Выбрать главу

— No, ma io non vado in giro a sollevare ogni sasso per vedere cosa ci sta sotto. — Subito però Cordelia s’accorse di essersi spinta troppo in là. Con uno sforzo diede un taglio alle sue emozioni. Non era lecito procurare ad Aral nuovi nemici proprio nel momento in cui si accollava un incarico gravoso.

Assumendosi le sue responsabilità di cavalier servente, Vorpatril cominciò: — Capitano, non come fra lei e…

— Non… ci presenti, Lord Vorpatril — lo interruppe Cordelia. — Questo non farebbe che crearci ulteriore imbarazzo. — Si prese la radice del naso fra il pollice e l’indice, chiuse gli occhi e cercò qualche parola più conciliante. E pensare che mi vantavo di come sapevo controllare il mio temperamento. Guardò le facce ostili dei due uomini che aveva davanti.

— Capitano, signori… Lord, anzi — si corresse, deducendo il loro titolo dal fatto che avevano il padre in sala fra i Conti. — Le mie parole sono state sconsiderate e rudi; non dovevo intromettermi in una conversazione privata. Desidero ritirarle, e vi faccio le mie scuse. Molto umilmente.

— È il minimo! — sbottò il giovane Lord.

Il fratello maggiore aveva più autocontrollo e rispose, celando la riluttanza: — Accetto le sue scuse, signora. Presumo che il tenente sia un suo parente. Se le mie osservazioni sono state offensive per lei, le domando scusa.

— E io accetto le sue scuse, capitano. Anche se il tenente Koudelka non è un parente ma solo il… mio secondo più caro nemico. — Fece una pausa e i due la guardarono accigliati, senza capire se stesse facendo dell’ironia. — Vorrei chiederle un favore, comunque, signore. Non lasci che osservazioni come quelle giungano agli orecchi dell’ammiraglio Vorkosigan. Koudelka era uno dei suoi ufficiali a bordo della Generale Vorkraft, ed è stato colpito da un distruttore neuronico mentre si batteva per difenderlo, durante l’ammutinamento dell’anno scorso. Lui lo ama come un figlio.

Il capitano s’era placato, anche se Droushnakovi lo fissava come se avesse un sapore di veleno in bocca. Le sorrise appena. — Sta dicendo che potrei essere trasferito in servizio di guardia all’Isola Kyril?

Cos’era l’Isola Kyril? Qualche lontana e scomoda assegnazione, probabilmente. — Io… ne dubito. Non è da lui usare la sua autorità per una rivalsa personale. Dico solo che questo lo farebbe soffrire inutilmente.

— Signora. — Con un cenno del capo l’uomo concluse la conversazione, fin troppo sconcertato da quella strana donna dal semplice abito liscio, così fuori posto in una galleria dove tutti facevano sfoggio d’eleganza. Lui e il fratello si volsero a guardare in sala, e mantennero un accurato silenzio nei venti minuti successivi, finché la cerimonia si concluse. I partecipanti e la folla che occupava la galleria uscirono a incontrarsi nel grande vestibolo fuori dalla camera del Consiglio.

Cordelia trovò Vorkosigan, con Koudelka al fianco, che parlava col padre e con un uomo anziano vestito anch’egli come un Conte. Vorpatril la consegnò a destinazione e scomparve, e suo marito la salutò con un sorriso stanco.

— Mia cara, spero che non ti sia annoiata troppo. Permettimi di presentarti il Conte Vorhalas. L’ammiraglio Rolf Vorhalas era il suo fratello più giovane. Non possiamo trattenerci molto. Fra poco è in programma il pranzo, in privato, con la Principessa e il Principe Gregor.

Il Conte Vorhalas s’inchinò profondamente sulla sua mano. — Milady, sono onorato.

— Anche per me è un piacere, Conte. Io… ho visto solo una volta suo fratello, brevemente. L’ammiraglio Vorhalas mi ha però colpito, come uomo di indiscutibile valore. — E se non l’avessi mai visto ne sarei stata colpita ancor più favorevolmente. Con la mano in quella del vecchio si sentì a disagio, ma in lui non sembrava esserci alcuna animosità personale.

— Grazie, milady. Tutti noi la pensiamo così. Ah, ecco laggiù i miei ragazzi. Ho promesso che li avrei presentati al Reggente. Evon freme per avere un posto fra il suo personale, ma gli ho detto che dovrà meritarselo. Vorrei che Carl avesse altrettanto interesse per il Servizio. Mia figlia sarà gelosa di loro. Lei ha messo in agitazione le nostre ragazze, sa, milady.

Il vecchio s’allontanò in fretta per chiamare i suoi figli. Oh, Dio, pensò Cordelia, devono essere proprio loro… sì.

I due uomini che erano stati seduti davanti a lei in galleria le furono presentati. Entrambi erano impalliditi, e stringendole la mano s’inchinarono nervosamente.

— Ma voi vi siete già conosciuti — osservò Vorkosigan. — Ho visto che parlavate, in galleria. Che argomento avete trovato da discutere con tanta animazione, Cordelia?

— Oh… platetologia. Zoologia. E galateo barrayarano, anche. Una chiacchierata a vasto raggio. Abbiamo imparato gli uni dagli altri qualcosa di utile, direi. — Sorrise, e nel guardarli non batté ciglio.

Il capitano Evon Vorhalas, senza mascherare un certo disagio, aggiunse: — Sì. Io ho… imparato una lezione che non dimenticherò mai, milady.

Vorkosigan stava continuando le presentazioni. — Capitano Vorhalas, Lord Carl, il tenente Koudelka.

Quest’ultimo, carico di microdischi, con sottobraccio oltre al suo bastone anche quello decoratissimo di comandante in capo delle forze armate consegnato a Vorkosigan dopo il suo giuramento come Reggente, incerto se stringere loro la mano o inchinarsi cercò di fare lo stesso entrambe le cose e parecchi oggetti gli caddero. Ci fu un generale sfoggio di premura nel raccoglierli, e Koudelka si chinò goffamente anch’egli, rosso in viso. Lui e Droushnakovi misero una mano nello stesso momento sul suo bastone da passeggio.

— Non ho bisogno del suo aiuto, signorina! — le sibilò Koudelka sottovoce, e lei si rialzò al fianco di Cordelia, rigidamente.

Il capitano Vorhalas gli riconsegnò alcuni dischetti. — Mi scusi, signore — disse Koudelka. — Grazie.

— Di nulla, signor tenente. Sa, io stesso sono stato sfiorato da un distruttore neuronico, una volta. Un ricordo che mi fa ancora gelare il sangue. Lei è un esempio per tutti noi.

— Io… ho avuto buone cure, signore.

Cordelia, che sapeva bene quanto avesse sofferto durante quelle «buone cure», si limitò a un lieve sorriso, soddisfatta. Prima che ognuno andasse per i fatti suoi si fermò un momento davanti a Evon Vorhalas.

— È stato un piacere conoscerla, capitano. Credo che farà strada nella sua carriera… e non in direzione dell’Isola Kyril.

Un po’ accigliato, Vorhalas le sorrise. — È un augurio che faccio senz’altro anche a lei, milady. — Si salutarono con un cauto cenno del capo; poi Cordelia si volse, Vorkosigan le offrì il braccio e si avviarono insieme verso il resto del loro programma per quel giorno, affiancati da Koudelka e da Droushnakovi.

L’Imperatore di Barrayar cadde in coma una settimana dopo, ma la sua ultima scintilla di vita non si spense che sei giorni più tardi. Aral e Cordelia furono tirati giù dal letto nelle prime ore del mattino, a Casa Vorkosigan, dall’arrivo di un alfiere mandato dalla Residenza Imperiale con un semplice messaggio a voce: — I dottori credono che il momento sia giunto, signore. — Si vestirono in fretta e l’alfiere li scortò a palazzo fino alla sfarzosa camera che Ezar aveva scelto per il suo ultimo mese di vita, dove i preziosi soprammobili d’antiquariato facevano mostra di sé a fianco di scatole di medicinali e apparecchiature mediche.

La stanza era piena di gente silenziosa. Oltre al medico personale del vegliardo e alle infermiere c’erano Vortala, il Conte Piotr, La Principessa Kareen e il Principe Gregor, una decina di ministri e numerosi alti personaggi legati alla famiglia Vorbarra. La loro veglia in piedi, rotta solo da qualche sussurro, durò quasi un’ora prima che la pallida figura che giaceva sul letto a baldacchino scivolasse, quasi impercettibilmente, in un’immobilità ancor più totale. Il medico controllò i monitor e poi, ligio alle formalità, tastò il polso esangue e disse la frase di rito: — Signori, sua Altezza Imperiale Ezar Vorbarra, nostro sovrano, è appena spirato. Che Dio accolga la sua anima immortale. — Cordelia aveva comunque notato che non c’erano preti di nessuna religione. La scena le sembrava troppo macabra per farvi assistere un bambinetto di quattro anni, ma il protocollo esigeva implacabilmente la presenza dell’erede. Senza fretta e uno alla volta, a cominciare da Vorkosigan, tutti i presenti poggiarono un ginocchio al suolo davanti a Gregor, e con brevi parole rinnovarono a lui il loro giuramento di fedeltà.