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Ma il Macellaio strinse una mano a pugno: — Sapendo quali navi distruggere, e le navi sono distrutte. — Si picchiò il pugno contro il petto. — Ora scendere la Lingua del Drago, Tank scende la Lingua del Drago. — Picchiò ancora il pugno sul petto.

Rydra avrebbe voluto fare domande, ma guardò il feto morto nel liquido scuro dietro l’uomo e invece disse: — Grazie, Macellaio. — Mentre superava il diaframma a iride della porta, rifletté su quello che lui le aveva detto, tentando di trovare una spiegazione al suo comportamento. Anche il modo rozzo con cui aveva formulato quelle ultime parole…

Le sue parole!

Fu come un fulmine, e Rydra si lanciò di corsa lungo il corridoio.

3

— Ottone, non è capace di dire io! — Si sporse attraverso il tavolo, e la punta di curiosità che balenò negli occhi del pilota la eccitò maggiormente.

Ottone strinse l’artiglio sul corno colmo fino all’orlo. Nella mensa stavano sistemando i tavoli per il pasto della sera.

— Me, mio, mia, me stesso. Credo che non sia capace di dire nessuna di queste parole. E che non sappia neppure pensarle. Mi chiedo da quale inferno sia uscito.

— Non conoscete nessuna lingua nella quale non ci sia una ’arola ’er “io”?

— Ne ricordo un paio nelle quali non è usato spesso, ma nessuna che non possieda almeno il concetto in qualche forma verbale.

— E questo cosa significa?

— Che è un uomo strano con un ancor più strano modo di pensare. Non ne conosco il motivo, ma tra noi due esiste un curioso legame, è una specie di mio alleato in questo viaggio, un intermediario fra me e Jebel. Mi piacerebbe cercare di capirlo, ma non voglio rischiare di fargli del male.

Si guardò intorno nella mensa immersa nel brusio dei preparativi. Poco lontana, scorse la ragazzina che aveva portato loro da mangiare nell’infermeria. I suoi occhi erano ancora pieni di paura mista a curiosità.

Rydra si chiese cosa sarebbe successo se avesse tentato di tradurre le sue percezioni dei movimenti muscolari altrui in Babel-17. Non si trattava soltanto di una lingua, lo capiva ora, ma di una matrice flessibile di possibilità analitiche dove una sola “parola” definiva le pressioni esterne secondo una gamma infinita di variabili. Poteva adattarsi in forme multiple e intercambiabili, come una ragnatela formata da corde elastiche o uno schema difensivo costituito da astronavi. Come si sarebbe comportata con le tensioni e i desideri che modellavano i visi umani? Forse un battere di ciglia, o uno schioccare di dita, si sarebbero tramutati in simboli matematici senza significato. Oppure… Mentre pensava, la sua mente si trovò a scivolare inconsapevolmente verso la concisione di Babel-17. E gli occhi scivolarono intorno verso le… voci.

Espandendosi e trovando significato le une attraverso le altre, non le voci stesse, ma le menti che producevano le voci, si intrecciavano quasi furiose fra di loro e lei le sentiva come parte della propria anima: seppe così che l’uomo entrato in quel momento era l’inconsolabile fratello di Piede di Porco, e che la ragazza che li stava servendo era innamorata, follemente innamorata di quel giovane discorporeo che la notte scherzava e la solleticava nei suoi sogni…

Il fatto che lei stesse sedendo nella grande mensa, mentre uomini e donne si affollavano intorno per il pasto serale, era solo una parte infinitesimale del suo flusso di coscienza.

girando fra la fame generale, udire di colpo il familiare e adolescenziale scoppio di risa e di confusione mentre l’equipaggio della Rimbaud faceva il suo ingresso nella mensa. E fra quelle acute percezioni, l’impazienza, la fame e l’amore, una paura! Rimbombò nella sala, fiammeggiò rossa nella marea color indaco in cui lei galleggiava, e la spinse a cercare Jebel o il Macellaio, poiché i loro nomi erano contenuti in quella paura, ma non li trovò. C’era invece un uomo magro chiamato Geoffry Cord nel cui cervello si incrociavano filamenti che sfavillavano e crepitavano, Uccidere con il coltello che ho allacciato alla gamba, e ancora Con la mia lingua prenderò un posto nel più alto castello di Tarik… E intorno a lui le menti brancolanti e affamate, borbottanti felicità e dolore, tutte tratteggiate dalla morbida sfumatura del riposo e del pasto imminente. In altre viveva l’attesa per quello che Klik avrebbe presentato allo spettacolo notturno, e in quelle degli attori della pantomima uno strano distacco nei riguardi degli spettatori con i quali avevano lavorato fino all’ora prima.

E in un anziano navigatore dalla mente geometrica il desiderio di regalare a una ragazza, che avrebbe recitato la parte dell’innamorata, una spilla d’argento da lui stesso fusa e miniata, per vedere se anche con lui avrebbe voluto recitare il ruolo dell’amorosa…

Pulirono il tavolo dinanzi a lei, le portarono una brocca di vino, poi il pane, e lei vide e sorrise ma stava vedendo molte altre cose; intorno a lei la gente era seduta, si rilassava mentre gli inservienti si affrettavano dalla cucina ai tavoli.

… eppure, attraverso tutto quello, la sua mente era polarizzata intorno all’allarme segnalato da Geoffry Cord, Devo agire stanotte quando gli attori finiranno, e non era in grado di mettersi a fuoco su niente altro che non fosse l’urgente necessità di quell’uomo, il suo piano di spingersi in avanti fra i tavoli come tanti altri, come se volesse vedere gli attori più da vicino, e di scivolare dietro il posto di Jebel come per caso. Poi gli avrebbe piantato fra le scapole il suo dente di serpente, la lunga lama scanalata immersa in un veleno paralizzante e avrebbe spezzato la capsula del suo dente cavo che conteneva una droga ipnotica. Quando lo avessero catturato subito avrebbero anche pensato che doveva avere agito sotto il controllo di qualcun altro, e lui si era autoaddestrato con parecchie sedute ipnotiche a raccontare che l’istigatore era stato il Macellaio. Poi sarebbe riuscito a restare solo per un attimo con il Macellaio, e avrebbe potuto mordergli un braccio o una gamba, infettandolo con la stessa droga che infettava la sua bocca. Allora il Macellaio si sarebbe tramutato in un docile burattino e lui avrebbe potuto controllarlo a suo piacere quando, dopo l’assassinio, sarebbe diventato il comandante di Tarik. Geoffry Cord sarebbe diventato il luogotenente del Macellaio come ora questo lo era di Jebel. E quando la Montagna di Jebel avesse preso il nome di Montagna del Macellaio, Geoffry avrebbe controllato il Macellaio nello stesso modo in cui ora sospettava che il Macellaio controllasse Jebel. E sarebbe sceso il regno della sua crudeltà, mentre tutti gli stranieri sarebbero stati gettati a morire nel vuoto dello spazio e la sua nave avrebbe attaccato tutte le altre, quelle degli Invasori, dell’Alleanza, le altre stesse navi-ombra della Fessura…

Rydra distolse per un istante la sua mente ed esplorò brevemente quelle di Jebel e del Macellaio, e non vide nessun controllo da parte di quest’ultimo, ma neppure nessun sospetto del tradimento…

Vide molto di più oltre al piccolo demoniaco buffone che sul palcoscenico ora stava dicendo: “Prima di dare inizio al nostro trattenimento serale, vorrei chiedere alla nostra ospite, il capitano Wong, se desidera dirci qualche parola o recitare qualcosa per noi”. E lei sapeva, con una minuscola frazione della sua mente, che doveva sfruttare quella possibilità per denunciare il traditore. Non poteva oltretutto permettergli di ostacolare il suo ritorno al Quartier Generale, così si alzò e camminò lentamente verso il palcoscenico all’estremità della mensa, estraendo nel contempo dalla mente stessa di Cord una lama quanto mai adeguata a troncare per sempre i suoi pensieri omicidi…