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Da sedici anni l’accensione dei fuochi notturni segnava l’inizio di un periodo di quarantott’ore di distensione e riposo, a bordo della Vindemiatrix, dato che su Tenebra, di notte, c’era soltanto la pioggia. Adesso era tutto cambiato; iniziarono numerose discussioni, alcune anche violente, in tutti i settori dell’astronave. I tecnici stavano alacremente preparando la lancia ad accogliere il batiscafo. I diplomatici non si sarebbero rivolti la parola, se avessero potuto seguire le loro inclinazioni personali, ma l’orgoglio professionale fece giungere i loro rapporti a un tono di cortesia che non aveva precedenti. Quelli che li conoscevano, comunque, ascoltarono i loro discorsi con estremo disagio.

Pochi entusiasti continuarono a guardare attraverso gli occhi della macchina, in parte nella speranza che fosse accaduto qualcosa, e in parte per tenere compagnia a Raeker. Il biologo non volle saperne di lasciare l’osservatorio; era sicuro che si stava avvicinando la scena madre dell’intera vicenda, ma non riusciva a immaginare neppure lontanamente quello che sarebbe accaduto. Durante le prime ore della notte, la sensazione divenne ancora più forte… particolarmente quando gli capitava di vedere o di ascoltare uno dei diplomatici. A dire il vero, Raeker soffriva di un’improvvisa mancanza di fiducia in se stesso; e si domandava come sarebbe riuscito a insegnare ai suoi allievi il modo in cui avrebbero potuto riparare i fili del batiscafo, anche se se ne fosse presentata l’opportunità, e anche se loro avessero voluto ascoltare proprio lui. In caso contrario, non avrebbe voluto più vedere né Rich né Aminadabarlee: si era convinto, senza alcun fondamento, che le sue parole avevano convinto i due diplomatici a riporre la loro fiducia in lui, evitando così di pensare a qualche altra operazione di salvataggio.

Malgrado l’ansia che lo fece dormire solo per brevi intervalli, riuscì a superare la notte. La partenza della lancia lo distrasse per qualche minuto… a un certo momento pensò di partire anche lui, ma il buon senso lo trattenne. Accaddero diversi incidenti nell’accampamento, e tutti gli furono mostrati dagli «occhi» della macchina; usualmente avrebbe riso di cuore, ma adesso la situazione era diversa. I cavernicoli non erano ancora accostumati al fuoco, e avevano delle idee un po’ strane a proposito delle sue proprietà, usi e limitazioni. Diverse volte Nick o un altro dei nativi in possesso di educazione umana furono costretti ad andare a salvare un uomo che si era immerso nella zona di «aria morta» di una goccia evaporata, per andare a riaccendere un fuoco che si era spento. Quando finalmente si accorsero che una goccia di pioggia appena evaporata aveva le stesse proprietà di un lago appena evaporato, al mattino, ci volle del tempo prima che qualche ardimentoso andasse a rinfocolare un falò spento, facendo così raffreddare oltre misura la legna, tanto che un semplice tocco della torcia non era più sufficiente a riaccenderlo. Diversi cominciarono a preoccuparsi per le riserve di combustibile, che il gruppo degli esperti aveva giudicato sufficienti, e si misero a perorare presso Veloce la causa dell’utilità di un’immediata spedizione di rifornimento. Raeker non era naturalmente in grado di ascoltare queste richieste, ma udì due dei suoi allievi commentarle in tono di malcelato disprezzo. Questo lo fece sentire un po’ meglio; se i suoi allievi consideravano così i cavernicoli, forse conservavano ancora un po’ di attaccamento per il loro maestro.

Il mattino finalmente arrivò, senza che nessun incidente serio fosse occorso all’accampamento e al batiscafo; e quando la collina sulla quale era stato posto l’accampamento cessò di essere un’isola… era stata circondata dalla solita acqua piovana, ma non dall’oceano, almeno con ogni verosimiglianza… il gruppo si diresse verso il luogo in cui avrebbe dovuto trovarsi il batiscafo. Questo significava che il viaggio sarebbe stato più o meno lungo come quello della sera prima, perché Veloce e i suoi avevano previsto uno spostamento minimo da parte dell’astronave in panne. Raeker non sapeva se Easy avesse riferito sullo spostamento; non aveva udito molto spesso la voce della ragazza, nel corso delle ultime quarantott’ore.

Raeker poi non sapeva quale fosse l’effettiva attendibilità delle previsioni degli indigeni, e non sapeva neppure se doveva crederci. Se i nativi avessero dimostrato di avere ragione, naturalmente, i geofisici avrebbero toccato il cielo con un dito; ma questo avrebbe pure significato che Easy aveva dei motivi fondati sui quali basare il suo ottimismo per la giornata entrante. Questo era un bene solo se si trattava di motivi solidi; e Raeker non riusciva a immaginare in qual modo il batiscafo potesse raggiungere la lancia. La cosa gli appariva del tutto impossibile. Nei brevi intervalli di sonno, i suoi sogni erano stati turbati da folli visioni d’incubo che raffiguravano vulcani, volatili, e forme di vita sottomarina il cui aspetto non era mai chiaro.

Non ci furono dubbi su quello che i geofisici provarono quando il batiscafo non venne ritrovato nel posto previsto. Le ipotesi si accavallarono, e l’intera astronave parve invasa da uno sciame di api impazzite. Aminadabarlee venne meno, e costituì un impellente problema di pronto soccorso per diversi minuti, finché non rinvenne da solo, senza che nessuno degli uomini avesse la minima idea su quello che avrebbe dovuto essere fatto per soccorrerlo. Fortunatamente, l’astronave fu ritrovata dopo un quarto d’ora di ricerche, nel punto esatto in cui era stata lasciata la sera prima, sollevando non poco i genitori, ma lasciando gli scienziati e molti tenebriani con un problema di difficile soluzione tra le mani. Il mare era certamente arrivato fin là; lo aveva riferito Easy. Apparentemente, la sua forza era stata minore del previsto. Alcuni scienziati elaborarono delle teorie che, secondo loro, erano soddisfacenti. Altri si dichiararono soddisfatti, ma Raeker rimase perplesso. Si domandò quale spiegazione avrebbe fornito Veloce, ma non riuscì a scoprirlo.

E non riuscì neppure a scoprire la natura del piano che veniva eseguito sotto gli occhi della macchina.

Gruppi di cacciatori… a giudicare dal loro armamento… vennero mandati in missione in gran numero, e ciascun gruppo venne accompagnato da un membro del gruppo di Fagin, fornito di ascia. La zattera raggiunse il batiscafo in diverse riprese, e Veloce e diversi altri esaminarono la sua superficie con estrema attenzione; mentre questo si verificava, Easy parlava con i nativi, a quanto sembrava, ma Raeker e i suoi compagni non riuscirono a sentire quello che veniva detto. Gli indigeni si interessarono moltissimo alla zona calda che si trovava in cima al batiscafo, dove l’impianto di condizionamento espelleva il calore che era stato «succhiato» dai quartieri abitabili; gli indigeni cercarono di arrampicarsi sullo scafo, grazie ai numerosi appoggi, per esaminarlo più da vicino. Questa azione, visto che il batiscafo era di forma circolare e non galleggiava del tutto, ma solo parzialmente, fece inclinare l’intero apparecchio verso la zattera; gli arrampicatori lasciarono istantaneamente la presa. Uno di loro cadde nel lago, perse i sensi prima di riuscire ad afferrare il remo che gli veniva teso, e dovette essere ripescato dai suoi compagni, molto maldestramente e con un certo rischio. Questo portò la zattera più vicino alla macchina, e Raeker fu in grado di sentire quello che Nick stava dicendo a Betsey:

«Questo ci farà risparmiare un bel po’ di tempo. Se non dispiace al maestro che c’è dentro, possiamo far rotolare quell’aggeggio fin qui, dove potremo lavorarci sopra.»

«Se l’idea viene anche a Veloce, lo faremo qualsiasi cosa pensino i maestri,» fu la risposta. «Sarà meglio chiederlo prima in inglese.»

«Giusto. Torniamo laggiù.» I due rimisero in acqua la zattera e remarono verso il batiscafo. Questa volta Raeker conosceva l’argomento della conversazione, anche se non poteva sentire le parole, e riuscì a capirne l’esito… vide che Easy chinava il capo in segno di assenso. Dopo qualche istante un pensiero spaventoso lo colpì, ed egli chiamò immediatamente la sezione tecnica.