Percepii che la stessa riflessione si faceva strada nelle persone intorno a me. L’aria, appesantita dalla disperazione, mi spingeva giù con ancora più forza di prima.
Tra le forze avversarie, c’era un vampiro che sembrava non appartenere a nessuna delle due parti: riconobbi Irina, che esitava fra le due compagnie, con un’espressione unica fra le altre. Il suo sguardo atterrito era fisso su Tanya schierata in prima linea. Edward ringhiò, con un suono basso ma deciso.
«Alistair aveva ragione», mormorò a Carlisle.
Guardai Carlisle che fissava Edward con aria interrogativa.
«Alistair aveva ragione?», sussurrò Tanya.
«Loro — Aro e Caius — sono venuti per distruggerci e assimilarci», rispose Edward, quasi in un sospiro perché solo quelli della nostra parte lo udissero. «Hanno già studiato buona parte delle strategie possibili. Si erano già impegnati a cercare un altro motivo per offendersi, se l’accusa di Irina si fosse dimostrata in qualche modo falsa. Ma ora vedono Renesmee, quindi sono ottimisti sull’andamento della situazione. Potremmo comunque tentare di difenderci dalle altre accuse premeditate che ci rivolgeranno, ma devono prima fermarsi e ascoltare la verità su Renesmee». Concluse a voce ancora più bassa: «E non hanno la minima intenzione di farlo».
Jacob fece uno strano sbuffo.
Poi, inaspettatamente, due secondi dopo, la processione si fermò. La musica bassa dei movimenti sincronizzati alla perfezione si trasformò in silenzio. La disciplina impeccabile non venne meno: i Volturi si bloccarono nell’immobilità assoluta come un sol uomo. Si trovavano a un centinaio di metri da noi.
Ai lati, dietro di me, sentii avvicinarsi il battito di grossi cuori. Mi arrischiai a guardare a sinistra e a destra con la coda dell’occhio e vidi cosa aveva fermato l’avanzata dei Volturi.
I lupi si erano uniti a noi.
I lupi formavano lunghi bracci che delimitavano ciascun lato della nostra linea irregolare. Dedicai solo una frazione di secondo a notare il fatto che erano più di dieci e a distinguere i lupi che conoscevo da quelli che non avevo mai visto. Ce n’erano sedici distribuiti regolarmente intorno a noi; un totale di diciassette, contando Jacob. Dall’altezza e dalle zampe troppo grandi dei nuovi arrivi, traspariva con evidenza la loro età giovanissima. Immaginai che avrei dovuto prevederlo. Con tanti vampiri accampati nei paraggi, un’impennata della popolazione di licantropi era inevitabile.
Altri ragazzini che sarebbero morti. Mi chiesi perché Sam lo avesse permesso, ma poi capii che non aveva avuto altra scelta. Se uno qualunque dei lupi si fosse schierato con noi, era certo che i Volturi sarebbero andati a cercare anche gli altri. Avevano messo a rischio tutta la loro specie prendendo posizione.
E avremmo perso.
Improvvisamente, mi ritrovai infuriata. Anzi, ben più che infuriata: ero in preda a una rabbia omicida. La mia disperazione sconsolata era del tutto scomparsa. Un vago bagliore rossastro evidenziava le figure scure che mi erano di fronte e in quel momento non desideravo altro che affondargli i denti nel corpo, strappargli le membra e ammucchiarle per poi appiccarvi il fuoco. Ero talmente infuriata che avrei potuto danzare intorno alla pira mentre bruciavano vivi: avrei riso davanti alle loro ceneri ardenti. Le labbra mi si tesero automaticamente all’indietro e un ringhio basso e feroce mi si fece strada nella gola, dalla bocca dello stomaco. Mi accorsi che avevo gli angoli della bocca curvati in un sorriso.
Al mio fianco, Zafrina e Senna imitarono il mio ruggito soffocato. Edward mi strinse la mano che ancora teneva, mettendomi in guardia.
I visi celati dei Volturi erano in gran parte privi di espressione. Solo due paia di occhi tradivano una qualche emozione. Al centro, con le mani in contatto, Aro e Caius si erano fermati per studiare la situazione e tutto il corpo di guardia sostava insieme a loro, in attesa dell’ordine di uccidere. I due non si guardavano, ma era evidente che stavano comunicando. Marcus, anche se toccava l’altra mano di Aro, non sembrava assorto nella conversazione. L’espressione non era vacua come quella del corpo di guardia, ma quasi altrettanto vuota. Come l’ultima volta che l’avevo visto, sembrava incredibilmente annoiato.
I corpi dei testimoni dei Volturi erano inclinati nella nostra direzione, con gli sguardi furiosi fissi su me e Renesmee, ma si erano fermati vicino al limitare della foresta, tenendosi alla larga dai soldati della guardia. Solo Irina si aggirava dietro i Volturi, a pochi passi dalle donne anziane — entrambe dai capelli chiari, la pelle fragile e gli occhi velati — e dalle loro massicce guardie del corpo.
Nascosta da uno dei mantelli di un grigio più scuro, subito dietro ad Aro, c’era una donna. Non ero sicura, ma sembrava gli stesse toccando la schiena. Era lei Renata, l’altro scudo? Come Eleazar, mi chiesi se sarebbe riuscita a respingermi.
Ma non avrei sprecato la mia vita per arrivare a Caius e Aro. Avevo bersagli molto più importanti.
Esaminai le loro file per cercarli e scorsi con facilità i due minuscoli mantelli grigio scuro vicino al centro dello schieramento. Alec e Jane, che probabilmente erano i membri più minuti del corpo di guardia, erano al fianco di Marcus e dall’altro lato avevano Demetri. I visi adorabili erano dolci e non rivelavano nulla; portavano i mantelli della gradazione più scura prima di quella nerissima degli anziani. «Gemelli stregati», li aveva chiamati Vladimir. Sui loro poteri si basava tutta l’offensiva dei Volturi. Erano i gioielli della collezione di Aro.
Flettei i muscoli e nella bocca mi sgorgò il veleno.
Gli occhi rossi screziati di Aro e Caius guizzarono fra le nostre file. Lessi la delusione sul volto di Aro mentre con lo sguardo ci perlustrava i volti più e più volte, in cerca di quello assente. Aveva le labbra strette per il disappunto.
In quel momento ero solo grata del fatto che Alice fosse fuggita.
Mentre la pausa si allungava, sentii il respiro di Edward che accelerava.
«Edward?», chiese Carlisle, ansioso, a bassa voce.
«Non sanno bene come procedere. Stanno soppesando le possibilità, scegliendo gli obiettivi più importanti: me, naturalmente, te, Eleazar, Tanya. Marcus decifra la forza dei legami che ci uniscono, in cerca di punti deboli. La presenza dei rumeni li irrita. Sono preoccupati per i visi che non riconoscono, Zafrina e Senna in particolare, e naturalmente i lupi. È la prima volta che vengono messi in minoranza. È stato questo a fermarli».
«In minoranza?», sussurrò Tanya incredula.
«Per loro i testimoni non contano», bisbigliò Edward. «Sono nullità, così come il corpo di guardia. È solo che ad Aro piace avere pubblico».
«Devo parlare?», chiese Carlisle.
Edward esitò, poi annuì. «Non credo avrai altre occasioni».
Carlisle drizzò le spalle e a passi lenti avanzò oltre la nostra linea di difesa. Era terribile vederlo solo, inerme.
Allargò le braccia, con i palmi rivolti verso l’alto in segno di saluto. «Aro, amico mio. Sono secoli che non ci vediamo».
Per un lungo attimo, nella radura imbiancata scese un silenzio di tomba. Sentii l’agitazione di Edward tendersi mentre ascoltava Aro che valutava le parole di Carlisle. La tensione saliva con il passare dei secondi.
Allora Aro uscì dal centro della formazione dei Volturi. Renata, lo scudo, si mosse con lui come se avesse la punta delle dita cucita al suo mantello. Per la prima volta le schiere dei Volturi reagirono. Le loro file furono percorse da un brontolio sommesso, le sopracciglia si aggrottarono, le labbra si arricciarono a scoprire i denti. Alcuni del corpo di guardia si sporsero in avanti, accucciati.
Aro alzò una mano nella loro direzione. «Veniamo in pace».
Fece qualche altro passo, poi inclinò la testa da un lato. Gli occhi velati brillavano di curiosità.
«Parole giuste, Carlisle», disse con quella voce esile e sottile. «Sembrano fuori posto, visto l’esercito che hai radunato per uccidere me e i miei cari».