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Veloce allora domandò che gli insegnassero il modo di farlo; e quando Nick, Betsy, Jim e Jane arrivarono con la zattera, il capo era riuscito ad accendere da solo il fuoco ed era veramente di ottimo umore.

Questo non si poteva certo dire degli occupanti della Vindemiatrix. Aminadabarlee era più che mai convinto dell’assoluta incapacità degli esseri umani; e in quel momento aveva delle ragioni anche più solide di prima per pensarla così. Tutti gli esseri umani dell’astronave erano furiosi con il drommiano, seguendo l’esempio di Easy Rich. Una notte di sonno non aveva fatto riacquistare alla ragazza il solito temperamento allegro; Easy era indignata per gli insulti della sera precedente, e non solo rifiutava di spiegare ad Aminadabarlee le ragioni sulle quali fondava la sua certezza di abbandonare Tenebra nel giro di un giorno locale, ma non intendeva dire niente a nessuno, nel timore che il diplomatico potesse venirlo a sapere. Si trattava, naturalmente, di una reazione infantile; ma dopotutto Easy era una bambina, malgrado i suoi atteggiamenti e i suoi discorsi da adulta. Era stato chiesto a suo padre di persuaderla a parlare; lui aveva fissato il volto della figlia sullo schermo per un minuto buono, ma non era stata pronunciata una sola parola. Però una invisibile corrente di comprensione doveva essere passata tra di loro, perché dopo un momento Rich si voltò e disse:

«Per favore, dite al signor Sakiiro di preparare la lancia per l’operazione di recupero del batiscafo. Credo che sia necessaria una certa preparazione.»

Lasciò subito il locale, ignorando le domande che gli venivano rivolte, e sparì nei suoi quartieri.

«Che facciamo?» La domanda, niente affatto retorica, era stata formulata da un geofisico, che era uno strettissimo amico di famiglia dei Rich.

«Quello che ha detto lui, direi,» rispose un altro scienziato. «Rich sembra certo che la ragazza sappia il fatto suo.»

«Lo so che lui ne è sicuro; ma lei? Rich è suo padre; la bambina è rimasta con lui per dieci anni, è stata per lui tutta la famiglia, tutta la sua vita, e devo dire che l’ha allevata magnificamente; ma a volte è portato a sopravvalutarla. In questo momento lei è riuscita a convincerlo che tutto va bene; ma io… noi non lo sappiamo. Che si fa?»

«Faremo quello che ha detto lui,» disse un altro. «Anche se la bambina si sbaglia, non perdiamo niente a preparare la lancia. Perché siete così perplessi?»

«Perché sappiamo quello che accadrà a Easy e a suo padre se la bambina si sbaglia,» replicò l’amico di famiglia. «Se lei ha parlato per cognizione propria, tutto va bene; ma se quella lontra a dieci zampe le ha fatto perdere la pazienza, facendole dire qualcosa solo per giustificare le proprie azioni…» Scosse il capo, cupamente. «In questo momento lei crede a quello che dice, e così pure suo padre. Se rimangono delusi… ebbene, la bambina è sopravvissuta finora grazie all’autocontrollo della famiglia Rich.» Pose termine alla discussione, schiacciando un pulsante e trasmettendo a chi di competenza l’ordine di Rich padre.

Raeker aveva sempre mangiato e, occasionalmente, dormito nell’osservatorio; ormai aveva dimenticato quando era uscito di là per l’ultima volta. La macchina ormai aveva perduto il controllo della situazione, ma lui poteva sempre vedere attraverso i suoi «occhi». I suoi allievi, a quanto pareva, erano stati riassorbiti dalla tribù di Veloce, e ricevevano gli ordini alternativamente dal capo e da Easy. Nessuno chiedeva a Fagin quello che doveva fare né come farlo, ma, malgrado questo, gli avvenimenti si succedevano a ritmo vertiginoso, tanto che Raeker a malapena riusciva a tener loro dietro. Lui sapeva che Easy aveva avuto una discussione con Aminadabarlee, però non conosceva con esattezza i particolari; aveva saputo della promessa di lasciare il pianeta al termine della giornata, ma non aveva più idee degli altri sulle intenzioni della ragazza. Aveva ricevuto la sua razione di ira drommiana, perché Aminadabarlee non era stato affatto messo a tacere dalle parole di Easy, e aveva trascorso un certo periodo nell’illustrare a Raeker l’entità della sciocchezza che egli aveva commesso, tentando di separare i suoi allievi dalla loro civiltà, e l’entità delle cognizioni che sarebbero state ottenute in tanti anni se Raeker si fosse degnato di prendere immediatamente contatto con Veloce e i suoi cacciatori. Raeker non era stato affatto brusco, ma le sue risposte erano state vaghe, a causa della sua preoccupazione per gli avvenimenti che si svolgevano sul pianeta, ed era così riuscito a ferire i sentimenti della grossa faina più che mai. Se ne era accorto, ma non riuscì a preoccuparsi seriamente delle conseguenze di una rottura diplomatica tra il Sole e Dromm.

In linea generale sapeva quello che stavano facendo coloro che si trovavano sul pianeta, ma non riusciva a capire tutto, e nessuno si prese il disturbo di illuminarlo. Raeker non pensò neppure che questo potesse essere stato causato da Easy stessa; e invece era così, perché Easy aveva preso degli estremi provvedimenti per impedire che il minimo indizio trapelasse nel luogo in cui le orecchie profane di Aminadabarlee, che l’aveva così duramente offésa fa sera prima, avrebbero potuto ascoltare. Così Raeker restò a guardare, a fotografare, a registrare quelle poche conversazioni che riuscì a captare, e a cercare di interpretare quello che stava succedendo.

La zattera venne messa in «acqua», e Nick e Betsey trasportarono Veloce proprio davanti agli oblò di osservazione del batiscafo. Raeker poté assistere all’incontro tra i tenebriani e gli occupanti dell’astronave, ma non poté udire quello che si dicevano… Easy stava, naturalmente, usando i microfoni esterni, e la macchina era troppo lontana per sentire direttamente quello che veniva detto. La discussione fu lunga, e piuttosto animata, a giudicare dai gesti dei suoi partecipanti… l’oblò era grande a sufficienza per guardare all’interno, dal punto in cui si trovava la macchina di Raeker. Lui cercò di interpretare il significato dei gesti, ma senza fortuna. La conversazione durò fin quasi a sera; poi la zattera ritornò alla riva, e tutti cominciarono a prepararsi per la partenza. Una dozzina di cavernicoli contribuirono al trasporto della zattera, altri contribuirono al trasporto del carro. Per la prima volta, Veloce prestò attenzione alla macchina; le ordinò di accompagnarlo, servendosi di Nick come interprete. Raeker acconsentì; il viaggio aveva lo scopo evidente di sfuggire al mare, che presumibilmente si sarebbe addentrato nell’interno almeno quanto la notte prima.

«Dove andrà stanotte la grande nave?» domandò, a titolo puramente accademico, dato che la risposta non gli importava poi molto. Credeva che Veloce non avrebbe neppure risposto, ma il capo era di ottimo umore… tutto era andato secondo i suoi desideri, quel giorno. Quando il gruppo si fu messo in cammino, si affiancò alla macchina e parlò in tono più che allegro. Nick riferì le sue parole, ed egli descrisse nei minimi particolari la regione verso la quale si stavano dirigendo e il punto in cui secondo lui sarebbe stato trascinato il batiscafo. Spiegò anche i motivi sui quali fondava le proprie opinioni, e i geofisici ascoltarono, presero appunti, e fissarono con aria amorosa i registratori che stavano incidendo la conversazione. Per le prime due ore di quella notte ci fu un’ondata di felicità generale, sconosciuta da decenni nel settore di Altair. Praticamente, le uniche due persone che non partecipavano all’euforia collettiva erano Aminadabarlee e Raeker.

Veloce arrestò la sua marcia dopo circa due ore di viaggio piuttosto lento. La notte era caduta, e la pioggia cominciava a imitarla; il capo mandò tutti a raccogliere legna da ardere, e ordinò a Nick di piazzare i fuochi di guardia per l’accampamento. Nick e i suoi compagni obbedirono senza discutere; Raeker immaginava che fossero sufficientemente umani per approfittare con gioia della possibilità di dimostrare la loro bravura che veniva loro offerta. I cavernicoli accesero tutti i fuochi, e dopo poco tempo tutto fu a posto.