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… e raggiunse la piattaforma accanto a Klik, la bestia sfavillante, salì i gradini, udendo le voci che cantavano nel silenzio della sala. Allora incominciò a scagliare le sue parole con voce vibrante, e le sembrò quasi di vederle pendere intorno a lei, e le guardò, e vide che esse la guardavano. Il ritmo che le sorreggeva poteva forse essere troppo complicato per molte delle orecchie che ascoltavano, ma era fonte di terrore per lui, poiché era mantenuto costantemente a tempo con le pulsazioni del suo stesso corpo, per farlo vibrare e per colpirlo…

— Sia come tu vuoi, Cord

ma per essere signore della potente e nera

Tarik ti serve ben più della tua scienza

da sciacallo, ben più di un ventre colmo

di omicidio e di due gambe tremanti.

Spalanca la bocca e le mani. Per capire

il potere, usa il buon senso, ti prego.

L’ambizione come liquido rubino macchia

la tua mente, partorita nella cerebrale voglia

di uccidere come nell’arco della morte nuova,

e chiami te stesso vittima ogni volta che colmi

di broda la coppa del cervello meditando

l’omicidio. L’ambizione predice il gesto

delle tue dita verso la lama che da tempo

aspetta contro il cuoio fissata da corde,

per seguire il crimine che la mente cova;

sei rimasto al sicuro, perdendo mondi di splendore,

sotto il sibilo svelto di macchine ipnotiche

che infliggono falsi ricordi per ingannare altri

mentre il tuono decreta il cambio di Tank.

Infili spilli in cervelli, sistemi la tua lama strana

accoppiata a un dente cavo, mentre

le lunghe e acute punte di quanto dico mutano

la tua mente da fulgida in gelida. Ora tu ascolti

l’accordo sbagliato, per imparare. Assassino,

entra con…

…e fu sorpresa che Cord avesse saputo resistere tanto a lungo.

Guardò dritto verso Geoffry Cord. Lui la guardò con pari fissità e lanciò un urlo.

L’urlo spezzò qualcosa. Fino a quel momento Rydra aveva pensato in Babel-17 e tradotto simultaneamente in inglese, ma ora si ritrovò a pensare di nuovo in inglese.

Geoffry Cord scrollò il capo e i lucidi capelli neri ondeggiarono intorno al suo viso, poi rovesciò il tavolo che aveva dinanzi e corse furioso verso di lei. Il pugnale avvelenato che Rydra aveva fino ad allora visto solamente nella sua mente era ora sguainato e puntato contro il suo stomaco.

Rydra fece un balzo all’indietro mentre lui saltava il bordo del palcoscenico e tirò un calcio diretto al suo polso, ma lo mancò e colpì l’uomo al viso. Cord rotolò all’indietro, cadendo sul pavimento della sala.

Un lampo d’oro, argento e ambra: Ottone stava accorrendo dal suo angolo. Jebel dai capelli d’argento veniva da un’altra direzione, il mantello svolazzante. E il Macellaio si era già interposto fra di lei e l’uomo tremante.

— Che cos’è successo? — Chiese Jebel.

Cord si era sollevato su un ginocchio, il coltello ancora puntato su di lei. I suoi occhi neri vagavano incerti dalle bocche spalancate dei vibratori che attendevano un suo movimento agli artigli sguainati di Ottone. Rabbrividì.

— Non mi piace che i miei ospiti siano attaccati — mormorò Jebel.

— Quel pugnale era per voi, Jebel — ansimò lei. — Voleva uccidere voi e mettere il Macellaio sotto controllo ipnotico per impadronirsi di Tarik.

— Oh — sbuffò Jebel. — Uno di quelli. — Si voltò verso il Macellaio. — Era tempo che ne saltasse fuori un altro, no? Ce n’è quasi uno ogni sei mesi. Vi sono molto grato, capitano Wong.

Il Macellaio fece un passo in avanti e tolse il pugnale dalle dita di Cord; il corpo dell’uomo sembrava congelato, e solo i suoi occhi danzavano come spiritati. Rydra ascoltò il respiro affrettato di Cord che misurava l’entità del silenzio, mentre il Macellaio, tenendo il coltello per la lama, lo esaminava. La lama, fra le sue dita pesanti, era di acciaio luccicante. L’impugnatura, un frammento di corno lungo una quindicina di centimetri, era corrugata e tinta per ottenere lo stesso colore del legno di noce.

Con le dita della mano libera, il Macellaio afferrò deciso i capelli di Cord. Poi, senza nessuna fretta, spinse il coltello fino all’elsa nell’occhio destro di Cord, dalla parte dell’impugnatura.

Il grido si trasformò in un gorgoglio, mentre le mani ondeggianti scivolavano dalle spalle del Macellaio. Quelli che sedevano più vicini si alzarono in piedi.

Il cuore di Rydra prese a pulsare come se intendesse spezzare le costole. — Ma non avete neppure controllato… Avrei potuto sbagliare… — La sua lingua sembrò incapace di districarsi fra le proteste prive di significato.

Il Macellaio, entrambe le mani insanguinate, la squadrò freddamente. — Ha mosso il suo coltello contro Jebel o la Signora, e ora è morto. — Strinse il pugno e si colpì il palmo dell’altra mano, questa volta senza fare rumore perché il rosso lubrificante non lo permetteva.

— Capitano Wong — intervenne Jebel — dopo ciò che avevo visto, non c’era più il minimo dubbio nella mia mente che Cord fosse realmente pericoloso. E sono certo che anche il vostro giudizio concordava con il mio. Ci siete stata estremamente utile, e io vi sono profondamente obbligato. Spero che questo viaggio giù per la Lingua del Drago si riveli altrettanto proficuo. Il Macellaio mi ha appena detto che è stata la vostra richiesta a farci cambiare rotta.

— Vi ringrazio, ma… — Il suo cuore pulsava ancora troppo forte. Tentò di formare qualche altra parola da appendere all’ombra di quel “ma” che ancora esitava sulle sue labbra. Invece si sentì molto male, e scivolò in avanti senza vedere nulla. Il Macellaio la raccolse in tempo con le mani rosse.

Di nuovo la tiepida rotonda stanza azzurra. Ma stavolta da sola, e solo dopo molto tempo fu in grado di ricordare ciò che era accaduto nella mensa. Non era stato come quelle sensazioni che lei aveva ripetutamente cercato di spiegare a Mocky, ma bensì quella cosa che Mocky le aveva ripetuto tante volte: telepatia. Ma, in apparenza, la telepatia era il punto di contatto fra una sua vecchia abilità e un nuovo modo di pensare. Le apriva mondi di percezione e di azione. Ma allora perché si sentiva male? Ricordò come le sembrasse rallentato il tempo quando la sua mente operava in Babel-17, e come invece il suo cervello procedesse velocemente. Se fosse intervenuto un corrispondente aumento delle sue funzioni fisiologiche, il suo corpo avrebbe logicamente risentito dello sforzo.

I nastri tolti dalla Rimbaud le avevano detto che il prossimo “sabotaggio” avrebbe avuto luogo al Quartier Generale Amministrativo dell’Alleanza. E lei voleva arrivarci il più presto possibile con la lingua risolta, consegnare ai militari il vocabolario e la grammatica, e ritirarsi. Si sentiva quasi pronta a concludere la ricerca del suo misterioso interlocutore. Ma forse non era vero, non del tutto almeno; esisteva ancora qualcosa, qualcosa che doveva essere ascoltato e detto…

Sofferente e nauseata, i suoi ricordi urtarono contro delle dita insanguinate, e si svegliò di soprassalto. La brutalità priva di ego del Macellaio, linearmente costituita da qualcosa che lei non poteva conoscere, era ancora meno che primitiva, lo poneva completamente al sicuro dalle lusinghe del mondo linguisticamente corretto. Cosa si poteva dire a un uomo che non era capace di dire “Io”? E cosa poteva dirle lui? Le crudeltà e le gentilezze di Jebel esistevano e trovavano il loro posto nei limiti articolati della civiltà, ma quella rossa bestialità… la affascinava!