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Nella segreteria telefonica c’erano due messaggi di Joe. Entrambi dicevano: «Chiamami».

Non mi andava di farlo. Mi avrebbe fatto domande a cui non volevo rispondere. Soprattutto ora che lo scambio con il cuore di maiale era andato in fumo. Continuavo a sentire in testa una fastidiosa vocina che sussurrava: Se ci fosse stata di mezzo la polizia le cose sarebbero potute andare meglio.

E la nonna? Era ancora con Eddie DeChooch. Con quel pazzo depresso di Eddie DeChooch.

Porca miseria. Chiamai Joe. «Devi aiutarmi» dissi. «Ma non puoi fare il poliziotto.»

«Forse dovresti spiegarti meglio.»

«Ti dico una cosa ma devi promettermi che rimarrà tra noi e che non diventerà un caso per la polizia.»

«Non posso farlo.»

«Devi.»

«Di che si tratta?»

«Eddie DeChooch ha rapito la nonna.»

«Nessuna offesa, ma DeChooch può ritenersi fortunato se sopravvive.»

«Un po’ di compagnia non mi farebbe schifo. Ti va di dormire da me?»

Mezz’ora dopo Joe e Bob arrivarono. Bob corse in giro per l’appartamento, annusando le sedie, ficcando il muso nei cestini della spazzatura, per poi prendere a unghiate lo sportello del frigorifero.

«È a dieta» disse Morelli. «Oggi l’ho portato dal veterinario per i vaccini e mi ha detto che è troppo grasso.» Accese la TV e si sintonizzò sul canale che trasmetteva la partita dei Rangers. «Vuoi raccontarmi cosa è successo?»

Scoppiai a piangere. «Ha preso la nonna e io ho mandato tutto all’aria. E adesso ho paura. Non si è fatto vivo. E se avesse ucciso la nonna?» Stavo singhiozzando. Non riuscivo a smettere. Facevo dei gran singhiozzi, avevo il naso che colava e la faccia mi stava diventando tutta gonfia e a chiazze.

Morelli mi strinse tra le braccia. «Come hai fatto a rovinare tutto?»

«Avevo il cuore nel frigo e la guardia giurata mi ha fermato e allora DeChooch ha bloccato tutto.»

«Il cuore?»

Indicai verso la cucina. «È nel freezer.»

Morelli si staccò da me e andò verso il freezer. Sentii che apriva lo sportello. Passò qualche secondo. «Hai ragione» disse. «C’è un cuore qui dentro.» E lo sportello si richiuse con un cigolio.

«È un cuore di maiale» spiegai.

«Meno male.»

Gli raccontai tutta la storia.

Il fatto è che Morelli sa essere una persona molto difficile da interpretare. Da bambino era furbo e da ragazzino era scatenato. Immagino dovesse mantenersi all’altezza delle aspettative. Gli uomini della famiglia Morelli hanno la reputazione di duri. Ma poi, verso i vent’anni, Joe ha cominciato a seguire la sua strada. Così adesso è difficile dire dove cominci il Morelli nuovo e dove finisca quello vecchio.

Sospettavo che per il nuovo Morelli, rifilare un cuore di maiale a Eddie DeChooch fosse un piano balordo. E sospettavo anche che questa cosa non avrebbe fatto altro che alimentare le sue paure sul fatto che stesse per sposare una che assomigliava molto a Lucy Ricardo, la svampita della celebre serie I love Lucy.

«Hai avuto una bella idea a provare con un cuore di maiale» disse.

Per poco non scivolai dal divano.

«Se avessi chiamato me invece di Ranger avrei potuto bloccare l’area.»

«Col senno di poi. Non volevo fare nulla che potesse impaurire DeChooch.»

Facemmo tutti e due un salto quando il telefono squillò.

«Voglio darti un’altra possibilità» disse DeChooch. «Se rovini tutto anche questa volta, tua nonna è andata.»

«Sta bene?»

«Mi sta mandando al manicomio.»

«Voglio parlarle.»

«Le parlerai quando mi consegnerai il cuore. Ecco il nuovo piano. Prendi cuore e cellulare e vai al ristorantino a Hamilton Township.»

«Il Silver Dollar?»

«Esatto. Ti chiamo domani sera alle sette.»

«Perché non possiamo fare lo scambio prima?»

«Credimi, vorrei tanto poterlo fare prima, ma non mi è possibile. Il cuore è ancora in buono stato?»

«È nel ghiaccio.»

«In quanto ghiaccio?»

«È congelato.»

«Sapevo che avresti dovuto farlo. Fai in modo di non romperlo. Sono stato molto attento quando l’ho tirato fuori. Non voglio che me lo rovini.»

Riagganciò e provai un senso di vomito.

«Che schifo!»

Morelli mi passò un braccio dietro le spalle. «Non stare in pensiero per tua nonna. È come la Buick del ’53. Spaventosamente indistruttibile. Forse addirittura immortale.»

Scossi la testa. «È solo una signora anziana.»

«Mi piacerebbe poterlo credere» disse Morelli. «Penso invece che ci troviamo di fronte a una generazione di donne e macchine che sfuggono a ogni logica e legge scientifica.»

«Stai parlando di tua nonna.»

«Non l’ho mai ammesso con nessuno prima, ma qualche volta temo che sia veramente capace di fare il malocchio. Certe volte mi spaventa a morte.»

Scoppiai a ridere. Non riuscii a trattenermi. Morelli era sempre stato così indifferente alle minacce e alle previsioni della nonna.

Mi infilai la maglia col numero 35 sopra la T-shirt e ci mettemmo a guardare la partita dei Rangers. Dopo rincontro portammo Bob a fare un giro fuori e poi ci infilammo a letto.

Un rumore di cocci e unghiate.

Io e Joe ci guardammo. Bob stava cercando qualcosa da mangiare, buttava per terra i piatti che erano sul piano della cucina in cerca di qualche briciola.

«Ha fame» disse Morelli. «Forse dovremmo chiuderlo in camera con noi se non vogliamo che mangi una sedia.»

Joe scese dal letto e tornò con Bob. Chiuse la porta e si rimise a letto. E Bob saltò su insieme a noi. Ci girò intorno per cinque o sei volte, si affilò le unghie sul piumone, fece qualche altro giro con espressione confusa.

«È carino» dissi a Morelli. «In un senso un po’ preistorico.»

Bob si rigirò ancora un po’, poi si incastrò tra me e Joe. Appoggiò il suo testone di cane su un angolo del cuscino di Morelli, fece un sospiro di soddisfazione e si addormentò all’istante.

«Ti serve un letto più grande» disse Morelli.

E non dovevo neanche preoccuparmi della contraccezione.

Morelli rotolò fuori dal letto alle prime luci dell’alba.

Aprii un occhio solo. «Dove vai? Sta appena facendo giorno.»

«Non riesco a dormire. Bob si sta prendendo tutto il mio posto. E poi ho promesso al veterinario che gli avrei fatto fare un po’ di moto, quindi usciamo a correre.

«È una bella idea.»

«Vieni anche tu» disse.

«Neanche per sogno.»

«Sei tu che mi hai appioppato questo cane. Adesso porti le chiappe fuori di qui e vieni a correre con noi.»

«Neanche per sogno!»

Joe mi prese per una caviglia e mi trascinò fuori dal letto. «Non costringermi a usare le maniere forti.»

Rimanemmo immobili a guardare Bob. C’era rimasto solo lui sul letto. Aveva ancora la testa sul cuscino, ma sembrava preoccupato. Bob non era un cane mattiniero. E nemmeno un atleta.

«Alzati» disse Morelli a Bob.

Bob chiuse ancora di più gli occhi, facendo finta di dormire.

Morelli provò a trascinare Bob fuori dal letto e il cane fece un ringhio cupo come se avesse delle brutte intenzioni.

«Merda» disse Morelli. «Come fai? Come riesci a farlo cagare nel giardino di Joyce così presto la mattina?»

«Ne sei al corrente?»

«Gordon Skyer abita davanti a Joyce, dall’altra parte della strada. Giochiamo insieme a minitennis.»

«Uso il cibo come esca.»

Morelli andò in cucina e tornò con un sacchetto di carote. «Guarda cosa ho trovato» disse. «Nel frigo hai del cibo che fa bene alla salute. Mi sorprendi.»