«Ci sono così tante cose di cui parlare», disse Aro, assumendo improvvisamente il tono di un uomo d’affari oberato di lavoro, «così tante cose da decidere. Se voi e il vostro protettore peloso mi volete scusare, cari Cullen, devo conferire con i miei fratelli».
37
Stratagemmi
Aro non raggiunse le guardie che, ansiose, lo attendevano sul lato nord della radura. Fece loro cenno di avvicinarsi.
Edward cominciò immediatamente a retrocedere, tirando per il braccio me ed Emmett. Arretrammo spediti, senza distogliere lo sguardo dalla minaccia che avanzava. Jacob fu più lento: aveva il pelo ritto sulle spalle e mostrava le zanne ad Aro. Mentre ci ritiravamo, Renesmee gli afferrò la coda; la teneva come un guinzaglio, costringendolo a restare con noi. Raggiungemmo la nostra famiglia nello stesso momento in cui i mantelli scuri tornarono a circondare Aro.
Restavano solo cinquanta metri a dividerci: la distanza che chiunque di noi poteva superare con un salto in una sola frazione di secondo.
Caius cominciò subito a litigare con Aro.
«Come fai ad accettare questa ignominia? Perché restiamo impotenti davanti a un crimine così scandaloso, coperto da un inganno tanto ridicolo?». Teneva le braccia rigide sui fianchi, le dita chiuse come artigli. Mi chiesi perché non si limitava a toccare Aro per comunicare la sua opinione. C’era già una divisione nei loro ranghi? Eravamo così fortunati?
«Perché è tutto vero», gli disse Aro calmo. «Ogni singola parola. Hai visto quanti testimoni sono pronti a confermare di aver visto crescere e maturare questa bambina miracolosa nel breve tempo in cui l’hanno conosciuta. Di aver percepito il calore del sangue che le pulsa nelle vene». Con un ampio gesto Aro indicò tutta la nostra schiera, da Amun a Siobhan.
Caius reagì in modo strano alle parole rasserenanti di Aro, sussultando lievemente nel sentire la parola "testimoni". La rabbia svanì dai suoi lineamenti, sostituita da una freddezza calcolatrice. Fissò i testimoni dei Volturi con espressione che sembrava vagamente... nervosa.
Anch’io fissai la marmaglia inferocita e vidi subito che non si poteva più descrivere come tale: la frenesia di agire si era trasformata in confusione. Fra la folla ribollivano conversazioni sussurrate che cercavano di dare un significato a quanto era accaduto.
Caius era accigliato, assorto nei suoi pensieri. La sua espressione meditativa attizzava le fiamme della mia rabbia che covava sotto la cenere e al tempo stesso mi preoccupava. E se il corpo di guardia avesse agito di nuovo secondo qualche segnale invisibile, com’era successo quando marciava? Angosciata, ispezionai il mio scudo: mi sembrava impenetrabile quanto prima. Lo flettei a formare una cupola bassa e ampia che modellava un arco sopra la nostra compagnia.
Sentivo i pennacchi di luce acuminati nei punti in cui si trovavano la mia famiglia e i miei amici: ognuno aveva un suo carattere individuale, che immaginavo sarei riuscita a riconoscere successivamente, con un po’ di pratica. Riconoscevo già quello di Edward: era il più brillante di tutti. A preoccuparmi era lo spazio vuoto fra un punto e l’altro: non c’erano barriere fisiche davanti allo scudo e, se uno qualsiasi dei Volturi dotato di poteri fosse riuscito a infilarvisi, avrebbe protetto soltanto me. La fronte mi s’increspò mentre tiravo con attenzione l’armatura elastica per avvicinarla. Carlisle era il più lontano: feci arretrare lo scudo centimetro per centimetro, cercando di avvolgerlo nel modo più aderente possibile intorno al suo corpo.
Il mio scudo aveva l’aria di voler collaborare. Abbracciò la sua figura; quando Carlisle si spostò di lato per stare più vicino a Tanya, l’elastico si estese insieme a lui, guidato dalla sua luce.
Affascinata, attirai verso di me altri fili della struttura, avvolgendola stretta intorno a ogni sagoma luminosa amica o alleata. Lo scudo aderiva di sua spontanea volontà, muovendosi insieme con loro.
Era passato solo un secondo; Caius stava ancora riflettendo.
«I licantropi», mormorò infine.
Con improvviso panico, mi accorsi che la maggior parte dei licantropi non erano protetti. Stavo per estendere lo scudo fino a loro quando capii che, stranamente, percepivo comunque le loro scintille. Incuriosita, provai a ritrarre lo scudo, finché Amun e Kebi, all’estremità più lontana del nostro gruppo, ne furono estromessi, insieme ai lupi. Usciti i due dalla barriera protettiva, le loro luci sparirono. Non esistevano più per quel nuovo senso. I lupi avevano ancora la loro fiamma luminosa; o meglio, metà di loro l’avevano. Mmm... Estesi di nuovo lo scudo e, non appena Sam fu sotto la sua copertura, le scintille dei lupi tornarono a brillare.
A quanto pareva, la loro mente era molto più interconnessa di quanto immaginavo. Se l’alfa era all’interno del mio scudo, la mente di tutti gli altri era altrettanto protetta.
«Ah, fratello...», Aro rispose alla frase di Caius con uno sguardo addolorato.
«Difenderai anche quell’alleanza, Aro?», chiese perentorio Caius. «I Figli della Luna sono nostri nemici giurati dai tempi dei tempi. Li abbiamo cacciati fin quasi a farli estinguere in Europa e in Asia. Eppure Carlisle incoraggia un rapporto familiare con questi parassiti, senza dubbio nel tentativo di spodestarci. Per meglio proteggere il suo guasto stile di vita».
Edward si schiarì la voce rumorosamente e Caius lo guardò torvo. Aro si mise una mano sottile e delicata sul viso, come fosse imbarazzato per l’altro anziano.
«Caius, è pieno giorno», fece notare Edward indicando Jacob. «Questi non sono Figli della Luna, è chiaro. Non hanno alcun rapporto con i tuoi nemici dell’altra parte del mondo».
«Allevate dei mutanti qui in zona», gli ribatté Caius.
Edward contrasse la mascella e poi la rilassò, infine rispose pacato: «Non sono nemmeno licantropi. Aro ti può raccontare tutto, se non mi credi».
Non erano licantropi? Lanciai un’occhiata disorientata a Jacob. Sollevò le spalle enormi, poi le lasciò cadere: il suo modo di fare spallucce. Neanche lui sapeva di cosa parlava Edward.
«Caro Caius, ti avrei chiesto di non insistere su questo argomento se mi avessi messo a parte dei tuoi pensieri», mormorò Aro. «Anche se quelle creature si ritengono dei licantropi, non lo sono. Il termine più appropriato per definirli sarebbe "mutaforma". La scelta della forma di lupo è stata un puro caso. Poteva benissimo essere un orso, un’aquila, o una pantera, quando accadde la prima mutazione. Queste creature non hanno proprio nulla a che vedere con i Figli della Luna. Hanno ereditato dai loro padri solo la capacità di mutare. È genetica: non continuano la loro specie infettando altri, come i veri licantropi».
Caius guardò Aro torvo, con rabbia e anche qualcosa di più: un’accusa di tradimento, forse.
«Conoscono il nostro segreto», disse con voce incolore.
Edward sembrava sul punto di rispondere a quell’accusa, ma Aro lo anticipò. «Sono creature del nostro mondo soprannaturale, fratello. Forse sono ancora più legati di noi alla segretezza: è altamente improbabile che ci denuncino. Stai attento, Caius. Le accuse pretestuose non ci portano da nessuna parte».
Caius respirò a fondo e annuì. Si scambiarono uno sguardo lungo ed espressivo.
Credevo di avere capito ciò che stava dietro le parole formulate con tanta attenzione da Aro. Le false accuse non avrebbero contribuito a convincere i testimoni presenti, da nessuna delle due parti: Aro stava esortando Caius a passare alla strategia successiva. Mi chiesi se il motivo che stava dietro alla tensione tangibile fra i due anziani — il rifiuto di Caius di condividere i suoi pensieri tramite il tatto — fosse che a Caius non importava molto di dare spettacolo, non quanto ad Aro. Se Caius considerasse il massacro imminente molto più essenziale di una reputazione immacolata.
«Voglio parlare con l’informatrice», annunciò Caius all’improvviso, rivolgendo lo sguardo verso Irina.