guardassi una statua fatta di nodi di metallo bianco”. Lui sollevò la fronte dalle ginocchia e reclinò all’indietro il capo contro la muraglia verdeggiante. Le foglie si intrecciarono ai suoi capelli sottili.
— Cosa stai facendo?
— Troppa gente.
Lei annuì, osservando il suo tricipite guizzare sotto la pelle. A ogni respiro, i movimenti di quel corpo raggomitolato e contratto cantavano per lei in una lingua senza parole. Restò silenziosa a sentirli cantare per oltre un minuto, mentre la rosa sulla sua spalla mormorava stretta alle foglie. Poi gli domandò:
— Guai fra te, Mollya e Calli?
— No. Cioè… solo…
— Solo cosa? — Rydra sorrise e si sporse sulla ringhiera.
Lui infilò di nuovo il viso fra le ginocchia. — No… credo che tutto vada bene. Ma io sono il più giovane, e… — Di colpo sollevò le spalle. — Come diavolo potete capirmi? Certo, voi conoscete queste cose, ma non le conoscete veramente. Voi scrivete quello che vedete, non quello che fate! — Furono piccole esplosioni semisussurrate. Lei udì le parole e vide il muscolo della mascella guizzare e scivolare via come una piccola bestia nascosta sotto la guancia. — Pervertiti — continuò Ron. — È questo che voi tutti della Dogana pensate di noi. Il barone, la baronessa, tutta quella gente che ci guardava senza riuscire a capire come potessimo amarci in tre… E neppure voi potete capire, capitano.
— Ron?
Lui addentò una foglia e la strappò dal suo gambo.
— Cinque anni fa, Ron, anch’io… facevo parte di un trio.
Il viso del ragazzo si voltò nella sua direzione come lottando contro una molla, poi tornò alla posizione originaria. Ron sputò la foglia. — Voi appartenete al mondo della Dogana, capitano. Bazzicate il mondo dei Trasporti, ma basta vedere il modo in cui vi divorano con gli occhi, il modo in cui si voltano a guardare chi siete quando entrate in qualche locale: siete una Regina, certo. Ma una Regina della Dogana. Non siete dei nostri.
— Ron, io non sono di nessuno. Per questo mi guardano. Io scrivo libri. La gente della Dogana li legge, è vero, ma mi guardano perché vogliono sapere chi diavolo li ha scritti. Non è stato nessuno della Dogana a scriverli. Io parlo con la gente della Dogana e loro mi guardano e dicono: “Sei dei Trasporti”. — Scrollò le spalle. — Non appartengo a nessuno di questi due mondi. Però sono stata in un trio. Questo lo so.
— La gente della Dogana non si triplica — disse lui.
— Ero con due uomini. Se dovessi rifarlo, sceglierei una ragazza e un uomo. Per me sarebbe più facile, credo. Comunque, siamo rimasti in trio per tre anni. Il che è sempre più del doppio di quanto tu abbia mai provato.
— Ma il vostro non ha funzionato, allora. Il nostro sì. Almeno, con Cathy stava funzionando.
— Uno dei miei compagni rimase ucciso — disse Rydra. — L’altro è in animazione sospesa al Centro Medico Ippocrate, in attesa che qualcuno scopra una cura per il morbo di Caulder. Non credo che questo succederà nel corso della mia vita, ma… — In silenzio, Ron si voltò verso di lei. — Cosa c’è? — chiese Rydra.
— Chi erano?
— Vuoi sapere se erano della Dogana o dei Trasporti? — Rydra alzò le spalle. — Erano come me, senza legami precisi. Fobo Lombs era capitano di una nave da carico interstellare; è stato lui a insegnarmi il mestiere e a farmi ottenere il brevetto di capitano. Lavorava anche a terra nelle ricerche idroponiche, studiando i metodi di magazzinaggio per i voli iperstatici. Chi era? Era biondo, magro, e affezionato come pochi; a volte beveva troppo e appena finito un viaggio finiva prima in qualche rissa, poi in una cella a smaltire la sbronza. Noi dovevamo tirarlo fuori. Dopotutto è successo un paio di volte, ma lo abbiamo preso in giro per quello per un anno intero. E poi, non gli piaceva dormire nel mezzo di un letto perché voleva sempre avere un braccio che toccava il pavimento.