Il suo tono non era ostile come prima, così Cordelia azzardò: — Pensa che Aral sia ad Hassadar, stanotte? — Non ebbe il coraggio di chiedere: «Pensa che sia arrivato vivo ad Hassadar?»
— È arrivato là e se n’è andato, a quest’ora.
— Credevo che avrebbe radunato la guarnigione.
— Radunata e poi dispersa, in cento direzioni diverse. E con chi, fra tutti, è andato l’Imperatore? Vordarian potrà divertirsi a inseguirlo chissà dove. Ma, con un po’ di fortuna, quel traditore non si lascerà sfuggire l’occasione di occupare Hassadar.
— Fortuna?
— Una piccola ma utile diversione. Hassadar non ha alcun valore strategico, né per noi né per lui. Vordarian dovrà stanziare una parte delle sue leali, ma non illimitate, truppe per tenere la città sotto controllo, in una regione dove la guerriglia è una tradizione secolare. Noi sapremo tutto quello che i suoi uomini fanno, ma per loro la popolazione sarà un muro impenetrabile di resistenza passiva.
«E inoltre è la mia capitale. Vordarian occupa con truppe imperiali la capitale del Distretto di un Conte, e molti altri Conti dovranno riflettere sul suo gesto. "Sono io il prossimo?" si chiederà ognuno di loro. Probabilmente Aral si è diretto all’astroporto della Base Tanery. Deve aprire una linea di comunicazione con le forze del Servizio stanziate nello spazio, visto che Vordarian ha in mano il Quartier Generale Imperiale. La lealtà, e quindi la scelta politica degli spaziali, sarà determinante. Dobbiamo presumere che alcuni comandanti d’astronave saranno con lui, ma io prevedo un gran numero di difficoltà tecniche, in specie negli impianti di comunicazione, quando gli incerti cercheranno di capire qual è la parte vincente con cui conviene schierarsi. — Piotr ebbe una risatina macabra, nelle tenebre. — Vordarian è troppo giovane per ricordare la guerra contro Yuri il Folle. Peccato per lui. Col suo colpo a sorpresa è stato abile, si è preso alcuni vantaggi; ma non gli garantisco che potrà prenderne molti altri.
— Ha agito… molto in fretta?
— È stato rapido. A mezzogiorno, quando ero a Vorbarr Sultana, nessuno sembrava aspettarsi niente. Deve aver agito subito dopo la mia partenza.
Un brivido che non aveva a che fare con la pioggia cadde fra loro per un attimo, mentre entrambi ripensavano al motivo per cui Piotr era andato alla capitale quel mattino.
— Vorbarr Sultana ha un grande valore strategico? — domandò subito Cordelia per cambiare argomento. Non voleva riaprire le ostilità.
— In alcune guerre l’ha avuto. Non stavolta. Questa non è una guerra per il territorio. Mi chiedo se Vordarian l’abbia capito. L’obiettivo strategico è la lealtà, la mente degli uomini. Nessun luogo materiale ha più che un’importanza strategica passeggera. Vorbarr Sultana è un centro di comunicazioni, però, e avere in mano le stazioni televisive e i satelliti significa molto. Ma ci sono altri centri, altri impianti, altre risorse.
Noi qui non abbiamo nessuna comunicazione con nessuno, pensò Cordelia. Soltanto con gli alberi e col vento. - Ma se Vordarian è adesso insediato al Quartier Generale…
— Quello che occupa in questo momento, a meno che io non ragioni a vuoto, è solo un grosso edificio pieno di confusione. Dubito che un quarto degli uomini siano ancora ai loro posti, e metà di loro sono lì solo per complottare a favore della parte da cui sperano di avere dei vantaggi. Gli altri stanno pensando a mettersi al sicuro o a portare le loro famiglie fuori città.
— Il capitano Vorpatril… lei crede che Vordarian farà del male a Lord e a Lady Vorpatril? — Alys era quasi al termine della sua gravidanza. L’ultima volta che aveva fatto visita a Cordelia, all’Ospedale Militare Imperiale, camminava pesantemente e il suo addome era molto pronunciato. L’ostetrico le pronosticava un figlio di oltre quattro chili. Ivan, sarebbe stato il suo nome. Alys le aveva descritto la nursery già pronta per accoglierlo, a casa loro, mugolando e massaggiandosi la pancia, e quello era proprio il momento peggiore per…
Quello era il momento peggiore per qualsiasi cosa.
— Padma Vorpatril è in cima alla lista. Vordarian avrà subito spedito una squadra a casa sua. Lui e Aral sono gli ultimi discendenti del Principe Xav… cioè, se qualcuno fosse abbastanza pazzo da rimettere in gioco quella linea di successione al trono. O se accadesse qualcosa a Gregor. Sì, temo che Padma… — Lasciò in sospeso la frase, quasi che così potesse trattenere il suo destino fra i denti.
— Anche Alys e il bambino?
— Alys e le due figlie no. Il bambino sì, purtroppo.
Non era un argomento allegro, sempre che ce ne fosse uno. Il vento, almeno, si stava placando. Cordelia poteva sentire il tranquillo chop-chop-chop dei cavalli che pascolavano l’erba, lì vicino.
— Questi animali non saranno rilevati dai sensori termici? E i nostri corpi, anche se non abbiamo batterie e altre cose addosso? Non vedo come si possa sfuggire a lungo a una ricerca.
— Oh, tutto il bestiame e la gente che vive su queste colline apparirà sui loro strumenti, quando avranno cominciato a puntarli nella direzione giusta.
— Gente? Io non ho visto nessuno.
— Avremo oltrepassato almeno venti fattorie, finora. E in ognuna ci sono capre al pascolo, bovini, cervi rossi e cavalli. Per non parlare dei contadini e dei loro figli, sempre in giro, Siamo fili di paglia in un pagliaio. Tuttavia sarà prudente dividerci, e quanto prima. Se riusciamo ad arrivare a Passo Amie, diciamo per domani a mezzogiorno, avrei un paio di idee.
Quando Bothari la issò di nuovo in groppa a Rose, a oriente le nuvole si stavano schiarendo. Ripresero a muoversi nella boscaglia illuminata da un debole grigiore antelucano. I rami degli alberi erano forme nere gocciolanti d’acqua che apparivano all’improvviso nella nebbia per minacciarle il viso, e miseramente aggrappata al pomo della sella Cordelia si lasciò tirare avanti da Bothari. Gregor continuò a dormire per i primi venti minuti di viaggio, a bocca aperta, pallido e inerte fra le braccia di Piotr.
Quando ci fu più luce, Cordelia poté vedere in quali condizioni la notte li aveva lasciati. Bothari ed Esterhazy, spettinati e con la barba lunga, erano sporchi di fango da capo a piedi. Senza la giacca, ancora avvolta intorno a Gregor, Bothari viaggiava in maniche di camicia, e aveva più che mai l’aria di un pluriomicida evaso da un penitenziario. La divisa verde da generale di Piotr era sopravvissuta meglio, ma sopra di essa c’era una faccia scavata da rughe profonde e con gli occhi arrossati. Cordelia aveva i capelli appiccicati alla testa e la blusa e i pantaloni malconci; le scarpe che indossava erano babbucce da casa, di stoffa ormai inzuppata e deformata.
Potrebbe andar peggio. Potrei essere ancora incinta. Se muoio, almeno morirò io sola. Ma era davvero più al sicuro di lei il piccolo Miles? Era ancora un anonimo grumo di vita in un’anonima macchina nel laboratorio di Vaagen e di Henry? Poteva sperarlo, anche se non riusciva a convincersene del tutto. Ostaggi. Voialtri barrayarani bastardi farete meglio a non toccare mio figlio!
Risalirono a zig-zag un lunghissimo pendio. I cavalli sbuffavano con forza anche quando procedevano al passo, incespicando di continuo su pietre e radici. Sulla riva di un torrentello fecero una sosta e scesero; cavalli ed esseri umani bevvero insieme dalla corrente non troppo limpida. Esterhazy allentò i loro finimenti, li accarezzò sulla testa, e loro gli sfregarono il muso contro le costole, tastando le sue tasche vuote in cerca di cibo. Lui elargì parole di scusa e di incoraggiamento. — Buona, Rose, buona. Stasera potrai riposarti. Ancora qualche ora di fatica, eh? — mormorò alla cavalla. Era più di quanto uno di loro si fosse preoccupato di dire a Cordelia.
Esterhazy lasciò i cavalli a Bothari e seguì il Conte nel bosco, su per un monticello fangoso. In cerca di un’occupazione Gregor staccò del fogliame dai cespugli, decidendo che era suo dovere nutrire gli animali. Ma i cavalli, dopo aver assaggiato le foglie delle piante indigene di Barrayar, le lasciarono cadere dalla bocca. Il bambino le raccolse e tentò di invogliarli, mettendogliele di nuovo fra i denti.