Droushnakovi stava ancora guardando la porta, accigliata. — Come mai quell’ufficiale cammina così? — domandò a Cordelia.
— Il tenente Koudelka è stato colpito da un distruttore neuronico — rispose lei un po’ sulle sue, senza capire se lo strano tono della ragazza contenesse un vago disprezzo. — Un anno fa, quando prestava servizio con Aral a bordo della Generale Vorkraft. Sembra che qui la chirurgia neurale non sia all’altezza dello standard galattico. — Tacque, timorosa di dare l’impressione di criticare la sua ospite. Non che la Principessa Kareen fosse responsabile del livello della chirurgia su Barrayar.
— Ah! Durante la battaglia di Escobar, per caso? — domandò Droushnakovi.
— In effetti, per dirla rozzamente, quello è stato il colpo d’avvio della battaglia di Escobar. Anche se, suppongo, lei lo definirebbe un colpo d’avvertimento. — Un po’ provocante, come frase, ma le era scappata di bocca.
— Lady Vorkosigan… o forse dovrei dire la comandante Naismith… era là — aggiunse la Principessa Kareen. — Perciò dovrebbe saperlo meglio di altri.
Cordelia trovò la sua espressione difficile da interpretare. Quanti dei famigerati rapporti di Negri arrivavano fra le mani della Principessa?
— Dev’esser stato terribile per lui! A guardarlo, si direbbe che prima fosse un uomo molto atletico — disse la guardia del corpo.
— Lo era. — Cordelia le sorrise con più calore, rilassando il proprio atteggiamento difensivo. — I distruttori neuronici sono armi disgustose, a mio parere. — Con un riflesso automatico si toccò il punto insensibile della coscia, ustionato dal distruttore neuronico ma fortunatamente solo in superficie. Il colpo, di striscio, non era penetrato abbastanza da ledere le funzioni muscolari. Ora si pentiva di non essersi fatta curare a fondo prima di lasciare casa sua.
— Sieda, la prego, Lady Vorkosigan. — La Principessa Kareen toccò il divano accanto a lei, nel posto lasciato libero dal futuro Imperatore. — Drous, sarebbe così gentile da portare Gregor a fare un po’ di colazione?
Droushnakovi annuì, stringendo impercettibilmente gli occhi come se avesse ricevuto un messaggio codificato in quella semplice richiesta. Fece alzare il bambino e uscì, tenendolo per mano. La vocetta di lui echeggiò nel corridoio esterno: — Droushie, posso prendere una pasta alla panna anche per Steggy? Lui è un dinosauro piccolo, e mangia solo paste alla panna.
Cordelia restò seduta rigidamente. I suoi pensieri tornarono ai rapporti di Negri e alla disinformazione dei barrayarani sul loro stesso tentativo, abortito, d’invadere Escobar. Quel pianeta era il migliore vicino, e alleato, di Colonia Beta… e le armi che avevano disintegrato il Principe della Corona Serg, nello spazio orbitale di Escobar, erano state portate attraverso il blocco barrayarano da una certa comandante Naismith, della flotta di soccorso betana. Quella parte della verità era innegabile, e pubblicamente nota, e lei non intendeva fare le sue scuse a nessuno. Era la storia segreta, quella che continuava a svolgersi dietro le quinte dell’alto comando di Barrayar, ad essere così… ingannevole, Cordelia decise che era la parola. E pericolosa, come un gas tossico male immagazzinato.
Con suo sbalordimento, la Principessa Kareen d’un tratto le prese una mano, se la portò alle labbra e la baciò con foga.
— Io l’ho giurato! — disse con voce rauca. — Ho giurato che avrei baciato la mano che ha ucciso Ges Vorrutyer. Grazie. Grazie! — Le sfuggì un ansito. Il suo volto era impallidito per l’emozione. Poi si schiarì la gola, ricompose i lineamenti con uno sforzo e annuì. — Grazie, milady. Dio la benedica.
— Io… — Cordelia si sfregò il punto che l’altra aveva baciato. — Ma non… uh… questo onore appartiene a un altro, milady. In realtà non sono stata io a tagliare la gola dell’ammiraglio Vorrutyer.
La Principessa Kareen strinse con forza le mani in grembo. I suoi occhi scintillavano. — Allora chi è stato? Lord Vorkosigan?
— No. — Cordelia scosse il capo, esasperata. — Negri avrebbe dovuto darle il rapporto vero. È stato il sergente Bothari. Mi ha salvato la vita, quel giorno.
— Bothari! — Kareen s’irrigidì, stupefatta. — Bothari il mostro? Bothari, il folle sicario di Vorrutyer?
— Ho dovuto accollarmi io la responsabilità al suo posto, signora, perché se la verità fosse stata resa pubblica avrebbero dovuto giustiziarlo per ammutinamento e omicidio. Ma… non posso rubargli il merito. Se vuole, posso trasmettergli la sua gratitudine, ma non credo che ricordi quell’episodio. Dopo la guerra è passato attraverso una drastica terapia mentale, prima del congedo… cioè, quella che voi barrayarani chiamate «terapia». — Non più evoluta della neurochirurgia, temeva Cordelia. — E credo che non fosse del tutto, uh, normale, a quel tempo.
— No, non lo era — disse Kareen. — Credevo che fosse una creatura di Vorrutyer.
— Ma ha deciso… lui stesso, ha voluto cambiare. Credo che sia stato uno degli atti più eroici che io abbia mai visto. Si è tirato fuori da quella palude di follia e di malvagità, in un anelito disperato di… — Cordelia s’interruppe, imbarazzata di dover dire «redenzione». Dopo una pausa, domandò: — Lei incolpa l’ammiraglio Vorrutyer di aver, uh, corrotto il Principe Serg? — Già che stavano dando aria a quella stanza chiusa, pensò… Nessuno parla del Principe Serg. Lui aveva scelto una sanguinosa scorciatoia per il trono, e ora lo stanno… cancellando.
— Ges Vorrutyer… — le mani di Kareen fremettero, — trovò in Serg un compagno che la pensava come lui. Un seguace entusiasta, nel suo vile scopo. Forse non… non è stata tutta colpa di Vorrutyer. Io non lo so.
Una risposta onesta, si disse Cordelia. A bassa voce Kareen aggiunse: — Ezar mi protesse da Serg, durante la mia gravidanza. Quando mio marito fu ucciso a Escobar non lo vedevo da un anno.
Forse anch’io non nominerò Serg mai più. - Ezar è stato un forte protettore. Spero che Aral lo sia altrettanto. — Era lecito parlare di Ezar come se fosse già morto? Tutti quanti sembravano farlo.
Kareen emerse da un momento di assenza e rimise a fuoco lo sguardo. — Una tazza di thè, Lady Vorkosigan? — Sorrise, sfiorò un comunicatore celato nella spilla sul bavero del vestito e diede ordini a una cameriera di palazzo. Apparentemente il colloquio privato era finito. La comandante Naismith doveva ora immaginare con quali modi Lady Vorkosigan potesse prendere il thè con una Principessa.
L’erede al trono e la guardia del corpo ricomparvero mentre la cameriera serviva i pasticcini alla crema, e Gregor dimostrò subito che il suo appetito non aveva bisogno d’incoraggiamenti. Kareen gli impedì con fermezza di imboccare lo stegosauro. Il figlio del Principe Serg sembrava un bambino normalissimo, anche se un po’ taciturno davanti agli estranei. Cordelia si accorse di guardarlo con affettuoso interesse. Istinto materno. Tutte lo avevano. Fino a che punto Kareen era disposta ad arrivare per lui?
— Cosa ne pensa della sua nuova patria, Lady Vorkosigan? — domandò la Principessa, passando alla conversazione formale. Discorsi da thè e biscotti, ora. Niente crudi bagliori d’emozione nello sguardo. Non di fronte al bambino.
Cordelia rifletté un momento. — La villa di campagna, nel sud, a Vorkosigan Surleau, è un posto splendido. Quel lago meraviglioso è più grande di qualsiasi specchio d’acqua di Colonia Beta… eppure Aral lo prende per scontato. Il vostro pianeta è incantevole. — Il «vostro» pianeta? Non il mio? Per associazione automatica «patria» significava Colonia Beta nella mente di Cordelia. Ma avrebbe potuto restare per sempre fra le braccia di Aral, sul lago.