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«Siamo più al largo di quanto non avesse previsto lei, dottor Raeker,» disse la ragazza. «Riesco appena a vedere la riva, con le luci al massimo. Le assicuro, non riesco a distinguere i particolari; ma direi che ci sono dei punti di terraferma, forse delle isole, sulla nostra strada.»

«‘Mina vede qualcosa di più?»

«Dice di no,» rispose Easy, dopo una breve pausa. «Mi pare comunque che ci veda meno di me.»

«Capisco. Immagino che tu non possa dire se il batiscafo è fermo o si sta muovendo.»

«L’oceano è liscio come l’olio, e intorno a noi non ci sono delle onde, neppure delle increspature. Non posso dirle niente, perciò. Le sole cose che vedo sono quelle specie di meduse che galleggiano nell’aria. Si spostano lentamente in direzioni diverse, direi però che quelle che vanno verso la riva sono in maggioranza. Lasci che dia un’occhiata.» Passò ben più di un minuto prima che la ragazza potesse confermare questo dato. Malgrado ciò, dichiarò ancora che questo non provava che il batiscafo si stesse muovendo.

«Va bene,» disse Raeker, una volta sistemato questo punto. «Da’ ogni tanto un’occhiata all’oceano, per essere sicura che non succeda niente, e fornisci i tuoi consigli a Nick, finché lui ti ascolta. Farà il possibile, ma prima che gli altri non saranno ritornati, c’è poco da fare. E loro torneranno domani sera, tempo di Tenebra… per il nostro tempo, tra cinque o sei giorni.»

«D’accordo, dottore. Andrà tutto bene. È piuttosto divertente osservare quelle meduse volanti.» Raeker tolse il contatto e si appoggiò allo schienale, perplesso, ma non senza soddisfazione. Tutto pareva andare nella maniera dovuta; forse più lentamente di quanto sarebbe stato opportuno, ma in ogni modo, secondo i piani. Questi pensieri dovettero riflettersi sul suo volto, perché essi vennero interpretati in maniera assai accurata.

«Compiaciuto di se stesso, vedo, Uomo!» Colui che aveva parlato non ebbe bisogno di presentarsi. Raeker cercò di mimetizzare i suoi sentimenti e la sua espressione, con risultati alquanto dubbi.

«Non esattamente, consigliere…»

«Perché non esattamente?» squittì Aminadabarlee. «Perché mai dovrebbe provare anche il più vago senso di soddisfazione? È riuscito a concludere qualcosa, una sola cosa?»

«Credo di sì,» rispose, con una certa sorpresa, lo scienziato. «Sappiamo con una certa esattezza dove si trova suo figlio, e potremo mandare laggiù una squadra di salvataggio nel giro di una settimana, al massimo dieci giorni…»

«Una settimana o dieci giorni! E poi lei dovrà fornire ai membri della sua squadra una bella laurea in ingegneria, e poi dovrà sperare che i fili di quel ridicolo scafo non siano stati corrosi nel frattempo, in modo da permettere la riparazione. Quanto tempo crede che sarà necessario per il salvataggio vero e proprio?»

«Temo di non essere in grado di azzardare un’ipotesi,» rispose Raeker, nel tono più blando che riuscì a trovare. «Come lei dice così chiaramente, noi non conosciamo l’effettiva entità dei danni prodotti ai fili esposti alla atmosfera di Tenebra. Comprendo come sia difficile attendere, ma è ormai un mese che tutto si svolge nella maniera dovuta…»

«Ma qual è il limite della stupidità umana?» domandò il drommiano. «Lei stava parlando in questo momento ai ragazzi, e ha sentito che la ragazza umana ha affermato che mio figlio ci vede meno di lei.»

«L’ho sentito, ma temo che mi sia sfuggito il significato di questa affermazione,» ammise l’uomo.

«La vista dei drommiani è buona e acuta quanto quella degli uomini, se non migliore, e mio figlio è sempre stato più che normale, per la sua età. Se non riesce a vedere come l’umana che è con lui, qualcosa non va; e io penso che sia la bassa percentuale di ossigeno ad avere influito negativamente sul suo organismo. Immagino che i suoi tecnici non abbiano fornito il batiscafo di un sistema per ovviare a questo inconveniente.»

«Probabilmente no, dato che avrebbe dovuto essere pilotato da un equipaggio umano,» ammise Raeker. «Non mi sono reso conto dell’urgenza, consigliere, lo ammetto; cercherò di trovare un sistema per accelerare le operazioni… per esempio, posso procurarmi delle copie fotostatiche dei fili da riparare, in modo da istruire Nick mentre lui aspetta gli altri. Il mio sostituito dovrebbe giungere tra mezz’ora; direi che potrebbe venire subito, anzi. È riuscito a ottenere un aiuto da parte di qualche medico drommiano? Ho sentito che Un medico umano è arrivato poche ore fa, e si è messo a studiare, con discreti risultati, le provviste del batiscafo.»

«Eta Cassiopeia è più distante da qui, e non è possibile ottenere una risposta così in fretta,» ammise il drommiano. «Comunque, un medico dovrebbe essere qui tra breve.»

Raeker capì di avere fatto una mossa astuta, costringendo il drommiano a fare questa ammissione; sfortunatamente, ammettere i propri errori quando ci si trova in uno stato di grande tensione non migliora certo l’umore di un essere umano, e sotto questo aspetto la razza di Aminadabarlee somigliava moltissimo a quella umana. Per il momento, non poteva comportarsi come al solito, con l’usuale superiorità insolente; non poteva, davvero; ma la collera forzatamente repressa era molto più pericolosa del suo solito umore battagliero. Si ritirò nei suoi appartamenti… che gli «incompetenti» tecnici umani avevano fornito, per lo meno, di un’atmosfera decente… e meditò cupamente. Partirono diversi altri messaggi.

Una volta uscito il drommiano, Raeker decise di aspettare il normale turno di avvicendamento; ma quando il suo sostituto si fece vedere, si recò immediatamente nella sezione tecnica e formulò la domanda di cui aveva parlato ad Aminadabarlee. Sakiiro e i suoi colleghi ammisero che valeva la pena tentare, e si misero al lavoro, per decidere quello che sarebbe stato meglio dire a Nick, e il modo più opportuno per inviare le informazioni.

Questo lavoro richiese diverse ore. Poi Raeker andò a mangiare, e infine tornò nei suoi appartamenti, per dormire almeno qualche ora. Quando riapparve nell’osservatorio, il suo sostituto si alzò, con aria di sollievo.

«Easy ha qualcosa da dire,» fece, «ma vuole dirlo a lei personalmente.» Raeker sollevò un sopracciglio, sedette al suo posto, e aprì il contatto.

«Sono qui, Easy,» disse, «che è successo?»

«Pensavo che avrei fatto meglio a dirlo a lei, dato che è stato lei a dirmi che saremmo rimasti fermi,» rispose immediatamente la ragazza. «Ormai da circa sei ore ci avviciniamo costantemente alla riva.»

Raeker sorrise.

«Sei sicura che non sia la riva ad avvicinarsi a voi?» domandò. «Ricorda che il livello del mare diminuisce notevolmente, di giorno.»

«Ne sono più che sicura. Abbiamo potuto osservare in continuazione un punto della riva, e il mare è rimasto allo stesso livello, man mano che ci avvicinavamo. Questo punto ha una caratteristica che lo rende facilmente riconoscibile, anche se finora non eravamo riusciti a distinguere esattamente la natura di questa caratteristica.»

«Di che si tratta?» domandò Raeker, vedendo che la ragazza si aspettava questa domanda.

Easy lo fissò con l’espressione che i bambini riservano per gli adulti che hanno commesso un brutto errore.

«È una folla di circa cinquanta indigeni,» dichiarò.

10. COMPRENSIONE; COSTRUZIONE; INONDAZIONE

Nick, per la centesima volta, guardò verso il mare e fremette. Non poteva vederlo, certo; per essere fuori della sua portata durante la notte, l’accampamento era stato sistemato in un punto che, di giorno, era molto lontano dal mare; ma sapeva comunque che il mare si trovava laggiù. Avrebbe voluto vederlo, però; non solo vederlo, ma viaggiarci sopra. Esplorarlo. Cartografarlo. Quest’ultima idea presentava un problema che occupò la sua mente per un certo tempo, prima di venire abbandonato. Fagin avrebbe saputo fornire la risposta; nel frattempo, bisognava costruire un’imbarcazione. Questo era il peggio. Non si poteva fare nulla finché gli altri non ritornavano. Anche se il gregge e la raccolta della legna da ardere non occupavano tutto il tempo di Nick e Betsey, né l’uno né l’altra erano in grado di cacciare efficacemente, avendo questi altri lavori da svolgere; e la costruzione avrebbe richiesto senz’altro un buon numero di pelli.