«Che cosa?»
«Un pelo.»
Anche Jack si chinò. «Pubico?»
«Forse.» Il medico lo spostò verso la luce. «No, è un capello. Negroide. Non servirà a nulla per il DNA se non forse per i mitocondri, non c'è abbastanza follicolo.» Lo infilò in una busta e lo porse a un patologo minuto, per l'etichettatura. «Ho prelevato alcuni capelli biondi da tre vittime. Sono già stati inviati a Lambeth.» Si diresse con decisione al tavolo successivo. «Questa è la numero due. È morta quattordici o quindici settimane fa. Un metro e settantadue, forse trent'anni. Le dita si sono seccate, ma disponiamo comunque di strumenti validi: c'è un ottimo chelante per ricostruire i tessuti, la gelatina. Ricostituisce la punta delle dita. Di solito in questo caso amputiamo le mani e facciamo tutto a Lambeth, ma…» Si protese verso Maddox e proseguì: «Be', dopo il caso del Marchioness ho smesso di amputare le mani. Faccio l'operazione direttamente qui, per strano che sia».
Krishnamurthi si avvicinò al tavolo seguente, su cui giaceva un grosso cadavere bianco, infossato al centro. Una ragnatela di fasce bianco-argentee luccicava tra le costole bluastre, e i capelli biondi decolorati erano stati bagnati e scostati dalla fronte pulita. La gola era completamente squarciata e lasciava intravedere un tendine bianco latte. «La vittima numero quattro, signori.»
Jack le toccò leggermente la caviglia. «Bene. Un tatuaggio, incredibilmente nitido, ad alcuni centimetri dal tarso. Bugs Bunny. Con tanto di carota.»
«Ha detto niente artefatti da overdose?»
«Esatto. E niente traumi.»
«Ma allora come sono morte?»
Il medico sollevò un dito sporco e sorrise stancamente. «Proprio qui ho avuto un'idea.» Inserì delicatamente le dita nella cavità del collo, aprendo la gola e spostando di poco trachea ed esofago, finché non apparve la colonna vertebrale, viscida e grigia. «Quest'uomo è abile, ma non quanto me. Se si drena abbastanza liquido cerebrospinale da qui» – si raddrizzò e si picchiettò la parte inferiore della schiena -, «la morte è istantanea, e quasi non si vedono segni. Anche la puntura lombare standard dev'essere praticata con molta, molta attenzione: se si preleva troppo liquido, il paziente ci resta secco. Ora, queste donne hanno più o meno la quantità giusta di liquido cerebrospinale e non presentano segni di punture sulla schiena. Così, mi sono chiesto se non abbia scelto la via diretta…» – infilò il bisturi calibrato nello spazio intervertebrale e rimosse una piccola quantità di guaina mielinica bianca -,«… cioè il tronco cerebrale.»
«Il tronco cerebrale?»
«Già.» Krishnamurthi praticò una seconda incisione e si chinò a guardare. «Hmm.» Maneggiò con attenzione il bisturi, borbottando tra sé: «No, sto sbagliando». Si accigliò e sollevò lo sguardo. «Non è stato fatto drenando il liquido cerebrospinale.»
«No?»
«No. Però qui c'è stata una procedura invasiva. Vede, commissario Maddox, il tronco cerebrale è una struttura molto delicata. Basterebbe conficcare un ago nel midollo allungato, manipolarlo un po', e tutte le funzioni fisiologiche si bloccherebbero: proprio come nelle vittime.»
«Morte istantanea.»
«Proprio così. Qui non vedo i danni estesi tipicamente associati con tale procedura… ma ciò non significa che non sia stato iniettato qualcosa. Non importa che cosa: anche l'acqua può servire allo scopo. Il cuore e i polmoni si arrestano. All'istante.»
«E lei dice che, fatta eccezione per la numero tre, nessuna ha lottato?»
«Sì.»
«E allora?» Jack si sfregò lievemente le tempie. «Come diavolo le ha immobilizzate?»
«Suppongo che, ottenuti i risultati degli esami tossicologici su stomaco, sangue e tessuti profondi, scopriremo che ha somministrato loro un tranquillante.» Poi, inclinando il capo, aggiunse: «Potremo presumere che, quando l'ago è penetrato, fossero semi-incoscienti».
«Giusto.» Jack incrociò le braccia e si dondolò sui talloni. «Lambeth deve valutare i tassi di alcol, barbiturici e mazindolo. E quelli…» disse, indicando la fronte della vittima. A un centimetro circa dall'attaccatura dei capelli si scorgeva una linea orizzontale sbiadita, color ocra. «Quei segni sul capo…»
«Strani, non le pare?»
«Li hanno tutte?»
«Sì, a parte la numero quattro. Si estendono per tutta la circonferenza cranica. Quasi un cerchio perfetto. E sono molto caratteristici: alcuni punti seguiti da una linea.»
Jack si chinò ulteriormente. Punto, punto, linea. Uno scherzo? «Come sono stati fatti?»
«Non ne ho idea: ci dovrò riflettere.»
«E che mi dice del materiale di sutura?»
Krishnamurthi rimase in silenzio per un attimo, poi rispose: «È professionale».
Jack si raddrizzò. Gli occhi grigi di Maddox lo stavano fissando da dietro la mascherina. Sollevò le sopracciglia. «E questo, non è forse interessante?»
«Non ho detto che la tecnica è professionale, signori», replicò il medico, togliendosi i guanti e gettandoli in un bidone giallo per rifiuti biologicamente contaminati. Quindi, avvicinandosi a un lavandino, proseguì: «Solo il materiale lo è. È seta. Ma l'incisione non si estende fino al processo xifoideo. Denota una certa inesperienza. L'incisione del torace è la tecnica classica insegnata nelle facoltà di medicina». Prese una saponetta gialla e s'insaponò le braccia. «Ha prelevato il grasso quasi dal posto giusto, e l'incisione è molto precisa, praticata con un bisturi. Eppure la sutura non è professionale. Non è assolutamente professionale.»
«Tuttavia, supponendo che l'assassino conosca i rudimenti della tecnica, lei direbbe che…»
«… che avremmo qualcosa. Qualcosa di valido. È stato in grado d'identificare il tronco cerebrale, il che è notevole.» Krishnamurthi si sciacquò le mani e si tolse gli occhiali protettivi. «Bene, volete vedere che cos'ha fatto prima di ricucirle?»
«Sì.»
«Da questa parte.»
Asciugandosi le mani, li condusse in un'anticamera dove il patologo minuto, masticando una gomma, stava pulendo l'intestino in un lavandino di ceramica: lo teneva sotto il rubinetto e ne raccoglieva il contenuto in una bacinella. Quando vide Krishnamurthi, posò l'intestino e si sciacquò le mani.
«Mostra quello che abbiamo trovato nella cavità toracica, Martin.»
«Certo.»
Martin spostò la gomma da masticare all'interno della guancia e prese un'ampia bacinella di acciaio inossidabile coperta da un foglio di carta marrone. Rimosse quest'ultimo e porse loro il contenitore.
Maddox si chinò e scostò subito la testa, come se avesse ricevuto uno schiaffo. «Cristo…» Si voltò ed estrasse un fazzoletto pulito col monogramma dalla tasca del vestito.
«Mi fa vedere?» chiese Jack.
«Certamente.» L'assistente gli porse la bacinella e Jack lanciò un'occhiata circospetta.
Nella poltiglia maleodorante, sparpagliata sul fondo del contenitore sporco di sangue, cinque minuscole sagome morte stavano l'una accanto all'altra, come se avessero bisogno di riscaldarsi.
«Sono quello che sembrano?» domandò, sollevando lo sguardo verso il patologo.
Questi annuì. «Oh, sì. Sono quello che sembrano.»
4
Jack Caffery andò a letto alle quattro. Al suo fianco, Veronica dormiva, tranquilla, russando lievemente. Se aveva la gola gonfia, significava che i linfonodi si erano ingrossati. E se i linfonodi si erano ingrossati, significava che l'Hodgkin, il terribile linfoma, era ricomparso.
Che tempismo, Veronica, che tempismo perfetto, quasi lo sapessi.