Tiona se ne andò in fretta non appena le porte si aprirono. Darcy mi abbracciò mentre Trilby rimase sullo sfondo, ma io andai ad unirmi agli altri, in attesa dei festeggiamenti.
Ma Trigger e Cathay non erano per niente felici. In effetti si sarebbe detto che avessero appena perso la causa. Si congratularono con Denver e con me e poi se ne andarono di corsa. Io guardai Darcy, ma nemmeno lei sorrideva.
— Decisamente non capisco — confessai. — Perché sono tutti così tetri?
— Devono ancora vedersela con l’Associazione degli Insegnanti — disse Darcy.
— Continuo a non capire. Hanno vinto.
— Per l’Associazione degli Insegnanti non è questione di vincere o di perdere — disse Trilby. — Tu dimentichi che sono stati giudicati colpevoli di aggressione. E a peggiorare le cose, tu e Denver eravate presenti quando è successo. È stato per causa loro che vi siete uniti all’aggressione. Ho paura che l’A.I. avrà qualcosa da ridire.
— Ma se il CC pensa che non debbano essere puniti, perché l’A.I. dovrebbe pensarla in un altro modo? Il CC non è forse più in gamba di tutti noi?
Trilby fece una smorfia. — Vorrei poterti rispondere. Vorrei persino essere sicura di come la penso.
Mi venne a cercare il giorno seguente, poco dopo che l’Associazione degli Insegnanti ebbe pronunciato la sua decisione. Veramente non avrei voluto vederla, ma il bayou non è in realtà così grande da potercisi nascondere, e io non ci avevo neppure provato. Ero seduto sull’erba della collina più alta del bayou, che è anche il luogo più asciutto.
Lei portò a riva la canoa e salì lentamente, dandomi tutto il tempo per allontanarla se veramente avessi voluto rimanere solo. Ma che diavolo, avrei dovuto parlarle, prima o poi.
Per lungo tempo rimase seduta con i gomiti appoggiati sulle ginocchia a fissare le acque tranquille, come io avevo fatto per tutto il pomeriggio.
— Come l’ha presa? — chiesi alla fine.
— Non lo so. È ritornato, se vuoi parlargli. Forse gli farebbe piacere parlare con te.
— Almeno Trigger ne è uscita bene. — Appena lo dissi mi accorsi che suonava falso.
— Tre anni di libertà vigilata non sono una cosa su cui scherzare. Dovrà chiudere questo posto pei un po’. Metterlo in naftalina.
— In naftalina. — Vidi Tuesday, l’ippopotamo, che sguazzava nel fango sull’altra riva. Tuesday in animazione sospesa? Pensai al bambino di Tiona, in un contenitore in attesa che sua madre tornasse sana. Ricordai gli anni felici passati a sguazzare nel fango del bayou e vidi le acque congelate, i ghiaccioli che si attorcigliavano ai viticci tra i rami spogli. — Immagino che costerà un bel po’ di soldi rimettere in piedi tutto questo dopo tre anni, vero? — Avevo un’idea solo approssimativa del denaro, fino ad ora non era mai stato importante per me.
Trilby mi lanciò un’occhiata, con le palpebre socchiuse. Scrollò le spaile.
— È probabile che Trigger dovrà vendere questo posto. C’è un acquirente che lo vuole ingrandire per trasformarlo in un campo di golf.
— Un campo di golf — ripetei, stordito. Prati ben rasati, graziosi ostacoli d’acqua naturali, fossati di sabbia, bandierine agitate dal vento. Tutto sterile. All’improvviso ebbi voglia di piangere, ma per qualche ragione mi trattenni.
— Non puoi tornare qui, Argus. Nulla resta uguale. Il cambiamento è qualcosa a cui dovrai abituarti.
— Anche Cathay dovrà farlo, — E fino a che punto ci si aspetta che una persona accetti il cambiamento? Improvvisamente, mi resi conto che ora Cathay avrebbe fatto quello che io desideravo. Sarebbe cresciuto con me invece di regredire per crescere con un altro bambino. E ad un tratto mi parve troppo. Non era colpa mia se gli stava succedendo questo, ma l’averlo desiderato e ora vedere quel sogno diventare realtà mi faceva sentire profondamente a disagio. Scoppiai in lacrime e continuai a piangere per parecchio tempo.
Trilby mi lasciò solo ed io ne fui molto sollevato.
Lei era ancora là quando ripresi il controllo di me stesso. Ma non mi importava. Mi sentivo vuoto, con la gola che mi bruciava. Nessuno mi aveva detto che la vita sarebbe stata così.
— E… e la bambina che Cathay doveva istruire? — chiesi alla fine, sentendo che dovevo dire qualcosa. — Che cosa le succederà?
— L’A.I. se ne assume la responsabilità — disse Trilby. — Anche per quello di Trigger.
La guardai; era sdraiata, con le braccia piegate dietro la testa. I suoi capezzoli a forma di cuore si inturgidirono mentre la osservavo.
Lei mi guardò, con un sorriso all’angolo della bocca. Io mi sentii un po’ meglio. Era terribilmente carina.
— Immagino che possa… Be’, non può continuare ad insegnare ai ragazzi più grandi?
— Penso di sì — disse Trilby con una scrollata di spalle. — Non so se vorrà. Conosco Cathay. Non la prenderà bene.
— C’è qualcosa che posso fare?
— Non credo. Parlagli. Dimostragli simpatia, ma non troppo. Toccherà a te comprenderlo. Capire se vuole stare con te.
Era tutto troppo confuso. Come avrei potuto sapere quello di cui aveva bisogno? Lui non era venuto a trovarmi. Ma Trilby sì.
Ed in quel momento c’era una sola cosa non complicata nella mia vita, una cosa che potevo fare e sulla quale non avrei avuto bisogno di riflettere. Rotolai, e il mio corpo fu sopra quello di Trilby. Cominciai a baciarla. Lei mi rispose con un pigro erotismo che trovai irresistibile. Conosceva davvero qualche trucco che io ignoravo.
— Com’era? — le chiesi molto più tardi.
Di nuovo quel sorriso. Ebbi la sensazione di divertirla continuamente e, chissà perché, non me ne importava. Forse dipendeva dal fatto che non faceva mistero di essere lei l’adulta e io il bambino. Sarebbe stato così tra di noi: sarei stato io a dover crescere, e lei non sarebbe tornata indietro per raggiungermi.
— Vuoi un voto? — chiese lei. — Come nel ventesimo secolo? — Si alzò in piedi e si stirò.
— Va bene, sarò sincera. Meriti dieci per lo sforzo; ma qualunque ragazzo di tredici anni ci sarebbe riuscito. È così. Come tecnica sei un po’ più scarso. Non che mi aspettassi di più, per la stessa ragione.
— Così tu vuoi insegnarmi a fare meglio? È questo il tuo compito?
— Solo se mi assumi. E il sesso è solo una piccola parte. Ascolta, Argus, io non ti farò da madre. Darcy svolge molto bene questo ruolo. Non sarò neppure la tua compagna di giochi, come lo era Cathay. Non ti impartirò delle lezioni morali. In ogni caso, di queste sei già stufo.
Era vero. Cathay non era mai stato davvero un mio coetaneo, anche se aveva fatto del suo meglio per sembrarlo e comportarsi come tale. Ma l’illusione aveva cominciato a farsi trasparente, e immagino che dovesse andare così. Non potevo più ignorare le contraddizioni, ero troppo cinico e sofisticato perché lui potesse continuare a nascondere le sue lezioni sotto il velo delle attività quotidiane.
Mi infastidiva, più o meno come il CC. Il CC poteva dimostrarmi la sua amicizia, e un momento dopo condannarmi a morte. Io volevo qualcosa di più e sembrava che Trilby potesse offrirmelo.
— Non ti insegnerò neppure discipline scientifiche o attività pratiche, avrai dei maestri per quello, quando avrai deciso cosa vorrai fare — stava dicendo lei.
— E allora che cosa insegni, tu?
— Lo sai, non riuscirai mai a trovare un modo adatto per descriverlo. Non ti starò sempre vicina, come faceva Cathay. Verrai tu da me quando vorrai, magari quando avrai un problema. Io sarò comprensiva e farò quello che potrò, ma soprattutto mi limiterò a farti notare che toccherà a te fare tutte le scelte più difficili. Se sarai stato stupido te lo dirò, ma non sarò sorpresa né delusa se tu continuerai a comportarti come uno stupido. Puoi usarmi come un modello, ma non sarà una cosa su cui insisterò. Ma prometto che ti dirò sempre le cose come stanno, come le vedo io. Non cercherò di renderle meno dolorose. È giunto il momento per il dolore. Pensa a Cathay come ad un bambino di professione. Non lo sto sminuendo. Lui ti ha trasformato in un essere civilizzato, e quando ti ha preso, tu certo non lo eri ancora. È merito suo se adesso ti prendi a cuore la sua situazione, se ti senti diviso nei tuoi sentimenti di lealtà. E lui è tanto in gamba da sapere cosa sceglierai.