Soffocai la rabbia che cercava di risalirmi a unghiate lungo la gola per sfogare in un ringhio la volontà di sfida. Scagliai tutta la furia nel mio scudo, ispessendolo e assicurandomi che tutti fossero protetti.
«Non è stata infranta alcuna legge», ripete Aro. «Ne consegue tuttavia che non c’è pericolo? No». Scosse piano la testa. «Questo è un problema distinto».
L’unica reazione fu il tendersi di nervi già al lumicino e Maggie, al limite della nostra banda di combattenti, scosse il capo con una rabbia lenta.
Aro camminava a grandi passi, riflettendo, e sembrava che fluttuasse invece di toccare la terra con i piedi. Notai che a ogni passaggio si avvicinava sempre più alla protezione del suo corpo di guardia.
«La bambina è unica... Totalmente e assurdamente unica. Sarebbe un tale spreco distruggere una cosa così adorabile. Soprattutto quando ci sarebbe così tanto da imparare...». Sospirò, come se non volesse continuare. «Però un pericolo esiste e non si può semplicemente ignorare».
Nessuno rispose alla sua affermazione. Calò un silenzio di tomba mentre proseguiva in un monologo che sembrava recitare solo per sé.
«Quale ironia della sorte che, al progredire degli umani, mano a mano che la loro fede nella scienza cresce e controlla il loro mondo, su di noi incomba sempre meno il pericolo di farci scoprire. Eppure, mentre diventiamo sempre più disinibiti grazie alla loro incredulità nei confronti del soprannaturale, essi divengono così forti con la loro tecnologia che, se lo volessero, potrebbero davvero costituire una minaccia per noi, e persino distruggere alcuni di noi. Per migliaia e migliaia di anni la nostra segretezza è stata soprattutto una questione di convenienza, di praticità, e non di vera e propria sicurezza. Quest’ultimo secolo rozzo e rabbioso ha dato alla luce armi così potenti da mettere in pericolo persino gli immortali. Oggi la fama di esseri mitologici di cui godiamo, in verità, ci protegge dalle creature deboli cui diamo la caccia. Questa bambina portentosa...», e sollevò il palmo della mano come se avesse dovuto appoggiarlo su Renesmee, anche se si trovava a quaranta metri di distanza da lei ed era quasi rientrato nella formazione dei Volturi. «Ah, se potessimo conoscere le sue potenzialità, sapere con certezza assoluta che resteranno sempre avvolte dall’oscurità che ci protegge. Ma non sappiamo niente di ciò che diventerà! I suoi stessi genitori sono angustiati dalla paura per il suo futuro. Non possiamo sapere con certezza cosa diventerà da grande». Fece una pausa, guardando prima i nostri testimoni, e poi, in modo eloquente, i suoi. La voce imitava molto bene qualcuno che era lacerato dalle proprie parole.
Senza staccare gli occhi dai suoi testimoni, proseguì. «Solo ciò che si conosce è sicuro. Solo ciò che si conosce è tollerabile. Ciò che è sconosciuto è... un punto debole».
Il sorriso di Caius si allargò, malvagio.
«Stai traendo conclusioni affrettate, Aro», disse Carlisle, con voce cupa.
«Pace, amico mio», disse Aro sorridente, il volto gentile e la voce cortese come sempre. «Non precipitiamo le cose. Guardiamole da tutti i punti di vista».
«Posso offrire un mio punto di vista?», supplicò Garrett in tono pacato, facendo un altro passo avanti.
«Prego, nomade», disse Aro, con un cenno di assenso.
Garrett alzò il mento. Gettò lo sguardo sulla massa accalcata in fondo al prato e si rivolse direttamente ai testimoni dei Volturi.
«Sono venuto qui su richiesta di Carlisle, come gli altri, per fare da testimone», disse. «Il che di sicuro non si rende più necessario, per quanto riguarda la bambina. Vediamo tutti che cos’è. Ma sono rimasto a fare da testimone a qualcos’altro. A voi». Puntò il dito verso i vampiri diffidenti. «Conosco almeno due di voi — Makenna e Charles — e vedo che molti altri sono girovaghi, vagabondi come me. Che non rispondono a nessun padrone. Riflettete attentamente su quel che vi dico ora.
Questi anziani non sono venuti qui in cerca di giustizia come vi hanno detto. Noi l’avevamo già sospettato, e ora ce ne danno la prova. Sono arrivati qui fuorviati, eppure con una scusa valida per l’azione che avevano in programma. Ora siate testimoni del fatto che cercano scuse deboli per proseguire con la loro vera missione. Siate testimoni del fatto che si sforzano di trovare una giustificazione per il loro vero scopo: distruggere questa famiglia». Con un cenno indicò Carlisle e Tanya.
«I Volturi sono venuti a eliminare quelli che percepiscono come rivali. Forse anche voi, come me, guardate gli occhi dorati dei membri di questo clan e ne restate stupiti. È vero, è difficile capirli. Ma gli anziani guardano e vedono qualcosa al di là della loro strana scelta. Vedono il vero potere.
Con i miei occhi sono stato testimone dei legami che corrono fra i membri di questa famiglia: e dico famiglia, non congrega. Questi strani vampiri dagli occhi dorati rinnegano la propria stessa natura. Ma in cambio hanno forse trovato qualcosa che vale ancora di più della semplice gratificazione del desiderio? Nel tempo passato qui, li ho studiati un pochino e mi sembra che la qualità intrinseca di questi intensi legami di famiglia, anzi, ciò che li rende possibili, sia il carattere pacifico di una vita fatta di sacrifici. Qui non ci sono aggressioni come abbiamo osservato tutti nei grandi clan meridionali, cresciuti e diminuiti rapidamente a furia di faide selvagge. Non c’è sete di dominio. E Aro lo sa meglio di me».
Osservai il viso di Aro mentre le parole di Garrett lo accusavano, in preoccupata attesa di una reazione di qualche tipo. Ma Aro aveva un’espressione di gentilezza divertita, come se esercitasse la pazienza perché il bambino capriccioso si accorgesse che nessuno prestava attenzione alla sua scenata.
«Carlisle ha garantito a noi tutti, quando ci ha detto cosa ci aspettava, che non ci aveva chiamati qui per combattere. Questi testimoni», Garrett indicò Siobhan e Liam, «hanno accettato di fornire le prove, di rallentare l’avanzata dei Volturi con la loro presenza, così che Carlisle potesse avere modo di perorare la sua causa. Ma alcuni di noi si sono chiesti», e qui scoccò un’occhiata al viso di Eleazar, «se il fatto che Carlisle avesse la verità dalla sua potesse bastare a fermare la cosiddetta giustizia. I Volturi sono qui per proteggere la sicurezza del nostro segreto, o per proteggere il loro potere? Sono venuti a distruggere una creazione illecita, o uno stile di vita? Non potrebbero accontentarsi del fatto che il pericolo si è rivelato un semplice malinteso? Oppure procederanno anche senza la scusa di fare giustizia?
Abbiamo già la risposta a tutte queste domande. L’abbiamo sentita nelle parole mendaci di Aro — una dei nostri ha il dono di sapere per certo chi mente — e ormai la vediamo nel sorriso impaziente di Caius. Il loro corpo di guardia è soltanto un’arma priva d’intelligenza, uno strumento della sete di dominio dei loro padroni.
Ora dunque ci sono altre domande cui voi dovete assolutamente rispondere. Chi vi comanda, nomadi? Rispondete alla volontà di qualcun altro, oltre alla vostra? Siete liberi di scegliere la vostra strada, o saranno i Volturi a decidere delle vostre vite? Io sono venuto per testimoniare. Ora rimango per combattere. Ai Volturi non importa niente che muoia una bambina. Vogliono che muoia il nostro libero arbitrio».
Poi si girò verso gli anziani. «Venite, dunque, vi dico! Finiamola con le false razionalizzazioni. Siate sinceri nelle vostre intenzioni e noi lo saremo nelle nostre. Noi difenderemo la nostra libertà. Voi deciderete se attaccarla o meno. Scegliete ora, e mostrate a questi testimoni qual è il vero problema in discussione qui».
Guardò di nuovo i testimoni dei Volturi, scrutando ogni viso a fondo. Il potere delle sue parole era evidente nelle loro espressioni. «Potreste pensare di unirvi a noi. Se credete che i Volturi vi lasceranno restare vivi a raccontare ciò che è successo qui, vi sbagliate. Potremmo essere tutti annientati», disse alzando le spalle, «oppure no. Forse le nostre forze sono meno impari di quanto credono. Forse i Volturi finalmente hanno trovato qualcuno in grado di tener loro testa. In ogni caso, vi prometto questo: se noi cadremo, sarà lo stesso per voi».