— È orribile — disse Rydra.
— Tarik è uguale, solo un po’ più piccola. E quando torneremo a casa, ti sembrerà meravigliosa. Non c’è nessun modo per ottenere l’aiuto dei Ciribiani? Jebel dovrà attaccare gli Invasori direttamente ai loro portelli e cercare di farne fuori il maggior numero possibile, prima che attacchino loro. E se anche allora i nostri battelli-ragno non saranno superiori di numero, Tarik — Rydra udì lo schiocco del pugno contro il palmo — …finirà così.
— Ma non possiamo tirargli addosso una rozza e barbarica bomba atomica?
— Possiedono dei deflettori che la farebbero esplodere fra le mani di Jebel.
— Allora sono contenta di avere portato l’equipaggio. Potremmo avere bisogno di una rapida ritirata verso il Quartier Generale dell’Alleanza.
— Se loro ce lo permetteranno — disse lui accigliato. — Che strategia dobbiamo usare per vincere?
— Te lo dirò non appena l’attacco sarà iniziato. Ho un metodo, ma se lo uso troppo spesso devo pagarlo molto caro. — Ricordò il malore che l’aveva colpita dopo l’incidente con Geoffry Cord.
Mentre Jebel continuava, a disporre le formazioni, gli uomini chiacchieravano con Tarik e i battelli-ragno scivolavano avanti nella notte.
Cominciò tutto così all’improvviso che Rydra quasi non se ne accorse. Cinque Seghe erano scivolate a poche centinaia di metri dall’Invasore e avevano aperto il fuoco contro i suoi portelli di eiezione. Rossi riccioli di metallo squarciato arricciavano ora i fianchi neri della nave. Ma occorsero solo quattro secondi e mezzo ai rimanenti ventisette eiettori per aprirsi e sparare il primo sbarramento di navi da battaglia. Ma Rydra stava già pensando in Babel-17.
Attraverso il senso di tempo rallentato che la circondava, vide che avevano bisogno di aiuto. E nell’articolazione stessa di quella necessità era implicita la risposta.
— Spezza la formazione, Macellaio. Seguimi con dieci navi. Il mio equipaggio sta prendendo i comandi.
L’esasperante sensazione che le parole in inglese impiegassero tanto tempo a formarsi sulla sua lingua! La richiesta del Macellaio… — Kippi, mettimi le Seghe dietro la coda e lasciale andare! — …sembrava un nastro registrato che girasse a velocità ridottissima. Ma il suo equipaggio stava già controllando il battello-ragno. Rydra sibilò la rotta nel microfono.
Ottone li portò in tempo ad angolo retto e per un attimo lei vide le Seghe che la seguivano. Poi un infinitesimale mutamento di rotta e si trovarono dietro la prima fila di battelli Invasori.
— Scaldategli il sedere!
La mano del Macellaio esitò sui comandi delle armi. — Vuoi spedirli verso Tarik?
— All’inferno voglio mandarli. Spara, dolcezza!
Lui sparò, e le altre Seghe seguirono il suo esempio.
Nei dieci secondi che seguirono divenne chiaro che Rydra aveva visto giusto. Dinanzi a loro c’era la bizzarra e intricata astronave Ciribiana. Ciribia apparteneva all’Alleanza, e almeno uno degli Invasori dovette accorgersene, perché di colpo sparò contro l’assurdo vascello che gli si era parato di fronte. Rydra vide il cannone” Invasore sputare fuoco verde, ma il fuoco non raggiunse mai i Ciribiani. Il battello Invasore si trasformò in fumo bianchissimo che quasi subito scomparve. Poi fu la volta di altri tre battelli, e nel giro di un paio di secondi altri tre seguirono la stessa sorte.
— Via di qui, Ottone! — E la loro nave scivolò via.
— Che cosa… — cominciò il Macellaio.
— Un raggio di calore Ciribiano. Ma non lo usano a meno di non essere attaccati. Un articolo del trattato firmato alla Corte nel ’47. Così abbiamo costretto gli Invasori ad attaccarli. Vuoi farlo ancora?
La voce di Ottone: — Ne siamo fuori, ca’itano.
Ora Rydra stava pensando in inglese, attendendo la consueta ondata di nausea del passaggio, ma l’eccitazione del momento tenne duro.
— Macellaio — chiese la voce di Jebel — cosa stai facendo?
— Funziona, non ti pare?
— Certo. Ma hai lasciato un buco di quindici chilometri nelle nostre difese.
— Digli che lo riempiremo fra un minuto, non appena avremo sistemato la prossima infornata davanti ai Ciribiani.
Jebel doveva averla sentita. — E cosa faremo nei prossimi sessanta secondi, mia giovane signora?
— Lottate come diavoli.
Poi un secondo gruppo di battelli Invasori fu condotto a incenerirsi sotto i raggi dei Ciribiani. Si levarono dall’altoparlante dei commenti preoccupati. «Ehi, Macellaio, ora ce l’hanno con te.» «Hanno capito che li stai mettendo nel sacco.» «Macellaio, ne hai sei sulla coda. Scuotili via alla svelta.»
— ’osso controllarli facilmente, ca’itano — la rassicurò Ottone. — Viaggiano tutti con il controllo automatico e io ho molta libertà di movimento.
— Ancora un colpo e potremo affidare tutto a Jebel.
— Jebel li supera già di numero — disse il Macellaio. — Ora noi dobbiamo scrollarci di dosso la nostra coda. Alzò il microfono. — A tutte le Seghe: disperdersi e fare a pezzi i battelli che ci seguono.
«Subito. Diritto fra gli occhi, ragazzi.»
«Ehi, Macellaio, ce n’è uno che non ti lascia.»
Jebel intervenne: — Grazie per avermi restituito le mie seghe, ma c’è qualcosa che vi segue e che sembra volerla sbrigare a pugni.
Rydra interrogò il Macellaio con uno sguardo.
— Eroi — grugnì disgustato lui. — Cercheranno di abbordarci e di combattere corpo a corpo.
— Non con i miei ragazzi! Ottone, torna indietro e tiragli addosso come se fossimo impazziti.
— Forse qualcuno si s’ezzerà un ’aio di costole… — La nave virò e loro vennero compressi contro i sedili dal pugno di un gigante.
La voce di un ragazzo venne diffusa dall’altoparlante: — Wheeeeeee…
Sullo schermo il battello Invasore guizzò di lato.
— Peggio per loro se ci agganciano — disse il Macellaio. — Loro non sanno che abbiamo a bordo un equipaggio al completo. Non devono essere più di due o…
— Guardate, ca’itano!
La nave degli Invasori riempiva lo schermo. E nell’ossatura del loro battello-ragno rimbombò il clannggg dell’abbordaggio.
Il Macellaio si liberò dalle cinghie del sedile e sogghignò. — Se vogliono la lotta… E tu dove stai andando?
— Ti accompagno.
— Hai un vibratore?
Si strinse la fondina sullo stomaco.
— Certo. — Lei si slacciò la giubba ed estrasse qualcosa da una tasca interna. — E ho anche questo. Venti centimetri di filo di vanadio. Una cosa portentosa.
— Andiamo. — Prima di uscire, lui abbassò completamente la leva dell’induttore gravitazionale.
— A cosa serve?
Erano già nel corridoio.
— Combattere nello spazio con una tuta non è una cosa comoda. Un campo gravitazionale indotto artificialmente intorno alle navi mantiene un’atmosfera respirabile fino a sei metri dalla superficie e trattiene anche un certo calore… più o meno.
— Quanto è questo meno? — Lei gli si affiancò nell’ascensore.
— Fuori di qui ci sono quasi dieci gradi sotto zero.
Lui aveva abbndonato anche i calzoncini dopo il loro incontro nel cimitero di Tank. Tutti i suoi indumenti consistevano nella fondina. — Penso che non resteremo fuori abbastanza per avere bisogno di indumenti pesanti.
— Ti garantisco che chiunque restasse fuori per più di un minuto non ritornerebbe più dentro, e non certo per il freddo. — La sua voce si abbassò di colpo. — Se non sai quello che stai facendo, resta qui. — Poi si chinò a sfiorarle la guancia. — Ma tu lo sai, e io lo so. Dobbiamo farlo bene.
Nello stesso momento in cui lui rialzò la testa, il portello esterno si spalancò. Il gelo scivolò fra loro, ma Rydra non lo sentì. Il ritmo accelerato del metabolismo che accompagnava ogni sua esperienza con Babel-17 la avvolgeva in uno scudo di indifferenza fisica. Qualcosa passò sibilando sopra le loro teste. Sapevano cosa fare e lo fecero con un unico movimento: si abbassarono. Ci fu un’esplosione sopra di loro, che identificò la cosa come una granata scagliata oltre il portello, e un lampo di luce illuminò il viso del Macellaio. Poi lui balzò fuori. E lei lo seguì, rassicurata dalla visione al rallentatore che le procurava Babel-17. Girò su se stessa mentre saltava. Qualcosa si tuffò dietro una sporgenza dello scafo Invasore. Rydra sparò, e il tempo rallentato le diede modo di prendere accuratamente la mira. Ma non si fermò a vedere se il colpo era andato a segno e continuò a muoversi. Il Macellaio si stava dirigendo verso la colonna d’acciaio che univa i due scafi.