Nick non sapeva quante, e, sorprendentemente, Fagin non aveva fornito neppure un indizio. E questo era ragionevole, perché Raeker, che non era un fisico, non conosceva la precisa densità degli oceani di Tenebra, e della sua atmosfera, il volume del cuoio che sarebbe stato impiegato nella costruzione, e neppure il peso dei suoi allievi. Aveva detto a Nick di scoprirlo da solo, un’osservazione che aveva fatto più volte durante il processo di istruzione dei suoi allievi.
Anche questo, comunque, richiedeva una caccia, perché era stupido sacrificare un animale del gregge per l’esperimento. Betsey stava ora perlustrando le vallate circostanti, nella speranza di trovare un animale abbastanza grosso da poter essere utile… i volatori dei paraggi avevano già imparato a lasciare in pace gregge e pastori, e quelli uccisi erano già ridotti in polvere. Inoltre, le loro pelli erano troppo fragili per fornire del buon cuoio.
Senza dubbio Betsey avrebbe trovato una pelle, certo, ma Nick avrebbe voluto che le cose si fossero mosse molto più velocemente. La pazienza non era una delle sue qualità più spiccate, come perfino Easy aveva già avuto modo di notare.
Il suo umore registrò un certo miglioramento quando Betsey fu di ritorno; non solo aveva portato la preda, ma la pelle era già stata tolta e ripulita… un lavoro che a Nick non dispiaceva fare, ma che richiedeva un bel po’ di tempo. Betsey aveva tenuto presente lo scopo al quale sarebbe servita la pelle, e aveva tagliato il meno possibile; comunque fu indispensabile un discreto lavoro per rendere a tenuta stagna la «sacca». Ci volle un certo tempo per preparare la «colla», che però si asciugò molto in fretta… a rigor di termini, la sostanza non si asciugò affatto (o sarebbe stato meglio dire «non si essiccò?»), ma formò istantaneamente un legame solidissimo tra gli strati di materiale. Alla fine tutto fu completato con grande soddisfazione di Nick e Betsey, e il prodotto fu portato alla pozza nella quale il secchio aveva galleggiato poche ore prima.
Nick gettò il prodotto nella pozza e non fu sorpreso quando vide che anch’esso galleggiava; l’esperimento non doveva dimostrare questo punto. Per questo, si immerse a sua volta e cercò di arrampicarsi sulla sacca semisommersa.
I risultati non parvero proprio divertenti a Nick, né tanto meno a Betsey, ma quando Raeker udì il resoconto più tardi, rimpianse di non avere potuto assistere all’esperimento. Nick aveva un ottimo senso dell’equilibrio, avendo trascorso la vita su di un pianeta ad alta gravità dove il terreno era molto spesso instabile; ma nella prova di velocità dei riflessi richiesta dal cimento con la sacca che si muoveva continuamente, il povero Nick era stato subito svantaggiato. L’oggetto aveva rifiutato di restare sotto di lui, malgrado Nick avesse cercato tutti i sistemi per controllarlo con i suoi otto arti. Alla fine di ogni tentativo il povero Nick era caduto ignominiosamente nella pozza, che fortunatamente era poco profonda. Un bambino di dieci anni avrebbe sopportato un’esperienza simile, se avesse tentato di salire su un pallone di gomma da spiaggia galleggiante sul mare.
Ci volle del tempo prima che l’esperimento portasse a qualche risultato costruttivo, dato che ogni volta che Nick cadeva nella pozza, la sua ostinazione diventava più forte, e i suoi tentativi di reggersi in piedi sulla diabolica sacca, più ostinati. Solo dopo diversi tentativi dall’esito infelice Nick si decise a fermarsi e a cercare di ragionare in maniera più costruttiva. Poi, dato che egli non era particolarmente stupido, e aveva un’idea, seppure vaga, del funzionamento del fenomeno… Raeker sapeva di non essere stato un maestro molto cattivo… finalmente riuscì a trovare una soluzione. Seguendo le sue istruzioni, Betsey si immerse nella pozza dall’altra parte della sacca, e tese le mani per stringere quelle di Nick. Poi, agendo all’unisono, con estrema cautela, sollevarono i piedi. Riuscirono a sollevare dal fondo della pozza tutti gli arti, agendo in perfetto sincronismo, ma questo, disgraziatamente, dimostrò che la sacca non era in grado di sostenerli entrambi.
Rialzandosi, si diressero verso la riva, e Nick portò con sé la sacca.
«Non so ancora quante ne saranno necessarie,» disse. «Ma è sicuro che ce ne vorranno molte. Immagino che partiranno in sei, mentre gli altri due resteranno col gregge, come ha disposto il Maestro questa volta. Finché non tornano gli altri, possiamo soltanto cacciare, e fabbricare delle altre sacche.»
«C’è un altro problema,» disse Betsey, «sarà difficile reggersi in piedi su questi affari, e nello stesso tempo svolgere il lavoro desiderato dal Maestro. Dovremmo preoccuparci della stabilità, non solo del sostegno.»
«È vero,» ammise Nick, «forse, adesso che abbiamo fatto i nostri esperimenti, il Maestro vorrà fornirci delle altre informazioni. Se non lo farà lui, c’è un’altra persona che può aiutarci, quella di cui udiamo la voce grazie al Maestro… quella che si trova nella macchina che dobbiamo cercare… A proposito, Betsey, ho un’idea. Sai, lui ci ha spiegato la faccenda delle voci che possono essere spedite da un posto all’altro grazie a una macchina. Forse Fagin non è davvero con noi; forse quella è solo una macchina che trasmette la sua voce. Che ne pensi?»
«Interessante, e penso che sia possibile; ma che differenza fa?»
«È un’informazione; e Fagin dice sempre che più si sa, meglio ci si trova. Non credo che questo lo si sappia, per il momento, ma vale la pena di tenerlo presente, finché non avremo delle prove.»
«Adesso che tu ci hai pensato, forse lui ci risponderà, se glielo domandiamo,» esclamò Betsey. «Di solito lui risponde alle domande, tranne le volte in cui pensa che per il bene della nostra istruzione sia necessario che troviamo le risposte da soli; e come potremmo provare questo in via sperimentale… se non tagliando in due il Maestro?»
«È giusto. Adesso, però, la cosa più importante è progettare e costruire quella imbarcazione. Lasciamo perdere questa domanda, per ora; avremo tempo in seguito per occuparcene.»
«Va bene.» Conversando erano giunti sulla cima della collina sulla quale si trovava la macchina, nel bel mezzo dell’accampamento. Così fecero rapporto sui risultati dei loro esperimenti. Fagin li ascoltò fino alla fine, in silenzio.
«Un buon lavoro,» disse, alla fine, «avete scoperto qualcosa, non tutto, ma qualcosa. La vostra domanda sulla stabilità è buona. Vi suggerirei di costruire un’intelaiatura di legno… oh, della forma e delle dimensioni approssimative della parete di una capanna, ma posata sul terreno. Poi le sacche possono essere assicurate agli angoli; così la cosa potrà essere abbastanza stabile.»
«Ma il legno affonda. Come possiamo costruire una barca col legno?»
«Consideratelo una parte del peso che le sacche… tra parentesi, chiamiamole galleggianti… devono trasportare. Avrete bisogno di un buon numero di galleggianti, ma non preoccupatevi per questo. Vi consiglierei di cominciare subito la costruzione dell’intelaiatura; sarete in grado di finire da soli, dato che c’è legna in abbondanza. Poi, man mano che saranno pronti i galleggianti, potrete assicurarli all’intelaiatura; uccidete tutti i giorni degli animali per difendere il gregge, così immagino che anche oggi potrete procurarvi delle pelli.
«Mentre fate questo, potete dedicare la vostra attenzione a un altro problema. Il batiscafo non è fermo in mare, ma si sta spostando verso la riva.»
«Ma questo non è un problema; anzi, direi che risolve i nostri problemi. Dovremo semplicemente percorrere la riva in direzione sud, finché non lo troviamo. Tu hai detto che con ogni probabilità il batiscafo si trova a sud.»