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— Sì, ma non da sola — disse Cordelia. — Risvegliandosi in un posto sconosciuto potrebbe sentirsi disorientata. — Più che sconosciuto, quel posto era praticamente qualcosa di alieno per una donna Vor.

— Resto io con lei, per un po’ — si offrì Droushnakovi, che guardava l’affittacamere come se non le piacesse vederla così vicina al bambino. Dall’occhiata che la ragazza bionda scoccò a Koudelka, Cordelia capì che il suo pietoso tentativo di presentare quella casa come una specie di museo storico l’aveva soltanto irritata. Forse neppure Lady Vorpatril l’avrebbe presa bene quando si sarebbe risvegliata, a mente lucida.

Droushnakovi si lasciò cadere su una poltrona, storcendo il naso all’odore che si levava dall’imbottitura di velluto rosso. Gli altri uscirono. Koudelka entrò in quello che lì aveva la funzione di locale igienico, e poi scese al pianterreno in cerca di qualcosa da mangiare, lasciandoli in un salottino all’inizio del corridoio. L’odore che Cordelia sentiva qua e là suggeriva che nessun edificio del caravanserraglio fosse collegato alle fognature municipali. Non c’erano impianti elettrici né riscaldamento centrale.

Il salottino, illuminato da una lampada a pile appesa al muro, era arredato con un sofà, due poltrone e un tavolo di plastica gialla. Stancamente, Cordelia e Bothari si misero a sedere. Ora che la tensione si rilassava un poco, e che aveva il tempo di guardarlo, si accorse che l’uomo era sporco e malridotto come un accattone. E in quanto a lei, era certa di non avere un aspetto molto migliore.

— Ci sono prostitute, su Colonia Beta? — le domandò Bothari, d’un tratto.

Cordelia si sforzò di non dargli una risposta sarcastica. La voce con cui lui l’aveva chiesto era così stanca da farla apparire una domanda casuale, discorsiva, salvo che Bothari non faceva mai domande casuali. Quanto aveva influito la violenza di quella notte sul suo delicato equilibrio psichico? — Be’… abbiamo i T.S.P.S. — rispose cautamente. — Suppongo che svolgano una funzione sociale equivalente.

— Tiesse Piesse?

— Terapisti Specializzati in Pratiche Sessuali. Bisogna seguire un corso di studio e prendere la licenza governativa. Però è necessario avere anche un diploma di psicoterapista. È una professione che può essere intrapresa da tutte e tre i sessi. Gli ermafroditi sono quelli che guadagnano meglio, e fra l’altro sono anche i più richiesti dai turisti. Non si tratta di… una professione molto considerata, ma non sono neppure dei paria. Voglio dire, non abbiamo paria su Colonia Beta. Un T.S.P.S gode di un rispetto piuttosto modesto, come su Barrayar potrebbe averlo… che so, un sarto, o una parrucchiera. Comunque fornisce un servizio personalizzato, con le sue capacità, la sua inventiva, insomma arricchendolo con le sue doti.

L’idea riuscì a divertire Bothari, che dapprima si accigliò ma infine ebbe un sorrisetto storto. — Soltanto voialtri betani avete la pretesa che una puttana sia laureata in quello che fa. E ci sono… voglio dire, ci sono anche donne che pagano per questo?

— Sicuro. Anche coppie. Il sesso… l’aspetto tecnico della cosa, va imparato. Chi vuole, può fare un po’ di pratica con un T.S.P.S. e così ottenere… mmh, risultati migliori.

Lui scosse il capo, esitò, le gettò un’occhiata di tralice. — Mia madre era una puttana — disse. La sua voce era stranamente lontana. Aspettò la risposta.

— Io… suppongo che fosse… piuttosto povera.

— Non so perché non abbia abortito, quando aspettava me. Lei faceva anche aborti, fra l’altro. Forse pensava alla vecchiaia. A volte mi vendeva ai suoi clienti, da bambino.

Cordelia sbarrò gli occhi. — Questo… questo non sarebbe legale, su Colonia Beta.

— Non ricordo molto di quel tempo. Me ne andai di casa quando avevo dodici anni, appena fui abbastanza grande da cominciare a prendere a calci i suoi dannati clienti. Restai con una banda di ladruncoli per qualche anno, ma a diciotto decisi di arruolarmi nel Servizio. Per togliermi da… — accennò col capo verso l’esterno ed ebbe una smorfia di disprezzo, — da questo schifo.

— Il Servizio dev’essere stato un grosso cambiamento per te.

— Sì. Finché non incontrai Vorrutyer. — Tacque, poi guardò verso la finestra. — Quand’ero bambino c’era molta più animazione in questo quartiere. Adesso è quasi morto. — Il suo tono si fece meditabondo. — Ci sono dei pezzi della mia vita che non riesco a ricordare troppo bene. È come… il dottore disse che ci ho messo sopra dei cerotti. Ma ci sono molte altre cose che vorrei dimenticare, e non posso.

Lei stava per chiedere quali, ma si limitò ad annuire con un mormorio, per incoraggiarlo.

— Non sapevo chi fosse mio padre. Essere un bastardo, figlio di una puttana, è quasi come essere un mutante.

— La parola «bastardo» è usata per descrivere una personalità negativa, ma dal punto di vista betano non ha nessun significato. I figli avuti da madre singola, anche senza licenza, sono identici a tutti gli altri. Anzi, visto che mancano del ruolo paterno ricevono assistenza e cure particolari. — Perché mi sta dicendo questo? Cosa si aspetta da me? Quando ha cominciato a parlare sembrava quasi impaurito, e ora sembra quasi contento. Cosa gli ho detto di tanto consolatorio? Cordelia sospirò.

Con suo sollievo, Koudelka risalì giusto allora con un vassoio di panini al formaggio, e tre cartoni di birra. Cordelia fu lieta di poter bere, anche se la birra non le piaceva. Mandò giù un boccone di pane e formaggio e disse: — Kou, dobbiamo modificare la nostra strategia.

Lui sedette sul sofà con un movimento goffo e annuì, serio in viso. — Cosa propone?

— È chiaro che non possiamo portarci dietro Lady Vorpatril e il bambino. Ma non possiamo neppure abbandonarli qui. Abbiamo lasciato sei cadaveri e un’auto in fiamme alla Sicurezza di Vordarian. Ci staranno cercando dappertutto, in questa zona. Però non sanno niente di noi; il loro unico obiettivo certo è una donna incinta. Questo ci offre qualche possibilità. Dobbiamo dividerci.

Lui esitò un momento, col panino in mano. — Allora lei pensa di andare con Lady Vorpatril, milady?

Cordelia scosse il capo. — Io devo andare alla Residenza Imperiale. Se non altro perché sono la sola che potrebbe dire: «È impossibile farcela. Bisogna rinunciare.» Drou conosce la strada e gli impianti di allarme del palazzo. E ho bisogno di Bothari. — Così come, in un suo strano modo, Bothari ha bisogno di me. - Questo lascia disponibile soltanto te.

Koudelka strinse le labbra, aspramente. — Certo. Non voglio essere la palla al piede che vi rallenta.

— Finora sei stato il motore che ci ha spinto — disse lei. — Non saremmo arrivati in città così presto e senza rischi, se non fosse stato per te. Noi potremmo fallire, e in questo caso non ci resta che Lady Vorpatril per dire che la nostra missione non è stata un’inutile pazzia. Occupandoti di lei, tu provvederai che questo risultato non vada perso.

— Ma avrò l’impressione che voi andiate in prima linea, mentre io resto in trincea.

— Non dire sciocchezze. Qui sei più che in prima linea. Sei un soldato all’interno delle linee nemiche, e se sarete catturati non avranno pietà di te, né di lei, né del bambino. Non ci sono trincee qui, ma solo la morte, la necessità e la logica. E io ho bisogno assoluto di tutte le tue facoltà. È chiaro, questo?

Lui sospirò. — Cercherò di proteggerla, milady.

— «Cercare» non è abbastanza. Padma Vorpatril ha «cercato» di proteggerla. Tu devi dannatamente riuscirci, Kou.

Lui annuì, accigliato. — Sì, milady.

Bothari si alzò per cercare degli indumenti adatti alla parte di «Marito povero, in viaggio con moglie e figlioletto» che Koudelka avrebbe dovuto recitare. — I clienti lasciano sempre della roba — disse, uscendo. Cordelia si chiese se avrebbero trovato un abito da prostituta per Alys Vorpatril. Koudelka andò a portare un panino anche a lei e a Drou. Quando rientrò nel salotto e si mise a sedere davanti a Cordelia aveva un’espressione abbacchiata.