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— Potrebbe essere. Solo che in quella stanza non c’è più Rydra.

— Be’, sì… immagino che in un certo senso sia vero…

— Per ragioni simili, direi anche che il gentiluomo con lei non è il Macellaio.

— Chi credete che sia?

— In questo momento non lo so. Ma credo che sia piuttosto importante scoprirlo. — Si alzò. — Dove posso trovare l’equipaggio di Rydra?

3

— Ehi, che posticino elegante! — esclamò Calli quando tutti uscirono dall’ascensore all’ultimo piano delle Torri dell’Alleanza.

— Ora è bello — disse Mollya — poter camminare in giro.

Un capocameriere nella sua divisa bianca venne verso di loro attraverso la moquette di zibetto, lanciò un’occhiata di sbieco a Ottone, e disse: — Questo è il vostro gruppo, dottor T’mwarba?

— Già. Abbiamo prenotato una nicchia accanto alla vetrata panoramica. Potete cominciare a portare da bere. Ho già fatto le ordinazioni.

Il cameriere annuì, si voltò, e fece loro strada verso un’altra vetrata che si affacciava sopra l’Alleanza Plaza. Alcune persone si girarono a guardare il gruppo.

— Il Quartier Generale può essere un luogo molto piacevole — sorrise il dottor T’mwarba.

— Se si hanno soldi — disse Ron. Contorse il collo per osservare il soffitto blu-nero, dove le luci erano state disposte in modo tale da simulare le costellazioni viste da Rymik, ed emise un fischio soffocato. — Avevo letto di posti come questo, ma non avrei mai pensato di finirci anch’io un giorno.

— Mi sarebbe piaciuto portarci i ragazzi — si rammaricò la Lumaca. — Erano convinti che la sala del barone fosse la fine del mondo.

Nella nicchia, il cameriere resse la sedia di Mollya.

— Era il barone Ver Dorco dei Cantieri di Guerra?

— Già — rispose Calli. — Agnello arrosto, vino di prugne e i più bei pavoni che avessi visto da due anni. Non li abbiamo nemmeno assaggiati. — Scosse il capo.

Tmwarba rise. — Per fortuna l’aristocrazia si sta estinguendo, e quei pochi di noi che ancora restano hanno il buon gusto di non ostentare i loro titoli.

— Era l’ultimo Mastro Armaiolo di Armsedge — intervenne Lumaca.

— Ho letto il rapporto sulla sua morte. Rydra era presente?

— C’eravamo tutti quanti. È stata una sera ’iuttosto movimentata.

— Che cos’è successo, esattamente?

Ottone scrollò la testa. — Be’, il ca’itano è arrivato ’er ’rimo… — Quando ebbe finito il suo racconto, e gli altri ebbero aggiunto i loro particolari, T’mwarba si appoggiò allo schienale della sua sedia. — I rapporti non ne parlano in questo modo. Ma non potrebbero neppure. Che cos’era, comunque, quel TW-55?

Ottone alzò le spalle.

Ci fu un clic all’orecchio del dottore, mentre il discorporafono inserito nella cavità auricolare proseguiva: — È un essere umano controllato e manipolato scientificamente ancor prima della nascita, e che ormai non è più umano — disse l’Occhio. — Io ero con il capitano Wong, quando il barone glielo mostrò.

Il dottor T’mwarba annuì. — C’è qualcos’altro che sapete?

La Lumaca, che fino a quel momento aveva lottato per trovare una sistemazione comoda contro il rigido schienale della sedia, spinse allora lo stomaco contro l’orlo del tavolo. — Perché?

Gli altri si immobilizzarono di colpo. Il ciccione fissò il resto dell’equipaggio. — Perché gli stiamo raccontando tutte queste cose? Poi lui tornerà giù e racconterà tutto agli spaziali:

— È vero — intervenne T’mwarba. — E qualcosa di quello che mi direte potrà aiutare Rydra.

Ron depose il suo bicchiere di cola ghiacciata. — Gli spaziali non sono stati molto gentili con noi, Doc — gli spiegò.

— Non ci hanno portati in nessun ristorante di lusso. — Calli si infilò il tovagliolo nella collana di zircone che si era messa per l’occasione. Un cameriere depose sul tavolo un vassoio di patatine fritte alla francese, si voltò, e ritornò con un altro vassoio colmo di hamburger.

Mollya si sporse attraverso il tavolo e sollevò la bottiglietta rossa fissandola con occhi interrogativi.

— Ketchup — le spiegò T’mwarba.

— Ohhh — sospirò Mollya, e la rimise sulla tovaglia damascata.

— Diavalo dovrebbe essere qui con noi. — Lumaca si appoggiò allo schienale distogliendo gli occhi dal dottore. — Lui è un artista con i carbo-sintetici, e con i dispensatori proteici riesce a ottenere pasti robusti a base di fagiano farcito alle noci, filetto di bufalo alla creyonnaise, e tanta altra roba solida che può accontentare un equipaggio affamato. Ma con questa cucina raffinata… — spalmò cautamente di senape il suo hamburger — …scommetto che davanti a una libbra di carne autentica macinata, scapperebbe di corsa dalla cambusa con la paura di esserne morso.

Ottone domandò: — Cosa diavolo è successo al ca’itano Wong? È questo che nessuno se la sente di domandare.

— Non lo so. Ma se voi mi direte tutto quello che sapete, avrò migliori possibilità di poterla aiutare.

— L’altra cosa che nessuno vuol dire — proseguì Ottone — è che uno di noi non vuole fare niente ’er lei. Ma noi non sa’’iamo chi è.

Gli altri si zittirono.

— C’era una s’ia sulla nave. Noi tutti lo sa’evamo. Ha tentato di distruggere due volte la nave. E io credo che sia res’onsabile anche di quello che è successo al ca’itano e al Macellaio.

— Tutti la pensiamo così — disse Lumaca.

— Ed è questo che non avete voluto dire agli spaziali?

Ottone annuì.

— Digli delle piastre stampate e della richiesta di partenza ai Cantieri di Guerra — disse Ron.

Ottone spiegò tutto.

— Se non fosse stato per il Macellaio — scattò di nuovo il discorporafono — noi saremmo rientrati nello spazio normale al centro della Nova Cygni. Il Macellaio ha convinto Jebel ad agganciarci e ci ha raccolti a bordo.

— Così — il dottor T’mwarba guardò i loro visi intorno al tavolo — uno di voi è una spia.

— Potrebbe essere uno dei ragazzi — disse Lumaca. — Non è obbligatorio che sia seduta a questo tavolo.

— Se è così — aggiunse T’mwarba — io sto parlando a tutti voi. Il generale Forester non è riuscito a cavarvi nulla. E Rydra ha bisogno dell’aiuto di qualcuno. È molto semplice.

Ottone spezzò il prolungato silenzio. — Avevo a’’ena ’erso una nave con gli Invasori, dottore; l’intera squadra dei ragazzi, e ’iù di metà degli ufficiali. ’otevo ancora lottare bene ed ero un buon ’ilota, ma l’idea di andare con il ca’itano che aveva l’intenzione di tuffarsi dalle ’arti degli Invasori non mi attirava molto. Il ca’itano Wong non era del nostro mondo. Ma quando è venuto da me, e mi ha guardato con quegli occhi che dicevano, “mi ’iace il tuo modo di lottare e voglio assumerti”, io non ho resistito. E ne sono contento.

— Lei sapeva tante cose — disse Calli. — È stato il viaggio più incredibile che ho mai fatto. Mondi. Proprio così, dottore. Lei attraversa mondi interi e non ha paura di portarti con sé. Quando mai mi avevano portato da un barone a cenare e a fare un po’ di spionaggio? E il giorno dopo mi trovo a cenare con dei pirati. E adesso sono qui. Certo che voglio aiutarla.

— Calli ragiona sempre con lo stomaco — intervenne Ron. — Il fatto è, Doc, che lei ti fa pensare. Nel mio caso, mi ha fatto pensare a Calli e a Mollya. Saprete già che era stata in trio con Muels Aranlyde, quel tipo che ha scritto Stella Imperiale. Dovete saperlo, se siete il suo dottore. Comunque, con lei intorno si comincia a pensare che forse la gente che vive in altri mondi, come diceva Calli, la gente che scrive libri o inventa armi, è reale sul serio. E se si comincia a credere in loro, si è un pochino più pronti a credere in noi stessi. Quando qualcuno che può fare questo ha bisogno di aiuto, lo si aiuta senza starci a pensare due volte.