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— Sono pronta a tutto. Ma i ragazzi non avranno più tanta voglia di scherzare quando Drou ne avrà sbattuti giù un paio. Io credo che possa farlo… su Colonia Beta quella ragazza avrebbe già i gradi di ufficiale e un comando. Qui deve sprecare il suo talento naturale ciondolando attorno a me tutto il giorno. Se non sarà all’altezza… be’, vuol dire che non è in grado di difendermi, no? — Lo guardò negli occhi.

— Giusta osservazione. Dirò a Koudelka di assegnarla, almeno per il primo match, contro un uomo della sua stessa taglia. In termini di peso appartiene alla categoria inferiore.

— È più alta di te.

— Qui conta il peso. Io suppongo di avere qualche chilo di muscoli più di lei. Comunque, i tuoi desideri sono ordini per me. O-uch! — Si alzò in piedi e andò al tavolino di Koudelka, che stava battendo la lista degli accoppiamenti su un minischermo portatile. Cordelia non poté sentire cosa si dicevano, dall’altra parte del giardino, ma dai gesti e dalle espressioni le parve di poter ricostruire il dialogo a questo modo. Araclass="underline" «La mia signora vuol far partecipare anche la signorina Droushnakovi.» Kou: «Eh? Una donna? Dico, vuole far salire una femmina sul ring, contro gli uomini?» Araclass="underline" «Così pare.» Kou: «Questi fanno già un baccano d’inferno. Il chiasso si sentirà anche fuori. E poi qui c’è gente che non scherza. Il sergente Bothari la metterà sotto…» Araclass="underline" «Mmh, spero che tu intenda il gesto sportivo, e non l’altro, tu sai quale.» Kou: «Si tolga quel sorriso dalla faccia, Vorkosigan. Senta, se vuole la mia opinione…» Araclass="underline" «La mia signora insiste. Tu sai che ho le mani legate.» Kou: «Oh, be’, come le pare.» Cordelia lo vide annotare il nome. Transazione completata. Il resto spetta a te, Drou.

Vorkosigan tornò da lei. — Tutto sistemato. Comincerà contro uno degli uomini di mio padre.

Droushnakovi riapparve con indosso pantaloncini al ginocchio, maglietta e scarpe di gomma, la tenuta più vicina a quella degli uomini che il suo guardaroba potesse fornire. Il Conte uscì di casa e andò a consultarsi col suo caposquadra, il sergente Bothari; poi trovò un posto dove scaldarsi le ossa al sole, su una panca non distante dal sofà. Gli incontri cominciarono, e il primo si concluse con una vittoria ai punti. Il perdente andò a farsi medicare un’escoriazione, seguito dai fischi della squadra avversaria.

— Ehi, che significa? — esclamò Piotr quando Koudelka chiamò la seconda coppia e a salire sul ring furono Droushnakovi e uno dei suoi uomini. — Stiamo importando le usanze betane, adesso?

— La ragazza ha una grossa esperienza sportiva alle spalle — gli rispose Vorkosigan. — Inoltre ha bisogno di tenersi in allenamento quanto gli altri. Il suo lavoro è ancor più importante del loro.

— Sicuro, e poi vorrai far entrare le donne nel Servizio, magari — brontolò Piotr. — Dove andremo a finire, di questo passo? Ecco cosa mi piacerebbe sapere.

— Cosa ci sarebbe di sbagliato, con le donne nel Servizio? — lo stuzzicò Cordelia, non resistendo alla tentazione.

— Ci sarebbe che non è… militare! — sbottò il vecchio.

— «Militare» è qualunque cosa riesca a vincere una guerra, direi. — Cordelia sorrise blandamente. Un piccolo amichevole sorriso d’avvertimento di Vorkosigan la trattenne dal lanciare ancora qualche frecciatina.

Ma non fu necessario insistere. Piotr tornò a voltarsi verso i suoi lottatori, limitandosi a mugolare: — Ummpfh!

L’uomo del conte sottovalutò la sua avversaria affrontandola con noncuranti saltelli, e allorché uno sgambetto lo mandò al tappeto parve attribuirlo a un suo errore di distrazione. Quando si rialzò era molto più concentrato. Gli spettatori fecero udire fischi, commenti e risatine. I due contendenti si allacciarono per le braccia, rotolarono sul ring e dopo tre o quattro contorsioni l’uomo riuscì a spingere sul tappeto le scapole di Droushnakovi.

— Koudelka ha contato troppo in fretta, non è sembrato anche a te? — commentò Cordelia dopo la decisione arbitrale, mentre l’uomo del conte lasciava alzare la bionda.

— Mmh. Forse — concesse Vorkosigan, senza compromettersi.

— Ho notato che Drou non affonda i colpi al massimo. Non potrà farcela con quell’avversario, se continua a essere così indecisa.

Durante il secondo ingaggio, quello che avrebbe potuto portare al fatale due-su-tre, Droushnakovi applicò con successo una presa al braccio che mise l’uomo a mal partito, ma nel momento cruciale lasciò che l’altro le scivolasse via con una contorsione.

— Oh, che peccato — la compatì allegramente il Conte Piotr.

— Dovevi insistere fino a spezzargli il braccio, Drou! — gridò Cordelia, lasciandosi coinvolgere quanto gli altri. Subito dopo, il lottatore del Conte non riuscì a evitare che uno sgambetto lo mandasse di nuovo al suolo e reagì con un calcio all’inguine che Droushnakovi ammortizzò con una mano. — Questo è irregolare! Arbitro! — gridò Cordelia. Ma Koudelka, che si muoveva appoggiandosi al suo bastone, lasciò correre. Tuttavia Droushnakovi si gettò sull’avversario prima che si rialzasse e lo uncinò al collo con un braccio, schiacciandolo a pancia sotto con tutto il suo peso. Il volto dell’uomo cominciò a diventare paonazzo.

— Perché non batte la mano sul tappeto? — domandò Cordelia.

— Preferirebbe morire soffocato — replicò Aral. — Almeno così non dovrebbe affrontare i commenti dei suoi compagni.

Droushnakovi stava indugiando troppo, come incerta, mentre l’altro strabuzzava gli occhi nelle orbite. Cordelia capì che il braccio di lei avrebbe rilassato la pressione contro la gola, e balzò in piedi. — Strangolalo, Drou! Non mollarlo, dannazione! Non lasciartelo scappare! — La bionda la sentì e rafforzò la presa. Il volto dell’avversario assunse una sfumatura bluastra.

— Lo tolga di lì, Koudelka — si decise a dire Piotr, scuotendo malinconicamente la testa. — Stasera è di servizio. — L’arbitro prese atto che si trattava di un ritiro chiesto ufficialmente, e assegnò il match a Droushnakovi.

— Ottimo incontro, Drou! — si congratulò Cordelia battendole una mano su una spalla, quando la ragazza scese dal ring. — Ma devi essere più aggressiva. Libera i tuoi istinti omicidi.

— Sono d’accordo — disse inaspettatamente Vorkosigan. — La piccola esitazione che hai mostrato potrebbe avere conseguenze fatali… e non solo per te. — La guardò negli occhi. — Qui stai facendo pratica per la realtà, anche se tutti preghiamo che non debba mai essercene bisogno. Il fatto di agire col massimo della violenza dev’essere una reazione automatica.

— Sì, signore. Ci proverò, signore.

L’incontro successivo vide salire sul ring il sergente Bothari, che schienò il suo avversario due volte di seguito in poche mosse. Lo sconfitto tornò fra i compagni massaggiandosi le reni con una smorfia. Nella mezzora che seguì ci furono altri sei incontri; gli ottavi di finale terminarono e subito cominciarono i quarti. Il primo incontro toccò a Droushnakovi, stavolta contro uno degli uomini di Illyan. I due contendenti si unirono in una presa in piedi, tenendosi per le braccia e tentando alcune mosse. Mentre erano sotto sforzo l’uomo disse una spiritosaggine offensiva che scatenò le risate del pubblico. Irritata e distratta, Droushnakovi si lasciò sbilanciare e finì con la schiena al tappeto.

— Hai visto cosa le ha fatto quello! — gridò Cordelia ad Aral. — È stato uno sporco trucco!

— Mmh. Non era uno degli otto colpi proibiti, però. Non puoi pretendere che sia squalificato. Comunque… — Vorkosigan richiamò l’attenzione di Koudelka e chiese un time-out. Poi accennò a Droushnakovi di venire a bordo ring per una breve consultazione.

— La scortesia del tuo avversario è stata antisportiva — le disse a bassa voce. La ragazza aveva le labbra strette ed era rossa in faccia. — Però, come rappresentante della Contessa Vorkosigan, mia moglie, un insulto fatto a te è un insulto fatto a lei. Un brutto precedente. È mio desiderio che il tuo avversario non lasci il ring coi suoi piedi. In che modo, è un problema tuo. E smettila di preoccuparti delle ossa rotte, — aggiunse, con noncuranza.