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E a causa dei mutanti l’esiguo manipolo dei cani evoluti, fino a quel momento, era stato di ben lieve incidenza pratica sulla vita del fratello maggiore del cane, l’uomo. Perché i cani erano stati, per più di cento anni, i guardiani e i poliziotti che avevano tenuto sotto controllo i mutanti umani.

Webster spostò un po’ indietro la sua poltrona, aprì un cassetto della scrivania, estrasse un fascio di fogli.

Tenendo d’occhio lo schermo, formò la combinazione della sua segretaria.

«Sì, signor Webster.»

«Io vado dal signor Fowler,» disse Webster. «Se qualcuno mi chiamasse, nel frattempo…»

La voce della segretaria ebbe solo un lieve tremito.

«Se qualcuno dovesse chiamarla, signore, la informerò immediatamente.»

«Grazie,» disse Webster.

Cancellò la combinazione.

Ne hanno già sentito parlare, pensò. Tutti quelli che si trovano nell’edificio, nessuno escluso, stanno aspettando a bocca aperta e con la lingua penzoloni… stanno aspettando la notizia.

Kent Fowler riposava su un comodo sdraio, nel giardino che si stendeva fuori della sua camera, e seguiva con lo sguardo il piccolo terrier nero che scavava freneticamente nel terreno, alla ricerca di un coniglio immaginario.

«Sai, Vagabondo,» disse Fowler, «Tu non riesci a ingannarmi.»

Il cane smise di scavare, si voltò a guardare l’uomo mostrando i denti candidi in una smorfia lieta, e abbaiò eccitato. Poi ricominciò a scavare.

«Farai un errore, uno di questi giorni,» gli disse Fowler. «E dirai una parola, una sola, e allora ti tirerò il collo, stai sicuro.»

Vagabondo continuò a scavare.

Piccolo demonio astuto, pensò Fowler. Più astuto di una volpe. Webster me l’ha messo alle costole e lui ha recitato la sua parte, certo. Scava per cercare talpe e conigli, non ha rispetto per l’erba e i cespugli, e si è grattato per liberarsi dalle pulci… l’immagine perfetta del cane perfetto. Ma io ho capito il suo gioco. Io ho capito il gioco di tutti quanti.

Un passo si udì sull’erba, e Fowler sollevò lo sguardo.

«Buonasera,» disse Tyler Webster.

«Mi chiedevo quando sarebbe venuto,» disse Fowler seccamente. «Si sieda e mi dica tutto… senza parafrasi. Lei non mi crede, vero?»

Webster si sdraiò comodamente sulla sedia a sdraio vicina a quella di Fowler, e si posò sulle ginocchia il fascio di fogli.

«Capisco perfettamente i suoi sentimenti,» disse.

«Ne dubito molto,» disse Fowler, bruscamente. «Io sono venuto qui, portando delle notizie che ritenevo di grande importanza. Per venire a fare il mio rapporto ho dovuto compiere un sacrificio superiore a quanto lei possa immaginare.»

Si mise a sedere, protendendosi verso Webster.

«Mi chiedo se lei può capire che ogni ora che io passo nella forma di un essere umano significa per me un’autentica tortura mentale.»

«Mi dispiace,» disse Webster. «Ma dovevamo essere sicuri. Dovevamo controllare il suo rapporto.»

«E fare certi controlli?»

Webster annuì.

«Come il suo Vagabondo, lì?»

«Il suo nome non è Vagabondo,» disse Webster, gentilmente. «Se lo ha chiamato così, ha ferito i suoi sentimenti. Tutti i cani possiedono dei nomi umani. Questo si chiama Elmer.»

Elmer aveva smesso di scavare, e trotterellò verso di loro. Si accucciò accanto allo sdraio di Webster, e si pulì il muso sporco di terra con una zampa imbrattata di fango.

«Che cosa mi dici, Elmer?» chiese Webster.

«È umano, certo,» disse il cane. «Ma non completamente. Non è neppure un mutante. Ma qualcosa di diverso. Qualcosa di alieno.»

«Era immaginabile,» esclamò Fowler. «Dopotutto sono stato un Rimbalzante per cinque anni.»

Webster annuì.

«Lei conserva parte della sua personalità gioviana. È comprensibile. E il cane è in grado di individuare questa sua diversità. I cani sono molto sensibili a queste cose. Hanno poteri quasi medianici. È per questo che li abbiamo messi a sorvegliare i mutanti. Ne possono fiutare uno a qualsiasi distanza.»

«Lei intende dire che mi crede?»

Webster sfogliò distrattamente i fogli che teneva sulle ginocchia, e poi li lisciò accuratamente, lentamente.

«Temo di sì.»

«Perché ha detto ’temo’?»

«Perché,» disse Webster, «Lei è la più grande minaccia che il genere umano abbia mai dovuto affrontare.»

«Minaccia! Ma si rende conto di quello che dice? Io le sto offrendo… io le sto offrendo…»

«Sì, lo so,» disse Webster. «La parola giusta è Paradiso.»

«E lei ha paura di questo

«Una paura folle, cieca, terribile,» disse Webster. «Ne sono terrificato. Provi a immaginare cosa accadrebbe, se noi lo dicessimo al popolo e il popolo credesse alle nostre parole. Tutti vorrebbero andare su Giove per diventare Rimbalzanti. Il solo fatto che, apparentemente, i Rimbalzanti godono di una vita lunga diverse migliaia di anni, sarebbe un motivo sufficiente, anche se non ce ne fossero altri.

«Ci troveremmo di fronte a una richiesta di trasformare in Rimbalzanti tutti i cittadini del Sistema Sciare. Tutti chiederebbero di venire immediatamente mandati su Giove. Nessuno vorrebbe restare un essere umano. Alla fine non ci sarebbero più esseri umani… tutti gli esseri umani sarebbero dei Rimbalzanti. Aveva pensato a questo?»

Fowler si passò nervosamente la lingua sulle labbra.

«Certo. Era quello che mi aspettavo.»

«La razza umana sparirebbe,» disse Webster, parlando in tono uniforme. «Sarebbe spazzata via. Sarebbe la fine di tutto il progresso che l’uomo ha conquistato in migliaia di anni di storia. La razza umana scomparirebbe proprio nel momento in cui si trova sull’orlo delle più grandi conquiste.»

«Ma lei non sa,» protestò Fowler; «Lei non può sapere. Lei non è mai stato un Rimbalzante. Io sì.» Si batté la mano sul petto. «Io so cosa significa. Io so com’è.»

Webster scosse il capo.

«Non voglio discutere su questo. Sono pronto a concedere che sia meglio essere un Rimbalzante che un essere umano. Non posso essere d’accordo, però, sull’idea di giustificare l’annullamento della razza umana… sulla possibilità di rinunciare a tutto ciò che l’umanità ha fatto in passato e potrà fare in futuro in cambio di quello che potrebbero fare i Rimbalzanti. La razza umana si sta muovendo, sta andando avanti. Forse non nella maniera piacevole né con le idee chiare né con la gloriosa bellezza dei suoi Rimbalzanti, ma ho il presentimento che, in prospettiva futura, alla fine sarebbe l’Uomo ad arrivare più lontano. La nostra razza, porta un’eredità e un destino che non possiamo gettare via.»

Fowler si protese ancora di più verso Webster.

«Mi ascolti,» disse. «Sono stato onesto. Sono venuto subito da lei e dalla Commissione Mondiale. Avrei potuto informare la stampa e le grandi agenzie d’informazione, per forzarvi la mano, ma non l’ho fatto.»

«Lei intende dire,» suggerì Webster, «Che la Commissione Mondiale non ha il diritto di decidere da sola, in questa situazione. Lei intende dire che anche il popolo dovrebbe dire la sua, prima che sia raggiunta una decisione.»

Fowler annuì, stringendo le labbra in una sottile fessura.

«Le dirò, sinceramente,» disse Webster, «Che non mi fido del popolo. Come reazione, otterrebbe l’esplosione di un isterismo di massa. Ciascuno penserebbe a se stesso. Nessuno penserebbe alla razza, ai destini dell’umanità, ma soltanto a se stesso.»

«Mi sta per caso dicendo,» domandò Fowler, «Che io ho ragione, ma lei non può farci niente?»

«Non proprio. Dovremo escogitare qualcosa. Forse Giove potrebbe diventare una specie di immensa casa di riposo per vecchi. Dopo avere vissuto una vita utile, un uomo potrebbe…»