In salotto, Jenna fissava Paul, incerta se ridere o piangere. Marilyn, rossa in volto, gli diede una pacca sul bicipite. «Non farlo più, grosso… grosso tricheco.» Poi, sorridendo, mise le mani sulle orecchie di Jenna perché la piccola non sentisse e, rivolta a Veronica, mormorò: «Dio non ha dato loro sangue abbastanza per far funzionare il cervello e le palle. E se provano a usare tutte e due le cose contemporaneamente… Apriti cielo!» Scosse la testa, sconsolata.
«Non lo dire a me», ribatté Veronica in tono asettico.
All'approssimarsi della pioggia, le stanze divennero sempre più calde e affollate. Giunsero altri invitati: in salotto, la pila di baguette si ridusse a un mucchio di briciole, il ghiaccio nei secchielli di acciaio inossidabile si sciolse, i piatti da portata con formaggi e chorizo si vuotarono. Qualcuno aveva trovato un CD di valzer di Strauss, e Marilyn stava ballando con Paul, saltellando tra la gente e ridacchiando. A tratti, la stanza veniva illuminata dalla luce metallica dei lampi.
Jack osservava Dean. Aveva circa la stessa età di Ewan quando questi era scomparso. Per Dean la stanza presentava le stesse dimensioni, le stesse paure, le stesse emozioni oscure. Alzandosi in punta di piedi, il ragazzino poteva vedere la trincea della ferrovia, esattamente come faceva Ewan…
«Bella casa», commentò Maddox, avvicinandosi. «Ma non l'hai certo comprata con lo stipendio da poliziotto, eh?»
Jack si voltò. La sua visione si era dissolta. «No, no.» Guardò dentro il bicchiere e spiegò: «I miei genitori. Hanno lasciato me e la casa».
«Te l'hanno lasciata?»
«No. Mi hanno lasciato insieme con la casa.» Sorrise e fece roteare il vino nel bicchiere. «Me l'hanno venduta a un prezzo basso, molto basso. Erano felici di tagliare i ponti. Con la casa e con me, naturalmente.»
«Sono ancora vivi?»
«Sicuro. Da qualche parte.»
«Interessante», disse Maddox, annuendo. «Voglio dire, è interessante che tu non ne abbia mai parlato prima.»
«Sì, be'…» Jack tossicchiò. «Un po' di vino?» chiese poi.
«Ma sì. Uno di più non mi farà male.» Maddox alzò il bicchiere. «Romaine ha dato alla cucina di Veronica la sua approvazione ufficiale. Ha fatto faville, stasera.» Svuotò per metà il bicchiere e aggiunse: «Ma ora devo andare, amico. Voglio fermarmi a Greenwich per vedere come se la cava Betts».
«Come sta andando?»
«Al momento di stringere? Da schifo.»
«Non funzionerà, vero?»
Maddox studiò il viso di Jack, poi lo prese per un braccio e lo condusse in disparte. «Detto tra me e te.»
«Sì…»
«Non ce la faremo mai. Non in quarantotto ore.»
«Non lo dirò a nessuno.»
«Grazie», sospirò Maddox. «Domani mattina alle dieci inizia la prima proroga e, quando questa sarà terminata, dovremo formalizzare l'accusa, con prove sufficienti o no; i test sierologici stanno andando per le lunghe e nell'appartamento non hanno trovato nulla. All'ufficio mandati pensano che siamo una banda di matti e tutta Greenwich ride alle nostre spalle. Inoltre…»
«Inoltre?»
Maddox bevve e si sciacquò la bocca col vino come se non gli piacesse ciò che stava per dire. Quindi continuò: «Ci ha fornito una traccia. Dice che le ragazze avevano un cliente a Croom's Hill. Ha lasciato l'ultima là, dieci giorni prima che lo fermassimo. Shellene Craw, almeno crede. Dice che ha avuto rapporti sessuali con lei. Questo spiegherebbe il pelo».
«A Croom's Hill, ha detto?»
«Sì. Sai qualcosa?»
«Steye…» Jack si avvicinò e parlò in tono basso e concitato. «È saltato fuori, questo pomeriggio: Essex e io ci stavamo lavorando sopra.»
«Ah. Va' avanti.»
«È ricco. Veramente, intendo che è nei primi cento. Ma ha un piccolo problema: il giro di droga. Coca colombiana di prima qualità, oppio del Triangolo d'Oro. Una specie di piccolo Khun Sa. È anche l'azionista di maggioranza dell'HCCPLC.»
«Che cos'è?»
«Un'azienda farmaceutica. Conosci lo Snap-Haler?»
«Mi pare di sì.»
«È per l'asma. L'HCC ha appena ottenuto la licenza per la commercializzazione a livello mondiale, le azioni stanno aumentando vertiginosamente, la vita è bella. È anche…»
Un tuono rombò sul giardino, facendo vibrare un vassoio di bicchieri tanto brillanti che il loro tremore riflesse la luce. Alcune donne sobbalzarono e Marilyn ridacchiò del suo stesso nervosismo. Paul la lasciò e andò a chiudere le porte finestre, ma Veronica lo fermò, posandogli una mano sul braccio. «No, lascia stare. Mi piace la pioggia.» Poi fissò il giardino come se fosse in attesa di qualcosa. Le gocce cominciarono a bagnare la veranda, l'odore di terra umida si diffuse nella stanza. Jack si voltò verso Maddox e mormorò: «È anche in un comitato del St. Dunstan's».
Maddox rimase immobile a osservare la pioggia. Chiuse per un istante gli occhi, poi si sistemò la cravatta e annuì. «Va' avanti.»
«Ha studiato medicina. Inietta la droga ai suoi invitati. Sai, avevo messo gli occhi su un altro, un tecnico del St. Dunstan's. Sapevo che si trattava di una pista incerta, tuttavia… E poi, bingo!, appare lui: tutto s'incastra. E adesso lei mi dice che, nel calderone, bisogna metterci anche Croom's Hill…» Sollevò il bicchiere e tracannò il vino d'un fiato. «Mi serve sorveglianza. Per una settimana. Sono tanto sicuro che ci andrei io, da solo.»
«Jack, non posso semplicemente schioccare le dita e…» Lo fissò e scosse la testa. «Va bene, va bene. Farò in modo che il capo acconsenta per quarantotto ore. Poi riesamineremo la situazione.»
«Jack, credo di conoscerti abbastanza bene per farti un bel rimprovero», esclamò Romaine prendendo sottobraccio Maddox e sorridendo a Jack. «Devi imparare la regola d'oro: non parlare di lavoro alle feste.»
«Non stavamo parlando di lavoro», obiettò Maddox.
«Stai mentendo, te lo leggo in faccia.»
«Ignorala, Jack. Vuole che me ne vada in pensione. In anticipo.»
«Devi capirlo, Jack», disse lei. «Mio marito vuole che tutti siano felici. E si dà un gran daffare per questo.»
Maddox le prese la mano, la voltò e le baciò il polso. «Abbiamo finito, prometto. Stavo solo guardando i figli di Marilyn. Sai, pensavo a Steph e Lauré a quell'età.»
«Oh, come sei sentimentale», commentò lei e lo baciò. Ma arretrò subito, storcendo il naso. «Puah! Credo proprio che guiderò io.» E, rovistando nella borsa, aggiunse: «Pensavo che dovessi lavorare, stasera».
«Infatti…» Aprì la bocca e lasciò che la moglie gli spruzzasse un po' di spray per l'alito. «Ho bevuto soltanto un paio di bicchieri.»
«È stata colpa mia: sono io l'incaricato del vino e…» disse Jack, ma poi s'interruppe di colpo, vedendo l'espressione di sconcerto apparsa sul viso di Romaine.
«Guarda», mormorò la donna, fissando le porte finestre. «Guarda dietro di te.»
Improvvisamente Jack si rese conto che anche le altre conversazioni si erano interrotte e che gli ospiti, a uno a uno, si stavano girando verso l'esterno con un'aria strana, attonita, dipinta sul volto.
«Guarda», ripeté Romaine, indicando il giardino.
Sapendo e temendo ciò che avrebbe visto, Jack si girò.
Dean era seduto sul davanzale, il viso pallido e contratto, ammutolito dall'apparizione che si era materializzata a pochi centimetri da lui. Alle sue spalle, Veronica sorrideva debolmente, come affascinata. Le porte finestre erano aperte e, nel chiarore della luce elettrica, fradicio di pioggia, i capelli radi spettinati e quasi fluorescenti ai bagliori metallici dei lampi, c'era Penderecki. Tra le braccia reggeva uno strano ammasso color ocra.
La stanza piombò in un silenzio assoluto. Incapace d'individuare con precisione che cosa Penderecki avesse in braccio, Jack rimase immobile a fissare, come istupidito, le palpebre pesanti di quell'uomo.
Penderecki si umettò le labbra carnose, sorrise e fece un passo in avanti. La folla si divise, lui ammiccò lentamente e poi, emettendo un verso simile a un sospiro, lasciò cadere ai piedi degli invitati un mucchio di ossa.