Si arriverà alle tabaccherie con vetri antiproiettili, ai tabaccai armati fino ai denti e appiattiti dentro trincee di sacchetti di sabbia, come bunker della prima guerra mondiale.
Insomma il caos.
Prigioni e prigioni piene di nuovi delinquenti.
Carissimi compagni, tutta questa premessa per dirvi la mia opinione su quest'argomento: droga proibita o droga liberalizzata? Però io penso che se lo Stato dovesse applicare la repressione, cioè si sostituisse al a volontà dei sudditi, apparentemente nel loro interesse s'intende, vietando l'insulina ai diabetici e le siringhe ipodermiche a questi malati (che senza quel farmaco rischiano di andare in coma), allora, credetemi, ne vedremmo veramente delle brutte.
E se si vietasse anche il cibo? Assalti ai forni a colpi d'ascia, e alle macellerie, dentro le quali si sarebbero barricati i commercianti terrorizzati.
Badate bene, per inciso, che si tratta di cibo della peggior specie perché da noi lo Stato consente lo spaccio di cibi adulterati, di vini al metanolo, d'ogni tipo di veleno, di coloranti e conservanti e di altre schifezze cancerogene d'ogni tipo.
Per le sigarette, vedete, obbliga i fabbricanti a scrivere sul pacchetto delle frasi terrorizzanti del tipo Il fumo fa venire il cancro, ma continua implacabile un commercio che non ha nulla a che vedere con la salute dei cittadini, ma solo con il loro sterminio a fini di lucro.
Insomma, parlando di droga liberalizzata o droga proibita, si è fatta della demagogia e una grande speculazione elettorale, e i cattolici, voi lo sapete bene, quando vogliono liberarsi di una minoranza fastidiosa ricorrono a sistemi molto antichi.
E come cercano di liberarsi dei tossicodipendenti? Ma come han fatto con i malati di mente, che hanno rinchiuso nei manicomi, legati anche per vent'anni in letti di contenzione (dove gli infermieri solo due volte alla settimana, con delle pompe, vanno a ripulire le montagne di escrementi).
Pensate quanto può essere terapeutico star legato, per uno che già è psicolabile, in mezzo a tutti gli altri disgraziati che urlano per notti intere, e capirete come se ne esce dopo vent'anni di cura.
Per il tossicodipendente lo Stato invece per ora suggerisce una terapia ancora più sinistra: rinchiudere dei ragazzi di diciotto anni in magnifiche colonie elioterapiche, come quelle di Poggioreale o di San Vittore, sprovviste di tutto, tranne che di violenza e di Aids.
La signora Rosa Russo Jervolino e il dottor Craxi, che hanno voluto fortissimamente questa legge, avevano solo in vista la voglia di catturare i voti dei maledettissimi benpensanti come me che popolano questo paese.
In realtà erano male informati: perché, per capire solo in parte una tossicodipendenza, bisogna viverla realmente dall'interno, conoscerne i mille rischi, le mille piccole variegature.
Pensate solo al cinismo di chi continua a infierire con degli spot televisivi che pubblicizzano l'alcool su dei disgraziati che dall'alcool cercano di liberarsi.
Ci viene quasi il sospetto che al timone di questo paese ci sia la mafia stessa, perché il mercato nero della droga è il più grande business di questo secolo.
Pensate solo che il fatturato del 'eroina è centottanta volte quel o della Fiat.
Questo è il mercato di morte che noi continuiamo ad alimentare.
Credo che sia veramente giusto quello che chiedono da tempo Marco Pannella e il dottor Taradash, che però a Bologna vengono presi fraternamente a calci dalle madri coraggio, in mezzo alle quali la polizia ha beccato molte spacciatrici mascherate da sante.
Io, nella mia assoluta ignoranza, non dico libera droga in libero Stato, ma solo controllo della droga da parte di uno Stato più onesto e meno mafioso.
P.S.
Leggo che Scalfaro vuole proporre una legge che colpisce i persecutori degli ebrei in Italia. E se la estendessimo anche a chi perseguita da sempre i terroni?
La curva
Il Corriere della Sera di lunedì 30 novembre titola in prima pagina Solo lievi incidenti negli stadi italiani.
A pensarci bene c'è un senso di rammarico, quasi una grossa delusione e un po' di nostalgia in noialtri sudditi con la faccia contro il televisore.
Ma che succede? E proprio tutto finito? Sì, d'accordo, ci piacciono molto i 4 a 4, i 7 a 3 del Milan a Firenze, siamo innamorati di Van Basten e di Roberto Baggio, dei pali, dei quasi gol, dei rigori parati, e delle rovesciate acrobatiche.
Ma, soprattutto, io che ho l'animo risentito di un gobbo e la cattiveria di un nano (non a caso nel mio quartiere mi chiamano la gran merdaccia) perdo la testa ormai solo per gli atti di teppismo.
Solo lievi incidenti? Ma allora che si vive a fare? Se anche gli ultras si sono imborghesiti, se gli hooligan si sono calmati, allora non ci rimane che sperare nei naziskin.
Quelli sì che mi danno grandi soddisfazioni.
E negli stadi non succede proprio più niente? Finiti i bei tempi quando si sparavano razzi coi bazooka, si accoltellavano i riva li, si sfasciavano (e magari incendiavano) le tribune,i treni e i negozi.
Ma che spettacolo è una partita di calcio senza la curva, i cori, le sciarpe, i fumoni multicolori, le bandiere, i balletti ritmati e gli esaltanti striscioni razzisti? Pensate solo a immaginare un Milan-Inter o un Napoli-Roma senza la curva.
Ma molto meglio un documentario sulle otarie marine sul a Terza rete al e due di notte! Credetemi, non è apologia di reato, né istigazione a delinquere.
E che, senza tutto il contorno, il gioco del calcio che si pratica in Italia e all'estero per me è ben poca cosa.
Lo spettacolo del a curva è forse lo spettacolo più forte di questa fine di secolo, più dei concerti rock, per non parlare poi di tutte le altre noiosissime forme di spettacolo.
Avete idea di quanto sia agghiacciante un concerto da camera? Sale semivuote, qualche vecchia tossicchiante e un'unica speranza, che il tutto finisca presto, anzi subito.
Ai concerti sinfonici poi si rischia di morire d'infarto, se durante la tragica pennichella c'è il famoso scoppio d'orchestra; il 90 per cento degli spettatori anziani viene portato via a braccia: infatti in sala le mogli killer li portano solo con lo scopo di sopprimerli tramite infarto miocardico.
All'ingresso dei teatri, poi, il 100 per cento degli spettatori domanda furtivamente: A che ora finisce, mi scusi?
Il 99 per cento ci va soltanto per fare incontri importanti nell'intervallo (l'unico motivo delle prime mondane).
L'1 per cento restante, cioè gli attori sul palcoscenico, sono i soli a commuoversi realmente fino alle lacrime.
Ai balletti classici colpiscono e tengono svegli solo i pacchi innaturali dei ballerini.
Alle corse automobilistiche, come spettacolo in televisione, la speranza di tutti noi poveracci è un groviglio di macchine alla partenza, con i soliti sadici replay ripetuti varie volte.
L'unica gioia grande che provano gli spettatori del ciclismo su strada è quella di cercare di abbattere i corridori stremati con secchi d'acqua gelata.
Noi terroni siamo troppo nani per la pallacanestro e la pallavolo, il canottaggio senza gli Abbagnale in Italia non esiste, del calcio americano non si capiscono neppure le regole, del baseball poi non ne parliamo neppure.
La curva invece è veramente uno spettacolo esaltante, altro che l'Aida a Luxor o a Verona con gli elefanti.
Ma mentre il miliziano musulmano a Sarajevo con la testa del rivale serbo in mano (in prima pagina su tutti i giornali del mondo, ha alzato di molto le vendite) aveva comunque un senso tragico, la curva è un carnevale straordinario superiore di gran lunga a quello di Rio, ormai logoro spettacolo turistico per la gioia delle Nikon dei troppi turisti giapponesi.
La curva non è mai prevedibile, la curva è spontanea, è creativa, è insieme organizzatissima e grandiosa.