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Mi rombavano gli orecchi; era impossibile prendere la mira. Avrei voluto urlare, maledire Carlson e dargli del bugiardo, ma sapevo che il professore svanito non era un attore. Balzai dal letto e corsi fuori dalla stanza, oltre i cancelli di ferro battuto dell’atrio, nella tenebra e nel vento urlante e in un grande caleidoscopio di stelle che vorticavano ebbre sopra di me. Con le costole indolenzite, camminai per cent’anni, stringendo il mio stupido fucile, noncurante dei pericoli rappresentati dai Musky e dai doberman affamati, perseguitato da mille demoni ululanti. Vagamente, sentii Carlson che mi chiamava, per un po’, ma lo distanziai senza difficoltà e continuai, in cerca dell’oblio. La città, trovando per la prima volta dopo due decenni la sua preda naturale, mi inghiottì doverosamente.

Più di un giorno dopo ebbi il primo pensiero cosciente. Mi accorsi che mi stavo fissando i calzini da più di un’ora, cercando di decidere di che colore erano.

Il mio secondo pensiero coerente fu che mi faceva male il sedere. Mi guardai intorno. Oltre le finestre panoramiche sfondate, il grande cadavere d’acciaio e di pietra che era New York giaceva sotto di me come un incredibile mosaico tridimensionale. Ero in cima all’Empire State Building.

Non ricordavo la lunghissima salita, né la fuga dalla Columbia University; e solo dopo che mi resi conto di quanto dovevo essere stanco, mi accorsi che lo ero. Le mie costole sembravano scartavetrate e i venti che investivano la cima del grattacielo erano freddissimi.

Non ero mai stato così in alto in tutta la mia vita: guardavo verso sud, verso il World Trade Center deserto, verso quella parte dell’Atlantico dove un tempo la città aveva riversato ogni giorno cinquecento piedi cubici di sterco umano; ma non vedevo né la città né il mare. Vedevo invece un negro ambizioso e frustrato, ossessionato da un piano per salvare in fretta e facilmente il mondo, che raggirava un genio un po’ svanito di cui non avrebbe mai potuto raggiungere il livello. Vedevo quell’uomo, atterrito dai risultati spaventosi della sua follia, inventare una storia per scaricare da sé la colpa, e ripeterla fino a quando tutti l’avevano creduta… forse persino lui. Vedevo finalmente la vera faccia del cattivo di quella storia: un vecchio tormentato dai rimorsi, esiliato per il reato di credulità, accettato soltanto dai nemici più feroci della razza, che curava e assisteva il suo assassino. E per la prima volta vedevo quell’assassino, addestrato e indottrinato per completare una finzione: l’ultima mano di bianco del negro frustrato.

Mio padre mi aveva caricato con tutto l’odio e la rabbia che provava per se stesso, mi aveva puntato contro un capro espiatorio e mi aveva sparato come se fossi un cannone.

Ma il colpo sarebbe rimbalzato.

Sentii il rumore sotto di me, all’interno del grattacielo. Attesi senza curiosità, senza neppure sollevare il fucile che tenevo sulle ginocchia. Il rumore diventò un suono di passi stanchi al piano sotto il mio. Salirono adagio la scala di ferro e si fermarono in cima. Sentii un respiro rauco e ansimante che si sforzava di rallentare e finalmente ci riusciva. Non mi voltai.

— Un panorama straordinario — dissi, socchiudendo gli occhi.

— Panorama di un inferno — ansimò Carlson dietro di me.

— Come ha fatto a trovarmi, Wendell?

— Ho seguito il suo odore.

Mi voltai e lo fissai. — Lei…

— Ho seguito il suo odore.

Tornai a girarmi e ridacchiai. Poi smisi. — Ha ancora le adenoidi, eh, Doc? Sicuro. Vent’anni in questo cimitero putrefatto e scommetto che non ha mai avuto un paio di tamponi nasali. Una punizione degna della colpa… e anche di più.

Non rispose. Adesso respirava più agevolmente.

— Mio padre, Wendell, è un uomo molto distratto — continuai io, in tono discorsivo. — Fa sempre qualche lavoro civilizzato, e dimentica sempre di togliersi i tamponi dal naso quando viene a casa… Lo prendono in giro. Il nostro capo della sicurezza, Phil Collaci, gli manda sempre dietro una Guardia, tutte le volte che esce all’aperto… non si può contare sull’olfatto di mio padre, dice il Maestro. Mio padre è sempre stato un pessimo cuoco, sa? Mette troppo aglio nella minestra. La sto annoiando, Wendell? Le piacerebbe sentire che bella morte ho appena escogitato? Sono l’ultimo sicario della Terra, e ho appena inventato una morte nuovissima, unica. Dimostra la colpevolezza di chi muore… se muori, te lo meriti. — La mia voce era diventata stridula, e una parte della mia mente stava diagnosticando l’isteria. Carlson disse qualcosa che io non sentii, mentre straparlavo di tazze della toeletta e di cervelli sfracellati su un marciapiedi e di migliaia di ratti grigi; e i miei occhi andarono in nova, e un carillon si frantumò dentro la mia testa, e quando il mondo ritornò mi accorsi che il vecchio esausto mi aveva schiaffeggiato così forte che per poco non mi aveva staccato la testa dalle spalle. Stava accosciato vicino a me e si stringeva la mano, rabbrividendo.

— Perché nessun Musky mi ha attaccato, quassù? — La mia voce era bassa, e il vento la portava via.

— I cavalieri del vento proiettano e ricevono le emozioni. Quelli che soffrono, come me e lei, gli ispirano rispetto e paura. Ora lei è protetto, come lo sono io da vent’anni. Uno scudo pagato a caro prezzo.

Sbattei le palpebre e scoppiai in pianto.

Carlson mi strinse tra le vecchie braccia fragili, come mio padre non aveva fatto, e mi cullò mentre piangevo. Io piansi sino a che fui sfinito, e quando ebbi smesso da un po’, lui disse sottovoce: — Adesso accantonerà quella nuova morte, senza usarla. È suo figlio, e gli vuol bene.

Rabbrividii; lui mi teneva stretto, e non vide il mio sorriso.

Dunque ecco qui, Maestro. Non pensare più a Jacob Stone come al Padre di Fresh Start, e cerca di vederlo come un uomo… e non soltanto ti accorgerai che il suo olfatto era una simulazione, ma ti chiederai, come me, perché persino tu ti sei lasciato imbrogliare da una finzione così trasparente. C’è una dozzina di spiegazioni irreprensibili dell’anosmia di mio padre… e nessuna avrebbe richiesto la simulazione.

Perciò, considera il modo in cui è morto. Il coperchio della vasca settica sarà trovato socchiuso… il bagno puzzerà sicuramente di cloro. Chiediti com’è possibile che un chimico fosse entrato in quella trappola… se avesse avuto il senso dell’olfatto.

Meglio ancora, esamina il cadavere e guarda se ha le adenoidi.

Quando avrai ricostruito tutto, vieni a cercarmi. Mi troverai alla Columbia University con il mio buon amico Wendell Morgan Carlson. Abbiamo parecchio lavoro da fare, e credo che avremo presto bisogno del tuo aiuto e di quello del Consiglio. Stiamo imparando a parlare con i Musky, vedi.

Se vieni di notte, mi sono sistemato nell’atrio del Waldorf-Astoria. Non puoi non trovarmi. Ma mi raccomando di bussare: sono inattaccabile per i Musky, ma ho ancora le sentinelle subconsce che mi hai dato tu.

E ho paura del buio.