La lastra di metallo della porta si sollevò, rientrando nella parete. Ci fu un’irruzione di fumo, e un puzzo acre di metallo fuso li fece tossire. — Che razza di odore è questo? — esclamò il generale Forester. — Che cosa sta succedendo?
— Scommetto — disse il dottor T’mwarba — che una mezza dozzina delle linee di difesa che proteggevano questa camera di sicurezza sono state distrutte. Se fosse durato qualche altro minuto, ora noi non saremmo più qui.
Un fruscio di passi affrettati. Uno spaziale dal viso sporco di fumo infilò la testa nella cella. — Generale Forester, state bene? Il muro esterno è esploso e qualcosa ha bloccato i radiocomandi delle doppie cancellate. Poi… una cosa ha fuso buona parte delle pareti di ceramica. Sembrava un laser o qualcosa di simile.
Il generale si fece molto pallido. — Ma che cosa stava cercando di entrare qui dentro?
Il dottor T’mwarba guardò Rydra.
Il Macellaio si alzò in piedi, appoggiandosi alla spalla di lei. — Un paio dei più ingegnosi modelli di mio padre, primi cugini del TW-55. Dovrebbero essercene almeno sei, in posizioni non molto eminenti, nello staff dell’intero Quartier Generale. Ma non dovete più preoccuparvi per loro.
— Allora apprezzerei molto — sillabò lentamente il generale — che veniste nel mio ufficio e mi spiegaste cosa diavolo è successo.
— No. Mio padre non era un traditore, generale. Desiderava semplicemente fare di me il più potente agente segreto dell’Alleanza. Ma non è l’arma che conta; piuttosto, la conoscenza di come usarla. Gli Invasori l’avevano, e quella conoscenza è Babel-17.
— Va bene. Voi potreste anche essere Nyles Ver Dorco. Ma questo rende ancora più confuse certe cose che credevo di aver capito soltanto un’ora fa.
— Non lo fate parlare troppo — intervenne T’mwarba. — Lo sforzo che il suo sistema nervoso…
— Mi sento perfettamente bene, dottore. I miei riflessi sono superiori a quelli di un uomo normale, e ho ormai riacquistato completamente il controllo delle mie possibilità, fino alla velocità di crescita delle mie unghie. Mio padre era un uomo pignolo.
Il generale Forester appoggiò il tallone dello stivale contro lo spigolo del tavolo. — È meglio che lo lasciate proseguire, dottore. Perché se io non capisco tutta questa faccenda entro i prossimi cinque minuti, vi sbatto tutti in una cella.
Mio padre aveva appena iniziato il suo lavoro di confezionare spie, quando ebbe l’idea. Mi aveva offerto il corpo migliore che poteva produrre. Poi mi lanciò in territorio nemico con la speranza che io scatenassi la più grande confusione. E feci infatti molti danni, prima che gli Invasori mi catturassero. Un’altra cosa di cui il babbo si accorse fu che avrebbe certo fatto rapidi progressi con le nuove spie, e che forse queste mi avrebbero facilmente superato… il che era perfettamente vero. Non ho bisogno di parlare del TW-55 per fare esempi. Ma a causa di… immagino che si trattasse di un orgoglio familiare, volle mantenere il controllo delle operazioni delle nuove spie in famiglia. Ogni spia fabbricata ad Armsedge può ricevere radiocomandi attraverso una chiave prestabilita. E inserita nel mio midollo spinale c’è una trasmittente iperstatica i cui componenti sono in massima parte composti di materie elettroplastiplasmatiche. Ora non importava più di quanto sarebbero diventate complesse le nuove spie: io avrei sempre mantenuto su di loro un controllo primario. Negli ultimi anni, diverse migliaia di esse sono state liberate nel territorio degli Invasori. Fino al momento in cui io sono stato catturato, formavamo una vera forza distruttiva.
— Ma perché gli Invasori non vi uccisero? — volle sapere il generale. — Oppure avevano scoperto come rivoltare questo intero esercito di spie contro noi stessi?
— Scoprirono che io ero un’arma dell’Alleanza. Ma la trasmittente iperstatica si dissolve in certe condizioni, e viene eliminata con le materie di scarico del corpo. Mi occorrono quasi tre settimane per formarne nel midollo una nuova. Così gli Invasori non si accorsero mai che io avevo il controllo degli altri. Ma avevano appena scoperto la loro arma segreta, Babel-17. Mi procurarono un’amnesia e non mi lasciarono altra via di comunicazione all’infuori di Babel-17, poi mi permisero di fuggire da Nueva-Nueva York nel territorio dell’Alleanza. Non ricevetti nessuna istruzione diretta per sabotarvi. Ma con i poteri che possedevo, il contatto con le altre spie si rafforzò dolorosamente e lentamente. E iniziò la mia vita di sabotatore mascherato da criminale. Come, o perché, ancora lo ignoro.
— Questo penso di potervelo spiegare io, generale — disse Rydra. — Si può programmare un calcolatore perché faccia degli errori e questo non incrociando a caso dei fili, ma bensì manipolando il “linguaggio” che gli è stato insegnato per “pensare”. La mancanza della parola io esclude ogni processo autocritico. In altre parole, ciò elimina ogni coscienza del procedimento simbolico, che è il modo in cui noi distinguiamo fra la realtà e la nostra espressione della realtà.
— Cosa significa?
— Gli scimpanzé — intervenne il dottor T’mwarba — possiedono riflessi sufficientemente coordinati per imparare a guidare un’automobile, e sono intelligenti al punto da distinguere fra una luce rossa e una verde. Ma una volta imparato, non possono più tornare indietro, perché quando la luce diventerà verde, loro guideranno l’auto contro un muro se di colpo se lo troveranno davanti, e quando la luce diventerà rossa si fermeranno nel mezzo di un incrocio, anche se un autocarro starà venendo a investirli. Perché non possiedono il processo simbolico.
— Comunque — proseguì Rydra — una lingua come Babel-17 conteneva a priori un programma prestabilito per tramutare il Macellaio in un criminale e un sabotatore. Se si abbandona qualcuno privo di memoria in un paese straniero, senza alcuna conoscenza all’infuori dei nomi di certi attrezzi e di certe macchine, non c’è da stupirsi se costui si trasforma in un meccanico. Manipolando con attenzione la sua lingua, lo si può facilmente trasformare in un marinaio, o in un artista. Babel-17 è una lingua talmente esatta e analitica da assicurare la padronanza tecnica di ogni situazione da affrontare. E la mancanza della parola io elimina completamente dal cervello l’idea che possa esistere un modo più utile di guardare le cose.
— Volete dire che questa lingua potrebbe spingere chiunque a rivoltarsi contro l’Alleanza? — chiese il generale.
— Be’, — rispose Rydra — tanto per incominciare, la parola che in Babel-17 significa Alleanza, tradotta letteralmente in inglese, diventa: uno-che-ha-invaso. Come vedete è un insieme di quelle astuzie diaboliche programmate in questa lingua. Pensando in Babel-17 diventa così perfettamente logico anche il fatto di tentare di distruggere la propria nave e di auto-ipnotizzarsi per non riuscire a scoprire ciò che si sta facendo.
— Tu eri la spia! — esclamò T’mwarba.
Rydra annuì. — Babel-17 programma nella mente di chiunque l’impari una personalità schizoide, rinforzata dall’auto-ipnosi, che praticamente toglie al soggetto ogni inibizione distruttiva perché in questa lingua ogni cosa è “giusta”. Questa personalità ha dunque il desiderio generico di distruggere l’Alleanza a ogni costo, e al tempo stesso si mantiene celata alla coscienza finché non è forte abbastanza per prendere il sopravvento. Questo è quello che è successo a noi. Senza l’esperienza del Macellaio prima della cattura, noi eravamo incapaci di tenere sotto controllo le nostre personalità, anche se potevamo arrestare ogni loro atto distruttivo.
— Ma per quale motivo non sei stata dominata completamente? — chiese T’mwarba.
— Non avevano considerato la mia “abilità”, Mocky — disse Rydra. — Io l’ho analizzata con Babel-17 e tutto è stato molto semplice. Il sistema nervoso di un essere umano emette segnali radio. Ma servirebbe un’antenna che coprisse parecchi chilometri quadrati di superficie per riuscire a captare qualcosa di sensato in questa emissione. In effetti, l’unica cosa che possegga un’area di tale sviluppo è il sistema nervoso di un altro essere umano. Entro certi limiti, è una cosa che succede a tutti, ma solo a poche persone come me succede di possedere un migliore controllo su questo talento. Le personalità schizoidi non sono poi così forti, e io possiedo anche un certo controllo sulle mie emissioni. Così mi sono messa a disturbare quello che loro percepivano.