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L'uomo non mi è molto simpatico, ha un sorriso finto di scuola berlusconiana, ma quando sorride, e sorride sempre, lo fa solo coi denti: gli occhi sono d'animale predatore.

Insomma digrigna i denti.

Mi sembra un po' troppo presuntuoso e autoritario per giovani di personalità forte come Vialli, Pagliuca, Berti ed Eranio.

I milanisti lo subiranno meglio dei compagni perché l'hanno già un po' patito nel Milan.

Sono proprio sicuro di quanto dico.

Io gli sono comunque molto riconoscente per il Milan stellare di Barcellona e di Vienna: un'autentica macchina da guerra, con la quale Sacchi mi ha vendicato di tutte le cattiverie subite in ufficio, ma soprattutto mi ha liberato dalla frustrazione del calcetto catenacciaro che praticavamo noi italiani da cinquant'anni.

90 minuto

Egregio e distinto direttore, ho passato tutto il pomeriggio di ieri inchiodato davanti alla tivù.

Ho cominciato alle tredici, vestaglione di flanella, occhio catatonico da malato di mente, tavolinetto con frittatona di cipolle.

Peroni gelata, rutto libero, ma felicità solo apparente.

Senza la televisione, la mia vita sarebbe assolutamente insignificante: unica grande gioia della domenica pomeriggio sono le gambe e le chiappe della Cuccarini, che trovo irresistibile.

Io con lei, signorina Lorella, se solo mi concedesse una settimana di tempo a Londra, a Venezia, persino a Cologno Monzese, che è un posto sinceramente ripugnante, sarei disposto, mi creda, a commettere anche delle atrocità, una rapina in banca, fare a pezzi i miei vicini di casa, tagliarmi il mignolo della mano destra…

Ma la televisione, oltre a lei, mi offre anche motivi di comicità agghiacciante.

I commentatori di 90 minuto, per esempio.

Franco Strippoli da Lecce ha, sì, dei cravattoni scelti con bieca eleganza, ma il suo riportone va da orecchio a orecchio.

Basterebbe che una folata di vento entrasse nello studio per far garrire una coda di capelli che io stimo essere di quattro metri.

Castellotti da Torino, da quindici anni non sa decidersi: Tengo i baffi, tolgo i baffi, tengo i baffi, tolgo i baffi.

Una settimana la fa con i baffi, un'altra senza.

Penso che morirà in questo atroce dilemma.

Che nostalgia dei balbettamenti e dell'ansia insostenibile che comunicava Tonino Carino da Ascoli. Dove sei, vecchio amico? Non ti vedo più.

Non dirmi che hai fatto carriera.

Mi mancherai moltissimo.

M'han detto che sei diventato capo redattore della sede Rai di Ancona.

Marcello Giannini, fiorentino, dovrebbe parlare la lingua di Dante, ma sentite un suo preambolo: La Fiorentina essendo ed avendo con ciò voletti dire… scusate, stanno per partire le immagini, e ciò essendo, scusate molto, ma sono un po' confuso.

Non vedo più Bubba da Genova, che mi suscitava un'irresistibile voglia di morsicargli le ganasce. Alfredo Liguori ha lo stesso accento di Govi e non riesce a non piangere, quando perde la Sampdoria.

Luigi Necco da Napoli ha il talento di Eduardo e Peppino messi insieme.

Ma il capo di tutto il carrozzone, Fabrizio Maffei, che ha un tono che è una via di mezzo fra un messo comunale e un funzionario di pompe funebri, sembra tuttora schiacciato dal ricordo del povero Paolo Valenti.

Forse vive lo stesso stress che Cossiga ha vissuto per Pertini.

Raimondo Vianello, per me, è cotto di Kay Sandwik e le fa gli occhi da pesce, Maurizio Mosca ha la femminilità inespressa di una ballerina turca.

Helenio Herrera finirà il ciclo in camicia di forza.

Coscialunga Alba Parietti verrà violentata da Altafini.

E per oggi vi saluto e mi scuso molto con tutti, ma l'ho sempre detto che sono infelice e risentito come un gobbo.

Perdonatemi e abbiate pietà di me.

Dal più infelice dei guardatori di televisione.

Basta!

Espertissimo signor conte, dott. ing. Lup. Man., direttor dei direttori di questo spettabile giornale.

È arrivato il momento di urlare basta! E lo giuro senza peli nell'uovo che questa è anche la prima volta che prendo il coraggio a tre mani per scrivere la mia disperazione a un giornale così importante.

Sì, caro Lup. Man. direttore naturale, noi sudditi di terza classe non ne possiamo più.

Non c'è più religione ormai e non si sa dove andremo a finire.

Pensi le cose andavano così bene qui da noi, nel Bel Paese, quando ecco che quasi dai nulla spunta fuori questo geometra di Pietro che assieme al suo compare ingegner Colombo, con quei capelli frisati, jeans invecchiati artificialmente e maglietta da nuovo filosofo francese sessantottino, si son messi a sbattere in galera a spron battuto dei fior di galantuomini.

E con quali risultati? Ce lo dico io in coro, ingegnere natura: con il bel risultato che noi sudditi abbiam perso fiducia in quel poco in cui si credeva.

Si credeva che al timone della Nave Italia ci fosse gente affidabile, e ora questi ci costringono ad aprire gli occhi, purtroppo, e a sospettare che da trent'anni quei piloti ci abbiano fatto navigare fregandosene dell'interesse comune, con il solo scopo di saccheggiarlo.

E intanto la nave è andata a incagliarsi su fondali molto pericolosi.

E ora che la barca sta per naufragare ci chiedono subito, loro, i piloti, con estremo cinismo di: lavorare di più e di guadagnare di meno; di rinunciare alla scala mobile ma non all'automobile, e di non usarla per risparmiare carburante per favorire la lotta all'inquinamento; di subire una tivù sempre più povera ma con canoni sempre più alti infarcita comunque di una pubblicità della quale dobbiamo accettare i consigli imperativi, a tracannar veleni, a mangiar cibi adulterati e bistecche incollate con gelatine farmaceutiche; ad affogare lentamente in un mare di detersivi medicinali, shampoo calvizzanti, colliri accecanti.

Per non parlar dei pantaloni stretti che sono un vero flagello.

Lo sa che ci han reso tutti quasi impotenti? E ora, caro mio, io le faccio una confidenza, ma per carità non lo dica a nessuno che mi vergogno: credevo di essere felice, e scopro di essere sempre più depresso, come una massaia ungherese di cinquantacinque anni.

Le dirò subito i motivi di questa mia catastrofe personale.

Ho finto di lavorare per tutta la vita condannandomi a una noia da gatto svizzero.

Non ho fatto ovviamente carriera, non ho duecento lire da parte.

Ho sì un televisore a colori con telecomando che è il grande amore della mia vita, anche se lui cinicamente mi propina programmi insultanti.

Ho una figlia di diciotto anni che è stata promossa con la media del sei all'Istituto Pascoli e che, detto fra noi, è più simile a una scimmia che a un essere umano; purtroppo senza l'ombra di un marito in agguato, poi è anche disoccupata.

Anzi, spesso, viene portata in Questura per accertamenti, perché scambiata per un travestito abruzzese.

Di mia moglie non ti allego una foto per lasciarti i capelli coaffati.

Non riesco a toccarla da circa dodici anni, le ho tentate tutte, mi creda, anche con un tipo di alimentazione esplosiva.

In confidenza, gliela segnalo, così, se avesse dei problemi anche lei, la può seguire.

Eccola: ostriche, tartufi neri, pepe di Cajenna, sale, nitro, glicerina, un ananas (non il frutto tropicale, ma la bomba a mano) e un cucchiaio di cantaride.

Risultati? Niente.

Mi creda, niente.

Per la mia attività sessuale pratico con estrema violenza l'autoerotismo, ma lontano dal nucleo familiare.

Anzi, se potesse, lei che conosce molto in alto, farmi avere una foto di Lilli Gruber che prende il sole in casa dei genitori in Sardegna, la consulterei volentieri.

Senta, ora la lascio, ma prima le vorrei dire che, oltre alla foto della Gruber (mi raccomando eh? non dimentichi di mandarla), le immagini che più mi hanno colpito son quelle della sparatoria sui negri in Sudafrica e della madre sulla sedia a Sarajevo.