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Il camion rallentò infine in una zona pianeggiante dove non si udivano rumori. Lo sportello posteriore fu aperto e Bothari e Cordelia scesero, scoprendo che la loro poco confortante ipotesi era giusta: si trovavano in aperta campagna, nell’oscurità più completa, e l’unica cosa in vista era la strada sterrata che attraversava una vasta estensione di campi spogli, in un distretto sconosciuto.

— Verranno a prendervi loro, alla pietra miliare del chilometro 96 — li informò il conducente indicando una macchia chiara nel buio poco più in là, che risultò essere semplicemente una roccia dipinta di bianco.

— Quando? — chiese Cordelia, disperata. E inoltre, loro chi?

— Non lo so. — L’uomo risalì nella cabina e il camion ripartì con un rombo, facendo schizzare via la polvere e i sassi come se fosse inseguito.

Cordelia sedette sulla pietra miliare e si chiese passivamente quali delle due parti in lizza sarebbe stata la prima a sbucare dalla notte, e con quale test lei avrebbe potuto stabilirne l’identità. Il tempo trascorse, e alle due ipotesi si aggiunse quella, forse ancor più deprimente, che a portarli via da quella desolazione non venisse nessuno.

Ma verso mezzanotte una vettura antigravità lunga e nera si abbassò dal cielo cosparso di stelle, lentamente e con un ronzio appena udibile. Il carrello d’atterraggio fece scricchiolare la ghiaia a pochi metri da loro. Bothari, rannicchiato con lei dietro la pietra miliare, impugnò il suo inutile pugnale. Ma quando lo sportello di destra si aprì, l’uomo che si alzò dal sedile del passeggero e uscì goffamente era il tenente Koudelka. — Milady? — chiamò, scrutando incerto le due figure accovacciate nell’ombra. — Sergente? — Un sospiro di sollievo quasi doloroso scaturì dalla gola di Cordelia quando riconobbe, al posto di pilotaggio, la testa bionda di Droushnakovi. La mia casa non è un posto, ma alcune persone…

Con Bothari che la teneva per un gomito, mentre Koudelka li incitava ansiosamente, Cordelia si lasciò cadere nel morbido abbraccio del sedile posteriore. Droushnakovi si girò a guardare in che condizioni fosse, gratificò Bothari di una smorfia scontenta e chiese: — Come si sente, milady? Sta bene?

— Meglio di quel che potevo aspettarmi, davvero. Ora vai, vai.

Lo sportello si chiuse e la vettura decollò con una vibrazione potente. L’impianto di riscaldamento riempì la cabina di aria tiepida e profumata. Le luci colorate sul pannello dei comandi illuminavano i volti di Koudelka e di Drou. Un bozzolo di sicurezza tecnologica. Cordelia si sporse a controllare i monitor degli scanner da sopra una spalla della ragazza e poi guardò fuori dai finestrini: sì, due forme scure e allungate li affiancavano, caccia atmosferici di scorta. Anche Bothari li vide e annuì soddisfatto. Una parte della tensione abbandonò il suo corpo.

— È bello vedervi di nuovo… — Qualcosa nel linguaggio corporale dei due giovani, un velato riserbo, trattenne Cordelia dal dire «di nuovo insieme». — Suppongo che tu abbia dato il fatto suo a quel furfante che ti aveva accusato di sabotaggio.

— Appena il Lord Reggente ha avuto il tempo di fargli una dose di penta-rapido, milady — annuì Droushnakovi. — L’uomo non ha avuto il coraggio di suicidarsi prima d’essere interrogato.

— Era lui il sabotatore?

— Sì — rispose Koudelka. — Aveva ricevuto un segnale radio in codice. Vordarian lo aveva corrotto già quattro mesi fa.

— Questo solleva molti dubbi sul nostro sistema di sicurezza. Ha agito da solo?

— Sembra di sì. È stato lui a fornire le informazioni sul nostro percorso, il giorno dell’attentato con la granata sonica. — Koudelka ebbe un involontario moto di disagio, al ricordo.

— Dunque c’era Vordarian, dietro.

— È confermato. Ma l’uomo è rimasto estraneo all’attentato con la soltossina. L’abbiamo rivoltato come un guanto. Era un agente di scarsa importanza, soltanto uno strumento.

Era. Cordelia scacciò quel pensiero. — Illyan si è messo in contatto?

— Non ancora. L’ammiraglio Vorkosigan spera che sia nascosto da qualche parte, se non ha perso la vita durante i primi scontri. Con le armi a plasma, non è facile identificare le vittime.

— Mmh. Be’, vi farà piacere sapere che Gregor sta bene e…

Koudelka alzò una mano per interromperla. — Mi scusi, milady, ma gli ordini dell’ammiraglio… lei e il sergente non dovete dire una parola a nessuno su Gregor, salvo che a lui e al Conte Piotr.

— Giusto. Dannazione al penta-rapido. Come sta Aral?

— Sta bene, milady. Mi ha chiesto di metterla al corrente della situazione strategica…

Al diavolo la situazione strategica! Cosa ne è di mio figlio? Ma, ahimè, le due cose erano inestricabilmente collegate.

— … e di rispondere a tutte le sue domande.

Molto bene. — Voglio sapere di Pio… di Miles, il mio bambino.

— Non abbiamo sentito nulla di allarmante, milady.

— Questo cosa significa?

— Significa che non sappiamo niente — disse Droushnakovi, chiaro e tondo.

Koudelka le diede uno sguardo di rimprovero, che lei scartò con una spallucciata.

— Niente nuove, buone nuove — cercò di metterci una pezza Koudelka. — Tuttavia c’è il fatto che la capitale è in mano a Vordarian…

— E perciò anche l’Ospedale Militare — disse Cordelia.

— Ma ha subito reso noti i nomi degli ostaggi imparentati coi nostri uomini. Nella lista, suo figlio non c’è. L’ammiraglio pensa che Vordarian non ritenga utilizzabile quello che c’è in un simulatore uterino. O che non sappia cos’ha in mano.

— Non ancora — puntualizzò Cordelia.

— Non ancora — concesse Koudelka, riluttante.

— Va bene. Prosegui.

— La situazione generale non è grave come temevamo all’inizio. Vordarian controlla Vorbarr Sultana, il suo distretto, le sue basi militari, e ha mandato truppe nel Distretto Vorkosigan. Ma soltanto cinque Conti sono con lui dall’inizio della congiura. Altri trenta erano alla capitale al momento del colpo di stato, e non si può dire chi sia o non sia veramente alleato con lui finché hanno una pistola puntata alla testa. La maggior parte dei restanti ventitré distretti hanno confermato il giuramento di fedeltà al mio Lord Reggente. Anche se due o tre Conti esitano, o perché hanno dei familiari alla capitale o perché sanno che il loro distretto sarebbe un campo di battaglia.

— E le forze spaziali?

— Sì, ci stavo arrivando, milady. Oltre metà dei loro rifornimenti basilari può esser spedito in orbita solo dalle strutture di decollo nel distretto di Vordarian. Per il momento i comandanti di nave sono più propensi ad aspettare un risultato che a muoversi per crearne uno. Tuttavia hanno rifiutato di appoggiare apertamente Vordarian. C’è una situazione di equilibrio che può rovesciarsi da una parte o dall’altra appena accadrà qualcosa di più decisivo. L’ammiraglio Vorkosigan afferma d’essere molto fiducioso. — Dal tono di Koudelka, Cordelia dubitò che lui condividesse quella fiducia. — Del resto, deve esserlo. Per il morale. Dice che Vordarian ha perso la guerra nel momento in cui Negri è riuscito a portargli via Gregor di sotto il naso, e che il resto è solo una serie di manovre per rimediare a quello scacco. Ma Vordarian ha la Principessa Kareen.

— Manovra, questa, che Aral farà del suo meglio per bloccare, spero. Come sta Kareen? Gli uomini di Vordarian l’hanno ferita?

— Per quanto ne sappiamo, no. Sembra che sia ancora nella Residenza Imperiale, agli arresti domiciliari. Anche alcuni degli ostaggi più importanti sono detenuti là.