— Quand'ero Ramarren — disse Falk lentamente — avevo il diritto di chiederti un favore?
— Qualsiasi favore — rispose il ragazzo con la sobria prontezza che pareva risalire alla sua antica educazione wereliana.
Falk lo guardò fisso negli occhi, sostenendo il suo sguardo per qualche attimo. Indicò il braccialetto di anellini d'oro che Orry portava al polso e gli indicò con un gesto che doveva sfilarselo e lanciarlo giù nel dirupo.
Orry cominciava a parlare, ma Falk si mise un dito sulle labbra.
Lo sguardo del ragazzo vacillò; esitando si sfilò la catena e la gettò giù nel buio. Poi di nuovo rivolse a Falk un viso in cui si mescolavano con evidenza timore, confusione e desiderio di approvazione.
Per la prima volta Falk gli parlò telepaticamente:
— Hai qualche altro trucco o ornamento, Orry?
Dapprima il ragazzo non capiva. Il messaggio di Falk era mal riuscito e debole a confronto di quelli degli Shing. Quando infine capì rispose verbalmente e con grande chiarezza: — No, avevo solo il comunicatore. Perché mi hai ordinato di gettarlo via?
— Voglio parlare con te senza che nessuno ci ascolti Orry.
Il ragazzo rimase intimorito e spaventato. — I Signori possono sentire — disse bisbigliando. — Possono captare ovunque la telepatia, predi Ramarren, e io ho appena cominciato a educarmi nella difesa mentale…
— E allora useremo la voce — disse Falk, benché dubitasse che gli Shing riuscissero a captare la telepatia ovunque senza qualche ausilio meccanico. — Ecco cosa voglio chiederti. Questi Signori di Es Toch mi hanno fatto portare qui, a quanto pare, per restituirmi la memoria di Ramarren. Ma lo possono fare, o lo vorranno fare, solo a prezzo della mia memoria di ora, quale sono attualmente, e di tutto quanto ho imparato sulla Terra. Su questo insistono molto. Io non voglio però che questo avvenga. Non voglio dimenticare ciò che so e intuisco per diventare un cieco strumento nelle loro mani. Non voglio di nuovo morire prima della mia morte! Non credo di potergli resistere, ma cercherò comunque, e il favore che ti chiedo è questo… — Si arrestò esitando tra varie vie d'uscita, perché non aveva elaborato un piano d'azione.
Il viso di Orry da eccitato si fece di nuovo confuso. Infine disse: — Ma perché…
— Be'? — disse Falk vedendo sfumare l'autorità che per un attimo aveva esercitato sul ragazzo. Comunque aveva colpito Orry facendogli chiedere: — Perché? — e se gli restava una possibilità di affermarsi su di lui era proprio adesso.
— Perché non ti fidi dei Signori? Perché dovrebbero voler sopprimere il tuo ricordo della Terra?
— Perché Ramarren non sa quel che so io. E neanche tu. E la nostra ignoranza può tradire il mondo che ci ha inviati quaggiù.
— Ma tu… tu non ti ricordi affatto del nostro mondo…
— No. Ma non mi assoggetterò ai Bugiardi che governano questo. Ascoltami. Questo è quanto riesco a immaginare che vogliano. Vogliono ridarmi la mente precedente per sapere da me il vero nome e la posizione del nostro pianeta d'origine. Se lo verranno a sapere quando stanno ancora lavorando sulla mia mente, credo che mi uccideranno lì per lì, dicendo a te che l'operazione non è riuscita. In caso contrario mi lasceranno vivere, almeno fino a che non gli dica quello che vogliono sapere. E io, come Ramarren, non ne saprò abbastanza per non dirglielo. Poi ci rinvieranno su Werel, unici superstiti di un memorabile viaggio, che tornano dopo secoli per dire a Werel come gli Shing abbiano coraggiosamente tenuto accesa la fiaccola della civiltà sulla tenebrosa barbarica Terra. Gli Shing che non sono Nemici di nessuno, i Signori pronti all'abnegazione, i saggi Signori che sono uomini nativi della Terra, non alieni, né conquistatori. A Werel diremo sproloqui sugli amici Shing. E loro ci crederanno. Crederanno alle menzogne cui crederemo noi. E in tal modo non temeranno attacchi dagli Shing; e non manderanno aiuto agli uomini della Terra, i veri uomini che aspettano di esser liberati dalla menzogna.
— Ma, Preach Ramarren, queste non sono menzogne — disse Orry. Il vento della notte continuava a soffiare.
Falk lo osservò per un momento nella soffusa, splendente e mutevole luce. Il cuore gli mancò, ma finì col dire: — Vuoi farmi il favore che ti ho chiesto?
— Sì — disse il ragazzo in un sussurro.
— Senza parlare a nessun essere vivente di questa storia?
— Sì.
— Si tratta semplicemente di questo. La prima volta che mi vedrai come Ramarren, se mai riuscirai a vedermi, dimmi queste parole: «Leggi la prima pagina del libro».
— Leggi la prima pagina del libro — ripeté Orry docilmente.
Ci fu una pausa. Falk si sentì paralizzato dall'impotenza, come una mosca invischiata in una ragnatela.
— È tutto qui il favore, prech Ramarren?
— Tutto qui.
Il ragazzo chinò la testa e borbottò qualche frase nella sua lingua madre, evidentemente qualche formula di promessa. Poi chiese: — Cosa dirò loro sul braccialetto comunicatore, prech Ramarren?
— La verità. Non ha importanza fintanto che mantieni l'altro segreto — disse Falk. Sembrava, per lo meno, che non avessero insegnato a mentire anche al ragazzo. Ma non gli avevano nemmeno insegnato a distinguere la verità dalla menzogna.
Orry lo riportò sulla slitta attraverso il ponte; rientrò nel palazzo splendente, con le pareti nebulose, dove Estrel l'aveva portato per prima. Una volta rimasto solo nella sua stanza, diede libero sfogo a paura e rabbia, sapendo di essere totalmente raggirato e senza speranza d'aiuto; quando riuscì a padroneggiare la rabbia, continuò ad andare avanti e indietro per la stanza come un leone in gabbia, lottando disperatamente contro la paura di morire.
Se li pregava, non potevano lasciarlo continuare a vivere come Falk che, per quanto inutile, era innocuo?
No. Non l'avrebbero fatto. Era chiaro, e solo la codardia poteva indurlo ad aggrapparsi a quest'idea. Non c'era speranza.
Poteva fuggire, allora?
Forse. Questo grande edificio apparentemente vuoto poteva essere un imbroglio, una trappola, o qualcosa del genere, un'illusione. Sentiva o immaginava di essere costantemente spiato, ascoltato e guardato, da presenze o strumenti nascosti. Ma se riusciva a scappare da Es Toch, cosa gli poteva succedere? Ogni porta era sorvegliata da uomini programmati o da dispositivi di controllo elettronici. E anche se riusciva a scappare da Es Toch, cosa gli sarebbe successo poi?
Poteva rifare la strada all'indietro su per i monti, attraverso le pianure, per la foresta, arrivando infine alla Radura dove Parth… No! Si arrestò furente. Non poteva tornare indietro. Fino a ora aveva proseguito per il suo cammino, e doveva arrivare sino in fondo: affrontando la morte se necessario, la rinascita… la rinascita di uno spirito estraneo, alieno.
Ma non c'era nessuno a dire la verità a quest'estraneo, a quest'alieno. Non c'era nessuno di cui Falk si poteva fidare, all'infuori di se stesso, perciò non solo Falk doveva morire, ma la sua morte doveva servire la volontà del Nemico. Era una cosa che non poteva tollerare; era assolutamente insopportabile. Camminò avanti e indietro nell'oscurità ferma e verdastra della sua stanza. Il soffitto era percorso da lampi smorzati e silenti. Non accettava di servire i Bugiardi; non accettava di dir loro quel che volevano sapere. Non era Werel che gli stava a cuore; per quel che ne sapeva lui, i suoi ospiti cercavano di sviarlo e Werel non era che una bugia. Quanto a Orry, era una Estrel più oculatamente escogitata. Non era il caso di parlare. Ma amava la Terra, pur essendo alieno. E la Terra per lui significava la casa della Foresta, la luce della Radura, Partii. Queste cose non le voleva tradire. Doveva pur esserci un modo per difendersi da ogni forza e inganno, per non tradire.
Cercò ripetutamente di immaginare un modo per lasciare come Falk un messaggio per quando fosse stato Ramarren: un problema in sé così grottesco da riuscire inimmaginabile e, oltre a ciò, insolubile. Anche se gli Shing non l'avessero scoperto mentre scriveva il messaggio, l'avrebbero certamente trovato una volta scritto. Aveva pensato dapprima di usare Orry come messaggero, ordinandogli di dire a Ramarren: «Non rispondere alle domande degli Shing» ma non era riuscito a fidarsi dell'obbedienza di Orry, o della sua capacità di tenere segreto l'ordine. Gli Shing avevano talmente manipolato il ragazzo che ormai era solo uno strumento nelle loro mani; ed anche l'insignificante messaggio che Falk gli aveva affidato doveva ormai essere noto ai Signori.