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Benny ed Estelle Colucci abitano nel Burg in una bifamiliare molto ben tenuta. A dire il vero, quasi tutte le case del Burg sono molto ben tenute. È d’obbligo se si vuole sopravvivere. Si può riverniciare secondo il proprio gusto, ma è meglio per tutti che le finestre siano sempre ben pulite.

Parcheggiai la moto davanti a casa Colucci, andai alla porta e bussai. Nessuna risposta. Lula si infilò tra i cespugli sotto le finestre sul davanti e sbirciò dentro.

«Non vedo nessuno» disse. «Non ci sono luci accese. Anche la TV è spenta.»

Allora provammo al circolo. Di Benny nemmeno l’ombra. Percorsi due isolati verso la Hamilton e riconobbi la sua auto all’angolo tra la Hamilton e la Grand, parcheggiata davanti al Tip Top Sandwich Shop. Lula e io sbirciammo dalla vetrina. Benny e Ziggy erano dentro e stavano facendo uno spuntino.

Il Tip Top è un piccolo caffè e ristorantino che serve cibo preparato in casa a prezzi ragionevoli. Il pavimento di linoleum verde e nero è rovinato, le strutture che reggono le luci sul soffitto sono scurite dallo sporco, le sedie in similpelle sono rappezzate con nastro adesivo da imballaggio. Mickey Spritz era un cuoco dell’esercito durante la guerra di Corea. Aprì il Tip Top trent’anni fa quando lasciò l’esercito e da allora non ha cambiato una virgola. Né il pavimento, né le sedie, neanche il menù. Mickey e sua moglie si occupano da soli della cucina. E un ritardato mentale, Pookie Potter, aiuta a servire ai tavoli e lava i piatti.

Benny e Ziggy erano concentrati sulle uova che avevano nel piatto quando io e Lula ci avvicinammo a loro.

«Diamine» disse Benny, alzando gli occhi dalle uova e spalancando la bocca nel trovarsi davanti Lula completamente vestita in pelle. «Dove la trovi questa gente?»

«Siamo passati da casa tua» dissi a Benny. «Non c’era nessuno.»

«Già. Per questo sono qui.»

«Che mi dici di Estelle? A casa non c’era neanche lei.»

«Abbiamo avuto un lutto in famiglia» disse Benny. «Estelle è fuori città per un paio di giorni.»

«Immagino ti riferisca a Louie D» dissi. «E al casino che è successo.»

Ora mi ero conquistata l’attenzione di Benny e Ziggy.

«Sai del casino?» chiese Benny.

«So del cuore.»

«Gesù Cristo» disse Benny. «Credevo che stessi bluffando.»

«Dov’è il Luna?»

«Ti giuro che non so dov’è, ma mia moglie mi sta mandando via di testa con questa storia del cuore. Devi trovarlo. Non sento parlare d’altro… ma come lo ritrovo? Sono solo un essere umano, capisci? Non ce la faccio più.»

«Benny ha i suoi problemi di salute» disse Ziggy. «Non sta bene. Dovresti consegnargli il cuore così può avere anche lui un po’ di pace. È la cosa giusta da fare.»

«E poi pensa a Louie D senza il suo cuore» disse Benny. «Non è carino. Uno dovrebbe avere il proprio cuore quando lo mettono sotto terra.»

«Estelle quando è partita per Richmond?»

«Lunedì.»

«Il giorno in cui il Luna è scomparso» dissi.

Benny si allungò in avanti. «Cosa stai cercando di insinuare?»

«Che Estelle si è portata via il Luna.»

Benny e Ziggy si guardarono. Non avevano preso in considerazione quella possibilità.

«Estelle non fa questo genere di cose» disse Benny.

«Come è andata a Richmond? Ha preso una limousine?»

«No. È andata in macchina. Andava prima a Richmond a trovare la moglie di Louie D, Sophia, e poi a Norfolk. Abbiamo una figlia che vive là.»

«Non è che per caso hai con te una foto di Estelle?»

Benny tirò fuori il portafogli e mi mostrò una fotografia della moglie. Era una bella donna con un viso tondo e capelli corti e grigi.

«Be’, io ho il cuore, ora tocca a te scoprire chi ha il Luna» dissi a Benny.

E io e Lula ce ne andammo.

«Cavolo» disse Lula quando risalimmo in moto. «Sei stata fighissima. Per un attimo ho pensato che sapessi veramente il fatto tuo. Ho quasi creduto che ce l’avessi per davvero quel cuore.»

Io e Lula tornammo in ufficio e il mio cellulare vibrò proprio mentre varcavo la soglia.

«Tua nonna è con te?» domandò mia madre. «È andata dal fornaio questa mattina presto per comprare dei panini e non è tornata.»

«Non l’ho vista.»

«Tuo padre è uscito a cercarla ma non l’ha trovata. E ho chiamato le sue amiche. Non si vede in giro da ore.»

«Da quante ore?»

«Non saprei. Da un paio d’ore. È solo che non è da lei. Viene sempre direttamente a casa dal fornaio.»

«Okay» dissi «vado a cercarla. Fammi uno squillo se si fa viva.»

Chiusi la comunicazione e il cellulare vibrò di nuovo.

Era Eddie DeChooch. «Ce l’hai ancora il cuore?» mi chiese.

«Sì.»

«Bene, ho qualcosa con cui fare cambio.»

Avvertii una brutta sensazione allo stomaco. «Il Luna?»

«Ritenta.»

Si sentì un trascinare di piedi e poi all’altro capo del telefono arrivò la nonna.

«Cos’è questa storia del cuore?» mi chiese la nonna.

«È una faccenda complicata. Stai bene?»

«Ho un po’ di artrite al ginocchio oggi.»

«Volevo sapere se Choochy ti tratta bene.»

Sentivo in sottofondo DeChooch che le suggeriva qualcosa. «Dille che sei stata rapita» le borbottava. «Dille che ti faccio saltare la testa se non mi consegna il cuore.»

«Non glielo dico» replicò la nonna. «Come ci rimarrebbe? E non farti strane idee. Solo perché mi hai rapita non significa che sono una facile. Non faccio niente con te se non prendi le dovute precauzioni. Non voglio rischiare una di quelle strane malattie.»

DeChooch tornò al telefono. «Le cose stanno così. Tu porta il tuo cellulare e il cuore di Louie D al centro commerciale di Quaker Bridge e io ti chiamerò alle sette. Se qualche sbirro ci si mette di mezzo, tua nonna è morta.»

Capitolo 11

«Che cosa voleva?» domandò Lula.

«DeChooch ha nonna Mazur. Vuole barattarla con il cuore. Devo portarlo al Quaker Bridge e poi lui mi chiamerà alle sette per darmi altre istruzioni. Dice che se mi trascino dietro la polizia la ammazza.»

«È quello che dicono sempre i rapitori» disse Lula. «È scritto nel manuale del bravo rapitore.»

«Cosa hai intenzione di fare?» domandò Connie. «Hai idea di chi abbia il cuore?»

«Ascoltate un momento» disse Lula. «Louie D non aveva il suo nome scolpito sul cuore. Perché non ne prendiamo uno qualsiasi? Come fa Eddie DeChooch a sapere se si tratta del cuore di Louie D? Scommetto che potremmo rifilargli un cuore di vacca e lui non se ne accorgerebbe. Andiamo da un macellaio e gli diciamo che ci serve un cuore di vacca. Non andiamo da un macellaio del Burg perché potrebbe spargersi la voce. Andiamo da qualche altra parte. Ne conosco un paio su Stark Street. Oppure potremmo provare al Price Chopper. Il reparto carni è molto ben fornito.

«Mi sorprende che DeChooch non ci abbia pensato. Voglio dire, nessuno ha mai visto il cuore di Louie D a parte DeChooch. Che tra l’altro non ci vede un accidenti. DeChooch ha probabilmente preso l’arrosto dal freezer di Dougie pensando che si trattasse del cuore.»

«L’idea di Lula non è da scartare» disse Connie. «Potrebbe funzionare.»

Sollevai la testa che tenevo fra le ginocchia. «È raccapricciante!»

«Già» disse Lula. «Quella è la parte migliore.» Guardò l’orologio appeso al muro. «È ora di pranzo. Andiamo a prenderci un hamburger e poi penseremo al cuore.»

Chiamai mia madre dal telefono di Connie.

«Non ti preoccupare per la nonna» dissi. «So dov’è e andrò a prenderla questa sera.» Poi riattaccai prima che potesse farmi delle domande.

Dopo pranzo io e Lula andammo al Price Chopper.

«Ci serve un cuore» disse Lula al macellaio. «E deve essere in buono stato.»