Calli bofonchiò. — Se volete vedere il mio Tre, seguitemi.
Rydra sospirò accomodante, e il doganiere si infilò dietro a loro.
— Ehi, scemo, girati.
Il ragazzo che si voltò sullo sgabello del bar poteva avere diciannove anni.
Il doganiere pensò subito a un groviglio di bende metalliche. Calli era un uomo grande e grosso, dall’aspetto in fondo rassicurante…
— Capitano Wong, questo è Ron, il migliore Tre che sia mai uscito dal Sistema Solare.
… Ma Ron era piccolo, magro, fisicamente affilato e inquietante: i muscoli del petto sembravano lamine metalliche dissimulate sotto una pelle di cera; lo stomaco e il ventre corrugati rigidamente, le braccia come cavi intrecciati. Perfino i muscoli facciali sporgevano sui lati posteriori delle mascelle, inturgiditi, quasi cozzando ad angolo inusitato contro i due separati cordoni del collo. I capelli erano stopposi e spettinati, gli occhi di zaffiro, ma l’unico intervento di chirurgocosmesi evidente era costituito dalla rosa che gli cresceva rigogliosa sulla spalla. Lanciò un rapido sorriso e si toccò la fronte con l’indice in segno di saluto. Le sue unghie erano rosicchiate fino alla carne, su dita simili a frammenti annodati di corda bianca.
— Il Capitano Wong sta cercando un equipaggio.
Ron si mosse sullo sgabello, sollevando leggermente la testa; tutti i muscoli del suo corpo si mossero insieme come serpenti nel latte.
Il funzionario della Dogana vide gli occhi di Rydra spalancarsi. Non comprendendo quella sua reazione, decise di ignorarla.
— Non abbiamo più il nostro Uno — mormorò Ron. Di nuovo quel suo sorriso rapido e triste.
— Ma supponendo che io ve ne trovassi un altro?
I due Navigatori si scambiarono un’occhiata.
Calli si girò verso Rydra, soffregandosi una narice con il pollice. — Capitano, voi sapete come funziona un trio come il nostro…
Rydra sollevò la destra e l’incrociò con l’altra mano, stringendola. — Così, dovete essere. Naturalmente la mia scelta è soggetta alla vostra approvazione.
— Be’, è molto difficile per qualcun altro…
— È impossibile, lo so. Infatti la scelta sta a voi. Io posso solo dare suggerimenti. Ma i miei suggerimenti sono sempre maledettamente buoni. Cosa rispondete?
Il pollice di Calli si spostò dal naso al lobo dell’orecchio. Sospirò — Non potreste farci un’offerta migliore.
Rydra fissò Ron.
Il ragazzo sollevò un piede sullo sgabello, poi, abbracciandosi il ginocchio, la squadrò da sopra la rotula. — Io dico, vediamo chi suggerite.
Lei annuì. — Giusto.
— Lo sapete, i lavori per un trio spezzato non sono facili. — Calli pose una mano sulla spalla di Ron.
— Sì, ma…
Rydra levò lo sguardo verso l’alto. — Ora guardiamo l’incontro.
Accanto a loro, altra gente alzò gli occhi. Ai tavoli, i clienti seduti inclinarono gli schienali dei loro sedili e si distesero comodamente.
Il boccale di Calli mandò un rumore secco sul banco. Ron alzò entrambi i piedi sullo sgabello e si appoggiò all’indietro contro il banco.
— Ma che cosa stanno guardando? — chiese il doganiere. Rydra gli pose una mano sul collo e gli solleticò la nuca; lui si mise a ridere e inconsciamente sollevò la testa. Allora il respiro gli si mozzò in gola.
Il globo fumoso appeso nella cripta si era acceso di luci colorate. Tutt’intorno la sala si era oscurata. Migliaia di watt si accesero nei riflettori e illuminarono la sfera, rimbalzando sui visi sottostanti mentre il fumo contenuto nel globo svaniva lentamente.
— Cosa sta succedendo? — domandò il doganiere. — È la dentro che combatteranno…?
Rydra si mosse ancora, sfiorandogli leggermente la bocca con una mano, e lui quasi ingoiò la propria lingua; ma si acquietò.
E il Drago d’Argento comparve nella sfera, le ali mulinanti nel fumo, le piume argentee affilate come lame, i larghi fianchi scattanti ricoperti di scaglie; il suo corpo alto tre metri ondeggiò e si contorse nel campo antigravitazionale. Le palpebre d’argento scoprirono gli occhi verdi, mentre le labbra dello stesso colore si increspavano in un sogghigno. — È una donna! — sussurrò il doganiere.
Un tamburellare ritmico di dita schioccanti salì in segno di apprezzamento dal pubblico sottostante.
Poi il fumo si agitò ancora nel globo…
— Quello è il nostro Ottone! — esclamò Calli.
… E Ottone sbadigliò lentamente, scuotendo il capo, e i denti a sciabola scintillarono, i muscoli guizzarono sulle spalle e lungo il corpo; artigli di ottone lunghi una dozzina di centimetri uscirono dai morbidi cuscinetti gialli che sostituivano le dita. Un fascio di bande metalliche gli ricopriva il ventre e la coda irta di punte batteva contro la parete della sfera. La folta criniera, tagliata corta per non offrire presa all’avversario, ondeggiava come acqua dorata.
Calli afferrò la spalla del doganiere. — Schiocca le tue dita, uomo! Quello è il nostro Ottone!
Il doganiere, che non era mai stato capace di farlo, si ruppe quasi una mano.
Il globo fiammeggiò rosso. I due piloti si squadrarono, da due estremità opposte della sfera. Le voci si zittirono. Il doganiere abbassò lo sguardo sulle persone che lo circondavano e incontrò tutti i loro volti tesi verso l’alto. Il Navigatore Tre era appollaiato in posizione fetale sullo sgabello del bar. Rame ambiguo; anche Rydra abbassò gli occhi sulle braccia sottili e sulle cosce striate del ragazzo con la rosa sulla spalla.
Sopra, i due contendenti si curvarono, tesi, ondeggianti. Un improvviso movimento del Drago, e Ottone si spinse indietro, poi dalla parete si lanciò in avanti. Il doganiere si afferrò a qualcosa.
I due corpi si urtarono, si intrecciarono, urtarono contro una parete e rimbalzarono. Il pubblico cominciò a battere i piedi. Braccio contro braccio, le gambe intrecciate fra di loro, di colpo Ottone volteggiò lontano dal Drago e fu scagliato contro la parete superiore dell’arena. Scuotendo il capo, si raddrizzò. Sotto, attento, il Drago si girò con una piroetta, agitando eccitato le ali. Ottone si staccò dalla parete, fece un mezzo giro con il corpo, e colpì il Drago con i piedi giunti. Lei vacillò all’indietro, flagellando l’aria con le ali. I denti a sciabola di Ottone mancarono il colpo con uno schiocco secco.
— Che cosa stanno cercando di fare? — chiese con un sussurro il doganiere. — Come si può capire chi sta vincendo? — Guardò di nuovo in basso. La cosa che poco prima aveva afferrato era la spalla di Calli.
— Quando uno dei due riesce a lanciare l’altro contro una parete e a toccare con un braccio o con una gamba, di rimbalzo, la parete opposta — gli spiegò Calli senza neppure abbassare lo sguardo — è una caduta, cioè un punto segnato.
Il corpo del Drago d’Argento scattò all’improvviso come una molla spezzata e Ottone schizzò lontano, andando a colpire la parete della sfera. Ma mentre lei arretrava per il contraccolpo, pronta ad assorbire l’urto contro l’altra parete con una gamba, perse l’equilibrio e anche l’altra gamba sfiorò la superficie trasparente.
Tutti avevano trattenuto il respiro nella sala, e ora si alzavano qua e là schiocchi incoraggianti. Ottone fu di nuovo all’attacco, la colpì e la sospinse contro la parete, ma il suo rimbalzo fu troppo brusco e anche lui toccò la parete con entrambe le gambe e un braccio.
Ancora una torsione al centro della sfera. Il Drago ringhiò, si tese fino allo spasimo, scosse la scaglie. Ottone la fissò quasi sdegnoso, trapassandola con i suoi occhi simili a due monete d’oro, e con un colpo di reni si spinse all’indietro, poi in avanti. Lei vacillò sotto il colpo della sua spalla e andò a urtare il globo. Ottone rimbalzò lentamente, toccò con una mano la parete opposta e si diede una leggera spinta.