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Paul annuì e socchiuse gli occhi per il dolore. Fiotti di sangue rosso vivo gli zampillavano sulla camicia.

«Diamond! Muovi il culo!» Jack balzò in piedi, afferrò Diamond per la parte posteriore della giacca e lo trascinò fino a Paul. «Svegliati! Dammi le mani…»

«Lasciami, porca put…»

«Dammi le mani. Mettile qui.» Gli strappò le dita dal naso sanguinante e le chiuse intorno alle arterie delle ascelle di Paul. «Premi. Premi più forte.» Si tolse la giacca e la cravatta, sganciò la radio e la mise ai piedi di Diamond. «Comprimi le arterie e poi chiama aiuto.»

Diamond gli rivolse uno sguardo iniettato di sangue. «Bastardo.»

«Fai quello che ti ho detto…» Jack prese Diamond per un orecchio e gli sollevò la testa. «Ci siamo capiti?»

«Va bene, va bene. Lasciami.»

«Fallo e basta.» Poi gli diede una spinta e partì all'inseguimento di Bliss.

Bliss era già distante qualche centinaio di metri. Là dove gli alberi iniziavano a fondersi in un'unica macchia, una figurina bianca e rosea correva sotto la pioggia. Si muoveva rapidamente, ma Jack era più leggero. Più forte e più veloce. Si lanciò nel sottobosco, accompagnato solo dal rumore del suo respiro e dal gocciolio della pioggia tra i rami.

Non urlò. Avrebbe sprecato troppa energia. Fango e foglie schizzavano sotto i suoi piedi. Guadagnò rapidamente terreno, e ben presto udì il respiro ansimante di Bliss e vide le sue tozze braccia.

Merda. Riusciva ormai a vedere il catrame nero della costiera che scintillava fra gli alberi. Quella è una strada pubblica… sarà stata bloccata? Dov'è la polizia locale? E il TSG? I cespugli dovrebbero brulicare di poliziotti.

Più avanti, Bliss si chinò improvvisamente per evitare un ramo basso, si fece strada tra il fogliame umido e si gettò in un fossato. Scivolò lungo la sua sponda e stava ancora acquistando velocità quando incontrò il filo spinato, in fondo.

Paul era steso su un fianco, la faccia nel fogliame putrescente, la bocca spalancata. Sapeva che ben presto avrebbe perso conoscenza. Persino le ossa gli sembravano fredde.

Strano, strano avere così freddo in giugno…

Posò lo sguardo sulle sue mani: giacevano di fronte a lui, abbandonate sul terreno come se appartenessero a un altro. Diamond si stava dando da fare, tamponandole con pezzi di stoffa strappati dalla giacca, cercando di fermare l'emorragia. Di tanto in tanto s'interrompeva, sollevava le dita insanguinate e si toccava con cautela il naso rotto. A pochi centimetri da lui, la radio di Jack era immersa nel fango. La voce di Maddox, distante e metallica, chiamava il detective: «Bravo sei-zero-due, qui Bravo sei-zero-uno. Rispondi.»

Sopra le loro teste, l'elicottero continuava a sorvolare la casa. Di certo il TSG era già entrato nel bungalow.

Troppo tardi, pensò Paul. Le ragazze sono già morte. Non c'era più nulla da fare per loro. E Jack è con Bliss. Da qualche parte nel bosco… senza la radio. «Diamond…» Lo sforzo fu enorme: la testa parve esplodere. «Diamond… La radio…»

L'altro non rispose.

«Diamond!»

«Cosa?» L'altro sollevò la testa, rabbiosamente. «Diavolo, non sono sordo, sai.»

«La radio…»

«Sì, lo so.» Annodò le estremità della striscia di stoffa intorno ai polsi di Paul. «Sto facendo del mio meglio, cazzo.» Si voltò, il viso contratto in una smorfia, una mano sulla faccia, e avvicinò la radio, trascinandola tra le foglie. Quindi premette il pulsante arancione, lanciando un segnale d'emergenza di dieci secondi su ogni canale.

«Bravo sei-zero-tre a tutte le unità. Chiedo assistenza urgente… Ripeto: chiedo assistenza urgente…»

Paul, esausto, lasciò ricadere la testa. Un fremito di dolore gli percorse le membra. Vedeva tutto più grande, distorto: gli alberi, il cielo, i rami caduti, Diamond che parlava freneticamente alla radio, come se l'aria si fosse gonfiata e si stesse levando a ondate verso di lui. Anche la luce, prima indistinta, stava diventando sempre più verde e fredda.

Il tuo cuore si sta indebolendo, Paul, pensò con distacco. Vecchio stupido, un'altra volta impari. Il tuo cuore sta cedendo…

Lo slancio lo fece scivolare lungo la scarpata e lui, con le mani protese, si preparò ad affrontare la staccionata. Affondò i talloni nel terreno e le sue dita trovarono un punto della recinzione in cui non c'erano spuntoni. Si fermò a pochi centimetri dal filo spinato, col cuore che gli martellava nel petto. Ma subito riacquistò l'equilibrio e si voltò di scatto, ansimante, pronto a combattere.

Due metri più in là, Bliss aveva avuto meno fortuna.

Il suo peso lo aveva tradito: dondolava, i piedi appoggiati al terreno, le ginocchia leggermente piegate, le braccia in alto. Il filo spinato gli si era conficcato nella pelle, tra i capelli, in profondità, sotto i legamenti molli. Non emetteva suoni, sbatteva soltanto le palpebre di tanto in tanto. Aveva un'espressione tranquilla, intensa.

Jack abbassò le mani. «Bliss?»

Nessuna risposta.

E adesso che succede?

Fece un passo verso di lui.

«Bliss?»

Perché non si divincola?

Il volto di Malcolm Bliss appariva sereno: solo la mandibola si muoveva, come se l'uomo si stesse concentrando per rimanere perfettamente immobile. Poi, in un lampo, Jack capì che cos'era accaduto.

Muovendosi prova dolore. È spacciato.

Gli sfuggì un respiro di sollievo.

Eccolo là, in trappola, pronto per lui. La sua preda in carne e ossa. Birdman.

Tremando, si asciugò il sudore dalla fronte e si chinò, attento a non rilassarsi, a non illudersi per quell'inaspettato colpo di fortuna. Bliss – rigido nelle sue briglie di filo spinato – guardava pacatamente davanti a sé mentre Jack lo ispezionava, con rapidità, con precisione, scrutando l'intreccio di fili, scoprendo che cosa gli causava dolore, perché e quanto. Riscontrò innumerevoli ferite minori, piccole ma insidiose, prima di trovare il fulcro, un unico spuntone penetrato in profondità nel collo di Bliss. Niente sangue ancora, ma la carne rosea, gonfia, intorno a esso pulsava. La carotide: pronta per essere spillata, svuotata.

«Qui», gli sussurrò Jack, a un palmo dal suo viso, appoggiando le dita sul filo. «Qui c'è la chiave di tutto.»

Poi tirò delicatamente il filo verso il basso, per individuare il luogo in cui iniziava il dolore. Bliss inspirò dal naso, sopportando quel gesto quasi infantile: chiuse gli occhi con pazienza, come se non provasse dolore, ma solo un senso di umiliazione per un dispetto fattogli da quel ragazzino prepotente. Jack allentò la pressione e poi girò il filo nella direzione opposta.

«Così fanno i codardi, signor Caffery», esclamò improvvisamente Bliss con voce impastata e tesa. «Sì, i codardi…»

Jack avvicinò di più il volto. «L'hai fatto? L'hai fatto davvero? Le hai uccise?»

«Sì.» Bliss chiuse gli occhi. «E me le sono anche scopate, non dimenticartelo.»

Jack rimase a fissarlo, le dita impietrite aggrappate al filo. Al di sopra degli alberi l'elicottero virò bruscamente, si allontanò dal bungalow e si diresse verso la strada. Il rumore delle pale si fece più intenso; lo spostamento d'aria scuoteva il terreno e faceva gocciolare la pioggia dagli alberi. Jack rimase rigido, senza percepire nulla se non la propria rabbia. Con lo sguardo fisso sul volto di Bliss, assaporò l'opportunità che gli veniva offerta, e i suoi occhi sembrarono accendersi.

Poi, improvvisamente, tutto si dissolse. La tentazione svanì.

Jack trasse un respiro profondo, si asciugò il sudore dalla fronte e scosse il capo, il cuore colmo di tristezza. Mormorò qualcosa tra i denti, lasciò il filo e, senza più rivolgere neppure un'occhiata a Bliss, prese a risalire lentamente il fossato.