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Il Wildacre Cottage non era affatto un cottage, bensì un orrendo bungalow prefabbricato con un tetto di tegole rosse e un generatore sistemato sul retro. Si trovava all'estuario del Tamigi, ai margini di una pineta, in mezzo ai campi gialli di ravizzone, a est di Dartford. Laggiù l'aria era salmastra; file di tassi costeggiavano i campi coi loro rami protesi verso l'entroterra, simili a capelli di arpie. Verso nord, a quattro chilometri dall'altra parte dell'estuario azzurro, l'orizzonte silenzioso s'ispessiva a formare il tavolato color sabbia del Southend.

Jack parcheggiò la Jaguar in un viottolo riparato. Essex e Maddox e lui si voltarono sui sedili scricchiolanti di pelle e guardarono sfilare le tre unità blindate del TSG, seguite da un'autopompa dei vigili del fuoco e da un'ambulanza.

Fu Paul a notare la luce del sole riflessa sul parabrezza di un'auto dietro di loro. «Che cavolo…»

La Sierra della polizia parcheggiò esattamente davanti alla Jaguar. Diamond scese dall'auto, slacciandosi la giacca ed estraendo una sigaretta dalla tasca.

«Ehi.» Maddox aprì la portiera. «Che ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere alla centrale.»

«Sono forse d'intralcio?»

Jack balzò fuori dell'auto e sbatté la mano sul cofano della Sierra. «Ti ha fatto una domanda. Ti ha chiesto cosa cazzo ci fai qui.»

«Detective Jack Caffery!» esclamò Diamond, sistemandosi la cravatta e cercando di spianare le grinze della camicia, mentre girava intorno all'auto. Poi, sorridendo nella luce irregolare del sole, aggiunse: «Che cos'hai? Sei… stressato? O c'è qualcosa di personale?»

«Più di una settimana fa ci avevano fornito un indizio importante su Bliss, e tu, detective Mel Diamond, tu l'hai scartato…»

«Oh, suvvia», lo interruppe l'altro. «Credo tu stia lavorando troppo d'immaginazione!»

«No, non si tratta della mia immaginazione. Ci sono i fatti. Ora prendi l'auto, va' in fondo alla strada e parcheggiala di traverso.»

«Eh?»

«Blocca il traffico.»

«Aspetta un attimo…»

«Smonterai di guardia quando verrò a prenderti.»

«Ehi, non sono mica un fottuto addetto al traffico, lo sai bene. E tu non sei il mio superiore, piccolo bastardo.» Guardò Maddox. «Be'? Non ha intenzione di far nulla?»

«Hai sentito quello che ha detto Caffery?» Maddox indossò la giacca e si voltò. «Prendi l'auto e sparisci.»

L'unità di supporto aereo arrivò col suo elicottero bimotore B0105 giallo e nero e volò intorno al bungalow, appiattendo l'erba e lasciando nell'aria l'odore caldo del carburante. Quando si allontanò, il detective Diamond, in piedi sotto una quercia all'inizio del viottolo, poté sentire nuovamente il ronzio degli insetti e il crepitio del motore della Sierra che si raffreddava. Mentre si tastava le tasche in cerca di una sigaretta, qualcosa attirò la sua attenzione.

Un uomo piccolo, in canottiera e pantaloni macchiati, con un sacchetto sporco in mano, era apparso, come per magia, nel viottolo.

«Buongiorno.» Agitò le mani nelle tasche e sorrise brevemente, mostrando una fila di piccoli denti macchiati.

«'Giorno.»

«C'è un sacco di polizia. È successo qualcosa di preoccupante?»

Diamond alzò le spalle. «No. No», rispose, voltandosi per accendere la sigaretta. Poi si raddrizzò e buttò rapidamente fuori il fumo. «Non ci vorrà molto», proseguì togliendosi un pezzettino di tabacco dalle labbra. Ma vide che l'omino lo stava ancora fissando e allora esclamò: «Se fosse così gentile da andarsene, signore… Rimanga sulla strada principale. La zona è circondata da qui fino all'estuario, pertanto si tenga su questo lato».

Bliss s'incamminò, grattandosi la testa e borbottando. Dopo la curva, iniziò a risalire il pendio erboso, cercando di evitare il fango e le ortiche. Il sudore, causato più dalla rabbia che dallo sforzo fisico, si accumulava nelle pieghe del suo corpo.

Quando il telefono – del quale aveva praticamente scordato l'esistenza – si era messo a suonare nel corridoio, lui aveva capito subito che la puttana non stava mentendo. Allora le aveva fatto ciò che doveva, rapidamente ma con metodo. Quando il telefono si era zittito, lui non si era perso d'animo: si era vestito e aveva lasciato il bungalow, prima che la polizia arrivasse. Con le orecchie che gli fischiavano e la testa che gli doleva, aveva proseguito nel bosco gocciolante finché non aveva trovato un fossato umido, nascosto dall'erba, in cui nascondersi. La pioggia era cessata e l'aria salmastra gli pungeva le narici. Si era steso a terra, ascoltando la polizia che si preparava.

In quel momento, a soli cento metri dalla Sierra, esitò per un istante, guardando il cielo e annusando l'aria. Lassù, in cima al pendio, dietro la fila di bassi cespugli di biancospino, sarebbe stato piuttosto difficile che qualcuno sul sentiero lo vedesse. Si trattava semplicemente di proseguire e prendere un autobus sulla strada principale. Ma sapeva che ormai era finita: con la morte di Joni si era spezzato qualcosa in lui. Ciò che Bliss ormai voleva era lasciare il suo marchio insanguinato su questa terra. Voleva dare battaglia.

Pensò alla silenziosa opera di carne che aveva lasciato nel bungalow. Chiuse gli occhi e sorrise. Era un buon inizio.

Canticchiando distrattamente e grattandosi il collo, si diresse di nuovo verso la strada, finché non scorse, alla sua sinistra, il tettuccio della Sierra grigia. Il sole era sbucato dalle nuvole; tuttavia, mentre si avvicinava all'auto, la pioggia ricominciò a cadere. Allora rallentò, fermandosi dietro una quercia alta, avvolta dall'edera. Gli era venuta un'idea interessante. Assorto nei suoi pensieri, si mordicchiò l'interno della guancia, infilando la mano nella borsa per accarezzare, con le tozze dita rosee, la lama della sega. Sotto di lui, accanto alla Sierra, s'innalzava il fumo di una sigaretta.

Con il maglione nero e il giubbotto di Kevlar, il sergente O'Shea del TSG era tanto fuori posto in quel grazioso viottolo di campagna quanto lo sarebbe stato un predatore della giungla. I suoi ragazzi, l'espressione seria, il bacino in avanti, le braccia incrociate sul petto con le mani infilate sotto le ascelle, lo guardavano, mentre lui si aggirava in mezzo a loro.

«La polizia locale ha effettuato una perlustrazione: dall'una del pomeriggio c'è una Peugeot blu parcheggiata. Per dieci minuti abbiamo tentato di stabilire un contatto, ma nessuno ha risposto al telefono, pertanto il nostro psichiatra è d'accordo: non volevamo che si arrivasse a questo punto, però ormai stiamo considerando un'eliminazione tattica. Non sappiamo quali armi possieda il bersaglio: si presume non abbia armi da fuoco… più probabilmente dispone di armi da taglio, quindi attenzione al collo e alle mani, alle parti vulnerabili. Tenete le visiere abbassate e attenetevi al protocollo per separare il bersaglio dall'arma. Per quanto riguarda l'incursione, procederemo con un'operazione scaglionata.»

Jack era avanzato di qualche passo sulla strada e stava fumando, tenendo d'occhio, attraverso una siepe divisoria, il bungalow situato più in basso. Non passavano macchine e si udiva solo l'elicottero roteare in cielo. Di tanto in tanto, all'interno dell'abitazione, il telefono squillava.

«Guarda, Jack.» Paul indicò un punto in lontananza. Nuvole nere si addossavano alla bocca dell'estuario, come se tentassero di bloccarne l'entrata. «Sembrano un presagio di sangue.»

«Ha avuto il tempo di farlo, Paul. Lei potrebbe essere già…»

Paul guardò il volto di Jack e si morse il labbro. «Sì. Devi essere preparato.»

«Comunicheremo via radio come sempre», proseguì O'Shea, piegando le mani tatuate. «Squadra perimetrale: continuate a inviare i messaggi di controllo. Se qualcosa dovesse andare storto e vi ritrovaste in pericolo, conoscete la procedura radio.»

Diamond osservò l'ometto per un po', fino a che non scomparve dietro la curva. Poi sbadigliò, si grattò il naso, finì di fumare la sigaretta e la gettò per terra. Pioveva di nuovo. Cercò le chiavi della Sierra nelle tasche: non aveva senso stare a inzupparsi là fuori. Meglio lasciare quelle cose agli eroi. Aveva la mano sulla portiera quando Bliss, madido di sudore, si scagliò su di lui.