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Raeker si rincuorò non poco, anche se la prima reazione di Easy era stata piuttosto sconsolata.

«Questo ci offre un’altra opportunità di precedere gli uomini di Veloce,» spiegò il biologo. «I cavernicoli dovranno ricominciare a cercarvi, mentre noi abbiamo delle indicazioni sempre più esatte.»

«Come mai?» domandò Easy, con voce malferma. «Lei non sapeva dove eravamo prima che cominciassimo a muoverci, noi non sappiamo da che parte stiamo andando, a quale velocità, e da quando ci siamo mossi. Direi che ne sappiamo meno di ieri notte, se fosse possibile saperne meno.»

«Noi non sappiamo,» disse Raeker, «ma possiamo formulare delle buone ipotesi. Abbiamo concluso che vi trovavate a poche ore di marcia… diciamo, venticinque-trenta miglia… dalle caverne di Veloce e dall’accampamento dei nostri uomini. Siamo sicurissimi, nei limiti del ragionevole, che questa regione si trova nelle vicinanze dell’oceano che il popolo di Nick ha scoperto. Perciò, voi andate verso il mare, e sarei davvero sorpreso se non vi ritrovaste a galleggiarvi sopra, se non domattina, almeno dopodomani. Questo significa che Nick dovrà semplicemente perlustrare la costa, nell’interno se non arrivate al mare domattina, o guardando il mare, se vi arrivate. Non credo che possiate andare molto al largo, se arrivate in mare; dopo averlo raggiunto il fiume perderà il suo impeto quasi immediatamente, e su Tenebra non esiste vento.»

A quelle parole Easy si illuminò in viso. Aminadorneldo, anch’’egli visibile sullo schermo, non aveva mutato espressione, almeno a giudizio degli osservatori umani, ma Esay gli aveva lanciato un’occhiata, ed era rimasta apparentemente soddisfatta. Poi un pensiero parve colpire la ragazza, ed ella formulò una domanda piuttosto acuta.

«Se veniamo trascinati in mare, cosa potranno fare Nick e gli altri?» domandò infatti. «Saremo al di fuori della sua portata, e di quella di Veloce, e lei ha detto che non ci sono venti su questo pianeta, anche se non capisco il perché di questo fenomeno»

«La pressione è così alta che l’atmosfera non può obbedire alle classiche leggi,» replicò Raeker… che non era un fisico, ma che aveva dovuto rispondere diverse volte a quella domanda… «E gli irrilevanti mutamenti di temperatura corrispondono a mutamenti anche più irrilevanti nel volume, e di conseguenza nella densità, e di conseguenza nella pressione. Quando le differenze di pressione sono minime, il vento è minimo. Anche il mutamento di stato, da gas a liquido, crea un cambiamento di densità così irrilevante che le grosse gocce di pioggia scendono lentamente, come bolle di sapone, malgrado la gravità.»

«Grazie, ricordo di averlo imparato a scuola,» disse Easy. «Probabilmente lei ha ragione, ma non ha risposto alla domanda che le avevo fatto: se noi ci troviamo in mare, come farà Nick a raggiungerci? Mi scusi, se annullo un tentativo di cambiare argomento.»

Raeker rise di cuore, per la prima volta dopo molte settimane.

«Brava ragazza. No, non stavo cercando di cambiare argomento; il fatto è che tu mi hai domandato quello che da sedici anni mi domandano tutti i visitatori, e io rispondo quasi automaticamente. Hai schiacciato un bottone. In quanto alla tua domanda, lascia fare a me. Domattina parlerò subito a Nick… adesso lui non può fare niente.»

«Va bene,» disse Easy, «se lei è così sicuro, non mi preoccuperò. Mi dica, piuttosto, come potremo capire di essere entrati nel mare, quando accadrà?»

«Galleggerete, come è successo nel lago, per lo meno quando una parte dell’acqua evaporerà con il mattino. Non sarei affatto sorpreso se vi sollevaste dal fondo anche di notte, quando il fiume raggiungerà il mare, ma non ne sono certo. Non conosco l’influenza dell’acqua sull’acido. Tenete d’occhio il panorama, e se cominciate a sollevarvi, fatemelo sapere.»

«Va bene. Questo sarà facile.»

Ma quando il batiscafo smise di muoversi, si trovarono ancora sul fondo. Gli esseri umani che si trovavano a entrambi i capi della linea di comunicazione avevano dormito, nel frattempo, ma mancavano ancora alcune ore all’alba. Qualcosa aveva rallentato la corrente, che non era più in grado di trascinare lo scafo, e Raeker sospettò che i bambini avessero raggiunto l’oceano, ma capì che non ne avrebbe avuto la certezza finché non si fosse fatto giorno. Il tempo fu di nuovo impiegato nella trasmissione del linguaggio di Veloce; effettivamente, non c’era altro da fare.

Poi l’astronave cominciò a sollevarsi dolcemente dal fondo. Il movimento fu così graduale che i bambini non se ne accorsero che dopo un paio di minuti, e passarono più di tre ore prima che il fondo fosse diventato invisibile. E neppure allora il batiscafo raggiunse la superficie, o la superficie raggiunse il batiscafo, questo a seconda dei punti di vista. Ma ormai era sicuramente giorno, e Raeker non aveva più alcun dubbio sulla posizione del batiscafo. Il fiume si era prosciugato molto più rapidamente, il giorno prima. Disse a Easy quello che intendeva fare, le suggerì di ascoltare, e poi chiamò Nick.

Non ci fu una risposta immediata, e un rapido sguardo agli schermi mostrò che Nick e Betsey erano col gregge, a mezzo miglio di distanza. Raeker mandò la macchina da quella parte, ripetendo nel frattempo la sua chiamata con maggior vigore. Nick e Betsey sollevarono le loro lance, facendo segno di avere capito, e Nick cominciò a correre verso Fagin. Raeker fece proseguire la macchina, perché aveva visto ai piedi della collina qualcosa che lo interessava.

Nick gli venne incontro, e chiese notizie.

«Te lo dirò subito, Nick,» rispose Fagin. «Puoi raggiungere il carro per prendere un secchio, e poi venire con me da quella parte, dove si trova quella pozzanghera?»

«Certo.» Nick risalì la collina. Raeker non aveva fatto prendere il secchio alla macchina a causa della consuetudine che imponeva di non servirsi delle parti mobili di Fagin se non in caso di assoluta necessità.

La pozzanghera che aveva menzionato si trovava sul fondo di una fossa circolare, come al solito. E, come al solito, occupava solo una minima porzione della fossa, perché il lago che era esistito in quel luogo durante la notte si era già quasi interamente prosciugato. Da molti anni presumeva, sulla scorta di dati non certo decisivi, ma senza alcuna indicazione contraria, che la sostanza residua doveva essere composta di acido solforico con una buona percentuale di ioni metallici provenienti dalle rocce vicine, che si erano dissolte durante la pioggia notturna, con l’aggiunta di una quantità equilibratrice di gas atmosferici. Fece passare la macchina attraverso la fossa, per controllare la profondità… la pendenza della roccia a volte cambiava piuttosto bruscamente, e così una stima a occhio era insufficiente… e poi aspettò che Nick fosse di ritorno col secchio.

«È solido quell’affare, Nick? Può contenere del liquido senza sbriciolarsi?»

In risposta, Nick immerse il secchio di cuoio nell’acqua, lo ritirò colmo fino all’orlo, e aspettò che il fluido che copriva la superficie esterna si prosciugasse. Questo accadde in fretta, dato che il «cuoio» non era pregno della sostanza, e dopo qualche secondo sulla superficie esterna del secchio rimasero solo poche gocce. Nick tenne sollevato il secchio, a una certa distanza dal suo corpo, per un altro minuto, ma non caddero altre gocce.

«Direi che tiene, sì,» disse, alla fine, «perché è così importante? Non avremo certo bisogno di trasportare a lungo questa roba; ci sono delle pozzanghere quasi ovunque.»

«Non voglio tenerla nel secchio, Nick. Vuotalo, adesso.» L’allievo obbedì. «Adesso metti il secchio nella pozzanghera, in posizione verticale, e lascialo andare… no, non riempirlo.» Il ritardo nella trasmissione fece giungere un po’ tardi l’avvertimento; Nick vuotò di nuovo il secchio e si alzò. «Ecco… in piedi sulla pozzanghera. Adesso, lascialo andare.» Nick obbedì. Il peso della cinghia che serviva da manico fece inclinare il secchio, nel quale penetrarono tre o quattro galloni di liquido. Questo appesantì il secchio, tanto da portarne i bordi quasi al livello del liquido, e lì rimase il secchio. Nick fu davvero stupito; aveva dato per scontato il fatto che l’oggetto sarebbe sceso subito sul fondo.