«Maestro!» Una voce che perfino Aminadabarlee di Dromm poté riconoscere come quella di Nick uscì dallo schermo. Raeker si voltò di scatto, e schiacciò il pulsante del microfono.
«Sì, Nick? Cosa risponde Veloce?»
«In pratica, no. Non vuole avere niente a che fare con nessuno di questo villaggio, all’infuori di te.»
«Non gli hai illustrato il problema della lingua?»
«Sì, ma lui dice che se io sono stato capace di imparare le sue parole, tu, che sei il mio maestro sarai capace di impararle ancor più rapidamente. Così non dovrà dipendere da persone di cui non si fida per ottenere delle risposte da te. Spero che abbia ragione. Intende lasciarci qui, ma tu dovrai andare con lui.»
«Capisco. Farai meglio ad accettare, per ora; questo almeno servirà a evitare altri guai a voi che siete rimasti vivi. Può darsi che riesca a preparare una piccola sorpresa per Veloce, tra poco tempo. Tu rispondigli che farò come egli dice; andrò con lui nelle caverne… immagino che egli voglia ripartire domani, anche se, nel caso lui voglia trattenersi più a lungo, ti consiglio di non scoraggiarlo. Quando se ne andranno, voi restate dove siete; cercate i sopravvissuti e cercate di curarli… immagino che quasi tutti siate feriti… e poi aspettate finché io non mi metterò in contatto con voi. Può darsi che ci vogliano alcuni giorni, ma lasciate fare a me.»
Nick era di mente pronta, e si ricordò di colpo che Fagin era in grado di viaggiare di notte senza l’aiuto del fuoco… la pioggia non lo soffocava. Credette di capire quali fossero i progetti del maestro; e non era colpa sua, se si sbagliava. La parola «batiscafo» non era mai stata usata durante le lezioni.
«Maestro!» chiamò, dopo avere riflettuto per un momento. «Non sarebbe meglio che noi partissimo non appena possibile, e stabilissimo di incontrarci in qualche altro posto, dopo la tua fuga? Lui tornerà subito qui, è certo come la pioggia.»
«Non preoccuparti di questo. Restate tutti qui, e riportate le cose alla normalità il più presto possibile. Io vi seguirò.»
«Va bene, Maestro.» Raeker si appoggiò di nuovo allo schienale, annuendo lentamente.
Il drommiano doveva avere trascorso un buon periodo di tempo sulla Terra; fu in grado di interpretare l’atteggiamento dell’uomo.
«Lei sembra molto più soddisfatto di quanto non fosse pochi minuti fa,» fece notare. «Ne deduco che lei ha visto un sistema per uscire da questa situazione.»
«Credo di sì,» replicò Raeker, «avevo dimenticato il batiscafo, finché non ne ho parlato con lei; quando me ne sono rammentato, ho capito che quando esso sarà sceso laggiù, i nostri guai saranno terminati. Il guaio della macchina è che essa deve strisciare, e può essere rintracciata e seguita; il batiscafo, dal punto di vista degli indigeni, è in grado di volare. È possibile manovrarlo, e quando l’equipaggio scenderà, potrà semplicemente raccogliere la macchina di notte e portarla via in volo. Sfido Veloce a seguirne le tracce.»
«Allora non ha ragione Nick? Veloce non si dirigerà subito verso il villaggio? Direi che lei avrebbe fatto bene a seguire il suggerimento di Nick.»
«Ci sarà tempo per allontanarsi, quando avremo recuperato la macchina. Se essi lasciano il villaggio prima, avremo il nostro daffare a rintracciarli, anche stabilendo accuratamente, e in precedenza, il punto d’incontro. La zona non è stata esplorata molto bene, e le mappe servono fino a un certo punto, con i continui cambiamenti.»
«Perché no? Questo mi sembra assai strano.»
«Tenebra è un pianeta assai strano. Il diastrofismo è come il tempo atmosferico sulla Terra; non ci si chiede se pioverà domani, ma se il nostro pascolo comincerà a trasformarsi in una collina. C’è un gruppo di geofisici che si mordono le proverbiali dita, in attesa di poter scendere col batiscafo a prendere contatto con il gruppo di Nick. Conosciamo la causa generale… l’atmosfera è composta in prevalenza di acqua vicina alla temperatura critica, e in queste circostanze le rocce silicee si dissolvono con una notevole rapidità. L’ambiente si raffredda ogni notte quel tanto che basta a trasformare in liquido una piccola parte dell’atmosfera, così per buona parte di due giorni terrestri la superficie si trasforma in un mare. Con tre gravità terrestri che tentano di farsi sentire, non è certo sorprendente che la crosta torni ad assestarsi ogni volta.
«Comunque, credo che adesso siamo pronti. Laggiù non verrà mattina prima di un paio di giorni, e non vedo cosa possa accadere prima di allora. Il mio sostituto verrà qui fra poco; quando verrà, forse non le dispiacerebbe di visitare con me il batiscafo.»
«Sarei davvero molto interessato.» Raeker cominciava ad avere l’impressione che o i drommiani erano una razza molto cerimoniosa, o Aminadabarlee era stato scelto per la sua opera di diplomatico proprio a causa di questa qualità.
Sfortunatamente, ci fu un ritardo nella visita al batiscafo. Quando Raeker e il drommiano raggiunsero il bacino in cui di solito si trovava la piccola lancia della Vindemiatrix, la trovarono vuota. Un controllo presso l’ufficiale di guardia… guardia di bordo, non quella esercitata sulla macchina esploratrice; le organizzazioni non erano collegate… rivelò che era stata presa dal membro dell’equipaggio cui Raeker aveva domandato di fare da guida ad Aminadorneldo.
«Il drommiano voleva vedere il batiscafo, dottore, e così pure la piccola Easy Rich.»
«Chi?»
«La figlia che il consigliere Rich si è trascinata dietro. Chiedendo scusa al signore che si trova con lei, le commissioni di controllo politiche vanno bene finché controllano; ma quando fanno il viaggio per offrire una bella gita ai loro rampolli…»
«Io ho portato mio figlio con me.»
«Lo so. C’è una bella differenza tra chi è abbastanza grande da badare a se stesso e una mocciosa che vuole toccare tutti i controlli più pericolosi…» L’ufficiale tacque, e scosse il capo. Era un ingegnere; Raeker sospettò che il gruppo di visitatori fosse sceso in sala macchine, poco tempo prima, ma non volle fare domande.
«Hai idea del tempo che ci vorrà perché ritorni lo scafo?» domandò invece.
L’ingegnere si strinse nelle spalle.
«No! Flanagan permetteva che fosse lei a fare gli onori di casa. Quando lei sarà stanca, torneranno indietro, immagino. Può chiamarlo, naturalmente.»
«Buona idea.» Raeker si diresse verso la sala delle comunicazioni della Vindemiatrix, sedette davanti a un quadro di comando, e formò la combinazione necessaria. Lo schermo si illuminò nel giro di pochi secondi, e mostrò il volto del Meccanico di Seconda Classe Flanagan, il quale fece un segno di saluto alla vista del biologo.
«Salve, dottore. Posso esserle utile?»
«Ci stavamo domandando quando sareste tornati indietro. Il consigliere Aminadabarlee desidera vedere il batiscafo.» L’intervallo di circa due secondi necessario alla luce per percorrere il viaggio di andata e ritorno dalla Vindemiatrix alla «lancia» fu appena notato da Raeker, che vi era abituato; il drommiano apparve assai meno paziente.
«Posso tornare indietro a prendervi quando volete; i miei clienti sono occupatissimi, nel batiscafo.» Raeker rimase lievemente sorpreso.
«Chi c’è con loro?»
«C’ero io, ma non so molto di quell’apparecchio, e loro mi hanno promesso di non toccare niente.»
«Questo non mi pare molto prudente. Quanti anni ha la figlia di Rich? Dodici, no?»
«Direi di sì. Non l’avrei lasciata certo da sola, ma c’era con lei il drommiano, e lui ha detto che avrebbe pensato a tutto.»
«Ancora non vedo…» Raeker non andò più avanti. Quattro serie di dita lunghe, palmate e dure come l’acciaio gli strinsero la spalla e il braccio, e la testa aguzza di Aminadabarlee si issò accanto a quella di Raeker, portandosi nel campo visivo del comunicatore. Due occhi giallo-verdi fissarono l’immagine sullo schermo, e la voce più profonda che Raeker avesse mai sentito uscire dalla gola di un drommiano pose termine al silenzio.