«Sì, se non contiamo la strada più lunga… almeno quattro miglia, se non di più.»
«Uhm! Avrei voluto che fosse stata anche più lunga. Tu credi di riuscire ad accendere un fuoco al termine di quel sentiero, in modo che essi non possano superarlo mentre noi ce ne andiamo? Dovrai lavorare assai in fretta; ormai dovrebbero essere di ritorno, direi, a meno che non ti stiano ancora cercando lassù in cima.»
«Tenterò.» Nick capì che non era quello il momento di teorizzare. «Forse qualcuno si è già sporto dalla cima e mi ha visto quaggiù, ma che c’è da perdere, ormai? Se non riesco a raggiungerti, tu dirigiti a est-nord-est finché non raggiungi il mare, poi segui la sua costa diurna finché non incontri gli altri. Io farò quel che posso per intralciare i cacciatori di tracce di Veloce; farai meglio a partire subito.»
Nick non rimase ad attendere una risposta; stava già correndo verso le pendici della collina, raccogliendo durante il tragitto tutta la legna che riuscì a trovare. La sua torcia era quasi spenta, ma ammucchiò alla rinfusa una catasta di legna all’interno della gola che scendeva dalla montagna, e riuscì comunque a farla ardere. Poi cominciò a correre all’impazzata, gettando ogni sorta di materiale combustibile nella spaccatura la cui ampiezza non superava le quattro iarde.
Una goccia discese lentamente lungo il sentiero, e svanì nell’avvicinarsi al fuoco, ma era appena iniziata la sera, e la goccia conteneva ancora una buona percentuale di ossigeno. Nick ne fu lieto; evidentemente nessun cavernicolo stava ancora discendendo il sentiero portando delle torce, perché altrimenti la goccia non sarebbe riuscita a discendere così in basso. Questo gli concedeva un lasso ben più sensibile di tempo.
Quando la catasta fu abbastanza nutrita da soddisfarlo, lui si mise a seguire la pista lasciata da Fagin. Anche Nick era in grado di individuarla, quella striscia di vegetazione schiacciata e frantumata, dell’ampiezza di cinque piedi, che si interrompeva soltanto quando il Maestro si era immerso nelle fosse che andavano già empiendosi di acqua liquida. Nick avrebbe potuto traversare quelle pozze con la torcia, dato che il liquido era ancora abbastanza respirabile, ma si decise ugualmente a girare attorno agli ostacoli. Malgrado ciò, raggiunse Fagin nel giro di un miglio.
«Va’ avanti,» disse, «io ho intenzione di confondere un poco la pista.» Avvicinò la sua torcia a un arbusto che cresceva accanto alla pista, e al materiale frantumato che componeva la pista medesima; poi iniziò a percorrere una lunga curva in direzione nord, appiccando fuoco a ogni arbusto che incontrava. Alla fine, una rilucente cintura di fuoco si stese dalla traccia di Fagin che era a oriente del villaggio fino a bruciare la pista che era stata lasciata dal Maestro, quando egli era stato trasportato dal nord dai cavernicoli. A Nick parve di udire delle voci cariche di eccitazione, provenienti dalle caverne, ma non poté certo esserne sicuro. Corse verso nord con tutte le sue forze per un altro miglio, e ivi giunto appiccò un’altra serie di incendi. Questi dovevano essere visibili anche dalla collina; e forse gli abitatori delle caverne sarebbero venuti a cercare la pista che portava al vecchio villaggio, ignorando magari quella autentica che ora il Maestro aveva preso.
Poi Nick corse di nuovo per incontrare la pista seguita da Fagin, schermando la torcia col corpo nella speranza di non essere scorto dall’altura dei cavernicoli. Trovò la pista senza grosse difficoltà, sebbene Fagin tentasse con buoni risultati di tenersi a valle, e finalmente raggiunse il Maestro. Fagin ascoltò il suo resoconto, e lo approvò.
«Probabilmente è quanto di meglio tu potessi fare,» disse. «Sarei sorpreso, però, se riuscissimo a passare la notte senza trovare compagnia.»
«Io pure,» ammise Nick.
A dispetto di questo pessimismo, le ore trascorsero senza alcun segno degli inseguitori. La velocità maggiore di Nick gli permetteva di mantenersi sempre al passo della macchina, anche se egli si trovava costretto a compiere ampie giravolte per evitare le pozze d’acqua nelle quali la macchina poteva invece immergersi. Le gocce si fecero più limpide, e naturalmente più pericolose; pozze e laghi divennero più grandi, profondi e difficili da evitarsi, man mano che il fondo dell’atmosfera di Tenebra gradualmente subiva il suo mutamento di fase notturno.
«Anche se tu devi restare sulla terra asciutta, lasciando così delle tracce visibili, direi proprio che ora dovranno faticare alquanto, per seguirci,» fece notare Fagin, durante una delle brevi conversazioni che si scambiavano quando si trovavano assieme. «Un buon numero di luoghi che tu hai percorso dovrebbe ormai essere sott’acqua, e a quest’ora è impossibile che essi riescano a prosciugarli con le torce; l’acqua è troppo limpida perché la cosa sia possibile. Comincio a sentirmi un po’ più soddisfatto della situazione.»
«Io no,» disse Nick.
«Perché no?»
«Le pozze si fanno sempre più grandi, e alcune delle valli che ancora dobbiamo traversare sono lunghe e profonde. Ricordo che la penultima notte c’erano dei grossi fiumi che si vuotavano nel mare. Se ne incontrassimo uno solo, e io non vedo come potremmo evitarlo, saremmo bloccati.»
«Al contrario, questa mi pare la cosa migliore che potrebbe accaderci. Veloce non può seguirci lungo un fiume.»
«E neppure io.»
«Non con le tue forze, questo è certo. Ma io posso portarti, e senza alcun rischio; non abbiamo scoperto, in sedici anni, nessuna creatura capace di vivere, o almeno di restare attiva, nell’acqua limpida… anche se devo ammettere che attendevo di giorno in giorno questa scoperta.»
«Ce ne sono nel mare.»
«Il mare non è d’acqua, per la maggior parte, tranne che a notte molto inoltrata. Inoltre, direi che non dobbiamo preoccuparci della vita oceanica. Mi hai portato una buona speranza, cosa di cui difettavo da un certo tempo; cerchiamo adesso uno di questi fiumi.»
«Va bene! Spero che tu abbia ragione.» Nick era abituato abbastanza a venire messo fuori combattimento dall’acqua priva d’ossigeno, ma l’idea di essere portato in giro come un sacco in quello stato non gli garbava troppo. Se però Fagin credeva che quella fosse la cosa giusta…
Per qualche tempo però parve che le sue preoccupazioni non avessero alcuna ragione di sussistere. Con la notoria perversità delle cose inanimate, una volta che un fiume era desiderato, non se ne riuscì a scoprire neppure l’ombra. Mantennero il loro percorso prestabilito, rendendosi ben conto della futilità di zigzagare su un territorio ignoto, e si avvicinarono al mare sempre di più; ma arrivarono infine a raggiungerlo, quando ormai non mancavano troppe ore al giorno, senza avere trovato nessun fiume.
Avevano raggiunto la «spiaggia» molto più a sud del punto in cui gli altri li stavano aspettando; Nick aveva stabilito il loro cammino, in modo da non doversi porre il problema di girare a destra o a sinistra, una volta arrivati sulla costa. Si era dedicato per troppo tempo alle esplorazioni, per conoscere l’importanza dei piccoli particolari.
Senza esitazioni, perciò, disse a Fagin di seguire la «costa» a sinistra. Erano, naturalmente, nell’interno, rispetto alla collina che Nick aveva progettato di usare come trappola per Veloce, ma questo non era certo il maggiore dei loro guai, in quel momento. La principale origine di disturbo era costituita dall’assenza di un fiume; la seconda, che si rese evidente un’ora dopo che essi ebbero raggiunto il mare, fu l’apparizione dietro di loro di una luce inconfondibile. Non era infatti possibile sbagliarsi; il sole non era così nitido, e neppure così evidente.
«Ci stanno raggiungendo. Chissà per quanto tempo li hanno trattenuti i miei incendi?» brontolò Nick, quando la luce attirò la sua attenzione. Fagin non l’aveva ancora vista, apparentemente, e Nick non giudicò opportuno informare il Maestro, sul momento. Invece, aguzzò lo sguardo per cercare un fiume.