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«Esatto» disse la nonna. «Era un motivo giungla. Chooch ha detto che anche Elvis aveva una stanza decorata stile giungla.»

Non potevo credere alle mie orecchie. Mary Maggie conosceva il nascondiglio segreto di DeChooch. E ora probabilmente non mi serviva più.

«A chi appartiene la casa?» chiesi.

«A Pinwheel Soba.»

«Credevo si fosse trasferito in Florida.»

«Sì, ma ha tenuto la casa. Hanno dei parenti qui, così passano una parte dell’anno in Florida e una parte qui a Trenton.»

Si sentì uno stridore di lamiera tagliata e la Cadillac fu estratta dal treno. Guardammo in silenzio per diversi minuti di tensione mentre il tettuccio veniva aperto come una scatoletta di sardine. Tom Bell si avvicinò alla macchina. Un momento dopo si voltò e guardandomi disse in silenzio la parola «Vuota».

«Non c’è» dissi. E tutti soffocammo lacrime di sollievo. Chissà perché. Eddie DeChooch non era una persona poi così meravigliosa. Forse però nessuno si merita di essere schiacciato come una pizza da un treno.

Quando tornai a casa chiamai Morelli. «Hai sentito di DeChooch?»

«Sì, mi ha chiamato Tom Bell.»

«Molto strano. Penso che DeChooch abbia lasciato lì la macchina per farla investire.»

«È quello che pensa anche Tom.»

«Perché DeChooch avrebbe dovuto fare una cosa del genere?»

«Perché è pazzo?»

Non credevo che DeChooch fosse pazzo. I veri pazzi sono altri. Prendiamo Sophia, per esempio. DeChooch aveva dei problemi, fisici ed emotivi. E aveva pericolosamente perso il controllo sulla sua vita. Erano andate storte alcune cose e aveva cercato di rimettere tutto a posto, ma invece di migliorare, la situazione peggiorava sempre di più. Ora capivo come tutto fosse collegato, a eccezione della morte di Loretta Ricci e della Cadillac sui binari ferroviari.

«Questa sera è successo qualcosa di buono» dissi. «È venuta la nonna e ha cominciato a parlare con Mary Maggie a proposito del suo rapimento. La nonna ha descritto la casa dove DeChooch l’ha portata e Mary Maggie ha detto che potrebbe essere la casa di Pinwheel Soba.»

«Soba viveva a Ewing, in una traversa di Olden Avenue. È schedato.»

«Ora capisco. Ho visto DeChooch girare in quella zona. Ho sempre pensato che il motivo fosse Ronald, ma forse andava a casa di Soba. Puoi darmi l’indirizzo?»

«No.»

«Cosa significa no?»

«Non voglio che tu ci vada a ficcanasare. DeChooch è imprevedibile.»

«È il mio lavoro.»

«Non cominciare con questa storia del lavoro.»

«Non avevi un’opinione così negativa del mio lavoro quando ci siamo messi insieme.»

«Era diverso allora. Non pensavo a te come alla madre dei miei figli.»

«Non so neanche se voglio dei figli.»

«Cristo» disse Morelli. «Non dirlo mai a mia madre o a mia nonna. Ti faranno firmare un contratto.»

«Davvero non vuoi darmi l’indirizzo?»

«No.»

«Me lo procurerò in qualche altro modo.»

«Bene» disse Morelli. «Non voglio entrarci in questa faccenda.»

«Lo dirai a Tom Bell, vero?»

«Sì. Devi lasciar fare alla polizia.»

«Vuoi la guerra.»

«Oh cavolo» disse. «Di nuovo in guerra.»

Capitolo 14

Chiusi la telefonata con Morelli e mi feci dare l’indirizzo da Mary Maggie. Ora avevo un problema. Non avevo nessuno che venisse con me. Era sabato sera e Lula aveva un appuntamento con un uomo. Ranger sarebbe venuto, ma non volevo disturbarlo a così poca distanza dalla sparatoria. E poi c’era sempre un prezzo da pagare. Mi vennero le palpitazioni solo a pensarci. Quando gli stavo vicino e gli ormoni cominciavano a lavorare lo desideravo da impazzire. Quando eravamo distanti, la possibilità di andare a letto con Ranger mi spaventava a morte.

Se avessi aspettato fino a domani sarei rimasta un passo indietro rispetto alla polizia. Rimaneva una sola persona, ma il pensiero di lavorare a un caso insieme a lui mi faceva venire i sudori freddi. Quella persona era Vinnie. Quando aveva aperto l’agenzia aveva effettuato le catture tutte da solo. Con il passare del tempo, l’attività era cresciuta e così aveva assunto altro personale e lui aveva cominciato ad occuparsi dell’amministrazione. Ogni tanto fa anche lui una cattura, ma non è quello che preferisce. Vinnie è un bravo garante, ma gira voce che come cacciatore di taglie non sia la persona più corretta del mondo.

Guardai l’orologio. Dovevo prendere una decisione. Non volevo rimandare troppo e dover tirare Vinnie giù dal letto.

Feci un bel respiro e composi il numero.

«Ho una pista su DeChooch» dissi a Vinnie. «Vorrei verificarla ma non ho nessuno che mi faccia da appoggio.»

«Ci vediamo in ufficio tra mezz’ora.»

Parcheggiai la moto sul retro, vicino alla Cadillac blu notte di Vinnie. Dentro, le luci erano accese e la porta sul retro era aperta. Vinnie si stava fissando una pistola alla gamba quando entrai. Come si addice a un buon cacciatore di taglie era vestito di nero, con tanto di giubbotto in kevlar. Io, d’altro canto, avevo un paio di jeans, una T-shirt verde oliva con una vecchia camicia di flanella blu navy indossata a mo’ di giacca. La pistola era a casa, nel barattolo dei biscotti. Speravo che Vinnie non mi chiedesse della pistola. La odio, quella pistola.

Mi lanciò un giubbotto e me lo infilai.

«Giuro che non capisco come tu riesca a portare a termine le tue catture» disse Vinnie guardandomi.

«Questione di fortuna» gli risposi.

Gli diedi l’indirizzo e lo seguii in macchina. Non avevo mai lavorato con Vinnie prima e provai una strana sensazione. Il nostro rapporto è sempre stato antagonistico. Sappiamo troppe cose l’uno dell’altra per essere amici. E sappiamo anche che, all’occorrenza, saremmo entrambi tanto spietati da usare ciò di cui siamo a conoscenza per nuocere all’altro. Okay, la verità è che non sono così spietata. Ma so come fare una minaccia efficace. Forse lo stesso vale per Vinnie.

L’abitazione di Soba si trovava in un quartiere che risaliva probabilmente agli anni Settanta. Ampi spazi e alberi alti. Le case erano classiche costruzioni con ingresso su due livelli, garage per due macchine e giardini sul retro ben recintati per tenere alla larga cani e bambini.

In gran parte delle case le luci erano accese, e immaginai gli adulti che dormivano davanti alle TV mentre i bambini erano nelle loro camere a fare i compiti o a navigare in Internet.

Vinnie rimase col motore acceso davanti a casa di Soba.

«Sei sicura che sia questo il posto?» mi chiese.

«Mary Maggie ha detto che ci è venuta per una festa e che corrispondeva alla descrizione che ha fornito la nonna.»

«Oh cavolo» disse Vinnie «sto per fare irruzione in una casa su indicazione di una lottatrice di wrestling. E neanche una casa qualsiasi. La casa di Pinwheel Soba.» Fece un altro mezzo giro dell’isolato e parcheggiò. Scendemmo dalla macchina e tornammo a piedi verso la casa. Rimanemmo un momento sul marciapiede a guardare le case vicine, in ascolto di eventuali rumori che potessero indicare la presenza di qualcuno all’esterno.

«Le finestrelle del piano inferiore hanno le persiane nere» dissi a Vinnie. «Sono serrate proprio come le ha descritte la nonna.»

«Okay. Ora entriamo e queste sono le possibilità. Potremmo aver sbagliato edificio, nel qual caso siamo nei guai per aver spaventato a morte qualche povera famiglia innocente. Oppure abbiamo la casa giusta e quel pazzo di DeChooch ci spara.»

«Grazie per avermelo fatto presente. Mi sento molto meglio ora.»

«Hai un piano?» domandò Vinnie.

«Sì. Che ne dici se tu vai a suonare il campanello e a vedere se c’è qualcuno in casa? Io ti aspetto qui e ti faccio da appoggio.»