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Gli ospiti si erano ormai alzati tutti in piedi, e i commenti erano diventati un ruggito fragoroso.

Con i controlli fuori uso, l’intera tavolata continuava a sfornare portate; i vassoi di frutta venivano spinti di lato dai pavoni che emergevano dai pannelli, cucinati e agghindati di nuovo con le teste zuccherate e le lunghe piume. Terrine di caldo verde affollarono le fontanelle del vino finché non si rovesciarono, inondando la tavola. Frutta rotolava sul pavimento.

Attraverso il vociare, Rydra sentì il vibratore sibilare altre due volte alla sua sinistra, poi a destra. La gente fuggiva dai loro posti, bloccandole la visuale. Udì ancora una volta la voce dell’arma e vide la dottoressa Crane piegarsi in due, per essere sostenuta da un vicino di posto sbalordito mentre i suoi capelli ossigenati si scompigliavano coprendole il viso.

Agnelli allo spiedo emersero a portare scompiglio fra i pavoni. Piume spazzarono il pavimento. Zampilli di vino colpirono le lucide dorature degli agnelli, che sibilarono e lanciarono sbuffi di vapore. Parte del cibo cominciò a ricadere all’interno dei pannelli e colpì le spire incandescenti del sistema di riscaldamento. Rydra fiutò odore di bruciato.

Si lanciò fra la folla e afferrò per un braccio il ciccione dalla barba nera. — Lumaca, porta i ragazzi fuori di qui!

— Cosa credete che stia facendo, capitano?

Rydra si allontanò, rimase bloccata da un’ansa del tavolo a serpentina, e scavalcò con un balzo il pozzo fumante. Un complicato dessert orientale, a base di banane sfrigolanti intinte nel miele, stava emergendo mentre lei spiccava il salto. La luccicante pasticceria schizzò attraverso il tavolo e cadde sul pavimento, il miele subito cristallizzato in spine scintillanti che rotolarono fra gli ospiti, scricchiolando sotto i loro piedi. Molti scivolarono e, mulinando le braccia, caddero.

— Brutto modo di scivolare su una banana, eh, capitano? — fu il commento di Calli. — Cosa sta succedendo?

— Porta Ron e Mollya sulla nave!

Ora stavano emergendo urne, che urtarono contro quanto restava della rosticceria e si rovesciarono, spargendo ovunque fondi di caffè e liquido bollente. Una donna urlò, stringendosi il braccio ustionato.

— Qui non c’è più da divertirsi — disse Calli. — Vado a prenderli.

Si allontanò mentre la Lumaca arrivava in senso opposto. Rydra lo riagguantò per un braccio. — Lumaca, che cos’è un bandicoot?

— Un animaletto cattivo. Marsupiale, mi pare. Perché?

— È vero. Adesso ricordo. E la talassemia?

— Bel momento per questo tipo di domande. Una specie di anemia.

— Questo lo so, ma quale specie? Sei tu il medico della nave.

— Fatemi pensare. — Chiuse gli occhi un momento. — L’ho studiata con un corso ipnotico. Già, ora la ricordo. È ereditaria, l’equivalente caucasico dell’anemia falcemica, cioè quando i globuli rossi del sangue crollano sotto l’azione delle aptoglobine…

— …e permettono alle emoglobine di filtrare fuori mentre i globuli sono distrutti dalla pressione osmotica. Me lo ero immaginato. Portali tutti fuori di qui.

Stupito, Lumaca si diresse verso la volta d’ingresso.

Rydra si avviò dietro di lui, ma scivolò su un sorbetto al vino e dovette aggrapparsi alla solida figura di Ottone che ora torreggiava al suo fianco. — Andateci ’iano, ca’itano!

— Portami fuori di qui, bimbo — gli disse lei. — E alla svelta.

— Una cavalcata? — Con un sogghigno che gli attraversava il viso da un orecchio all’altro, Ottone appoggiò una mano al fianco fornendo un appiglio a Rydra, che aggrappandosi con le ginocchia ai suoi fianchi raggiunse le spalle. I grandi muscoli che avevano sconfitto il Drago d’Argento si inarcarono sotto di lei, e Ottone spiccò un balzo, superando il tavolo e atterrando a quattro zampe. Dinanzi alle zanne di quella belva dorata, gli ospiti si sparsero ai lati della sala. Insieme, Rydra e Ottone mossero verso la porta a volta.

5

La pesante nebbia di un esaurimento isterico le occupava la mente. Si sforzò di cacciarla, entrando nella sua cabina sulla Rimbaud e premendo un pulsante dell’intercom. — Lumaca, sono tutti…

— Tutti a bordo, capitano.

— I discorporati…

— Tutti e tre ai loro posti.

Ottone, ansimante, riempiva con la sua mole il portello d’ingresso alle sue spalle.

Rydra passò a un altro canale, e un suono quasi musicale riempì la cabina. — Bene. Sta ancora girando.

— Che cos’è? — domandò Ottone.

— Babel-17. Viene trascritto automaticamente, così potrò studiarlo più tardi. Comunque, ora ci provo anch’io. — Azionò un interruttore.

— Cosa state facendo?

— Ho preregistrato alcuni messaggi e ora li sto trasmettendo. Forse riusciranno a passare. — Interruppe la prima emissione e iniziò la seconda. — Il guaio è che non conosco ancora bene questa lingua. Un po’, ma non abbastanza. Mi sento come qualcuno che a una rappresentazione di Shakespeare lanci insulti in slang americano.

Un segnale da una linea esterna attirò la sua attenzione. — Capitano Wong, qui è Albert Ver Dorco. — La voce era disturbata. — Abbiamo subito una terribile catastrofe, e ora ci troviamo nella confusione più assoluta. Non ho potuto rintracciarvi da mio fratello, ma la torre di controllo mi ha appena comunicato che avete richiesto l’autorizzazione per un immediato salto in iperstasi.

— Io non ho richiesto nulla del genere. Ho solo cercato di radunare tutta la mia ciurma a bordo della nave. Avete scoperto che cosa sta succedendo?

— Ma, capitano, mi ripetono che siete sul punto di prendere il volo. Godete di priorità assoluta e io non posso annullare il vostro ordine, ma vi ho chiamata per pregarvi di restare finché tutto non sarà chiarito. A meno che non disponiate di altre informazioni che…

— Noi non stiamo partendo — ripeté Rydra.

— Non ’otremmo farlo — intervenne Ottone. — Non sono ancora collegato con i comandi.

— A quanto pare, il vostro James Bond automatico ha dato i numeri — disse Rydra.

— … Bond? — chiese la voce stupita di Ver Dorco.

— Scusate. Un riferimento mitologico. Parlavo del TW-55.

— Oh, sì. Lo so. Ha assassinato mio fratello e quattro ufficiali estremamente importanti. Non avrebbe potuto scegliere meglio se fosse stato diretto da qualcuno.

— Lo è stato. Il TW-55 è stato sabotato. Ma non so come, è inutile. Vi suggerisco di entrare in contatto con il generale Forester…

— Capitano, la torre di controllo mi dice che voi state ancora segnalando il decollo! Io non possiedo ufficialmente autorità, ma dovete…

— Lumaca! Stiamo partendo?

— Ma… sì. Non mi avete appena dato gli ordini per un’uscita d’emergenza in iperstasi?

— Ottone non è nemmeno al posto di guida, razza d’idiota!

— Eppure ho ricevuto l’ordine trenta secondi fa. E Ottone è già collegato. Gli ho parlato…

Ottone fece un salto in avanti e abbaiò nel microfono: — Sono accanto al ca’itano, testa di nebbia! che cosa vuoi fare, mandarci a finire nel mezzo di Bellatrix? O nell’occhio di qualche nova? Quando ’artono, queste navi tendono sem’re a filare verso la massa ’iù grande nelle vicinanze!

— Ma mi hai appena…

Un suono stridente si levò sotto di loro. E un’improvvisa ondata violenta.

Dall’altoparlante venne ancora la voce di Albert Ver Dorco: — Capitano Wong!

Rydra urlò: Idiota, spegni i gen…

Ma il ruggito intorno a lei era ormai preponderante.