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Nel complesso, un osservatore imparziale (come Carlson credeva di essere) avrebbe predetto che, al prezzo complessivo del trenta o del quaranta per cento della sua popolazione (una perdita non troppo grave) il mondo, dieci o vent’anni dopo, sarebbe stato un posto migliore per viverci.

Invece, in realtà, adesso ci sono quattro miliardi di persone in meno, e in quest’anno 2 AC abbiamo raggiunto solo una modesta possibilità di sopravvivenza al prezzo dell’ottanta o del novanta per cento della popolazione globale.

La prima cosa che Carlson non poteva aspettarsi costò un miliardo e mezzo di vite durante il primo mese del Nuovo Mondo. La sua mente a compartimenti stagni non aveva seguito gli sviluppi nel campo della psicologia, una disciplina che gli appariva frustrante. E quindi non conosceva i lavori di Lynch e di altri, che dimostravano in modo conclusivo che l’autismo era il risultato del sovraccarico sensoriale. I bambini autistici, e Lynch l’aveva provato, erano vittime di uno squilibrio fisiochimico che metteva fuori uso il circuito soppressore per la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto, inondava i loro cervelli con una valanga intollerabile di dati inutili e li sconvolgeva costringendoli a ripiegare in se stessi. Si dice che l’LSD produca un effetto simile, su scala più ridotta.

Il Virus Iperosmico produsse un effetto simile su scala più vasta. In poche settimane, milioni di adulti e bambini semi-catatonici perirono di denutrizione, di freddo e di caldo, o di lesioni accidentali. Resta un mistero perché alcuni sopravvissero allo schock e si adattarono mentre altri non ci riuscirono, sebbene esistano dati sparsi dai quali risulta che a soffrire di più furono coloro che avevano già un olfatto relativamente acuto.

La seconda cosa che Carlson non poteva aspettarsi era la Guerra.

La Guerra era stata causata nel momento in cui aveva lasciato cadere la boccetta; ma forse lo si può giustificare, se non l’aveva prevista. Non fu una guerra come se n’erano sempre viste sulla Terra secondo la storia documentata, gli umani gli uni contro gli altri oppure contro esseri inferiori. Non c’era nulla per cui potessero combattere i superstiti confusi e dispersi della Piaga Iperosmica, e pochissimi erano abbastanza sfaccendati per poterla combattere; e adesso, siamo equipaggiati meglio per competere con gli esseri inferiori. No, la guerra scoppiò tra i profughi stravolti… e i Musky.

Per noi è difficile, oggi, immaginare come fosse possibile che la razza umana avesse conosciuto per tanto tempo l’esistenza dei Musky senza crederci. Innumerevoli umani riferivano d’essere entrati in contatto con i Musky… che di volta in volta venivano chiamati «fantasmi», «poltergeist», «leprechaun», «folletti», «gremlin» e con una quantità di altri nomi fuorviami… e neppure uno di quei mille e mille testimoni veniva preso sul serio dall’umanità in generale. Alcuni di noi vedevano i loro gatti fissare affascinati qualcosa che non c’era e si chiedevano che cosa guardassero, ma senza crederci. Nella sua tipica arroganza, la razza umana presumeva che la peculiare perversione dell’entropia chiamata «vita» fosse una proprietà esclusiva dei solidi e dei liquidi.

Ancora oggi sappiamo pochissimo dei Musky, a parte il fatto che sono di natura gassosa e sono percettibili soltanto per mezzo dell’olfatto. Se il lettore è interessato, può consultare il rivoluzionario studio del dottor Michael Gowan che tenta una analisi psicologica di questi esseri completamente alieni, I cavalieri del vento (Fresh Start Press, 1986).

Una cosa che sappiamo con certezza è che sono capaci d’una giocosità incredibile e inquietante. Sebbene non siano veri telepati, i Musky possono proiettare e spesso imporre stati d’animo a breve distanza, e sembra che per secoli si siano divertiti a spaventare a morte certi umani scelti a caso. Forse ridevano come bambini innocenti quando a Salem venivano bruciate sul rogo le donne alle quali erano stati attribuiti i loro scherzetti. Il dottor Gowan suggerisce che questo aspetto della loro psiche razziale è veramente infantile… ritiene che la loro razza sia ancora nella fase dell’infanzia. Come la nostra, forse.

Ma nella loro puerilità, i Musky possono essere pericolosi, volutamente e involontariamente. Anni fa, prima dell’Esodo, la gente si chiedeva perché una razza capace di progettare una stazione spaziale non sapesse costruire un aereo sicuro… gli aerei cadevano dal cielo con regolarità allarmante. Spesso si trattava semplicemente di errori tecnici; ma sospetto che almeno altrettanto spesso un Musky noncurante, perduto in chissà quali pensieri alieni, veniva risucchiato dalla presa d’aria di un jet lanciato a tutta velocità e, morendo, faceva scoppiare il motore. È stata questa intuizione a indurmi a teorizzare che l’estremo calore potesse alterare e uccidere i Musky; e questo ci ha dato la prima e finora unica arma nella guerra furiosa ancora in corso tra noi e i cavalieri del vento.

Perché, come molti bambini, i Musky sono particolarmente paranoidi. Quasi nell’istante in cui si accorsero che adesso gli uomini potevano percepirli direttamente, attaccarono con una ferocia indicatrice d’un panico cieco. Impararono presto a batterci e ucciderci: attaccandosi alla faccia di un umano e costringendolo ad assorbirlo con il respiro, un Musky può rovinargli l’apparato respiratorio. L’unica soluzione, in condizione di combattimento, è un’arma la quale spara un proiettile abbastanza caldo per bruciare un Musky… ed è una soluzione imperfetta. Se non riuscite a bruciare in tempo un Musky prima che vi raggiunga, potete trovarvi di fronte alla spiacevole scelta tra rovinarvi i polmoni e farvi saltare la faccia. Oggi ci sono anche troppi Senza Faccia, oggetto di orrore e di pietà, mantenuti dai loro simili spiacevolmente consapevoli che domani potrebbe accadere anche a loro la stessa cosa.

Inoltre noi Techno, qui a Fresh Start, impegnati a ricostruire almeno un minimo di tecnologia, dobbiamo naturalmente portare i tamponi per il naso, inventati di recente, per lunghi intervalli mentre svolgiamo attività civilizzate. Perciò lavoriamo con il continuo timore che da un momento all’altro possiamo sentire proiezioni aliene di terrore e di paura, percepire anche attraverso i filtri nasali l’odore caratteristico di muschio che dà ai Musky il loro nome, ed esalare i polmoni negli ultimi spasimi della morte.

Dio sa come comunicano i Musky… se pure comunicano. Forse hanno semplicemente una mente collettiva o una mentalità d’alveare. Che cosa sceglierebbe l’evoluzione per una razza di nuvole di gas che turbinano sulla Terra portate dall’urlante mistral? Forse un giorno troveremo il modo di prenderne prigioniero uno e di studiarlo; per il momento ci accontentiamo di sapere che si possono uccidere. L’unico Musky buono è un Musky morto.

Un giorno, forse, risaliremo la scala dell’evoluzione tecnologica quanto basta per condurre la battaglia in casa dei Musky: per il momento stiamo almeno diventando difensori formidabili.

Un giorno, forse, avremo il tempo di cercare Wendell Morgan Carlson e di presentargli il conto; per ora ci accontentiamo del fatto che non osa mostrarsi fuori da New York, dove secondo la leggenda si nasconde dalle conseguenze delle sue azioni.

III

Dal diario di Isham Storie

ma la mia gestalt dei diciotto anni che mi hanno portato su una rotta d’intercettazione nei confronti del traditore di mio padre non era affatto formulata nel modo pedantesco dei resoconti storici scritti da mio padre. Anzi, si era ridotta a quattro parole:

Dio ti maledica, Carlson!

Ormai era quasi metà pomeriggio. L’effetto dell’eroina stava passando; non avevo molto tempo. Broadway diventava sempre più deprimente via via che camminavo. Avete mai visto un autobus pieno di scheletri… con i piccioni che ci vivono dentro? Il braccio mi faceva un male d’inferno, e nella mia coscia un muscolo aveva appena annunciato che si era stirato… adesso zoppicavo leggermente. Lo zaino si appesantiva ad ogni passo e avevo l’impressione che il tampone di destra lasciasse filtrare qualcosa intorno alla flangia. Non potevo dire di sentirmi in gran forma.