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Il cuore di Cordelia si riempì di gratitudine per la sofferenza che vedeva ridare vita al volto di lei. — È sano e salvo, milady. E tale resterà, finché questo pretendente — e accennò col capo a Vordarian, — non scoprirà dove mio marito lo ha nascosto. Io l’ho tenuto con me per una settimana. Mi ha detto di dirle che le vuole bene. — Le sue parole avrebbero potuto essere lame, tanto le vedeva affondarsi nel corpo stesso di Kareen.

Questo, finalmente, attrasse l’attenzione di Vordarian. — Non darle ascolto. Gregor è in fondo a un lago, fra i rottami di un aereo, con quel traditore di Negri — sbottò aspramente. — La menzogna più insidiosa è quella che desideri sentire. Guardati da questa donna, mia Lady. Io non ho potuto salvarlo. Ma ti ho promesso che lo vendicherò.

Uh-hu. Aspetta, Kareen. Non qui. Cordelia si morse le labbra. Non qui. È troppo pericoloso. Aspetta un’occasione migliore. Aspetta che questo bastardo dorma, almeno. Ma se una betana aveva esitato a sparare a un uomo addormentato, tanto più una donna Vor. E lei è una vera Vor…

La smorfia di un sorriso increspò le labbra di Kareen. I suoi occhi mandavano lampi. — Questa scarpa non è mai stata immersa — disse a bassa voce.

Cordelia sentì l’odio omicida vibrare in ogni sillaba di quelle parole. Vordarian all’apparenza sentì solo il sollievo speranzoso di una madre affranta. Guardò la scarpa e annuì pietosamente. — Ti capisco. Ma non disperare. Presto avrai un altro figlio a cui dare il tuo affetto — le promise in tono sobrio. — Nostro figlio.

Aspetta, aspetta, aspetta, gridò Cordelia dentro di sé.

— Mai! — sussurrò Kareen. Fece un passo di lato verso l’uomo più vicino alla porta, gli strappò il distruttore neuronico dalla fondina aperta, lo puntò su Vordarian e fece fuoco.

Benché colto di sorpresa l’uomo ebbe la presenza di spirito di colpirla al polso; il colpo partì dal basso in alto e la scarica crepitò sul soffitto. Vordarian si tuffò dietro il tavolo, l’unico riparo della stanza. Il suo caposquadra, per puro riflesso, alzò il suo distruttore neuronico e sparò. Il volto di Kareen si deformò in un’agonia di dolore quando la vampa azzurrina le attraversò la testa. Aprì la bocca in un grido senza suono e cadde, coi capelli in fiamme. Aspetta! stavano ancora gemendo i pensieri di Cordelia.

Ancor più inorridito a quella scena, Vordarian muggì: — No! — Si tirò in piedi e tolse di mano la pistola a un’altra guardia. L’uomo in livrea, comprendendo l’enormità del suo errore gettò via l’arma come se divorziasse dalla propria azione. Vordarian gli sparò e lo uccise.

Cordelia vacillò contro il tavolo. L’intera stanza le girava attorno. D’istinto afferrò il bastone-spada e premette il pulsante, sparando il fodero in faccia a una delle guardie. Poi vibrò la spada quasi alla cieca contro Vordarian e riuscì a colpirlo al gomito. L’uomo urlò, lasciando cadere il distruttore neuronico, e tenendosi il braccio insanguinato fece un passo indietro. Droushnakovi s’era già tuffata sul pavimento verso la pistola gettata via dall’altro. Bothari abbatté la guardia più vicina con un mortale pugno alla nuca. Cordelia chiuse la porta con un calcio e balzò di lato, prima che le armi dei due uomini rimasti fuori trovassero un bersaglio. Una scarica colpì il battente dall’esterno. Nello stesso momento tre scariche bluastre della pistola di Droushnakovi colpirono l’ultima delle guardie rimasta nella stanza.

— Prendilo! — gridò Cordelia a Bothari. Tremante e piegato in due dal dolore, col sangue che usciva a fiotti dalla ferita, Vordarian non era in grado di resistere. Scalciò e gridò, e grosse gocce di sangue caddero sul corpo di Kareen, ma Bothari gli passò un braccio intorno al collo e gli puntò il distruttore neuronico alla testa.

— Fuori di qui! — ordinò Cordelia, riaprendo la porta. — Nella stanza dell’Imperatore! — Da Miles. Le altre due guardie, con le armi puntate, esitarono alla vista del loro padrone.

— Indietro! — ruggì Bothari, e gli uomini si scostarono dalla porta. Cordelia prese Droushnakovi per mano e scavalcò il corpo di Kareen. Il volto della sventurata era una piaga fumante, ma in una mano pallida e adunca stringeva ancora la scarpa di Gregor. Le due donne uscirono, e tenendo Bothari e Vordarian fra loro e le guardie armate si ritirarono lungo il corridoio.

— Prenda la mia pistola a plasma e cominci a sparare — suggerì selvaggiamente Bothari a Cordelia. Sembrava capace di mantenere il controllo di sé anche nell’orgasmo dell’azione, probabilmente perché la stanchezza accumulata in quei giorni deprimeva parte dei suoi istinti.

— Non può sparare plasma nella Residenza — ansimò Droushnakovi, inorridita.

Senza dubbio in quell’ala, più che in altre, c’era una fortuna in cimeli storici e di antiquariato barrayarano. Cordelia ebbe un sogghigno storto, puntò l’arma e sparò a caso nel corridoio dietro di loro. Mobili di legno intarsiato, pannelli murali, tende e tappeti furono avvolti da alte lingue di fiamma quando il sottile filo di plasma li sfiorò, rovente come il cuore di una stella.

Bruciate. Bruciate per Kareen. Una pira funebre in onore del suo coraggio e della sua morte. Dio, qui si soffoca… Non era tanto il fumo quanto il calore che aveva arroventato l’aria. Ciò malgrado, mentre raggiungevano la camera da letto di Ezar, Cordelia sparò ancora nell’altra direzione. QUESTO per ciò che avete fatto a me e al mio bambino… Le fiamme avrebbero dovuto tenere a distanza le guardie almeno per qualche minuto. Aveva l’impressione che il suo corpo fluttuasse, leggero come l’aria. È così che Bothari si sente, quando uccide?

Droushnakovi corse subito ad aprire il pannello murale dell’uscita segreta. La ragazza si muoveva con rapidità ed efficienza, come se il suo volto rigato di lacrime fosse una maschera che aveva dimenticato di levarsi. Cordelia gettò la spada sul letto, andò al grosso armadio di quercia intagliata dall’altra parte della vasta camera e spalancò gli sportelli. Luci verdi e rosse palpitavano nell’ombra dello scomparto centrale. Dio, fa che non sia un altra esca… Prese fra le braccia l’apparecchiatura e la portò alla luce. Il peso era quello giusto, il peso di un simulatore pieno dei suoi fluidi. Sui display le letture erano quelle che dovevano essere. E il numero corrispondeva anch’esso.

Grazie, Kareen. Non volevo ucciderti. Ma ora stava sragionando. Non provava nulla, né sollievo né rimorso, anche se il suo cuore batteva follemente e aveva il fiato mozzo. Adrenalina: il folle dono degli Dèi che rendeva gli esseri umani simili a macchine, sensibili soltanto all’estasi dei riflessi, degli istinti, dell’azione.

Vidal Vordarian continuava a contorcersi nella presa di Bothari, ringhiando bestemmie e oscenità. — Non ce la farete mai! — ansimò, quando vide che Cordelia si girava verso di lui. — Pensaci bene, donna. Non uscirete vivi da qui. Potete usarmi come scudo, ma io non farò un passo senza lottare. I miei uomini vi circondano, sono dappertutto. — Fece una pausa per riprendere fiato. — Gettate le armi in corridoio. Arrendetevi. — La sua voce si fece persuasiva. — Finché siete in tempo, salvatevi la vita. Anche la vita che siete venuti a prendere — disse, accennando al simulatore che Cordelia stringeva fra le braccia. I suoi passi erano pesanti come quelli di Alys Vorpatril, adesso.

— Non ho ordinato io a Vorhalas di uccidere l’erede di Vorkosigan. Quell’idiota ha accettato la bomba a gas ma ha insistito per agire da solo — continuò disperatamente Vordarian davanti al suo silenzio. Il sangue gli sgocciolava dalle dita. — È tuo marito, soltanto lui, che minaccia l’esistenza di Barrayar con una politica stupidamente progressista. Tuo figlio potrebbe ereditare il titolo di Conte, con la mia intercessione. Il vecchio Piotr non avrebbe dovuto tradire i vecchi alleati del suo partito. Si è lasciato convincere da quel sognatore di suo figlio. Ma il destino di un mondo è fatto dalle sue tradizioni, non dai sogni di chi calpesta tutto ciò che è sacro.