Выбрать главу

L'elicottero passò oltre. Paul osservò il cielo grigio tra le foglie argentee ondeggianti. Un uccellino volò in tondo. Il cuore di Paul continuava a lottare, pompando le ultime, inutili gocce di linfa vitale fuori dai suoi polsi. Strano, pensò, non riesco a sentire la pioggia sulla faccia. Perché mai non sento le gocce?

Venti secondi dopo, il cuore ebbe un fremito e si arrestò.

La pioggia continuò a cadere in gocce trasparenti, dure come biglie di vetro, che rimbalzavano sugli occhi aperti.

L'elicottero mancò Jack e Bliss e passò a mezzo chilometro dal fossato, proseguendo sopra la strada principale verso l'estuario.

Molto più in basso, sotto la copertura degli alberi, Jack risaliva il fossato. Giunto in cima, qualcosa lo bloccò.

Si premette le tempie, come per attenuare un dolore sottocutaneo. Si voltò e osservò Bliss: per quanto insanguinato, sembrava in paziente attesa di qualcosa. Un ciuffolotto, attratto da quell'oggetto impigliato nella rete, aveva fatto capolino cento metri più in là, su un sicomoro. Quella bestiola non era più grande del pugno di un bambino. Con la testolina inclinata di lato, si guardava intorno, alla ricerca di cibo. Jack lo studiò a lungo, poi fece un respiro profondo e si lanciò di nuovo nel fossato, tirando i polsini della camicia per coprirsi le dita e afferrando il filo con le mani.

Uno schizzo sottile esplose nell'aria, tracciando un arco: il vaso era stato perforato. Bliss strillò e sobbalzò. I piedi ondeggiarono e le mani si alzarono istintivamente verso il collo. Jack trattenne il respiro, strinse la presa e la carotide scoppiò, riversando un fiotto di sangue sul collo bianco e sui capelli di Bliss.

Poi Jack fece un passo indietro e rimase a guardare, premendosi distrattamente l'unghia nera del pollice nel palmo, mentre il sangue di Bliss colava sul terreno. Il fatto che una vita stesse finendo non lo turbò. Al contrario, provò un senso di trionfo, di delirante trionfo.

Poi contò fino a cento per assicurarsi che fosse tutto finito. Si voltò, si sistemò la camicia e cominciò a risalire il fossato.

Gli uomini del sergente O'Shea trovarono il corpo di Joni nel corridoio. Bastò un'occhiata a confermare che era morta. Nessuno avrebbe potuto sopravvivere a quelle ferite: aveva chiaramente la colonna vertebrale spezzata e una bottiglia rotta inserita nella vagina. La Quinn entrò nel bungalow con la squadra addetta alle riprese. Venti minuti dopo riapparve, scura in volto, per scortare Jack e Maddox all'interno.

«Quell'altra l'ha lasciata là dentro.» Accese una torcia per illuminare il corridoio buio. «In soggiorno.» La Quinn si fermò e si voltò verso i due uomini. «Siete sicuri di voler vedere?»

«Naturalmente», mormorò Jack. La sua camicia era bagnata di pioggia e di sangue. «Naturalmente.»

La donna aprì la porta.

Nella stanza aleggiava il tipico odore di chiuso delle case che si usano solo per le vacanze. Le tende erano tirate, i mobili in ordine. Sulle sedie di vimini c'erano cuscini fiorati dai colori brillanti. Si festeggiava un compleanno, il compleanno di un bambino. Il tavolo era imbrattato di torta, e i palloncini ondeggiavano sul soffitto, sporchi di sangue.

«Ci siamo.» La Quinn entrò nella stanza. «Guardate da quella parte e vedrete.»

«Dove?»

La donna orientò la torcia verso la porta a battenti, verso il soffitto della cucina.

Maddox ebbe un sussulto. «Oh, Cristo.»

Era stata appesa, a faccia in giù, come un'incerata disposta sopra il tavolo. Un pezzo di filo elettrico le avvolgeva i polsi, passava attraverso il gancio sul soffitto e le legava le caviglie. Era nuda, a eccezione di uno strato di pellicola trasparente che le avvolgeva la testa e le spalle. Mummificata. Una sottile striscia di luce le illuminava le cosce rigate di sangue.

La Quinn appoggiò una mano sul braccio di Jack. «La Scientifica, detective.»

«No», ribatté lui, entrando nella cucina.

«Jack», lo richiamò Maddox. «Jack. Prima dobbiamo chiamare la Scientifica. Jack…»

Lui attraversò lentamente la stanza e i possenti muscoli del suo petto si contrassero: il suo corpo bloccò istintivamente ogni reazione. Il linoleum era appiccicaticcio. I suoi piedi cozzarono contro il divisorio metallico, e lui si fermò, le mani appoggiate sulle porte oscillanti.

Quell'opera grottesca ondeggiava, come sospinta dalla brezza. Sotto la pellicola trasparente, il volto di Rebecca era schiacciato e gonfio.

Lentamente, impercettibilmente, Jack riprese a respirare.

La tua immaginazione, Jack, vedi, non è quel Golia che credevi. No, la tua immaginazione non avrebbe mai potuto inventare una cosa simile. E tu credevi davvero di voler trovare Ewan. Pensavi veramente di voler vedere.

Una goccia si formò sotto il naso di Rebecca, tra le pieghe della pellicola trasparente.

«Becky?» La lacrima cadde sul pavimento. «Becky?»

Nel suo collo, una vena pulsò.

53

Rebecca venne curata al Lewisham General. Jack si era rifiutato di farla ricoverare al St. Dunstan's. Le fecero subito una TAC, poi un'angiografia, poi varie trasfusioni. Passarono novantaquattro ore prima che i medici dell'unità di terapia intensiva sciogliessero la prognosi, dichiarando che sarebbe sopravvissuta. Non appena ricevette la notizia, Jack prese la decisione che, in quel lasso di tempo, stava ponderando. Si elesse a giudice di se stesso, accettò il verdetto della sua corte personale e scelse, in assoluta tranquillità, di non confessare l'omicidio di Bliss.

Per quattro giorni aveva valutato le opzioni: procedure disciplinari, udienze, inchieste interne. Un congedo per aver compiuto un atto criminale e un processo. Tutto ciò, oppure… Oppure lasciar credere al mondo che Bliss era morto prima che lui potesse raggiungerlo.

Si disse che quella scelta, dettata dall'istinto di sopravvivenza, poteva, paradossalmente, fornirgli una nuova arma. Aveva ucciso e non aveva confessato: ormai era un predatore che conosceva la sua preda. Poteva stare a testa alta nell'arena dei killer. Come se fosse invisibile. A decisione presa, si sorprese della sua rapida capacità di adattamento: quando venne aperta l'inchiesta su Bliss, era venuto a patti con le proprie bugie, e riuscì senza fatica a ingannare il coroner con la sua sfilza di menzogne.

È strano quanto tu sia calmo. È tutto qui? È davvero tanto semplice mentire ed essere creduti?

Ma il suo cambiamento, all'apparenza impercettibile, non ingannò Rebecca. La ragazza comprese immediatamente che Jack aveva dentro di sé qualcosa di nuovo. Il giorno in cui aveva ripreso conoscenza, gli aveva sfiorato il volto, esclamando: «Che cos'hai?»

Jack le aveva preso la mano e gliel'aveva baciata. «Quando starai bene», mormorò. «Non appena starai meglio, te lo prometto.»

Ma tutto procedette lentamente. Furono necessarie altre tre trasfusioni prima che lei fosse dichiarata fuori pericolo e dieci giorni dopo era ancora troppo debole per accompagnarlo al funerale. Pertanto Jack si recò da solo alla chiesetta nel Suffolk e si sedette rigidamente su una panca fredda accanto a Marilyn Kryotos, a disagio nel suo abito elegante preso a nolo.

Due panche più avanti, la madre di Paul Essex sedeva immobile, senza più lacrime o troppo confusa per piangere sotto la veletta tremante. Nel vedere i lineamenti di Paul rispecchiati sia nel volto di lei sia in quello del marito, Jack aveva provato imbarazzo, come se ritenesse volgare ritrovarli lì, in chiesa. Avrebbe riconosciuto il proprio volto in quelli dei genitori, ammesso di poterli rivedere? E quale cappello avrebbe indossato la madre al suo funerale? Dovette ammettere che non ne aveva la più pallida idea e quel pensiero gli fece correre un brivido lungo la schiena.

I canti iniziarono. La Kryotos avanzò sulla panca accanto a lui, appoggiando i gomiti sul ripiano dove solitamente si posa il libro delle preghiere, e abbassò il capo.