— Stai attento alle gallinelle, giù per il fiume — disse il vecchio (a proposito di nulla), mentre facevano colazione la mattina presto, prima che Falk ripartisse. — Qualcuna di loro sa parlare. Altre sanno ascoltare. Come noi, eh? Io parlo e tu ascolti. Perché, è naturale, io sono il Ricettivo e tu il Messaggero. Dannata la logica. Ricordati delle gallinelle, e non fidarti di quelle che cantano. Nei galli si può riporre maggior fiducia: sono troppo occupati a far schiamazzi. Vai solo. Male non ti farà. Porta i miei saluti a ogni Principe o Vagabondo che incontri, particolarmente a Henstrella. Tra parentesi, questa notte, in un intervallo tra i tuoi sogni e i miei, mi è capitato di pensare che hai camminato già abbastanza, come allenamento, e forse ti farebbe piacere prendere la mia slitta. Avevo dimenticato di averla. Non la dovrò usare più, perché non dovrò più andare da nessuna parte, se non quando morirò. Spero che passi qualcuno per seppellirmi, o almeno tirarmi fuori e lasciarmi ai topi e alle formiche, una volta che son morto. Non mi piace l'idea di marcire qui dentro, dopo tutti gli anni che ho passato a tener pulito questo posto. Una slitta non si può usare nella foresta, naturalmente, non son rimaste piste degne di questo nome, ma se vuoi seguire il fiume ti trasporterà benissimo. Anche oltre il Fiume Interno, che non è facile da passare col disgelo, a meno che tu non sia un pesce-gatto. È nella baracca, se la vuoi. A me non serve.
Gli abitanti della Casa di Kathol, vicino a quella di Zove, erano anch'essi Thurro-dowisti; Falk sapeva che uno dei loro principi era quello di fare a meno (finché era possibile, senza arrivare a opposizioni folli o fanatiche) di mezzi meccanici o artificiali. Quel vecchio viveva in modo molto più primitivo di loro, allevando pollame e coltivando verdure, perché non aveva nemmeno una pistola laser per andare a caccia; che egli possedesse un oggetto di tecnologia raffinata come una slitta a cuscino d'aria era un fatto tanto strano che Falk fu tentato per la prima volta di guardarlo con un certo sospetto.
Il Ricettivo si succhiò i denti e strillò: — Tu non hai mai avuto nessun motivo serio per fidarti di me, caro straniero. Né io di te. Dopo tutto, le cose possono stare diversamente da quanto crede anche il più gran Ricettivo del mondo. Si può ignorare persino come stiano le cose all'interno della propria mente, non è vero? E non si può allungare le mani del pensiero per toccarle. Prendi la slitta. I giorni in cui viaggiavo sono passati. Porta una persona sola, ma tu devi appunto andare da solo. E credo che il tuo viaggio sia troppo lungo per compierlo tutto a piedi. O anche in slitta, se è per questo.
Falk non fece domande, ma il vecchio rispose lo stesso.
— Forse dovrai tornare nel luogo da dove sei partito — disse.
Separandosi in un'alba gelida e nebbiosa, sotto i pini orlati di brina, Falk porse la mano con rimpianto e gratitudine al Padrone di Casa; così gli era stato insegnato a fare; ma facendo quel gesto disse: Tiokioi…
— Con che nome mi hai chiamato, Messaggero?
— Significa… significa padre, mi pare… — La parola gli era venuta alle labbra spontaneamente, senza motivo. Non era nemmeno sicuro di quel che volesse dire, e tanto meno sapeva a quale lingua appartenesse.
— Addio, povero pazzo fiducioso! Tu dirai la verità, e la verità ti renderà libero. Oppure no, dipende dai casi. Vai solo soletto, caro pazzo; è di gran lunga il modo migliore di viaggiare. Addio, addio. I pesci e gli ospiti dopo tre giorni puzzano. Addio!
Falk si inginocchiò sulla slitta, una macchina piccola ed elegante, intarsiata con un arabesco tridimensionale di filo di platino. La decorazione non facilitava certo il controllo dei comandi, ma Falk aveva giù guidato una slitta nei pressi della Casa di Zove, e dopo aver studiato gli archi di comando per un minuto, toccò l'arco di sinistra e mosse le dita su quello finché la slitta si alzò silenziosamente a un'altezza di circa mezzo metro, poi con l'arco di destra la fece muovere, e portò la piccola macchina attraverso il cortile e la riva, finché venne a trovarsi sul ghiaccio schiumoso del fiume, sotto la capanna. Si voltò allora, per salutare, ma il vecchio era già tornato dentro e aveva chiuso la porta. Quando spinse senza rumore il veicolo giù per la grande strada d'acqua del fiume, l'enorme silenzio tornò a chiudersi intorno a lui.
Banchi di nebbia gelata erano ammassati sulle ampie curve dell'acqua, davanti a lui e dietro di lui. Terra, alberi e cielo erano tutti bigi, per il ghiaccio e la nebbia. Soltanto l'acqua, che gli scivolava accanto un poco più lenta della slitta, aveva un colore scuro. Quando, il giorno dopo, cominciò a cadere la neve, i fiocchi apparivano scuri guardando verso il cielo, e bianchi a contrasto dell'acqua, dove svanivano, cadevano senza fine e svanivano nella corrente senza fine.
Viaggiando in quel modo, la velocità era due volte maggiore che a piedi, ed era più sicuro e più facile — anche troppo facile, monotono, ipnotico. Falk era sempre felice quando scendeva a terra per cacciare o accamparsi. Gli uccelli acquatici erano numerosissimi, quasi gli volavano in mano, e gli animali che scendevano al fiume ad abbeverarsi gli davano solo un'occhiata, come se lui con la sua slitta fosse una gru o un airone che volava basso, e lasciavano fianchi e petti senza difesa davanti alla sua pistola di cacciatore. Gli restava solo da scuoiare, tagliare a pezzi, cuocere, mangiare, e costruirsi un piccolo riparo per la notte, contro la neve o la pioggia, fatto di rami e corteccia. La slitta, con la prua sollevata, faceva da tetto; dormiva, all'alba mangiava carne fredda avanzata dalla sera prima, beveva al fiume, e riprendeva ad andare avanti. E avanti ancora.
Per far passare quelle ore di viaggio, in cui non aveva nulla da fare, imparò alcuni giochi con la slitta. La faceva alzare a più di cinque metri di altezza, finché il vento e il variare degli strati riducevano quasi a zero la solidità del cuscino d'aria, la slitta oscillava e tendeva a rovesciarsi se non compensava rapidissimamente la oscillazione con i comandi e il peso del corpo. Oppure la faceva scendere fino a pelo d'acqua, creando un selvaggio movimento di schiuma e spruzzi, e la slitta picchiava e saltava e rimbalzava sul fiume, impennandosi come un puledro. Un paio di brutte cadute non fecero desistere Falk da quel divertimento. La slitta si rimetteva automaticamente all'altezza di un piede, quando non era sotto il controllo del guidatore, e quando cadeva fuori doveva soltanto tornare a bordo, andare a riva e accendere il fuoco, se aveva fatto un bagno gelato, altrimenti proseguiva, semplicemente. I suoi vestiti erano impermeabili, e dopo tutto nel fiume non si bagnava molto più che sotto la pioggia. I vestiti di stoffa invernale gli davano sempre un certo tepore, senza mai opprimerlo di caldo. I fuochi che accendeva alla sera gli servivano solo per cucinare. Non si sarebbe trovata abbastanza legna secca in tutta la Foresta Orientale, probabilmente, per fare un buon falò, dopo quei lunghi giorni di pioggia, nevischio, nebbia, e ancora pioggia.