Ron scoppiò a ridere, stringendosi forte le braccia.
— Fobo rimase ucciso in una frana mentre esplorava le Catacombe di Ganimede, durante la seconda estate che passammo insieme lavorando con la Spedizione Geologica Gioviana.
— Come Cathy — disse Ron, dopo un istante di silenzio.
— E Muels Aranlyde era…
— Stella Imperiale! — esclamò Ron con gli occhi sfavillanti. — E i libri di Jo Comet! Siete stata in trio con Muels Aranlyde?
Lei fece un cenno d’assenso. — Quei romanzi erano piuttosto divertenti, non è vero?
— Diavolo, credo proprio di averli letti tutti. Che tipo era Muels? Assomigliava molto a Comet?
— Veramente, Jo Comet avrebbe dovuto essere Fobo. Lui capitava sempre in qualche storia poco comune, e Muels cominciava allora un nuovo romanzo.
— Volete dire che quelle storie erano vere?
Rydra scosse il capo. — Quasi tutti i libri parlavano di cose che sarebbero potute accadere, o che noi temevamo potessero accadere. In quanto a Muels… Nei romanzi si mascherava sempre dietro un computer. Era scuro di capelli e introverso, incredibilmente paziente e gentile. Mi mostrava prima tutti i dialoghi e i nuovi paragrafi… sai che l’unità emozionale per chi scrive è il paragrafo?… e mi insegnava a separare quello che si poteva dire da quello che si poteva sottintendere, e quando era il caso di ricorrere all’uno e all’altro… — Ebbe un attimo di silenzio. — Poi una volta mi diede un suo manoscritto e mi chiese: “Dimmi dove sbaglio con le mie parole”. L’unica cosa che potei trovare fu che forse, di parole, ce n’erano troppe. E fu proprio allora, subito dopo che Fobo rimase ucciso, che incominciai a rivolgermi alla poesia. Muels mi diceva sempre che se avessi voluto avrei potuto diventare una grande poetessa, poiché possedevo già tutti gli elementi per cominciare. E in quei momenti sentivo di dover fare qualcosa, perché Fobo era… ma tu sai già cosa vuol dire. Muels fu contagiato dal morbo di Caulder quattro mesi più tardi. Nessuno di loro vide mai il mio primo libro, anche se già avevano letto alcune poesie. Forse un giorno Muels le leggerà tutte. Forse scriverà anche qualche altra avventura di Jo Comet… e andrà fino alla Morgue per richiamare indietro la mia matrice mentale e chiedere: “Dimmi dove sbaglio con le mie parole”. E io sarò allora in grado di dirgli tante cose in più di quella prima volta. Ma non ci sarà più alcuna coscienza… — Avvertì immediatamente l’avvicinarsi di quelle emozioni pericolose, eppure le lasciò venire avanti. Pericolose o no, erano ormai tre anni che le sue emozioni la spaventavano a tal punto da impedirle di affrontarle a viso aperto.
— Stella Imperiale e Jo Comet… — Rydra vide che ora Ron sedeva a gambe incrociate, con gli avambracci sulle ginocchia e le mani penzoloni. — Ci siamo divertiti un mondo con quelle storie, sia che si trattasse di discuterne tutta la notte bevendo caffè, di correggere le bozze, o di intrufolarci nelle librerie per sistemare in prima fila sugli scaffali le nostre avventure.
— Questo lo facevo anch’io — disse Ron. — Ma solo perché mi piacevano.
— Ci divertivamo anche scommettendo su chi di noi si sarebbe addormentato per primo rileggendole.
Fu come un segnale. Ron cominciò a ricomporsi: rialzò le ginocchia, si abbracciò le gambe e abbassò il mento. — Io ho ancora i miei due compagni, almeno — disse. — Immagino che dovrei essere piuttosto contento.
— Forse sì e forse no. Loro ti amano?
— Così dicono.
— E tu li ami?
— Cristo, sì. Quando parlo a Mollya, lei cerca di spiegarmi qualcosa e io vedo che non è ancora capace di spiegarsi molto bene, ma spesso riesco a capire quello che lei vuole dire e allora… — Raddrizzò il corpo e sollevò gli occhi, come se la parola che stava cercando fosse da qualche parte in cielo.
— È meraviglioso — suggerì lei.
— Già, è proprio… — Lui la fissò. — È meraviglioso.
— Tu e Calli?
— Diavolo, Calli è soltanto un vecchio e grosso orso, e posso giocare con lui come voglio. Ma è a causa sua e di Mollya. Lui non riesce ancora a capirla molto bene, e poiché io sono il più giovane, pensa che dovrebbe imparare a farlo più velocemente di me. Invece non ci riesce, e allora si tiene lontano da noi. Ora, come ho già detto, io so come prenderlo nei suoi momenti neri, ma Mollya non lo conosce ancora bene e crede che lui ce l’abbia con lei.
— Vuoi sapere cosa fare? — gli chiese Rydra dopo un istante.
— Lo sapete?
Lei annuì. — Fa molto più male quando c’è qualcosa che non fila e sembra di non potere fare nulla per rimediare. Ma in questo caso è abbastanza facile.
— Perché?
— Perché loro ti amano. Ora Ron stava aspettando.
— Quando Calli diventa di cattivo umore, Mollya non sa come aiutarlo, vero?
Ron annuì di nuovo.
— Mollya parla un’altra lingua, e Calli non sa come farsi capire, vero?
Ron annuì.
— Tu puoi comunicare con entrambi, quindi potresti agire da intermediario, ma questo non ha mai funzionato. Devi invece insegnare a ognuno di loro come fare ciò che tu sai già.
— Insegnare?
— Come ti comporti con Calli quando diventa di cattivo umore?
— Gli tiro le orecchie — rispose Ron deciso. — Lui continua a dirmi di piantarla, ma io insisto finché lui non incomincia a ridere e non gli sbollisce tutto.
Rydra sogghignò. — Non è molto ortodosso, ma se funziona è perfetto. Ora devi mostrare a Mollya come farlo. Lei è piuttosto atletica; lascia che si alleni su di te finché non avrà imparato alla perfezione.
— Ma a me non piace farmi tirare le orecchie — protestò Ron.
— Qualche volta occorre un piccolo sacrificio. — Cercò di soffocare un sorriso, ma non ci riuscì.
Ron si strofinò pensieroso il lobo di un orecchio. — Lo immagino.
— E poi devi insegnare a Calli le parole adatte per farsi capire da Mollya.
— Ma neppure io le conosco, a volte.
— E conoscendole bene, potresti farcela?
— Certo.
— Allora, quando torniamo sulla nave fai un salto nella mia cabina. Deve esserci da qualche parte una grammatica Kiswahili.
— Ehi, sarebbe l’ideale… — Si interruppe, arretrando di un poco fra le foglie.
— Ma Calli non legge molto.
— Lo aiuterai tu.
— Gli insegnerò io.
— Esatto.
— Credete che lui accetterà? — chiese Ron.
— Se lo scopo è quello di farsi capire da Mollya? — chiese Rydra.
— Tu che ne pensi?
— Lo farà. — Come metallo fluido, Ron si alzò bruscamente.
— Lo farà.
— Te la senti di tornare dentro, ora? — chiese lei. — Mangeremo fra pochi minuti.
Ron si voltò verso la balaustra e guardò il cielo. — Hanno impiantato un bello scudo, quassù.
— Per evitare di essere bruciati vivi da Bellatrix — disse Rydra.
— Così non devono pensare a quello che stanno facendo.
Rydra inarcò le sopracciglia. Di nuovo quell’interrogativo sul giusto e l’ingiusto, perfino in mezzo a problemi domestici. — Anche per questo — disse, e pensò alla guerra.
La tensione nelle spalle di Ron le disse che lui sarebbe sceso più tardi, che voleva riflettere ancora un po’. Superò la porta e cominciò a scendere la scalinata.
— Vi ho vista uscire, ho deciso di aspettare il vostro ritorno.