— Abbiamo fatto una votazione — grugnì Sig Carlen — e abbiamo deciso che anche tu avresti voluto così.
— Hai proprio ragione. — Barrow si stiracchiò, senza lasciarsi toccare dal sarcasmo. — Avevo sonno questo pomeriggio, così ho deciso di andare a casa. A trovare mia moglie.
Vi fu un mormorio di fastidio da parte dei commensali.
— Quella Julie è un gran pezzo di ragazza. — continuò Barrow facendo finta di niente e chiudendo gli occhi come per assaporare meglio i ricordi. — Da come si veste la prendereste per una maestra di scuola domenicale, o qualcosa del genere… ma se vedeste la biancheria intima!
Qualcuno, dall’altra parte del tavolo, fece una risata. Surgenor si guardò attorno, cercando Hilliard, e lo vide seduto con la testa abbassata. Sembrava teso e rigido, in una maniera che preoccupava Surgenor.
Surgenor si chinò verso Barrow, guardandolo fisso negli occhi. — Perché non la pianti?
Barrow fece un gesto con la mano. — Questa ve la devo raccontare. Un sacco di donne sposate si danno da fare solo a letto, ma la mia Julie ha l’abitudine… — si interruppe, e un sorriso gli si allargò sulla faccia vedendo Hilliard balzare in piedi e uscire di corsa dalla sala. — Ehi, guardate un po’: il nostro Ciccio ci ha lasciato mentre stavo arrivando al bello. Forse è andato da Julie a dirle di non tradirlo. — Altre risate accolsero la battuta, e Barrow sembrò soddisfatto.
— Stai andando sul pesante -disse Surgenor. — Lascia stare quel ragazzo.
— È solo uno scherzo. Dovrebbe essere capace di stare agli scherzi.
— E tu dovresti essere capace di farli.
Barrow si strinse nelle spalle e consultò il menu. Sembrava soddisfatto di sé per avere pareggiato il conto con Hilliard. Ordinò una zuppa di avena con granchi e la mangiò lentamente, interrompendosi di tanto in tanto per scuotere la testa e ridacchiare fra sé. Surgenor cercò di controllare la sua collera contro Barrow per la sua influenza disgregatrice, contro Hilliard per essersela presa tanto per una cosa di nessuna importanza come un nastro onirico, contro gli psicologi del Servizio per aver inventato il Viaggio Trance e contro Aesop per aver prolungato il viaggio oltre il periodo normale. Quello sforzo gli costò parecchio.
Stava giocherellando con i resti della sua polpetta, quando il mormorio della conversazione cessò. Surgenor alzò gli occhi e vide che Bernie Hilliard, pallidissimo, era rientrato nella sala. Il giovane si fermò vicino a Barrow, che si voltò sulla sedia per guardarlo.
— Cosa ti viene in mente, Ciccio? — Barrow sembrava sorpreso da quello sviluppo imprevisto. — Quella zuppa mi sembra un po’ brodosa — disse Hilliard rigidamente. — Non ti pare?
Barrow sembrò perplesso. — A me va bene così.
— No. È decisamente troppo brodosa. Che ne dici di un po’ di spaghetti?
Da dietro la schiena Hilliard tirò fuori una massa di nastro verde-argento e lo mise nel piatto dell’altro.
— Ehi! Che roba è? — Barrow guardò il groviglio nel suo piatto, e trovò da solo la risposta. — È un nastro VT!
— Esatto.
— Ma… — Spalancò gli occhi, giungendo all’inevitabile conclusione. — È il “mio” nastro!
— Giusto.
— Vuoi dire che sei entrato nella mia stanza. — Barrow guardò scandalizzato gli altri, come per renderli testimoni della confessione di Hilliard, poi gli si avventò alla gola. Hilliard cercò di liberarsi, e caddero a terra entrambi, Hilliard sotto e Barrow sopra.
— Non dovevi… entrare… nella mia stanza! — Sempre stringendogli la gola, Barrow sottolineò le parole sbattendo la testa del giovane sul pavimento.
Surgenor, che intanto si era alzato, sollevò un piede e lo abbatté con forza fra le scapole di Barrow. L’uomo si afflosciò come un sacco di patate, e giacque su un fianco, boccheggiando, mentre Surgenor e Voysey aiutavano Hilliard a rialzarsi.
— Per l’amor di Dio, Bernie — disse Surgenor. — Cerca di non fare l’imbecille.
— Scusa, Dave. — Hilliard sembrava scosso ma trionfante. — Non aveva nessun diritto…
— Tu non avevi nessun diritto di entrare nella sua stanza! È una cosa che non si fa, su una nave.
— Proprio così — disse Barrow rialzandosi a fatica. — Ha violato la mia intimità.
— Non tanto quanto tu hai violato la mia — disse Hilliard.
— Era il mio nastro. — Barrow si voltò e tirò fuori dal piatto la massa aggrovigliata e gocciolante. — Comunque, un po’ di zuppa non gli farà male. Lo pulirò e lo rimetterò nella cassetta.
— Fai pure. — Hilliard fece una pausa, sorridendo. — Ma non ti servirà a molto. L’ho cancellato.
Barrow imprecò e fece un passo verso Hilliard, ma venne spinto sulla sedia da parecchi uomini che intervenirono prontamente. Surgenor si accorse con sollievo che la maggioranza era contro Barrow; meglio così: sarebbe stato più difficile controllare la situazione se le opinioni si fossero bilanciate. Barrow scrutò per un attimo il cerchio di facce poco amichevoli, poi fece una risata incredula.
— Ma guardateli. Tanta agitazione per niente. Calmatevi, ragazzi, calmatevi!
— Rimise il nastro verde-argento nella zuppa e fece finta di assaggiarla col cucchiaio. — Ehi, è proprio buona. Ciccio, penso che tu abbia trovato l’uso migliore per questi maledetti nastri.
Alcuni risero, e la tensione si allentò subito. Barrow finì la cena fra una battuta e l’altra, dando l’impressione di non essere capace di portare rancore. Ma Surgenor, osservandolo attentamente, non poté fare a meno di pensare che era solo un’impressione. Si alzò da tavola con la convinzione che l’incidente fosse ben lungi dall’essere finito.
4
— Ascolta queste parole — disse Surgenor nel silenzio della sua cabina.
— Ti ascolto, David.
— Le cose stanno peggiorando.
— Questa affermazione è troppo generica per avere un qualsiasi…
— Aesop! — Surgenor tirò un profondo respiro, ricordandosi che era inutile arrabbiarsi con un computer, per quanto dotato di parola.
— Mi riferisco alla tensione psicologica degli uomini. I segni si fanno sempre più evidenti.
— Ho osservato un aumento dei battiti cardiaci e una diminuzione della resistenza epidermica, ma solo occasionalmente. Non c’è motivo di allarme.
— Ah, non c’è motivo di allarme? Aesop, non ti è mai venuto in mente che io, essendo un essere umano, potrei saperne più di te su quello che succede nella testa di un essere umano? Voglio dire, tu non sei in grado di capire fino in fondo come ragiona un uomo.
— A me interessano di più le sue azioni, ma se avessi bisogno di informazioni sullo stato mentale dell’equipaggio, potrei sempre fare riferimento ai riassunti dei Rapporti Finali delle Missioni svoltesi negli ultimi secoli. Solo quelli del Servizio Cartografico constano di circa otto milioni di parole; quelli militari, per loro natura più estesi…
— Non ricominciare, adesso. -Un nuovo pensiero colpì Surgenor. — Supponiamo che ci siano motivi di allarme, supponiamo che le cose cominciassero effettivamente a diventare incontrollabili… tu cosa potresti fare?
La voce di Aesop era serena. — Potrei fare molte cose, David, ma direi che la semplice immissione di una sostanza psicotropica nell’acqua sarebbe sufficiente a ristabilire le condizioni normali.
— Tu avresti il potere di somministrare tranquillanti agli esseri umani ogni volta che vuoi?
— No. Solo quando vogliono loro.
Ancora una volta, Surgenor fu quasi certo che il computer usava la duttilità linguistica di cui era stato dotato per prendersi gioco di lui. — È sempre troppo per i miei gusti. Mi chiedo in quanti siano a saperlo.