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Quando Joe mi ha chiamato, la filosofia di Juwain si trovava sulla mia scrivania. Avrei dovuto soltanto allungare la mano per toccarla, pensò Webster.

Si irrigidì a quel pensiero. Lui avrebbe dovuto semplicemente allungare la mano per toccarla. E lo aveva fatto!

Qualcosa di più della telepatia, qualcosa di più di una semplice previsione. Joe sapeva che lui avrebbe preso il caleidoscopio… doveva averlo saputo fin dall’inizio. Preveggenza… la capacità di vedere il futuro. Un anticipo minimo sul tempo, forse, un’ora o due al massimo, ma questo sarebbe stato sufficiente.

Joe… e gli altri mutanti, naturalmente… avevano saputo di Fowler. Le loro menti telepatiche, capaci di frugare nella mente degli uomini, dovevano aver detto loro tutto quello che c’era da sapere sull’uomo che era ritornato da Giove. Ma il caso di Fowler era diverso; era un’altra faccenda, completamente diversa. Eppure aveva attinenza con quello che i mutanti stavano facendo.

Ma certo.

Rimase in piedi, davanti alla finestra, guardando l’insegna nel cielo. Migliaia di persone, lo sapeva, la stavano vedendo come lui, in quel momento. La stavano vedendo e sentivano nella loro mente quel malessere improvviso, quello choc inesplicabile e violento.

Webster corrugò la fronte, chiedendosi quale fosse l’effetto preciso di quei disegni di luce dai mille colori, che cambiavano a ogni istante, assumendo forme sempre nuove e diverse. Probabilmente, esercitavano un certo influsso fisiologico su qualche centro del cervello umano. Una porzione del cervello che non era mai stata usata prima… una porzione del cervello che, seguendo la normale evoluzione della specie umana, avrebbe naturalmente cominciato a funzionare a tempo debito. Una porzione del cervello che ora veniva stimolata artificialmente, che veniva costretta a eseguire la sua funzione.

La filosofia di Juwain, finalmente! Una cosa che gli uomini avevano bramato per secoli e secoli, e che ora, finalmente, veniva concessa. E l’Uomo la riceveva in un momento in cui meglio sarebbe stato che ne fosse stato privo.

Fowler aveva scritto nel suo rapporto: Non posso fornire un resoconto preciso dei fatti, perché non esistono parole per descrivere i fatti che io desidero esporre. Le parole non c’erano neppure adesso, naturalmente, ma c’era di meglio… c’era una cosa sicuramente migliore delle parole… un pubblico che avrebbe potuto comprendere la sincerità e la grandezza che si celavano dietro le parole umane, dietro le parole che Fowler avrebbe usato per parlare al popolo. Un pubblico in possesso di un senso nuovo, di un senso appena acquisito, grazie al quale era possibile afferrare in parte la immensa prospettiva della cosa che Fowler aveva da dire.

Joe aveva fatto bene i suoi piani. Aveva aspettato quel momento. Aveva usato la filosofia di Juwain come un’arma, la più terribile, contro la razza umana.

Perché con la filosofia di Juwain l’Uomo sarebbe andato su Giove. Pure di fronte a tutta la logica del mondo, l’Uomo sarebbe andato su Giove. Malgrado gli argomenti contrari, malgrado il senso comune, l’Uomo sarebbe andato su Giove.

Per il bene o per il male, l’Uomo sarebbe andato su Giove.

L’unica possibilità che era esistita per sconfiggere Fowler era stata l’incapacità che Fowler avrebbe avuto di descrivere ciò che aveva visto, di narrare ciò che aveva sentito, di raggiungere la gente con un’esposizione chiara del messaggio che lui portava. Servendosi soltanto delle parole umane, quel messaggio sarebbe stato vago e nebuloso e, benché all’inizio la gente avrebbe potuto credere, sarebbe sempre stata una fede vacillante, una fede suscettibile di essere controbattuta da altri argomenti. La gente avrebbe avuto fede, ma avrebbe ascoltato gli oppositori, e forse si sarebbe lasciata convincere a restare.

Ma adesso quest’unica possibilità non esisteva più, perché le parole di Fowler non sarebbero più state vaghe e nebulose. La gente avrebbe saputo, con la stessa chiarezza e lo stesso nostalgico desiderio di tornare che Fowler possedeva, com’era Giove, e quali meraviglie esso conteneva.

La gente sarebbe andata su Giove, avrebbe deciso di iniziare una vita diversa dalla vita umana.

E il Sistema Solare, l’intero Sistema Solare, a eccezione di Giove, sarebbe stato vuoto, aperto alla nuova razza dei mutanti, che avrebbe potuto occuparlo senza incontrare ostacoli, per sviluppare la propria civiltà… la civiltà dei mutanti, qualunque essa potesse essere, la civiltà che ben difficilmente avrebbe potuto seguire le tracce lasciate dalla razza che aveva dato vita ai mutanti.

Webster voltò le spalle alla finestra, ritornò lentamente alla sua scrivania. Si chinò e aprì un cassetto, e frugò dentro di esso. La sua mano ne uscì stringendo qualcosa che fino a poco prima lui non avrebbe mai neppure lontanamente sognato di usare… un relitto di un tempo passato, un pezzo da museo, un fossile che aveva riposto là dentro molti anni prima.

Con un fazzoletto pulì il metallo della pistola, controllò l’efficienza del meccanismo con dita tremanti.

Fower era la chiave di tutto. Se Fowler moriva…

Se Fowler moriva e le basi gioviane venivano smantellate e abbandonate, i mutanti sarebbero stati sconfitti. L’Uomo avrebbe avuto la filosofia di Juwain e avrebbe conservato il proprio destino. La spedizione per Alfa del Centauro sarebbe partita verso le stelle. Gli esperimenti biologici sarebbero proseguiti su Plutone. l’Uomo avrebbe marciato lungo la strada tracciata dalla sua civiltà.

Più veloce che mai. Più veloce di quanto si potesse sognare. L’Uomo avrebbe bruciato le tappe, avrebbe raggiunto vertici sublimi, superiori ai sogni più ambiziosi e sfrenati.

Due enormi balzi in avanti. La rinuncia alla violenza come sistema di vita… e la comprensione infinita che derivava dalla filosofia di Juwain. Le due grandi cose che avrebbero lanciato il genere umano, fino a raggiungere una velocità inconcepibile, lungo la strada che portava a una méta sconosciuta.

La rinuncia alla violenza e la…

Webster guardò, con occhi sbarrati, la pistola che stringeva in pugno, e gli parve che un vento d’uragano si fosse scatenato nella sua mente.

Due grandi passi… e lui stava per rinnegare il primo, per svuotarlo di ogni significato, per cancellarlo forse per sempre.

Per centoventicinque anni nessun uomo aveva ucciso il suo simile… per più di mille anni uccidere era stato un elemento antiquato, sorpassato, per la definizione delle cose umane. Per più di mille anni si era perduta l’abitudine di uccidere, e nessuno aveva più ucciso negli ultimi centoventicinque anni.

Mille anni di pace, e una morte avrebbe potuto distruggere tutto il lavoro. Uno sparo nella notte avrebbe fatto crollare l’intero edificio, avrebbe potuto scagliare l’Uomo indietro nel tempo, farlo ritornare all’antico, bestiale modo di pensare.

Webster ha ucciso… perché non posso farlo anch’io? Dopotutto, ci sono certi uomini che dovrebbero essere uccisi. Webster ha fatto bene, ma non avrebbe dovuto limitarsi a uno solo. Non capisco proprio perché adesso lo vogliano impiccare; dovrebbe ricevere una medaglia, invece. Prima di tutto, dovremmo cominciare dai mutanti. Se non fosse stato per loro…

Ecco come avrebbero parlato.

Ecco, pensò Webster, di quali voci è fatto il vento che sta ruggendo nella mia mente.

Il lampeggiare della pazza insegna colorata gettava strani riverberi cangianti sulle pareti e sul soffitte, dava alla stanza un aspetto d’incubo, strano e alieno.

Fowler la sta vedendo, pensò Webster. La sta guardando e, anche se non la stesse guardando, c’è sempre il caleidoscopio.

Gettò la pistola in fondo al cassetto, e camminò lentamente verso la porta.