Irina non prestava attenzione alla conversazione fra Caius e Aro: aveva il viso contorto per la sofferenza, gli occhi fissi sulle sorelle, allineate e pronte a morire. Le si leggeva in faccia che ormai era consapevole della falsità totale della sua accusa.
«Irina», abbaiò Caius, infastidito dal fatto di doverne richiamare l’attenzione.
Lei alzò lo sguardo, scossa e istantaneamente impaurita.
Caius schioccò le dita.
Esitante, lei si spostò dalle frange esterne della formazione dei Volturi per trovarsi di nuovo in piedi davanti a Caius.
«E così, a quanto pare, le tue accuse erano alquanto infondate», esordì Caius.
Tanya e Kate si sporsero in avanti, ansiose.
«Mi dispiace», sussurrò Irina. «Avrei dovuto verificare ciò che vedevo. Ma non avevo la minima idea che...». Fece un gesto debole nella nostra direzione.
«Caro Caius, come credi che potesse indovinare in un attimo qualcosa di così strano e impossibile?», chiese Aro. «Chiunque di noi avrebbe tratto le stesse conclusioni».
Caius schioccò le dita in direzione di Aro per zittirlo.
«Sappiamo tutti che hai fatto un errore», disse lui brusco. «Intendevo parlare delle tue motivazioni».
Irina aspettò nervosa che continuasse, poi ripeté: «Le mie motivazioni?».
«Sì, anzitutto cosa ti ha spinto a spiarli».
Irina sussultò sentendo la parola "spiare".
«Eri in contrasto con i Cullen, vero?».
Lei guardò Carlisle con occhi disperati. «Sì, è così», confessò.
«Perché?», la incalzò Caius.
«Perché i licantropi avevano ucciso il mio amico», sussurrò. «E i Cullen non si sono fatti da parte per lasciarmelo vendicare».
«I mutaforma, si chiamano», la corresse Aro con gentilezza.
«Quindi i Cullen si sono alleati con i mutaforma contro quelli della nostra razza, persino contro l’amico di un’amica», sintetizzò Caius.
Sentii Edward che emetteva un suono nauseato sottovoce. Caius stava spuntando una voce della sua lunga lista, cercando un’accusa che resistesse.
Irina irrigidì le spalle. «Io la vedo così».
Caius aspettò di nuovo, poi la imbeccò: «Se volessi fare un reclamo formale contro i mutaforma, e contro i Cullen per averli sostenuti, questo sarebbe il momento opportuno». Fece un sorrisino crudele, in attesa che Irina gli fornisse la sua prossima scusa.
Forse Caius non capiva le vere famiglie, i rapporti basati sull’amore e non sull’amore per il potere. Forse aveva sopravvalutato la forza trascinante della vendetta.
Irina alzò di scatto la mascella e raddrizzò le spalle.
«No, non ho reclami da fare contro i lupi né contro i Cullen. Oggi voi siete venuti per distruggere una bambina immortale. Ma non esiste nessuna bambina immortale. È stato un mio errore e me ne assumo completamente la responsabilità. Ma i Cullen sono innocenti e non avete più motivo di trovarvi qui. Mi scuso infinitamente», disse rivolta a noi, poi si girò in direzione dei testimoni dei Volturi. «Non c’è stato alcun crimine. Non ci sono più motivi validi per la vostra presenza qui».
Mentre lei parlava Caius alzò la mano, in cui reggeva uno strano oggetto di metallo inciso e decorato.
Era un segnale. La reazione fu talmente veloce che assistemmo tutti increduli e sconvolti a ciò che accadde. Finì prima ancora che ci fosse il tempo di reagire.
Tre soldati dei Volturi fecero un balzo in avanti e Irina fu completamente oscurata dai loro mantelli grigi. Nello stesso istante, dalla radura si levò un orribile stridore metallico. Caius entrò strisciando al centro della mischia grigia, e quel grido stridulo e sconvolgente esplose subito in un sorprendente geyser di scintille e lingue di fuoco. I soldati arretrarono con un balzo da quell’inferno improvviso, riprendendo subito i propri posti nella linea perfettamente retta del corpo di guardia.
Caius restò solo a fianco dei resti ardenti di Irina e l’oggetto di metallo che teneva in mano emanava ancora una densa fiammata in direzione della pira.
Con un lieve scatto, il getto di fuoco che usciva dalla mano di Caius sparì. Dalla massa di testimoni dietro ai Volturi si levò un rantolo.
Noi eravamo troppo sbigottiti per fare alcun rumore. Un conto era sapere che la morte arrivava a velocità incredibile e inarrestabile; un altro vederla in diretta.
Caius sorrise, freddo. «Finalmente si è assunta tutta la responsabilità delle sue azioni».
Il suo sguardo balenò sulla nostra prima linea, soffermandosi rapidamente sulle sagome immobili di Tanya e Kate.
In quell’attimo capii che Caius non aveva mai sottovalutato il legame di una vera famiglia. Era questo lo stratagemma, non altri. Non voleva il reclamo di Irina: voleva la sua sfida. Una scusa per distruggerla, per scatenare la violenza che riempiva l’aria come una foschia spessa e combustibile. Lui aveva gettato il fiammifero.
La pace innaturale di quell’incontro traballava già peggio di un elefante su una fune. Se lo scontro fosse iniziato, non ci sarebbe stato modo di fermarlo. Sarebbe cresciuto fino a che uno dei due contendenti fosse stato annientato del tutto. Nella fattispecie, noi. Caius lo sapeva.
E anche Edward.
«Fermatele!», gridò Edward, precipitandosi ad afferrare per un braccio Tanya, mentre lei saltava verso il sorridente Caius con un folle grido di rabbia cruda. Non riuscì a scrollarsi di dosso Edward solo perché Carlisle le aveva stretto le braccia intorno alla vita.
«È troppo tardi per aiutarla», rifletté pressante mentre lei si dibatteva. «Non dargli quello che vuole!».
Trattenere Kate fu più difficile. Gridando senza parole come Tanya, si lanciò nel primo passo dell’attacco che sarebbe finito con la morte di tutti. Rosalie era la più vicina a lei ma, prima che potesse bloccarla, Kate se la scrollò di dosso con tanta violenza da scaraventarla a terra. Emmett prese Kate per il braccio e la scagliò giù, poi arretrò barcollando, con le ginocchia che cedevano. Kate si rialzò in piedi, sembrava inarrestabile.
Garrett le si avventò addosso, atterrandola di nuovo. La strinse con le braccia, serrando le mani intorno ai propri polsi. Vidi gli spasmi che gli percorrevano il corpo mentre lei gli dava la scossa. Lui alzò gli occhi al cielo, ma non mollò la presa.
«Zafrina», gridò Edward.
Lo sguardo di Kate si fece vacuo e le sue grida si trasformarono in gemiti. Tanya smise di fare resistenza.
«Ridammi la mia vista», sibilò Tanya.
Disperatamente, ma con tutta la delicatezza di cui ero capace, resi lo scudo ancora più attillato intorno alle scintille dei miei amici, togliendolo piano a Kate e cercando, nello stesso tempo, di mantenerlo intorno a Garrett, creando una pellicola sottile fra loro.
Allora Garrett riprese il controllo, tenendo ferma Kate sulla neve.
«Se ti lascio alzare, mi atterri di nuovo, Katie?», le sussurrò.
Per tutta risposta lei ringhiò, dibattendosi ancora come una forsennata.
«Ascoltatemi, Tanya, Kate», disse Carlisle in un sussurro lieve ma partecipe. «Al momento, vendicarla non serve a niente. Irina non vorrebbe vedervi sprecare così la vostra vita. Pensate a quello che state facendo. Se li assalite, moriremo tutti».
Tanya, le spalle incurvate per il dolore, si appoggiò a Carlisle. Kate finalmente restò immobile. Carlisle e Garrett continuarono a consolare le due sorelle con parole troppo pressanti per sembrare di conforto.
Tornai a rivolgere l’attenzione agli sguardi fissi che calavano pesanti sul nostro momento di confusione. Con la coda dell’occhio vedevo che Edward e tutti gli altri, esclusi Carlisle e Garrett, avevano di nuovo assunto la posizione di guardia.
Lo sguardo più truce di tutti arrivava da Caius, che fissava incredulo Kate e Garrett a terra sulla neve. Anche Aro li guardava e sul viso gli si leggeva un’espressione incredula. Sapeva di cosa era capace Kate. Aveva sentito la sua potenza nei ricordi di Edward.
Capiva cosa stava succedendo ora? Capiva che il mio scudo era cresciuto in forza e capacità di penetrazione ben più di quanto Edward mi sapeva capace? O pensava che Garrett avesse sviluppato una propria forma d’immunità?