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«Sì, lo so,» disse Webster. «La parola giusta è Paradiso.»

«E lei ha paura di questo

«Una paura folle, cieca, terribile,» disse Webster. «Ne sono terrificato. Provi a immaginare cosa accadrebbe, se noi lo dicessimo al popolo e il popolo credesse alle nostre parole. Tutti vorrebbero andare su Giove per diventare Rimbalzanti. Il solo fatto che, apparentemente, i Rimbalzanti godono di una vita lunga diverse migliaia di anni, sarebbe un motivo sufficiente, anche se non ce ne fossero altri.

«Ci troveremmo di fronte a una richiesta di trasformare in Rimbalzanti tutti i cittadini del Sistema Sciare. Tutti chiederebbero di venire immediatamente mandati su Giove. Nessuno vorrebbe restare un essere umano. Alla fine non ci sarebbero più esseri umani… tutti gli esseri umani sarebbero dei Rimbalzanti. Aveva pensato a questo?»

Fowler si passò nervosamente la lingua sulle labbra.

«Certo. Era quello che mi aspettavo.»

«La razza umana sparirebbe,» disse Webster, parlando in tono uniforme. «Sarebbe spazzata via. Sarebbe la fine di tutto il progresso che l’uomo ha conquistato in migliaia di anni di storia. La razza umana scomparirebbe proprio nel momento in cui si trova sull’orlo delle più grandi conquiste.»

«Ma lei non sa,» protestò Fowler; «Lei non può sapere. Lei non è mai stato un Rimbalzante. Io sì.» Si batté la mano sul petto. «Io so cosa significa. Io so com’è.»

Webster scosse il capo.

«Non voglio discutere su questo. Sono pronto a concedere che sia meglio essere un Rimbalzante che un essere umano. Non posso essere d’accordo, però, sull’idea di giustificare l’annullamento della razza umana… sulla possibilità di rinunciare a tutto ciò che l’umanità ha fatto in passato e potrà fare in futuro in cambio di quello che potrebbero fare i Rimbalzanti. La razza umana si sta muovendo, sta andando avanti. Forse non nella maniera piacevole né con le idee chiare né con la gloriosa bellezza dei suoi Rimbalzanti, ma ho il presentimento che, in prospettiva futura, alla fine sarebbe l’Uomo ad arrivare più lontano. La nostra razza, porta un’eredità e un destino che non possiamo gettare via.»

Fowler si protese ancora di più verso Webster.

«Mi ascolti,» disse. «Sono stato onesto. Sono venuto subito da lei e dalla Commissione Mondiale. Avrei potuto informare la stampa e le grandi agenzie d’informazione, per forzarvi la mano, ma non l’ho fatto.»

«Lei intende dire,» suggerì Webster, «Che la Commissione Mondiale non ha il diritto di decidere da sola, in questa situazione. Lei intende dire che anche il popolo dovrebbe dire la sua, prima che sia raggiunta una decisione.»

Fowler annuì, stringendo le labbra in una sottile fessura.

«Le dirò, sinceramente,» disse Webster, «Che non mi fido del popolo. Come reazione, otterrebbe l’esplosione di un isterismo di massa. Ciascuno penserebbe a se stesso. Nessuno penserebbe alla razza, ai destini dell’umanità, ma soltanto a se stesso.»

«Mi sta per caso dicendo,» domandò Fowler, «Che io ho ragione, ma lei non può farci niente?»

«Non proprio. Dovremo escogitare qualcosa. Forse Giove potrebbe diventare una specie di immensa casa di riposo per vecchi. Dopo avere vissuto una vita utile, un uomo potrebbe…»

«Una ricompensa,» disse, seccamente. «Il vecchio cavallo mandato al pascolo, dopo aver tirato il carro per tanti anni. Il paradiso ottenuto per dispensa speciale.»

«In questo modo,» gli spiegò Webster, «Potremmo salvare la razza umana e, nello stesso tempo, non perderemmo quello che Giove ha da offrirci.»

Fowler si alzò in piedi, bruscamente.

«Sono nauseato,» disse. «Sono ritornato a portarvi una cosa che volevate sapere. Per saperla avete speso miliardi di dollari e, per quello che ne sapevate, centinaia di vite umane… perché non sapevate dei Rimbalzanti, perché non sapevate della vita che si può vivere su Giove. Ma voi, tutti voi, volevate sapere, e non vi siete fermati. Avete piazzato delle stazioni di conversione dappertutto, su Giove, e avete mandato uomini a dozzine sulla faccia del pianeta, e questi uomini non sono mai tornati indietro e voi li avete creduti morti, ma avete continuato a mandarne degli altri. E nessuno è tornato indietro… perché quegli uomini non volevano tornare indietro, perché non potevano tornare indietro, perché non potevano sopportare l’idea nauseante di tornare a essere uomini. E poi sono tornato io, e a che cosa è servito? Che cosa ho concluso? Che cosa ho ottenuto? Chiacchiere, parole vuote, bei discorsi inutili che riempiono la bocca… un sacco di idiozie… e poi lunghi interrogatori, e poi il dubbio e poi l’incredulità per le mie dichiarazioni. E infine lei mi viene a dire che ho ragione, ma che ho commesso un errore a tornare. È questo che mi vuole dire, vero? Che ho sbagliato a tornare?»

Le braccia gli ricaddero sui fianchi, e le spalle gli si curvarono.

«Sono libero, suppongo,» disse. «Non vedo per quale motivo dovrei restare qui.»

Webster annuì, lentamente.

«Certo, lei è libero. È stato sempre libero, fin dall’inizio. Le avevo chiesto soltanto di restare, fino a quando non avessimo potuto compiere i nostri controlli.»

«Potrei ritornare su Giove?»

«Alla luce attuale delle cose,» disse Webster, «Questa potrebbe essere una buona idea.»

«Sono stupito che non sia stato lei a suggerirla,» disse Fowler, amaramente. «Sarebbe una via d’uscita, per lei. Potrebbe archiviare il rapporto e dimenticarsene, e continuare a governare il suo Sistema Solare come se si trattasse del gioco di un bambino, grande governatore del salotto buono di casa. La sua famiglia ha incespicato per secoli attraverso errori enormi, è andata avanti pesantemente sulla strada della storia, e adesso il popolo ha chiamato lei, per commettere nuovi errori, per completare l’opera già iniziata. Uno dei suoi antenati ha fatto perdere al mondo la filosofia di Juwain, e un altro ha bloccato il tentativo di collaborare con i mutanti…»

Webster parlò con voce dura:

«Lasci fuori me e la mia famiglia da questa situazione, Fowler! È una cosa più grande…»

Ma Fowler stava gridando, adesso, in un’esplosione di collera impotente, e le sue grida sommergevano la protesta di Webster.

«Ma io non le permetterò di rovinare anche questa occasione. Il mondo ha già perso troppe cose, ha già sofferto troppo, per colpa di voi Webster. Adesso il mondo avrà l’occasione di liberarsi. Dirò tutto quello che so al popolo, parlerò di Giove e della vita che si vive lassù. Lo dirò alla stampa e alle agenzie d’informazione. Lo griderò dai tetti delle case. Lo griderò…»

La sua voce si spezzò e le spalle furono scosse da un silenzioso singhiozzo.

La voce di Webster era gelida, piena d’un’ira improvvisa.

«Io la combatterò, Fowler. Farò di tutto per combatterla, ricorrerò a qualsiasi mezzo. Non posso permetterle di fare una cosa simile.»

Fowler si voltò di scatto, e camminò a lunghi passi verso il cancello.

«Devo prenderlo, capo?» domandò Elmer. «Devo andare a prenderlo?»

Webster scosse il capo.

«Lascialo andare,» disse. «Ha il mio stesso diritto di fare le cose che ritiene più opportune.»

Un vento gelido entrò nel giardino e agitò la cappa sulle spalle di Webster.

Le parole pulsavano tremende nel suo cervello… parole che erano state pronunciate là, in quel giardino, pochi secondi prima, ma che venivano da secoli lontani, e che bruciavano come la prima volta. Uno dei suoi antenati ha fatto perdere all’umanità la filosofia di Juwain. Uno dei suoi antenati…

Webster strinse i pugni con rabbia, finché le unghie non penetrarono nella carne.

Una maledizione, pensò Webster. Ecco quello che siamo. Una maledizione per il genere umano. La filosofia di Juwain. E i mutanti. Ma ormai erano secoli che i mutanti possedevano la filosofia di Juwain, e non l’avevano mai usata. Joe l’aveva rubata a Grant, e Grant aveva trascorso la vita intera cercando di averla indietro. Ma la sua vita era trascorsa inutilmente, perché non l’aveva mai ritrovata.