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Si alzò dalla cuccetta, e questa volta senza spezzare le bende elastiche. Durante quell’ultima ora si era sentita molto meglio, ma era rimasta ugualmente distesa a pensare.
Quando la parete dell’infermeria si solidificò dietro di lei, ebbe un attimo di indecisione nel corridoio. La corrente d’aria che le sfiorava il viso pulsava come un respiro. I calzoni traslucidi le sfioravano il collo dei piedi nudi, e sulle spalle aveva una camiciola di seta nera.
Doveva aver dormito parecchio, poiché il turno di notte su Tarik era già inoltrato. Durante un periodo di intensa attività il riposo veniva assegnato a turni alterni, ma quando l’astronave si spostava semplicemente da un punto all’altro dello spazio, c’erano intere ore nelle quali quasi tutta la popolazione di Tank dormiva.
Invece di andare verso la mensa, imboccò un tunnel sconosciuto in leggera pendenza. Il pavimento diffondeva una leggera luce bianca che divenne ambrata dopo una decina di metri; poi ambra divenne arancio (Rydra si fermò a guardarsi il colore delle mani) e più avanti l’arancio si tramutò in rosso. Infine, blu.
Le pareti si allargarono intorno a lei, e il soffitto si alzò in un’oscurità troppo profonda per riuscire a penetrarla. Una nebbiolina priva di sostanza che turbinava davanti agli occhi le fece perdere l’orientamento.
La figura di un uomo si stagliava contro il rosso ingresso della sala. — Macellaio?
Lui camminò verso di lei, mentre la luce blu incupiva i suoi lineamenti man mano che si avvicinava. Si fermò, e fece un cenno col capo.
— Mi sono sentita meglio e ho deciso di fare una passeggiata — spiegò lei. — Che parte della nave è questa?
— Il quartiere discorporato.
— Avrei dovuto immaginarlo. — Si incamminarono affiancati. — Anche tu stai passeggiando?
Lui parve non notare la familiarità, e scosse il capo pesante. — Una nave aliena passerà vicina a Tarik, e Jebel vuole i suoi vettori sensitivi.
— Alleanza o Invasori?
Il Macellaio alzò le spalle. — Si sa solo che non è una nave umana.
Esistevano nove razze, nelle sette galassie esplorate, in grado di effettuare viaggi interstellari. Tre si erano alleate con l’Alleanza. Quattro si erano schierate a fianco degli Invasori. Due non si erano impegnate.
Ora che si erano spinti a fondo nel settore discorporato, nulla sembrava solido. Le mura erano di nebbia blu e prive di angoli. Gli echeggianti schiocchi dovuti ai trasferimenti di energia provocavano dei lampi improvvisi, e la mente di Rydra era affollata di spettri semi-ricordati, alcuni dei quali erano già passati intorno a lei senza essere stati neppure intravisti.
— Dobbiamo camminare ancora per molto? — chiese lei, dopo aver deciso di accompagnarlo. E intanto pensava: “Se non conosce la parola ’Io’, come può capire il significato di ’noi’?”
Ma che capisse o no, lui rispose: — Poco. — Poi la fissò direttamente in viso con gli occhi scuri e pesantemente cerchiati, e domandò: — Perché?
Il suo tono di voce era così diverso che lei capì come non si riferisse a nulla di ciò che avevano appena detto. Allora cercò nella propria mente quale fosse la cosa che poteva averlo reso perplesso.
— Perché? — ripeté lui.
— Perché cosa, Macellaio?
— Perché salvare Jebel da Cord?
Non c’era nessuna obiezione al fatto nella sua domanda, soltanto una pura curiosità. — Perché Jebel mi piace e mi serve per arrivare al Quartier Generale… — Si interruppe. — Sai chi sono “io”?
Lui scosse il capo.
— Da dove vieni, Macellaio? Su quale pianeta sei nato?
Lui alzò le spalle. — La testa — disse dopo un istante — dicevano che c’era qualcosa di sbagliato nel cervello.
— Chi lo diceva?
— I dottori.
Una folata di nebbia blu si infilò fra di loro.
— I dottori su Titin? — azzardò lei.
Il Macellaio annuì.
— E allora perché non ti hanno messo in un ospedale invece di una prigione?
— Il cervello non è pazzo, dicevano. Questa mano — sollevò la sinistra — ha ucciso quattro persone in tre giorni. Questa mano — alzò l’altra — ne ha uccise sette. Ha distrutto quattro palazzi con la termite. Il piede — spinse in avanti la gamba sinistra — ha colpito alla testa una guardia alla Telechron Bank. C’era un mucchio di denaro, là dentro, troppo da trasportare. Riuscire appena a portarne quattrocentomila crediti. Non molti.
— Hai rapinato la Telechron Bank di quattrocentomila crediti!
— Tre giorni, undici persone, quattro edifici: tutto per quattrocentomila crediti. Ma Titin — la sua faccia si contorse — non è stato divertente.
— L’ho sentito dire. E quanto ci hanno messo per prenderti?
— Sei mesi.
Rydra fischiò. — Devo farti tanto di cappello, se sei riuscito a fuggire per tanto tempo dopo una rapina a una banca. E conosci abbastanza la biotica per effettuare un difficile intervento cesareo e mantenere in vita il feto. Ci deve essere qualcosa in quella testa.
— I dottori dicevano che il cervello non era stupido.
— Ascolta, ora tu e io abbiamo incominciato a parlare. Ma prima di continuare, io devo… — esitò — insegnare qualcosa al tuo cervello.
— Che cosa?
— A proposito di tu e io. Devi sentire queste parole almeno un centinaio di volte ogni giorno. Non ti sei mai chiesto che cosa significhino?
— Perché? Moltissime cose hanno senso anche senza di loro.
— Ehi, prova a parlare nella lingua in cui sei stato allevato.
— No.
— Perché no? Voglio vedere se la conosco anch’io.
— I dottori dicevano che c’era qualcosa di sbagliato nel cervello.
— Va bene. Che cosa dicevano che era sbagliato?
— Afasia, alessia, amnesia.
— Allora eri ridotto davvero male. — Aggrottò la fronte. — Questo era prima o dopo la rapina alla banca?
— Prima.
Rydra cercò di ordinare quello che aveva saputo. — Allora, è successo qualcosa che ti ria lasciato privo di memoria, incapace di parlare e di leggere, e la prima cosa che hai fatto è stato rapinare la Telechron Bank… a proposito, quale?
— Su Rea IV
— Oh, allora era piccola. Eppure… sei rimasto in libertà per sei mesi. Nessuna idea su ciò che ti è successo prima di perdere la memoria?
Il Macellaio alzò le spalle.
— Immagino — continuò Rydra — che abbiano preso in esame la possibilità che tu abbia fatto il colpo sotto il controllo ipnotico di qualcun altro. Non sai davvero quale lingua parlavi prima di perdere la memoria? Be’, i tuoi schemi verbali attuali devono essere ancora basati sulla tua vecchia lingua, altrimenti avresti imparato a usare tu e io prelevando semplicemente parole nuove.
— Perché questi suoni devono significare qualcosa?
— Perché in questo momento tu hai fatto una domanda alla quale non posso rispondere se tu non capisci quei suoni.
— No. — Il disagio ombreggiava la sua voce. — No. C’è una risposta. Le parole della risposta devono essere più semplici, tutto qui.
— Macellaio, ci sono certe idee che vengono espresse a mezzo di parole. Se tu non conosci le parole, non puoi conoscere le idee. E se tu non hai l’idea, non hai la risposta.