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— Da poco meno di un anno.

— Ed esiste già il quarto?

Lei scosse il capo.

— Posso chiedervi in quale fatica letteraria siete impegnata ora?

— Per ora, nessuna. Ho terminato alcune brevi poesie che il mio editore vuole pubblicare in una raccolta, ma preferisco aspettare finché non ne avrò di più lunghe per completare il libro.

Jebel annuì. — Capisco. Ma la vostra reticenza ci priva di un grande piacere. Se voleste approfittare di noi per qualsiasi cosa, ne saremmo tutti molto lieti. A pranzo e a cena abbiamo musica, qualche intrattenimento comico o drammatico diretto dal nostro sagace Klik. Se voleste fornirci un epilogo e un prologo di vostra scelta, potreste contare su un pubblico molto attento. — Allungò la sua mano bruna e callosa. “Sentirsi apprezzati non è una sensazione calda” pensò Rydra “ma bensì fresca, che ti spinge a rilassarti e a sorridere.” Strinse quella mano.

— Grazie, Jebel — disse.

— Sono io a ringraziarvi — ribatté Jebel. — Ora che ho la vostra buona volontà, posso liberare il vostro equipaggio. Sono liberi di girare per tutta Tarik come i miei stessi uomini. — I suoi occhi bruni si spostarono di lato e la sua mano lasciò quella di Rydra. — Il Macellaio. — Fece un cenno col capo, e lei si voltò.

Il terzo uomo che era entrato poco prima nell’infermeria era ora fermo accanto a loro.

— Che cos’è quella macchia verso Rigel? — chiese Jebel.

— Una nave dell’Alleanza, e un Invasore all’inseguimento.

Il viso di Jebel si increspò per un istante, poi si rilassò. — No, lasciamoli passare. Per questo mese abbiamo cibo a sufficienza. Perché sconvolgere i nostri ospiti con la violenza? Questa è Rydra…

Il Macellaio fece schioccare con violenza la mano destra stretta a pugno contro il palmo della sinistra. Parecchie persone, tutt’intorno, si voltarono. Rydra aveva sobbalzato allo schiocco improvviso, e ora cercava di strappare un significato nascosto a quel viso inespressivo: inarticolata ostilità; un oltraggio alla quiete, timore di un movimento esitante, salvezza nel furioso silenzio che…

Jebel riprese a parlare, a voce più bassa ora, e più dura. — Hai ragione. Ma quale uomo tutto d’un pezzo non è sempre disposto a cambiare idea su argomenti della massima importanza, vero, capitano Wong? — Si alzò. — Macellaio, portaci più vicini alla loro traiettoria. Un’ora di vantaggio? Bene. Li staremo a guardare per un po’, e al momento giusto castigheremo… — fece una pausa e sorrise a Rydra — …gli Invasori.

Il Macellaio separò le mani, e Rydra vide qualcosa di simile al sollievo allentare i suoi muscoli. L’uomo riprese a respirare.

— Prepara Tarìk, io scorterò la nostra ospite in un punto da dove potrà assistere.

Senza rispondere, il Macellaio se ne andò. Quelli più vicini avevano udito, e ora la notizia circolava già per tutta la sala. Uomini e donne si alzarono dai loro tavoli. Uno rovesciò il proprio boccale. Rydra vide la ragazza che li aveva serviti nell’infermeria correre ad asciugare il tavolo con uno straccio.

In cima alla scalinata, Rydra lanciò un’occhiata alla mensa sottostante vuota.

— Venite — Jebel le indicò la strada fra le colonne. Sulla parete dinanzi a loro era proiettata la porzione di notte punteggiata di stelle che circondava la nave. — La nave dell’Alleanza arriverà da questa parte — e le indicò una nube vagamente bluastra. — Noi possediamo strumenti di alta precisione che possono penetrare a sufficienza questa specie di nebbia, ma dubito che i nostri Alleati sappiano di essere inseguiti. — Si avvicinò a un tavolo e premette un disco in rilievo. Due punti luminosi lampeggiavano nella nube opaca.

— Rosso per gli Invasori — spiegò Jebel. — Blu per l’Alleanza. I nostri piccoli battelli-ragno saranno gialli. Da qui potrete seguire le fasi dell’incontro. Tutti i nostri navigatori e percettori sensitivi rimarranno a bordo di Tarik e dirigeranno la nostra strategia con il controllo a distanza, per non indebolire la formazione. Ma entro certi limiti, ogni battello-ragno combatterà da solo. È un bello sport per gli uomini.

— A quale tipo di navi date la caccia? — Si sentiva divertita dal fatto che il leggero tono arcaico presente nelle frasi di Jebel aveva già incominciato a fare presa su di lei.

— Be’, la nave dell’Alleanza è un cargo militare per gli approvvigionamenti. L’Invasore che la sta inseguendo è invece un piccolo incrociatore.

— E quanto sono distanti?

— Dovrebbero scontrarsi fra circa venti minuti.

— E voi aspetterete un’ora, prima di attaccare gli Invasori?

Jebel sorrise. — Un cargo non ha molte possibilità contro un incrociatore.

— Lo immagino. — Poteva vedere, dietro quel sorriso, la sua attesa di una obiezione. E lei stessa cercò i motivi per obiettare, ma fu bloccata da un grumo di sottili sfumature musicali su una zona della sua lingua non più grande di una moneta: Babel-17. Esse definirono in un baleno il concetto di “espediente dettato dalla curiosità e perfettamente necessario” che in ogni altra lingua avrebbe richiesto una fila interminabile di polisillabi. — Non ho mai assistito a una battaglia stellare — disse.

— Vi porterei volentieri nella mia nave ammiraglia, ma so che il pericolo può essere maggiore delle aspettative. Da qui potrete seguire la battaglia molto più chiaramente.

L’eccitazione si impadronì di lei. — Mi piacerebbe venire con voi. — Sperava che lui cambiasse idea.

— Rimanete qui — disse Jebel. — Questa volta verrà con me il Macellaio. Qui c’è un elmetto sensorio se volete vedere le correnti di stasi. Ma con la confusione elettromagnetica che regna in questa zona, non credo che neppure una riduzione servirà a qualcosa. — Sul tavolo scintillarono diverse luci. — Scusatemi. Devo andare a controllare gli uomini e a preparare la mia nave. — Si inchinò brevemente. — Il vostro equipaggio è stato liberato. Lo farò dirigere qui, così potrete spiegare ai vostri uomini il loro stato di ospiti.

Mentre Jebel scendeva gli scalini, Rydra diede un’occhiata al luccicante schermo e dopo pochi secondi pensò: “Devono possedere un vero cimitero su questa nave! Occorreranno almeno cinquanta discorporati per controllare i comandi di Tank e di tutti i battelli-ragno…” E il pensiero era in Basco. Si guardò allora alle spalle e vide le forme traslucide di Occhio, Orecchio e Naso avanzare lungo la galleria.

— Sono felice di rivedervi! — disse Rydra. — Non sapevo se anche Tarik disponeva di attrezzature per i discorporati!

“Certo” fu la risposta in Basco. “Vi porteremo a fare un giretto nell’Oltretomba che hanno quassù, capitano. Ci trattano come i signori dell’Averno.”

Dall’altoparlante giunse la voce di Jebel. — Attenzione: la strategia è Manicomio. Manicomio. Ripeto, Manicomio. I pazienti si preparino a decollare verso Cesare. Psicotici pronti all’uscita del settore K. I nevrotici si radunino all’uscita del settore R. I pazzi criminali si preparino alle operazioni di scarico ai cancelli del settore T. Va bene, mollate le vostre camicie di forza.

Al centro dello schermo largo trenta metri comparvero tre gruppi di luci gialle… i tre gruppi di battelli-ragno che avrebbero attaccato gli Invasori non appena questi avessero sopraffatto il cargo dell’Alleanza.

— Avanzate, nevrotici. Mantenete i contatti per evitare l’ansietà da separazione. — Il gruppo centrale cominciò ad avanzare lentamente. Sul fondo, inframmezzate da scariche statiche, Rydra udì le deboli voci dei piloti che comunicavano con i Navigatori su Tarik: