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— Noi tre siamo i soli superstiti della Generale Vorkraft - rispose Vorkosigan. — Questo è un legame, suppongo. Inoltre, Koudelka e il sergente vanno piuttosto d’accordo. Forse perché lui risveglia in Bothari una specie di istinto paterno. È un ragazzo giovane, intelligente anche se immaturo, e per quelli della nostra generazione è facile vederlo come un figlio, più che un amico… ma questo non glielo dica. Lo metterebbe a disagio. Comunque, vorrei che fosse venuto a consigliarsi con me.

— Be’, Bothari ha fatto quello che poteva — proseguì Illyan. — Lo ha portato a nuotare nelle sole acque che conosce, in un posto dove dal suo punto di vista devono esserci evidentemente dei lati apprezzabili. È economico, non si perde troppo tempo, e nessuno fa domande. Inoltre è l’opposto dell’ambiente in cui lo aveva preso l’ammiraglio Vorrutyer a suo tempo. Nessuna sgradevole associazione mentale. A detta di Kou, la donna che Bothari frequenta d’abitudine è brutta almeno quanto lui. Sembra che gli piaccia perché durante l’intimità non emette alcun suono. Cosa significa questo per lui, penso che sia abbastanza chiaro.

«Una volta in quella casa, pare che Kou si sia preso a parole con uno dei gestori, e che abbiano dovuto separarli. Bothari dice che Kou aveva chiesto una ragazza giovane, e l’uomo gli ha portato una bambina di nove anni, fraintendendo i suoi gusti in modo offensivo per lui. Più tardi, quando Bothari aveva già fatto e finito, Kou era ancora al piano di sopra a chiacchierare con un’altra tenutaria della casa, che gli offriva una dopo l’altra un assortimento di femmine esperte in variazioni di alcune delle quali lui non aveva mai sentito parlare. Da ultimo, Kou non ne ha fatto nulla ed è sceso di nuovo nell’atrio, dove Bothari lo stava aspettando.

«Subito dopo i due uomini e questa tenutaria hanno avuto una discussione circa il pagamento, sulla base del fatto che la donna affermava di aver dedicato a Kou più tempo che a quattro clienti. Tutto questo non è nel rapporto ufficiale, sia chiaro. Kou le ha offerto un pagamento parziale, ma a quanto dice Bothari l’altro gestore si è intromesso nella discussione e gli animi sono tornati ad accendersi. C’è stato un certo disordine, ma alla fine Koudelka e Bothari hanno raggiunto la strada.

— La prima domanda che sorge spontanea — disse Vorkosigan, — è se siano stati aggrediti per ordine dei gestori di quel locale.

— A quanto mi è dato di sapere, no. Appena localizzata la casa l’ho fatta circondare e ho interrogato il gestore e la sua collega con il penta-rapido. Forse non avrei avuto neppure bisogno di drogarli, perché erano terrorizzati a morte. Quella gente è abituata alle guardie municipali del Conte Vorbohn, con le quali hanno collusioni o che li ricattano, o viceversa. Sotto penta-rapido hanno confessato una quantità di crimini più o meno rilevanti, nessuno dei quali era di qualche interesse per noi… fra parentesi, vuole che passi quei due alla polizia municipale?

— Mmh. Se sono innocenti dell’aggressione, limitiamoci a tenerli in pugno con ciò che sappiamo. Magari Bothari vorrà tornare là, un giorno o l’altro. Sanno per quale motivo sono stati interrogati?

— No, ovviamente! I miei uomini agiscono in modo pulito. Noi lavoriamo per raccogliere le informazioni, non per darle.

— Mi scusi, capitano. Avrei dovuto pensarci. Prosegua, prego.

— Bothari e Koudelka hanno lasciato la casa circa alla una del mattino, a piedi, ma nei vicoli intorno al caravanserraglio hanno imboccato una strada sbagliata. Il sergente si incolpa di questa sua distrazione. Entrambi dicono di aver notato movimenti furtivi nel buio per una decina di minuti prima dell’aggressione, cosicché pare che siano stati seguiti, e poi fatti innervosire e praticamente spinti in una stradicciola chiusa fra due alti muraglioni. Qui si sono trovati con sei individui davanti e altri sei alle spalle.

«Bothari ha estratto il suo storditore e sparato, abbattendo tre di loro prima che gli altri gli piombassero addosso. Qualcuno laggiù si è svegliato con la testa in brutte condizioni, stamattina. Kou aveva il suo bastone-spada, ma nient’altro.

«Bothari ha abbattuto un altro paio di avversari dopo aver perduto lo storditore, quindi l’arma è stata usata contro di lui, e mentre giaceva al suolo hanno cercato di ammazzarlo di botte. Fino a quel momento Koudelka aveva usato il bastone come un semplice bastone, ma per soccorrere Bothari ha deciso di sfoderare la lama. Ora dice che vorrebbe non averlo fatto, perché gli aggressori hanno cominciato a ringhiare: Un Vor! Un Vor! E allora le cose si sono messe davvero male.

«Ne ha colpiti due; poi uno di loro ha opposto alla spada un bastone elettrico e lo spasmo gli ha fatto perdere coscienza per qualche momento. I cinque rimasti in piedi gli sono balzati addosso e gli hanno spezzato le gambe, all’altezza dei ginocchi. Kou mi ha chiesto di dirvi che non è stato doloroso come si può credere. Dice che prima di farlo gli avevano messo fuori uso i nervi con quelle scosse elettriche, e che il suo corpo era privo di sensibilità. Non so se questo sia vero.

— È difficile dirlo, con Kou — annuì Vorkosigan. — Ha l’abitudine di nascondere il dolore. È quasi una seconda natura. Continui.

— Devo fare un passo indietro, ora. Il mio uomo assegnato alla protezione di Kou lo aveva seguito, pur tenendosi a distanza. Ma non aveva esperienza della zona, e non era vestito in modo adatto. Kou aveva due biglietti per uno spettacolo musicale, in centro, e fino alle dieci di sera tutti credevano che fosse là. Il mio uomo si è addentrato nel quartiere del vecchio caravanserraglio ed è svanito, presumibilmente dopo esser rimasto per un certo tempo fuori di questa casa in attesa che Kou e Bothari uscissero. Fino a questo momento non è ancora ricomparso. È stato ucciso? Rapito? Derubato e lasciato privo di sensi da qualche parte? O era un infiltrato, un doppio agente di qualcuno? Non lo sapremo finché non avremo ritrovato qualche traccia di lui.

«Tuttavia aveva l’ordine di fare rapporto via radio ogni ora. Il suo rapporto delle dieci di sera non è arrivato. Trenta minuti dopo è stato mandato fuori un altro uomo, dietro di lui. Ma quest’ultimo non sapeva dove andare a cercarlo. Dunque Kou è rimasto senza la sua scorta per almeno tre ore, cioè fino al momento in cui sono montati di turno gli uomini della sorveglianza notturna e il capoguardia ha giudicato molto allarmante questo fatto. Per la maggior parte di queste tre ore, comunque, Kou era insieme a Bothari nel vecchio edificio dove ha sede quel postribolo.

«Il capoguardia del turno di notte, che io ho elogiato, ha subito mandato una squadra nella zona e chiamato un nostro velivolo per avere un appoggio dall’aria. Così, quando uno di loro è finalmente arrivato sul luogo dell’aggressione, ha potuto avvertire l’aereo e una dozzina di miei uomini in borghese sono subito intervenuti contro i malviventi. Quel lavoro con i bastoni elettrici… è stato un brutto affare, ma non brutto quanto avrebbe potuto essere. Gli aggressori di Kou evidentemente mancavano di quella… uh, fantasia, diciamo, che un tipo come l’ammiraglio Vorrutyer avrebbe sfoggiato nella stessa situazione. O forse non hanno avuto il tempo di sbizzarrirsi davvero.

— Grazie al cielo — mormorò Vorkosigan. — E i morti?

— Due sono opera di Bothari, uccisi a mani nude. Un altro ha avuto il collo trapassato dalla spada di Kou. Il quarto, temo, è colpa mia. Il ragazzo ha avuto uno shock anafilattico, come reazione allergica al penta-rapido. L’abbiamo subito fatto portare all’OMI, ma non hanno potuto prenderlo in tempo. Questa mattina gli faranno l’autopsia, per stabilire se era un’allergia naturale oppure un impianto difensivo contro l’interrogatorio.

— E di questa banda cosa sappiamo?

— Sembra che sia una perfettamente legittima… se vogliamo usare la definizione del caravanserraglio, società di mutuo soccorso. A detta dei superstiti da noi catturati, queste brave persone avevano deciso di mettere le mani addosso a Kou, perché «camminava in un modo buffo». Chi appare debilitato, ha evidentemente il fascino della preda facile. Anche Bothari non camminava in linea retta, del resto, perché la sua amichetta l’aveva fatto bere. Nessuno di quelli presi da noi è un agente di qualcuno; in quanto ai morti, non so. Ho supervisionato personalmente all’interrogatorio e posso dire che le deposizioni ottenute sono valide. Erano tutti molto spaventati al pensiero di essersi tirati addosso la Sicurezza Imperiale.